"A Sassari questa mattina è arrivato il Treno del Ricordo, ultima tappa di un viaggio partito il 10 febbraio scorso. Altre cerimonie ufficiali hanno accompagnato l'evento di commemorazione delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Una tragedia che trova le sue premesse nella brutale responsabilità nazifascista ma che di certo non posso in alcun modo giustificare il drammatico eccidio e le violenze subite da parte di tante donne e tanti uomini. Così come non deve essere concesso a nessuno strumentalizzare per ragioni di propaganda politica, raccontando solo una parte della verità.
Rinnovare la memoria è un dovere morale da consegnare alle future generazioni ma è anche un impegno per noi italiani per rafforzare in una Europa, portatrice di solidarietà e pace, i valori della democrazia e della libertà". Cosí il deputato del PD Silvio Lai.
I deputati democratici Peppe Provenzano, Anthony Barbagallo, Giovanna Iacono, Stefania Marino e Fabio Porta hanno presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro della Cultura in merito alla decisione dell'amministrazione comunale di Piana degli Albanesi di chiudere la sezione dedicata alla strage di Portella della Ginestra, situata all'interno del palazzo Filippo Neri, sede istituzionale del Comune.
“Oltre ad aver eliminato questa importante sezione storica, motivandola con il pretesto di adeguarsi agli «standard imposti dalla moderna museologia», l’amministrazione comunale ha anche soppresso la mostra documentaria “Portella della Ginestra 1947-1997: tra storia e memoria”, allestita dalla Biblioteca comunale di Palermo in occasione del cinquantesimo anniversario della strage. L’associazione dei familiari e dei sopravvissuti alla strage del 1° maggio 1947 - sottolineano i democratici - ha manifestato il proprio dissenso, inviando una nota alle più alte cariche dello Stato affinché intervengano per scongiurare quello che viene percepito come un grave sfregio alla memoria della prima strage politico-mafiosa della Repubblica Italiana.
Con la nostra interrogazione parlamentare - aggiunge Provenzano - chiediamo al Ministro Giuli se sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative intenda assumere nei confronti del Comune di Piana degli Albanesi e della Regione Siciliana per garantire la tutela e la valorizzazione della memoria storica di Portella della Ginestra.
«La memoria di Portella della Ginestra appartiene all’intero Paese e non può essere cancellata con decisioni che non tengono conto del valore storico e simbolico di quei luoghi e di quelle testimonianze. Il Ministero deve intervenire per evitare questo sfregio e che un pezzo della nostra storia venga dimenticato» conclude Provenzano.
"Ieri è stato l’anniversario di quel 20 febbraio 2020 quando a Codogno veniva diagnosticato il primo caso di Covid in Italia. La storia successiva tutta la conosciamo. Come purtroppo conosciamo il tentativo in atto di riscrivere la storia di quel periodo. Invece che analizzare comprendere quali sono le necessità future per fronteggiare possibili nuove pandemie, la commissione d’inchiesta Covid voluta in modo parziale è sempre più lo strumento di una parte della maggioranza, FdI in particolare, per attaccare chi aveva responsabilità in quel momento, strizzare l’occhio a chi senza alcun supporto scientifico mette in discussione le indicazioni della scienza, dai vaccini alle norme di limitazione dei contatti". Così in una nota il deputato dem Gian Antonio Girelli, vicepresidente della commissione Covid alla Camera.
"Strumentalizzando la presunta rivendicazione di libertà parte della maggioranza agisce da irresponsabili perché è da irresponsabili lanciare accuse sguaiate sull’acquisto dei mascherine. Avere memoria di quei giorni, di quanto patito e successo avrebbe bisogno di serietà e voglia di capire, non di attaccare politicamente chi in quei giorni ha dovuto in tempi brevissimi prendere decisioni difficilissime. Non oso pensare se a gestire simili emergenze fossero stati quelle persone che oggi continuano a strizzare l'occhio ai no-vax solo per fini elettorali", conclude Girelli.
“Siamo di fronte a una situazione di estrema gravità. Il governo sta cercando di nascondere e sminuire una vicenda che assume contorni sempre più preoccupanti. Abbiamo chiesto al Ministro della Giustizia, al Ministro dell’Interno e a Palazzo Chigi di chiarire quanto accaduto in merito al caso Almasri e, oggi, alle notizie riportate da alcuni organi di stampa riguardo a un’interlocuzione tra i vertici dei servizi segreti italiani e il governo libico, durante la quale sarebbero state rivelate informazioni riservate. A questa richiesta non è seguita alcuna risposta. Al contrario, è stata annunciata un’azione legale da parte dei servizi segreti italiani contro i giornalisti che hanno diffuso la notizia. Stiamo vivendo un momento di grande preoccupazione. Non abbiamo memoria di un modus operandi simile, e riteniamo che sia necessario fare immediatamente chiarezza. Per questo rinnoviamo la richiesta di una relazione al Parlamento da parte del Ministro dell’Interno, ma chiediamo soprattutto che sia la Presidente del Consiglio a rompere il silenzio e a riferire in parlamento” così la responsabile nazionale giustizia del Pd, la deputata democratica, Debora Serracchiani.
“La drammatica storia delle foibe fa parte della memoria nazionale. Come ne fanno parte le stragi, I delitti commessi dal fascismo e dal nazismo durante venti anni di dittatura e durante l’occupazione e la Resistenza. La destra fatica ancora a riconoscere l’interezza della memoria nazionale e le radici della Repubblica democratica nata dalla Resirenza che si riconosce nella Costituzione. Questo noi critichiamo. Non la celebrazione del ricordo delle foibe. Una dolorosa vicenda per tutti gli italiani senza distinzioni politiche.
L’imbarazzo della destra nel rompere ogni legame con la storia del fascismo è un problema serio che impedisce ancora la costruzione di una base morale comune”. Così il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, intervistato da Radio Radicale.
"Oggi ho partecipato a Bologna alla cerimonia che ricorda le vittime delle Foibe. La memoria del Giorno del Ricordo unisca tutta la comunità nazionale. L' esercito jugoslavo si rese responsabile di eccidi e di una azione di occupazione del territorio rivolta contro gli italiani. Ispirata insieme da ragioni ideologiche e di nazionalismo. Le responsabilità del fascismo italiano, fino alla entrata in guerra al fianco della Germania nazista ed alla invasione della Yugoslavia, precedono storicamente quella tragedia ma non possono in alcun giustificare quella violenza e quegli eccidi, rivolti peraltro indistintamente contro gli italiani, anche tanti antifascisti. Come il contesto della guerra fredda in Italia e le evoluzioni del rapporto fra Yugoslavia ed Occidente spiegano storicamente ma non possono giustificare l'oblio che, per troppi anni, ha circondato la tragedia di quei nostri connazionali". Così Andrea De Maria, deputato PD.
Conoscere la storia, sapere che cosa è accaduto. Sempre. Perché solo la memoria ci consente di rispettare il dolore e costruire un futuro di tolleranza e convivenza pacifica.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
“Basta con questi atti brutali, provocatori e intolleranti. La memoria delle vittime delle foibe deve essere rispettata, i morti si ricordano e si piangono. È particolarmente odioso dover ancora una volta constatare che qualcuno a ridosso del Giorno del Ricordo tenta di speculare e di scavare ancora solchi ideologici. Pochi vandali non rovineranno la solennità della cerimonia di lunedì a Basovizza né incrineranno oggi l'inaugurazione della Capitale europea della cultura a Gorizia-Nova Gorica".
Lo dichiara la deputata democratica, Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, commentando l'imbrattamento del monumento nazionale della Foiba di Basovizza alla vigilia del Giorno del Ricordo.
“Come la Presidente del Consiglio ha un Piano Mattei per l’Africa, io voglio un Piano Olivetti per la Cultura”. Queste le parole del Ministro della Cultura. Una scelta coraggiosa, peccato che il tutto sia a zero risorse aggiuntive, e quindi una scatola vuota. Quasi, perché riteniamo positivi i 30 milioni per il fondo per le biblioteche e i 4 milioni per le librerie avviate da under 35, anche se nessuno fondo è strutturale; e positiva è la semplificazione per gli spettacoli dal vivo fino a 2.000 persone, fortemente richiesta da noi, in particolare dopo lo tsunami-Covid. Certamente positivi sono il finanziamento alla Domus Mazziniana e, attraverso un emendamento del collega Amorese sottoscritto dal nostro gruppo, quello alla Fondazione Museo della Shoah per il contributo essenziale che svolge a sostegno della memoria. E ringraziamo la determinazione della Senatrice Liliana Segre a tal proposito. Per il resto, il decreto è un insieme di micro-misure non organiche, senza alcuna visione e finanziate dal fondo di riserva". Lo ha detto in Aula Mauro Berruto, responsabile Sport del Pd, dichiarando il voto contrario del Pd al Dl Cultura.
"Metà del mio corredo genetico viene da Ivrea, dal Canavese - ha detto in Aula Berruto - e allora mi sia permesso ricordare in quest’aula Adriano Olivetti, che tra il 1932 e il 1960 guida al successo l’azienda di macchine per scrivere fondata dal padre Camillo, nel 1908, rendendo il suo nome sinonimo internazionale di innovazione e di una riforma sociale che tiene insieme progresso materiale, eccellenza tecnica ed etica della responsabilità. Olivetti introduce un vero sistema di welfare, dove c’è anche quella “cultura del movimento”, riconosciuta in questo decreto grazie a un nostro emendamento, che rende onore al fatto che, nel parco di Monte Navale alle spalle della fabbrica dai mattoni rossi, Olivetti inaugura il percorso ginnico “vita e salute” che si snoda nel verde, intorno alla chiesa di San Bernardino, che con i suoi meravigliosi affreschi è un capolavoro del ‘400. Olivetti riduce le ore lavorative mantenendo invariato il salario e la produttività aumenta! grazie alla motivazione e alla partecipazione dei lavoratori. Ivrea diventa il centro di una cultura aziendale rivoluzionaria. Purtroppo però non esiste relazione fra la figura di Olivetti e questo timido provvedimento”.
“I parlamentari di maggioranza ci devono dire se c’è la reale volontà politica di istituire, in tempi brevi e certi, un Museo a Viareggio in memoria delle vittime e per la sicurezza ferroviaria. Quello che sappiamo, ad oggi, è che il governo Meloni è contrario a questa iniziativa, avendo in più occasioni affossato l’emendamento presentato dal Pd, e altri presentati da esponenti di destra, che replicavano il nostro. La Camera ha approvato un nostro ordine del giorno al Decreto Cultura che impegna l’esecutivo a realizzarlo, tuttavia, un impegno simile era stato già votato sette mesi fa ma poi nulla è stato fatto. Occorre chiarezza soprattutto nei confronti delle famiglie delle vittime e di un territorio ferito che vuole certezze e non eterne promesse”. Così i deputati dem Emiliano Fossi e Marco Simiani.
“Il Decreto Cultura - concludono Fossi e Simiani - sarebbe stato il veicolo legislativo privilegiato per istituire il Museo, dopo i tentativi fatti con la Legge di Bilancio, anche perché le risorse necessarie per la realizzazione sono minime: vi erano infatti emendamenti bipartisan su un testo condiviso con i familiari delle vittime. Quello che manca è, ancora una volta, il coraggio e la determinazione da parte della destra. Chiederemo ora la calendarizzazione rapida della proposta di legge del Pd ferma da oltre un anno e vedremo se partirà velocemente l’iter per l'approvazione del provvedimento o la maggioranza si nasconderà dietro ad altre scuse”.
Proprio perché attraversiamo un’epoca complicata, ritengo fondamentale rimanere sul tema. E cioè che la giornata della memoria ci ricorda l’orrore più grande concepito dall’uomo contro altri esseri umani, senza ragione, senza limiti. E la memoria è quella di ciò che è potuto accadere contro gli ebrei di ogni età e di ogni origine sociale nell’indifferenza e nell’ipocrisia. L’insegnamento per il presente e per il futuro: mai più.
Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"Esattamente 80 anni fa si aprivano i cancelli di Auschwitz e il mondo scopriva l'orrore. Una persecuzione sistematica e lo sterminio degli ebrei, dei rom, dei sinti, degli omosessuali, delle persone con disabilità, degli oppositori politici era andato avanti per anni con la complicità dell'indifferenza.
Sei milioni di ebrei vennero rastrellati, imprigionati, uccisi nelle camere a gas accusati dei peggiori mali dell'umanità: un genocidio, la Shoah, fondato su gigantesche fake news, alimentato dall'odio razziale. Di quello sterminio deve rimanere viva la memoria contro l'antisemitismo e ogni forma di discriminazione. Ma la memoria è solo retorica se non serve a leggere l'attualità.
Come dice giustamente Anna Foa nell’intervista rilasciata oggi al Corriere della sera: "Se la memoria deve aiutarci a guardare al futuro, occorre allargare lo sguardo al contesto internazionale sempre più drammatico, sempre più pericoloso, sempre più pieno di tragedie".
Mai più, per nessuno". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Sono passati ottanta anni da quando i cancelli di Auschwitz si spalancarono sull'atrocità, sull'abominio, sul male assoluto dell'Olocausto. Tenere viva la MEMORIA oggi, mentre l'odio continua a farsi largo nelle nostre società e si consumano nuove tragedie, è un dovere civile di tutte e tutti. Onorare la MEMORIA significa anche proteggere la verità e metterla al riparo dal negazionismo, dai rigurgiti di antisemitismo, da ogni forma di razzismo e di odio, dalla disinformazione e da chi tenta di riscrivere la storia a proprio vantaggio". Così la segretaria del Pd Elly Schlein. "La tragedia dell'Olocausto- aggiunge- ha lasciato alle generazioni successive la responsabilità di tramandarne la MEMORIA e contrastare l'odio affinché non trovi più alcuno spazio nelle nostre società. Questo è e sarà sempre il nostro impegno".
“Il 27 gennaio 1945 l'orrore si presentò davanti agli occhi dei militari dell'Armata Rossa che entrarono per la prima volta, liberandolo, nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau. Un massacro sanguinario perpetrato contro ebrei, rom, sinti ma anche omosessuali, neri e disabili nel nome di una ignobile presunzione di superiorità di razza. Il nazismo poté contare sull'alleanza con il fascismo di Mussolini che assecondò, partecipando attivamente, la tirannia nazista ponendo fine ad ogni forma di libertà e democrazia nel nostro Paese.
Il Italia, il 5 agosto 1938 venne fondata la rivista "La difesa della Razza". Direttore Telesio Interlandi con al fianco il segretario di Redazione, Giorgio Almirante che ebbe a scrivere "Il razzismo ha da essere il cibo di tutti e per tutti" e che "non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue". D'altronde lo stesso Almirante negli anni '70 ribadì: "Non rinneghiamo niente del nostro passato. Io sono stato fascista e se le stesse circostanze potessero riprodursi, io farei certamente le stesse cose". Celebrare il giorno della memoria senza aver fatto i conti con un terribile passato è decisamente ignobile. Rigurgiti fascisti tornano a manifestarsi nel nostro Paese ben tollerati da una destra che mantiene nel suo simbolo la fiamma che evoca il ventennio. Cancellare il nome di Almirante da strade e piazze d'Italia, ben 81, l'ultima a Grosseto, rappresenterebbe la prima, anche se non unica, scelta che politica e istituzioni dovrebbero fare per affermare che c'è una storia condivisa che oggi commemora le vittime dell'Olocausto”. Lo scrive sui social il deputato del PD, Stefano Vaccari, Segretario di Presidenza della Camera.
“E’ inconcepibile che Roberto Fiore possa inaugurare una sede di Forza Nuova a Roma dopo aver assaltato la Cgil nazionale nel 2021. La matrice allora sfuggì alla Meloni, ma ricordiamo che Fiore fu condannato a 8 anni. Con la memoria non si gioca. La violenza fascista è un reato”. Lo scrive sui social il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.