“Oggi ripartono le audizioni sul salario minimo in commissione Lavoro. Poi gli emendamenti. La destra è stata incapace di presentare una proposta unitaria. Resta in campo solo la nostra che a fine novembre tornerà in Parlamento. L’ennesimo rinvio sarebbe un’autentica provocazione”.
Lo scrive su X il capogruppo del Partito Democratico in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Rizzetto tramuta Parlamento in dependance governo
“Nell’Ufficio di Presidenza della commissione Lavoro della Camera abbiamo appreso che il presidente del Cnel non parteciperà alle audizioni richieste per il ritorno dell’esame del salario minimo. Evidentemente per il presidente Brunetta è sufficiente la memoria scritta depositata in commissione il 12 luglio, prima che ricevesse l’incarico da Giorgia Meloni di scrivere un rapporto sul salario minimo. Viene affermato che non c’è bisogno di una audizione alla Camera perché sarà il governo a doversi pronunciare sui contenuti del lavoro fatto dal Cnel e prendere le iniziative conseguenti, a partire dalla nella Legge di bilancio. Due cose appaiono evidenti e ci preoccupano. Innanzitutto, prendiamo atto che si è scelto deliberatamente di perdere del tempo visto che l’opinione contraria del presidente Brunetta sul salario minimo era già nota il 12 luglio, ovvero prima che la discussione in Parlamento sul testo venisse sospesa la prima volta lo scorso agosto. Infine, che siamo davanti a uno sgarbo nei confronti della Commissione Lavoro e del Parlamento che da 11 mesi sta discutendo questo provvedimento. Chiediamo al presidente Rizzetto di far rispettare le prerogative della Commissione che non rappresenta una dependance dei voleri del governo”.
Lo dichiarano i deputati della commissione Lavoro della Camera, Arturo Scotto (capogruppo Pd), Valentina Barzotti (capogruppo M5s), Franco Mari (capogruppo Avs)
e Antonio D’Alessio (capogruppo Terzo Polo)
“Le scelte identitarie del governo di Giorgia Meloni sono tutte contro il Sud. Hanno cancellato il reddito di cittadinanza, sono contrari al salario minimo, mettono in campo l'autonomia differenziata e stanno trasformando il Pnrr da grande opportunità a un vero e proprio campo di battaglia. Se prendiamo queste scelte e le caliamo nei confronti del Mezzogiorno, rendiamo la situazione del Sud quasi una situazione irreversibile. Per noi invece il Sud è la più grande occasione di sviluppo e cambiamento del nostro Paese”. Lo ha detto il deputato dem Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale e Sud per il Partito Democratico, intervistato sul sito web dei deputati Pd.
“Nel Mezzogiorno – ha aggiunto l’esponente Pd - c'è anche un problema legato alle piccole e medie imprese. Nel decreto Sud la soglia minima di investimenti per le imprese è 200 mila euro. Ma in questi anni nelle Zes (Zone economiche speciali), in particolare nella Regione Abruzzo, si è verificato che il 90 per cento degli investimenti delle imprese fossero inferiori a 200 mila euro. Il decreto crea una grande illusione, ma non ci sono coperture finanziarie, rimandate alla Legge di Bilancio, e ci sono dei tetti che non potranno assolutamente essere rispettati dalle imprese”.
“Il Partito Democratico - ha concluso Sarracino – ha fatto un grande lavoro di ascolto. Ci siamo dati un nuovo metodo per rendere protagonisti innanzitutto i territori e i nostri circoli, i nostri amministratori, con il coinvolgimento anche delle imprese e dei sindacati con cui stiamo dialogando e con i quali abbiamo costruito una serie di emendamenti. E’ un nuovo metodo del Partito di Elly Schlein nel quale crediamo molto. Se noi vogliamo parlare di Pnrr, della Zes unica e delle grandi opportunità del nostro Sud, dobbiamo assolutamente rafforzare la capacità amministrativa delle nostre amministrazioni pubbliche. Purtroppo però in questo decreto, anche rispetto a questo non c'è assolutamente nulla”.
Alle 17.30 in sala stampa a Montecitorio si terrà Conferenza stampa sul salario minimo alla luce delle novità intervenute sul calendario in Parlamento dopo il rinvio in commissione della legge proposta unitariamente dalle opposizioni. Interverranno i capigruppo in Commissione lavoro di Pd, M5s, Avs, Azione, Più Europa.
“Il tavolo per la previdenza, istituito in pompa magna dalla Ministra Calderone pochi mesi dopo l’insediamento del Governo, non è stato altro che una presa in giro. Innanzitutto verso le parti sociali.
A leggere le bozze della prossima legge di bilancio non solo non saranno adottate misure strutturali, ma verranno ulteriormente limitati i già ridotti i margini di flessibilità del nostro sistema pensionistico, rendendo sempre più condizionate e onerose per le lavoratrici e i lavoratori le possibilità di uscita anticipata. Un esempio su tutti, con la prossima legge di bilancio, il Governo riuscirà a peggiorare ancora di più Opzione donna, già fortemente penalizzata lo scorso anno. Avevano annunciato il superamento della Fornero e si sono rimangiati tutto.
Emerge, come con il salario minimo, la totale inconsistenza della Ministra del Lavoro, ridotta a poco più che un passacarte, che è fuori dal circuito delle scelte che contano. E’ lecito domandarsi perché resti ancora lì al suo posto”. Lo dichiara il deputato democratico Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro.
Dichiarazione di Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa.
Come per il salario minimo, ora sui rider la giustizia arriva prima della politica e condanna Deliveroo e Uber Eats a pagare milioni di euro di contributi. Il parlamento non può più far finta di nulla . Serve regolamentare il settore, dove permane stabilmente una situazione del tutto incontrollata, dove manca chiarezza sui contratti, sulle tutele, le ferie e i giorni di malattia. Di fronte a questa nuova e per certi versi rivoluzionaria decisione di un tribunale, sarebbe una colpa grave se la politica rinunciasse a svolgere il proprio dovere.
Fare chiarezza sui contratti, garantire a tutti i lavoratori e lavoratrici uguali diritti - contributi, malattie, ferie - legiferare per tutelare il lavoro cominciando dal salario minimo prima che agisca la magistratura. Le buone ragioni della sentenza di Milano
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
“Il rinvio in commissione del testo sul salario minimo è una fuga dalla realtà, dalla realtà di 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri, di sei milioni di lavoratori fragili che vivono con contratti precari, intermittenti, part time involontario. Oggi arrivano i dati dell'Inps: in questo Paese cresce il lavoro precario e si abbassa il numero dei contratti a tempo indeterminato. Le scelte di questa maggioranza portano progressivamente a un impoverimento dei diritti e a una generazione condannata a non avere futuro. I 21 voti di scarto di ieri sono il segnale che forse qualcuno se n'è accorto, anche nella destra, perché con il salario minimo gli siamo entrati in casa”. Lo ha detto il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro, intervistato sul sito web dei deputati Pd.
“Abbiamo raccolto oltre mezzo milione di firme – ha aggiunto l’esponente Pd - e continueremo a popolare piazze, strade, luoghi di lavoro, con questa iniziativa unitaria delle opposizioni. Ma indubbiamente la piazza dell'undici novembre, che è una piazza che chiama migliaia e migliaia di persone di diverso orientamento culturale e di partiti e forze anche diverse, convocata da Elly Schlein, sarà la piazza in cui si difenderà il salario minimo e il diritto ad avere un'esistenza e una retribuzione decente”.
“Tra due settimane – ha concluso Scotto – inizieranno con le audizioni, partendo proprio dal Cnel di Renato Brunetta. Finalmente ascolteremo cosa hanno da dire, visto che per due mesi hanno giocato un po' a nascondino con le carte del Cnel. Abbiamo letto il documento. Abbiamo letto la bocciatura. La destra si è trincerata dietro quel documento dimostrando ancora una volta la sua indecisione. Non riusciva a dire un ‘no’ chiaro e dunque lo ha fatto dire al Cnel. Evidentemente il Cnel ha assunto un peso rilevante in questo periodo. Tant'è che si è sostituito al ministro del Lavoro. Si è sostituito persino alla maggioranza di governo. Non ci resterà che chiedere a ogni provvedimento economico e sociale di questa maggioranza, un parere preventivo del Cnel. Probabilmente perché la destra non ha alcuna idea di cosa fare sulle questioni che riguardano milioni di persone”.
"Davanti a 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri, davanti a più di mezzo milione di firme raccolte, davanti all'evidente richiesta di salari dignitosi da parte del Paese, il governo Meloni scappa e rinvia la legge sul salario minimo in commissione.
Un escamotage per non affrontare il tema e per camuffare il proprio imbarazzo.
Un altro tentativo, dopo aver chiesto il parere al CNEL, di affossare la legge senza metterci la faccia.
Non hanno neanche il coraggio delle loro posizioni". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
“La maggioranza in aula ha deciso il rinvio in commissione della legge sul salario minimo e dunque di non procedere con il voto in aula. Motivo: lo studio del Cnel. Evidentemente hanno paura di decidere. D’ora in poi ci toccherà chiedere al Cnel il parere preventivo su tutti i provvedimenti economici e sociali. Almeno ci sarà qualcuno in grado di decidere un orientamento politico di fronte alla fuga della destra”. Lo dichiara il capogruppo dem in commissione Lavoro Arturo Scotto.
La destra ha deciso di rinviare ancora una volta la decisione sulla nostra proposta di salario minimo. Una scelta vergognosa sulla pelle di 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori che attendono risposte concrete. La destra continua a scegliere la propaganda, ai danni del Paese.
Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue della Camera.
Più di mezzo milione di firme per il salario minimo. Cittadini che chiedono uno stipendio per una vita dignitosa. Un diritto sancito dalla Costituzione. Il Governo non può rinviare. Deve dare risposte per un lavoro che non sia sfruttamento.
Lo ha critto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Lo scrive su X Alessandro Zan, deputato Pd
Oggi l’ennesimo rinvio del governo e della maggioranza di destra sul #salariominimo: abbandonano 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, di fatto sfruttati, nascondendosi dietro ai rinvii, al CNEL. Nemmeno il coraggio di dire no davanti agli italiani. Che vigliaccheria.
“Il governo Meloni dopo aver affermato definitivamente il monocameralismo alternato con il record di decreti e fiducie, per continuare a lanciare la palla in tribuna sul #SalarioMinimo sperimenta una nuova ardita interpretazione della Costituzione: il #BiCnelCameralismo in cui la Camera dei Deputati rinvia al CNEL che rinvia alla Camera per non decidere mai”. Lo scrive su X il deputato dem Andrea Casu, della presidenza del Gruppo Pd.
“La destra di fatto affossa il salario minimo. Le opposizioni sono state molto disponibili al dialogo, mentre l’obiettivo della destra è solo quello di affamare i più poveri”. Lo scrive su X Stefano Graziano, deputato Pd.