"Non dimenticate l'Afghanistan: è questo il monito che da molte piazze si alzò dopo il ritiro dei contingenti occidentali dal Paese e l'avvento del governo dei Talebani. In 20 anni di presenza militare internazionale su quel territorio, la più lunga della storia, l'Italia ha speso 8,7 miliardi di dollari e gli Usa 1 trilione, ma l'Afghanistan è rimasto senza alcuna autonomia economica e con standard di vita peggiori di prima. Il Paese è in mano a un governo che viola i diritti umani, vieta alle donne perfino di studiare, opprime una popolazione già stremata da una situazione sociale ed economica al collasso". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Oggi il Comitato diritti umani nel mondo della Camera ha audito alcune ong che lavorano in Afghanistan, come Emergency, Intersos, Afgana e United Against Inhumanity le cui denunce non possono lasciarci indifferenti. Solo per citare alcuni dati, 23,7 milioni di persone - più della metà della popolazione - non può vivere senza aiuti umanitari, l'80% delle afgane e degli afgani vive con 1 dollaro al giorno e il 20% ha visto morire una persona cara perché non ha avuto accesso alle cure sanitarie - riferisce Boldrini secondo quanto riportato dalle ong -. "Un paese con più kalashnikov che libri di scuola" è stato descritto dove a subire le conseguenze peggiori sono le donne che vivono quella che l'Onu ha definito "apartheid di genere"."
"In più, i risparmi degli afgani sono stati congelati dagli Usa: si tratta dei soldi delle persone e delle imprese, non del regime. Una situazione aggravata dall'espulsione della Banca centrale afghana dai circuiti internazionali - prosegue la presidente -: nessuna transizione da e per l'estero è possibile: una vera "rappresaglia economica", sottolineano le ong".
"In questa situazione, secondo le associazioni, non si può condizionare il ripristino degli aiuti allo sviluppo alla caduta del regime talebano, a meno di immaginare un'altra guerra per destituirlo - aggiunge Boldrini -. Bisogna aprire dei canali diplomatici perché "parlare non vuol dire legittimare" e per sostenere la parte più dialogante dei talebani: la chiusura attuata finora non ha fatto che rafforzare il regime che, intanto, attira le attenzioni di Cina e Russia, fanno notare le Ong".
"Un quadro drammatico da cui tentavano di scappare molte delle vittime del naufragio di Cutro e i loro familiari. Le testimonianze di Zahra Barati e Gulaqa Jamshidi, due sopravvissuti assistiti dalla "Rete 26 febbraio", sono state un vero e proprio atto di denuncia sulle promesse non mantenute dall'Italia verso il popolo afgano - aggiunge -: dalla garanzia che tutti coloro che avevano collaborato con i nostri contingenti in Afghanistan sarebbero stati portati in Italia, all'apertura di corridoi umanitari fino all'impegno preso da Meloni a Palazzo Chigi di concedere il ricongiungimento ai familiari delle vittime di Cutro rimaste in Afghanistan".
"Niente di tutto questo è accaduto. Così le persone, per mettersi in salvo, sono costrette ad affidarsi ai trafficanti rischiando la vita in mare, com'è successo a Cutro lo scorso anno e a Roccella Jonica, appena 15 giorni fa. Per queste ragioni presenteremo un'interrogazione al governo per chiarire qual è la posizione dell'Italia nei confronti dell'Afghanistan, quali misure intenda intraprendere per sostenere la popolazione stremata e tutelarne i diritti, anche ripristinando aiuti allo sviluppo del Paese, come intende dare seguito alle promesse fatte ai superstiti di Cutro, alle loro famiglie e alle famiglie delle vittime e come intenda garantire la protezione internazionale alle afgane e agli afgani in fuga dai talebani" è l'impegno di Boldrini.
Meloni vuole realmente dialogare su questo tema con le opposizioni?
“Noi abbiamo proposto questa legge perché riteniamo che sia importante dare un segnale di maggior attenzione alle famiglie italiane e alle donne. I dati ci dicono che purtroppo le donne italiane quando arriva il primo figlio decidono di smettere di lavorare; questo è qualcosa che non è accettabile perché significa che le donne non sono supportate abbastanza. Fino a qualche anno fa in tutte le famiglie italiane c’erano i nonni che costituivano il più grande pilastro di welfare a sostegno delle famiglie e della genitorialità; oggi purtroppo non è più così o almeno non è solo così e quindi le famiglie hanno necessità di essere aiutate maggiormente proprio perché da sole non riescono. All’interno della proposta vengono stanziate delle risorse pari a 1 miliardo quindi parliamo di un importo importante perché non vogliamo che questa sia una misura spot, un bonus ma vogliamo che diventi un fondo strutturato insieme ad altre proposte che sono state fatte. Penso al congedo paritario, per esempio”. Lo ha detto la deputata del Pd e capogruppo in commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza Michela Di Biase, ai microfoni di Radio Radicale, a margine della conferenza stampa di presentazione della proposta di legge del Pd che prevede il ricorso a babysitting e servizi integrativi per l’infanzia.
“Questa proposta di legge - ha spiegato Di Biase - è rivolta ai bambini dai tre ai 12 anni, quindi parliamo dell’ultima parte della scuola materna fino a tutto il percorso della scuola elementare; è una proposta che può essere fatta per le famiglie che hanno un Isee fino a 25 mila euro e abbiamo calcolato una platea di circa 400 mila bambini con genitori entrambi lavoratori oppure un nucleo familiare composto da un unico genitore lavoratore”.
“Le coperture per la legge ci sono. Non credo che questa destra abbia bocciato la proposta Schlein per un problema di coperture - ha aggiunto Di Biase rispondendo all’affermazione del giornalista secondo cui il governo avrebbe bocciato la legge Schlein sulle mancate coperture - perché se ci fosse stata la volontà di discutere un provvedimento del genere si sarebbe potuto portare avanti tutto un altro percorso anche legislativo, si sarebbe potuti tornare in commissione e studiare insieme, così come abbiamo chiesto, eventuali coperture adeguate per quella norma. Quindi il problema non riguarda le coperture ma se da parte del Governo e della presidente Meloni ci sia o meno la volontà di dialogare con le opposizioni sui temi della maternità”.
Mauri: arresto fino a 2 anni anche per studenti che organizzano sit-in davanti scuole
“È stato bocciato l’emendamento del Pd che abrogava definitivamente la norma anti-dissenso contenuta nel ddl sicurezza: siamo davanti a una pericolosa deriva reazionaria da parte del governo”. Lo rende noto il responsabile sicurezza del Pd, Matteo Mauri, al termine della seduta della commissione della camera che ha esaminato la norma proposta da Piantedosi e Nordio per trasformare il blocco della circolazione stradale fatto solo con il proprio corpo da un semplice illecito amministrativo a un vero e proprio reato da codice penale. “Un giro di vite che non trova alcuna motivazione – sottolinea Mauri - e che potrebbe portare alla reclusione fino a due anni anche di studenti che organizzano un sit-in davanti alla scuola. È chiaro l'intento intimidatorio e la volontà di limitare in maniera drastica la possibilità di protestare, anche in modo assolutamente pacifico: queste dimostrazioni di dissenso e di libero pensiero sono espressioni di libertà, devono essere considerate sacrosante in democrazia e devono essere garantite e tutelate dalle Istituzioni dello Stato”.
“Il Paese già oggi presenta profondi differenze e diseguaglianze tra Nord e Sud nei servizi essenziali alle persone. Questa situazione dipende in particolare dal criterio storico utilizzato negli anni per la distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, che ha penalizzato il Mezzogiorno. I dati evidenziano la presenza di meno personale e minori infrastrutture nel welfare, nelle reti assistenziali, nella scuola, nel trasporto pubblico locale e soprattutto in sanità al Sud. Nella tutela della salute, la carenza di medici, infermieri e operatori, il minor numero di posti letto in ospedali e pronto soccorso, portano a disfunzioni nei servizi e soprattutto ad una emigrazione sanitaria drammatica per centinaia di migliaia di famiglie ogni anno. Bisogna invertire la rotta. Anzitutto investire più risorse in sanità come chiediamo con la proposta di legge a prima firma Schlein, per mettersi in linea con i parametri europei. Poi ricucire le diseguaglianze rafforzando gli investimenti nel Mezzogiorno, come avevamo stabilito nel Pnrr. L'autonomia differenziata fa l'esatto opposto, spaccando l'Italia. Per un patto di potere, la destra cristallizza e crea le condizioni per aumentare in futuro le fratture sociali e sanitarie del Paese, consentendo a Regioni più ricche di spendere di più nei loro territori tagliando fondi da destinare in modo solidaristico a Regioni meno ricche, che avranno sempre meno risorse. Senza considerare il rischio di un'emorragia di medici che con contratti regionali abbandoneranno il mezzogiorno. Al Sud sarà praticamente impossibile curarsi nei prossimi anni per colpa del Governo. Noi continueremo a batterci per evitare che questa riforma produca effetti disastrosi irreparabili, difendendo il tricolore e l'unità nazionale. Altro che i finti patrioti”, così il capogruppo democratico nella commissione affari europei di Montecitorio, Piero De Luca, intervenendo ad Agorà.
“La legge sull’Autonomia attua nel modo peggiore l’articolo 116 della Costituzione sui rapporti tra Stato e Regioni. Inutile il richiamo alla riforma del titolo V, le sfide del 2024 non sono più le stesse del 2001 e comunque questa riforma le affronta nel modo peggiore”.
Lo ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, intervenendo oggi a Skytg24.
“Come anche esponenti di Forza Italia hanno sottolineato, non si definiscono preventivamente i LeP e non c’è nessuna garanzia che i servizi fondamentali siano garantiti. Non ci sono le risorse per finanziarli e nel frattempo su alcune materie in cui non sono previsti livelli minimi, si può procedere al trasferimento alle regioni con immediate conseguenze negative. C’è ora un solo modo per intervenire: i presidenti del centrodestra contrari sostengano i ricorsi presentati dai governatori del centrosinistra e il referendum. Altrimenti saremmo di fronte a un tentativo di allontanare le responsabilità quando invece senza i voti di Forza Italia questa legge non sarebbe stata approvata” ha aggiunto Braga.
“Varata tra mille forzature in commissione e in Aula, senza mai l’intervento della maggioranza, fino all’aggressione fisica nei confronti di un deputato dell’opposizione, siamo preoccupati dell’impatto immediato di questa legge su temi fondamentali della vita dei cittadini: sanità, trasporti, scuola, energia. È frutto di uno scambio – con premierato e riforma della giustizia – che fa male al paese e spezza l’unità nazionale” ha infine concluso l’on. Chiara Braga.
“Hanno forzato le regole parlamentari per imporre una seduta fiume e votare, nottetempo e non alla luce del sole, un'autonomia differenziata senza paracadute. Una forzatura per potere ed interessi delle forze politiche della destra, l’autonomia ad uno, il premierato all’altra, la separazione delle carriere alla memoria del terzo.
Calderoli ha fatto il giocatore di poker, ha fatto buio senza vedere le carte perché non si sa, e questa notte lo ha ammesso, quanti soldi servono e a cosa toglierli. Intanto si prepara l’arma poi si vedranno i danni è la filosofia del Governo, che ha deciso di dividere il Paese con questa scelta spregiudicata. Pagheranno caro questa scelta, tutti gli italiani, anche i pochi che, apparentemente, potrebbero trarne un vantaggio e a maggior ragione ci rimetteranno i cittadini del Mezzogiorno e delle Isole che si vedranno ridurre ancora di più diritti e servizi rispetto alle regioni del centronord. Sanità, assistenza, scuola, ambiente non avranno le risorse necessarie in egual misura in ogni parte del territorio. Cresceranno le disuguaglianze, aumenterà la precarietà, si innescheranno nuovi conflitti sociali. Continueremo a dare battaglia in Parlamento per impedire l'approvazione definitiva delle altre riforme costituzionali e porteremo nelle piazze il disagio di quanti la vivranno sulla loro pelle. Se pensano di averci piegato sbagliano e di grosso, non ci fermeremo”. Lo dichiara il deputato del PD, Silvio Lai.
“La maggioranza non si è presentata in Commissione Cultura della Camera e ha disertato il piano di audizioni sul decreto scuola, sport e disabilità. Un altro sfregio al ruolo del parlamento da parte di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Questa mattina sono stati ascoltati oltre 20 auditi in rappresentanza di 16 associazioni della scuola, sindacati e del mondo dello sport, che hanno svolto le proprie relazioni in un contesto imbarazzante, in cui non era presente nessun esponente della maggioranza” così in una nota congiunta la capogruppo del Pd in commissione cultura della Camera, Irene Manzi, il responsabile nazionale sport del Pd, Mauro Berruto, Gaetano Amato del Movimento 5stelle e Valentina Grippo, capogruppo di Azione, gli unici deputati presenti alle audizioni della mattinata.
“Chiedo alla Presidenza della Camera di tutelare tutte e tutti noi con la verità del racconto. Il processo verbale riporta il termine ‘disordini’, generico e onnicomprensivo, che purtroppo coinvolge tutte e tutti noi, mentre i fatti di ieri hanno nomi e cognomi ben precisi. Ieri ho visto un altro film. Ho assistito attonita ad una aggressione fisica. Ho visto una parte dell’emiciclo dibattere e discutere nel merito di un disegno di legge, esporre il tricolore e cantare l’inno e il canto partigiano. Ho visto un’altra parte muta sul tema in discussione e responsabile di gesti e comportamenti macisti e orgogliosamente fascisti, fino alla vera e propria azione da picchiatori squadristi. Non ci sto a farci tutti passare alla storia per complici di disordini. Non si faccia come a scuola quando i pessimi insegnanti danno la sanzione a tutta la classe perché non sanno individuare precisamente i responsabili dei cattivi comportamenti. Chiedo con forza che vengano assunti comportamenti esemplari che rendano giustizia a chi di noi sa onorare quest’Aula e il proprio ruolo di rappresentanti dello Stato”.
Così Sara Ferrari, della presidenza del gruppo Pd alla Camera, intervenendo in Aula.
“Sullo stato di attuazione della misura a sostegno degli asili nido prevista dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza continuano a mancare informazioni esaustive sullo stato di attuazione degli interventi e sulla loro localizzazione. Sono dati fondamentali visto che il superamento delle disparità territoriali tra Nord e Sud era uno degli obiettivi fondamentali da realizzare. Ciò che sappiamo è che - con la rinegoziazione del Piano - l'obiettivo di avere 264 mila posti di asilo nido ora è stato ridotto a 150 mila. I cittadini meritano risposte concrete”. Così la deputata dem Irene Manzi, responsabile Scuola Pd, intervenendo nella replica del question time al ministro Valditara sullo stato di avanzamento dei singoli progetti finanziati dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza.
“Risposte – ha continuato Manzi - che siano in linea con l'appello che poche settimane fa Alleanza per l'infanzia ha rivolto a tutte le forze politiche in merito al riconoscimento dell'investimento dei servizi per la prima infanzia come servizio essenziale per i bambini e le bambine. Questo significa assicurare una copertura del servizio in linea con l’obiettivo del 45% e garantire quei diritti essenziali che passano anche dalle risorse per sostenere i costi di gestione che i Comuni devono coprire, pena l’impossibilità di prestare i servizi o di garantire una progressiva gratuità degli stessi. Come Pd continueremo a chiedere e a sollecitare il governo per avere risposte chiare su un diritto essenziale da cui non si può prescindere”.
Nel presentare l’interrogazione, la deputata dem Sara Ferrari ha chiesto a Valditara "quale fosse lo stato di avanzamento dei singoli progetti finanziati dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza, anche al fine di perseguire l'obiettivo di coprire i divari tra Nord e Sud rispetto alla copertura del servizio. Il governo ha assicurato che nessun intervento sarà definanziato ma oggi mancano le informazioni sulle risorse assegnate, sulla spesa sostenuta e sulla localizzazione effettiva degli interventi ”.
Il governo si apra al confronto
“Sono tante le criticità sul decreto vigilanza sport, un decreto omnibus con sole misure parziali che invece avrebbe potuto essere oggetto di confronto e approfondimento. Un mix di sport, scuola, università che non porta da nessuna parte”. Lo dichiara il deputato dem Mauro Berruto in Aula di Montecitorio annunciando che il Pd non presenterà una pregiudiziale di costituzionalità del Dl Vigilanza sport ma che sfida il governo ad accogliere le proposte dem in Commissione in un confronto aperto fin ad ora evitato.
“Nello sport – ha continuato Berruto - resta l'inchino del governo alla volontà di qualche collega seduto nel Parlamento e contemporaneamente presidente di federazione sportiva da quando il conio stampava le lire a cui resta stretto il limite dei tre mandati – 12 anni – . Rimane la foglia di fico della necessità di ottenere i due terzi dei voti dell'assemblea elettiva per farsi eleggere senza limiti, fatto che inasprirà i conflitti con le “minoranze” e trasformerà in monarchie assolute alcune federazioni sportive. Nessun voto elettronico, nessun allargamento democratico del sistema elettorale. Il problema non è solo il limite dei mandati, ma soprattutto il meccanismo medievale che regola le elezioni”.
"La notizia pubblicata da Haaretz e dal New York Times secondo cui il governo di Tel Aviv avrebbe commissionato ad una società specializzata un'operazione basata sulla diffusione di fake news destinata a deputati statunitensi per condizionare le decisioni degli Usa è grave e ci ricorda il modo di agire del protagonista di un'altra guerra in corso: Vladimir Putin.
E' anche così che Netanyahu tenta di screditare chiunque si opponga alla carneficina in corso a Gaza e chieda a gran voce il ripristino della legalità internazionale.
Lo sa bene il Procuratore generale della Corte penale internazionale, Karim Khan, contro cui sono state esercitate enormi pressioni e nei cui confronti si è tentata una massiccia campagna di discredito.
Una strategia che tenta di mistificare la realtà, ma che sta fallendo. Perché si può tentare di distorcere i fatti, ma non li si può nascondere del tutto.
Non si possono nascondere, ad esempio, le stragi di civili, come l'ultima avvenuta questa mattina in una scuola dell'Unrwa nel campo profughi di Nuseirat, bombardata dall'esercito israeliano e in cui sono morte almeno 37 persone tra cui diverse donne e bambini.
Davanti al perseverare del massacro, ha fatto bene il premier spagnolo Pedro Sanchez ad unirsi al processo aperto dal Tribunale internazionale di Giustizia dopo la denuncia del Sudafrica contro Israele per genocidio. Dopo aver riconosciuto lo Stato di Palestina, insieme all'Irlanda, alla Norvegia e alla Slovenia a cui, pare, seguirà anche la Slovacchia - Paesi che si aggiungono ad altri 140 Stati che lo hanno fatto in precedenza - Sanchez fa un altro passo coerente con la pretesa che si ripristinino il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale. Il governo italiano è il grande assente, non pervenuto, con una posizione di astensione alle Nazioni Unite che ne riflette il totale immobilismo politico.
Bisogna invece fare pressione affinché entrambe le parti accettino il cessate il fuoco, bisogna fermare la carneficina del popolo palestinese, pretendere il rilascio degli ostaggi israeliani e riconoscere lo Stato di Palestina". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Un atto sessista gravissimo quello avvenuto al liceo Visconti di Roma. Inaccettabile veder esibita la lista delle 'ragazze trofeo' in un luogo di inclusione come la scuola. Non basta la condanna, voglio esprimere solidarietà e vicinanza alle studentesse che hanno visto il proprio nome su quella lista e apprezzamento per le parole della dirigente scolastica, che ha detto con chiarezza oche l'episodio non può essere ridotto ad una semplice goliardata.
Un atto come questo è la conferma di quanto sia necessario un lavoro culturale, anche all'interno delle scuole. Bisogna inserire l'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, ad ogni livello, per costruire una società libera da stereotipi e violenza di genere". Così la deputata democratica, Michela Di Biase.
"Non contento di averne chiesto le dimissioni accusandolo perfino di non conoscere la Costituzione, il senatore Borghi continua ad attaccare il Presidente Mattarella con toni canzonatori come se stesse parlando di un suo ex compagno di scuola incontrato per caso al bar.
Una totale mancanza di rispetto per la prima carica dello Stato. Delle due l'una: o Salvini è d'accordo e finge soltanto di riprendere i suoi, o neanche ai loro occhi ha più nessuna credibilità. E non ce l'ha neanche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, evidentemente in vano, avrebbe chiesto alla Lega di evitare polemiche con il capo dello Stato.
Un attacco vergognoso: hanno scambiato le istituzioni per il bar dello sport e pretendono di guidare l'Europa. Solidarietà al presidente Mattarella". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
Mef non è in grado di quantificare impatti economici, immediato stop esame parlamentare
“Il ddl autonomia è incostituzionale perché viola l’articolo 81 della Costituzione che assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato” così il parere negativo della commissione Bilancio della Camera presentato dal gruppo parlamentare del Pd alla vigilia della discussione in aula del provvedimento governativo promosso dal ministro Calderoli. “Il Mef ha chiaramente detto che non è in grado di quantificare gli impatti economici dell’autonomia differenziata – sottolineano i democratici – e questo sarebbe sufficiente a interrompere immediatamente l’esame del provvedimento. Ma i partiti di maggioranza non si fidano più di loro stessi e vanno avanti a colpi di strappi e forzature regolamentari che impediscono al parlamento di modificare un provvedimento che stravolge l’assetto delle istituzioni democratiche senza tener conto dell’incremento e delle duplicazioni dei costi che non vengono né quantificati né coperti”. Il parere firmato dai componenti democratici della V commissione di Montecitorio – Ubaldo Pagano, Maria Cecilia Guerra, Silvio Lai, Claudio Mancini e Silvia Roggiani – stigmatizza in particolare: la confusione e l’incertezza sulla determinazione dei Lep e sulle modalità e tempistiche di trasferimento delle funzioni alle regioni; l’incapacità del governo di quantificare i profili finanziari e di coordinamento della finanza pubblica; il mancato coinvolgimento del parlamento nella valutazione dei decreti attuativi; l’aderenza del percorso di autonomia differenziata con gli obiettivi del Pnrr che considera, quali milestone da conseguire a partire dal 2026, l’attuazione del federalismo fiscale regionale e provinciale; la partecipazione delle regioni alla politica fiscale nazionale e alle riforme conseguenti al processo di modifica del quadro della governance economica avviato dalle istituzioni dell’Unione europea; il meccanismo di aggiornamento della compartecipazione al finanziamento delle funzioni devolute; le modalità di ripartizione e attribuzione di personale, strutture e risorse finanziarie, a partire dalla scuola, con il concreto rischio di determinare diseconomie di scala e di scopo, e duplicazioni di costo. Per tutte queste ragioni, il Gruppo del partito democratico della Camera esprime parere negativo al provvedimento del governo e chiede la soppressione, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, degli articoli dal primo all’ultimo del testo.
“Dobbiamo reagire a questa destra oscurantista, e combattere affinché il diritto all’aborto sia esigibile in ogni ospedale del Paese: oggi nelle regioni governate dal centro destra questo diritto si trova di fatto in pericolo. Primo caso fra tutti il Piemonte, dove addirittura nell’ospedale più importante della Regione è stata istituita una ‘stanza d’ascolto’, data in affidamento diretto al Movimento per la vita. Questa è violenza psicologica, istituzionalizzata dentro gli ospedali” dichiara Gribaudo, durante la conferenza stampa sulla legge 194 di stamattina.
”A questa situazione va aggiunto un elemento molto grave: le misure contenute nel Decreto Pnrr, che di fatto permettono alle associazioni antiabortiste l’ingresso nei consultori. È ora che questo attacco alla 194 finisca. La denatalità si combatte con degli strumenti a tutela del lavoro femminile, servizi di welfare inclusivi, la capacità di ripensare i tempi di scuola e lavoro in dimensione genitoriale e il congedo paritario obbligatorio retribuito di 5 mesi. Così si cambia la cultura e si favorisce la genitorialità” continua la deputata.
”Chiediamo alle donne di fare un’alleanza non per rivendicare una battaglie del passato, ma per scrivere una pagina di diritti della storia odierna, perché abbiamo bisogno di costruire un futuro diverso. Non lasceremo spazio alla deriva oscurantista, useremo ogni luogo democratico per difendere la possibilità di autodeterminazione delle donne” conclude la vice presidente del Partito Democratico.