“La ministra Calderone, in nome di una presunta semplificazione, si appresta a un altro condono per le aziende sulla sicurezza sul lavoro allentando i controlli e concedendo 20 giorni per sanare le piccole irregolarità. Così facendo umilia ancora di più il difficile lavoro degli ispettorati del lavoro. Un ignobile gioco elettorale che viene definito ‘errore scusabile’ in nome di una visione dello Stato che alza le pene ai poveracci e sana gli errori dei potenti. Il Governo predica bene e razzola male, senza mai assumersi una responsabilità davanti al paese, rifilando un codicillo all’interno dell’articolo 6 del decreto semplificazione. Sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non si scherza, la nostra opposizione sarà durissima fino a quando non ritireranno questa oscena sanatoria”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Il risultato ottenuto in pochi giorni, con 500 000 firme per il referendum sull'autonomia differenziata è un risultato straordinario - ha detto Piero De Luca, capogruppo dem in commissione bicamerale per le Questioni Regionali, a Today.it - che dà un segnale politico forte al governo Meloni di forte opposizione e contrarietà a questa riforma spacca Italia. Puntiamo ad andare oltre verso 1 milione di firme. C'è un'onda di mobilitazione popolare che sta dicendo no a un'autonomia che non aiuta la semplificazione del Paese o lo rende più efficiente, ma è un pastrocchio che rompe l'unità e la coesione nazionale, aumentando irrimediabilmente le diseguaglianze. Gli italiani, in ogni parte della Penisola, se ne stanno rendendo conto".
"L'autonomia differenziata è una proposta secessionista sbagliata perché rompe lo spirito del regionalismo solidaristico previsto dalla Costituzione. Dopo le delibere dei 5 consigli regionali a guida centrosinistra è partita una mobilitazione popolare di raccolta firme per il referendum abrogativo. Un successo, viste le oltre 200000 sottoscrizioni raccolte on line finora. Trovo fuori luogo gli attacchi di uno Zaia particolarmente nervoso ad uno strumento di partecipazione democratica dei cittadini". Lo dice Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione bicamerale questioni regionali, in un'intervista a l'Unità.
"Questa battaglia peraltro -aggiunge il dem- ha mandato in tilt la stessa maggioranza, a conferma delle nostre preoccupazioni rispetto ad un provvedimento sbagliato e pericoloso che spacca l’Italia. La mancata previsione di risorse per l’attuazione preventiva dei livelli essenziali di prestazione dei servizi pubblici fondamentali su tutto il territorio nazionale, la possibilità di utilizzare il cosiddetto residuo fiscale, la facoltà di stipulare da subito intese nelle materie non Lep, porterà inevitabilmente le regioni più ricche a diventare sempre più ricche e quelle più fragili a collassare. Si cristallizza per legge la presenza purtroppo di cittadini di serie A e di serie B. Ma l'Italia intera diventerà più debole e meno competitiva, divisa in 20 politiche e normative in settori strategici. Questa autonomia leghista tradisce anche le esigenze di semplificazione e di modernizzazione dell'Italia avvertite dai ceti produttivi del Nord".
“Eravamo e restiamo convinti che le priorità che riguardano la casa siano quelle di dare risposte alla carenza di alloggi in affitto a famiglie, lavoratori e studenti. Ma con questo decreto, il governo vuole solo sostenere la rendita immobiliare. Prima delle elezioni parlavano di sanare parziali irregolarità strizzando gli occhi ai cittadini ma ciò che abbiamo davanti non è una semplificazione ma un aggiramento del termine 'condono' per vendere oggetti oggi impresentabili e favorire speculazioni immobiliari”. Lo dichiara il deputato dem Virginio Merola, Capogruppo Pd in Commissione Finanze intervenendo in Aula nella discussione generale sul Dl Salva Casa.
“In quella che chiamate 'semplificazione' – continua Merola - l'interesse particolare prevale su quello generale dei cittadini perché con un intervento centralistico ci si rivolge direttamente all'interesse del singolo. Sui cambi d'uso l'esecutivo vuole colpire l'autonomia dei Comuni e la pianificazione come strumento di governo delle trasformazioni urbanistiche”.
Il Governo si occupi di tutele e contratto lavoratori da troppo senza risposte.
L’inserimento dei porti nelle 23 materie che potranno essere completamente regionalizzate a seguito della legge sull’autonomia differenziata approvata recentemente dal Parlamento è una scelta che furi dal tempo e che contrasta nettamente con le richieste del settore portuale.
Sono passati quasi due anni dall’avvio della discussione sulla portualità in commissione parlamentare Trasporti, ma dal Governo nessuna proposta di visione complessiva e zero atti concreti, solo azioni contrastanti con le richieste del mondo portuale.
Il settore ha chiesto meno burocrazia e più semplificazione e per tutta risposta si propone di sottoporre le attività portuali a un ulteriore parcellizzazione autorizzativa e decisionale che appesantirà le attività e renderà meno competitivi gli scali.
Siamo di fronte a un governo dei due pesi e due misure; da una lato la legge spacca Italia, che potremmo definire anche spacca porti, se applicata al settore, che ha preso velocemente forma, mentre dall’altro, si registra un silenzio assordante su sicurezza e miglioramento delle condizioni dei lavoratori, come lo sblocco del fondo per l’incentivo all’esodo e il riconoscimento del lavoro usurante, che come PD chiediamo da tempo. Cosi come non registriamo passi avanti sul rinnovo del contratto nazionale in stallo da molti mesi, uno stallo che colpisce tutele e sicurezze dei lavoratori e sul quale chiederemo al Governo di farsi parte attiva per lo sblocco con la stessa solerzia con cui ha portato avanti il percorso di autonomia differenziata.
In un mercato della logistica soggetto a interconnessioni globali, con la grande centralità delle reti transeuropee, la frammentazione delle politiche del governo rischia di compromettere competitività e tenuta del sistema economico oltre che, anche in assenza delle misure a tutela del lavoro richieste, di rendere più fragili i lavoratori e le lavoratrici del settore.
È il momento di uscire dalla logica degli accordi di maggioranza per dare le risposte che il sistema e i lavoratori portuali attendono da troppo tempo”.
“Con l'abuso di decretazione, il governo delegittima il Parlamento e si pone in contrasto con il dettato costituzionale. In soli 20 mesi di legislatura sono stati emanati ben 60 decreti legge in ragione di mera opportunità e convenienza politica-elettorale e quello sulla semplificazione edilizia e urbanistica oltre ad essere un provvedimento spot è un vero condono intriso di ambiguità”. Lo ha dichiarato il deputato dem Augusto Curti intervenendo in Aula di Montecitorio a favore della pregiudiziale sul decreto di semplificazione edilizia e urbanistica voluto dal governo.
“Con questo ennesimo condono – ha aggiunto Curti - non sarà più necessario ricostruire tutta la filiera dei titoli edilizi ma solo all'ultimo depositato, una semplificazione che porterà a incertezze giuridiche fino a legittimare situazioni di irregolarità formale. Servirebbe invece il rifinanziamento del fondo a sostegno degli affitti e della morosità incolpevole, un piano straordinario per il recupero delle centomila case popolari vuote e inutilizzate e una legge sugli affitti brevi. Temi che vengono annunciati ma non realizzati dal ministro Salvini”
“La moltiplicazione delle competenze sulla riforma dei porti, che ora sono in capo al Ministero dei Trasporti e potrebbero essere condivise con il Ministero del Mare, rischia di generare un cortocircuito istituzionale e una confusione di ruoli che non risponde a quelle richieste del cluster portuale, di semplificazione e mantenimento del mercato regolato nei porti. La nascita del ’Dipartimento per le politiche del mare’, prevista nella riforma presentata dal governo, rischia di provocare confusione e accentuare la spinta a forme di privatizzazione. I cluster portuali auditi in Commissione trasporti in questi mesi hanno chiesto a gran voce attenzione alla semplificazione delle competenze e chiarezza nelle procedure. Il Piano del mare predisposto dal Comitato interministeriale per le politiche del mare, rischia di andare nella direzione opposta. Ho presentato un’interrogazione al Ministro dei Trasporti Matteo Salvini per sapere se il Mit manterrà tutte le prerogative in merito alla riforma dei porti o se alcune saranno invece spostate sul Ministero del mare. Per capire in quale direzione il governo intende andare e se questo nuovo assetto inciderà sulla tempistica dei provvedimenti normativi annunciati”, così la deputata e vicepresidente PD alla Camera Valentina Ghio che ha presentato un’interrogazione alla Camera insieme ai deputati PD Barbagallo, Bakkali, Casu e Morassut.
“Fra le materie oggetto dell’autonomia differenziata ce ne sono alcune, come energia, portualità, scuola, sanità, che non devono essere ulteriormente frammentate perché necessitano di una regia nazionale per limitare le disuguaglianze, garantire i diritti dei cittadini e assicurare un’economia efficace e competitiva. Come è possibile, ad esempio, competere con 20 politiche energetiche, scolastiche o sanitarie diverse? Un discorso che vale anche per infrastrutture, porti e logistica: asset strategici dell’economia italiana, che hanno bisogno di una politica economica nazionale, con meno burocrazia e più semplificazione. Come continuano a richiedere gli stessi operatori del settore, mentre l'autonomia differenziata va in direzione opposta. La prospettiva per la scuola, invece, sarebbe quella di ritrovarsi con programmi e concorsi diversi per ogni regione, oltre al rischio del ritorno delle gabbie salariali. Un progetto improponibile che contribuirebbe solamente ad amplificare le disuguaglianze tra le regioni. Mentre le ricadute sulla sanità dell’autonomia differenziata sarebbero gravissime, mettendo a rischio il diritto alla cura di molte persone e logorando ulteriormente un sistema già in grande difficoltà. Innanzitutto amplificando il divario tra Nord e Sud e minando la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Quello che questo governo sta mettendo in campo è un regionalismo competitivo e non più solidale. Con l'autonomia differenziata il Governo Meloni sancisce definitivamente l'abbandono al proprio destino di territori e persone con maggiori fragilità", così la deputata e vicecapogruppo Pd alla Camera Valentina Ghio dopo l’intervento sull’Autonomia differenziata in commissione Affari costituzionali.
Grazie all’impegno del Pd, abbiamo contribuito a migliorare la riforma del codice del Terzo settore, partendo dalla nostra capacità di ascolto e dialogo con le realtà dell’associazionismo no profit. Oggi infatti alla Camera sono stati approvati interventi di semplificazione degli obblighi burocratico amministrativi per le piccole e piccolissime associazioni di paese o di quartiere, costituite soprattutto di volontari, che ogni giorno erogano servizi indispensabili per la tenuta sociale delle nostre comunità. In particolare, in commissione Affari sociali siamo riusciti a condividere all’unanimità che “per tutti gli enti del Terzo settore, in caso di ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate non superiori a 60.000,00 euro, il rendiconto per cassa può indicare le entrate e uscite in via aggregata” e che le associazioni sono da considerarsi “piccole” fino a 300.000 euro di bilancio. Semplificare gli oneri burocratici significa non togliere tempo e risorse alle attività che quotidianamente le associazioni mettono in campo, valorizzando al massimo la partecipazione dei volontari e garantendo al tempo stesso trasparenza ed efficacia delle azioni di sussidiarietà in ambito sociale, culturale, economico, sportivo.
Così i deputati del Pd Ilenia Malavasi, Sara Ferrari e Antonio Girelli.
Non affronta il tema della strada come bene pubblico da difendere e da tutelare e soprattutto da gestire.
“Il nuovo codice della strada, che ha appena avuto il via libera dalla Camera, di nuovo ha ben poco. E' un testo ancorato alle logiche del secolo scorso. Il provvedimento non accoglie le sfide del tempo in cui viviamo, non soltanto per quanto riguarda la mobilità sostenibile, ma anche rispetto all'innovazione tecnologica e la semplificazione amministrativa. E’ un provvedimento che viola persino le competenze dei comuni in ordine alla regolamentazione del traffico, in capo tradizionalmente ai sindaci. Ma è soprattutto il tema della mancanza di sicurezza a destare più preoccupazione. Questo è il testo delle automobili e delle grandi case di produzione. Non parla e non affronta il tema della strada come bene pubblico da difendere e da tutelare e soprattutto da gestire. Il Partito Democratico avverserà questo provvedimento sia nelle sedi istituzionali che fuori”. Così il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti.
“La Commissione bicamerale per la Semplificazione dovrà occuparsi innanzitutto di combattere uno dei ‘nemici’ più noti del nostro Paese: la burocrazia, la stratificazione normativa, la sovrapposizione di leggi e leggine che talvolta rendono impossibile la vita di cittadini e imprese. La legge le assegna un compito molto importante, probabilmente dovremo affrontare con determinazione una delle zavorre più pesanti che impedisce al nostro Paese di tenere il passo di altre economie e alle italiane e agli italiani di poter godere di maggiori diritti, tutele e opportunità, al riparo da quella lunga e complessa serie di formalità e procedure, spesso percepite come eccessive e inutili. Assumendo l’incarico di vicepresidente della commissione prendo l’impegno, mio e del Partito Democratico, di portare il massimo del contributo per dare quelle risposte che i cittadini e le imprese si aspettano: non tradiamo le loro aspettative”.
Così il deputato democratico Ubaldo Pagano, vicepresidente della Commissione bicamerale per la Semplificazione.
“Basta polemiche e ipocrisie nei confronti dell’Europa, considerato che le risorse per l’agricoltura arrivano da lì, attraverso la Pac. I Piani strategici della Pac sono nazionali e gli Stati membri hanno margini di modifica, prima della Commissione Europea, soprattutto per quanto riguarda semplificazione e sburocratizzazione. Sull’assegnazione dei fondi Pac occorre fare con urgenza chiarezza e agire in favore della trasparenza. In gioco ci sono la reputazione del Paese e gli interessi degli agricoltori. Vanno contrastati le frodi e gli illeciti comunitari per cui chiediamo ancora di avere contezza di quante istruttorie Agea abbia avviato dal 2022 a oggi. Come chiediamo conto dei sussidi ricevuti dalle aziende attraverso Agea, dal momento che l’agenzia non sta fornendo i dati richiesti”.
Nella Commissione congiunta Camera e Senato che si è svolta oggi, Antonella Forattini, deputata Pd della Commissione Agricoltura, si è rivolta al ministro Lollobrigida invocando correttezza, concretezza e trasparenza.
“Sulla pesca - ha argomentato la deputata dem - si devono aumentare le quote di tonno rosso per i pescatori dell’Adriatico a sostegno dei piccoli artigiani della pesca, particolarmente in difficoltà. Sulla Psa, servono tempi certi per gli indennizzi e accordi in Europa per definire la zona di restrizione dei focolai da cinghiali diversa da quelli domestici. In campo energetico, per evitare l’utilizzo dei terreni agricoli per l’installazione dei parchi agrisolari, è necessario individuare aree idonee. Le proposte che il gruppo Pd ha formulato in questi mesi - ha evidenziato Forattini - erano finalizzate a sostenere il reddito degli agricoltori e il ricambio generazionale: un miope errore, da parte dell’esecutivo, averle cassate”.
"Il nuovo codice della strada voluto da Matteo Salvini è in verità il codice della strage. Un provvedimento del tutto inadeguato perché le norme introdotte restano ancorate all'impostazione del secolo scorso come a proposito dell'uso della tecnologia per i controlli e per la sicurezza dei pedoni, quest’ultimi totalmente ignorati. E parliamo di ‘codice della strage’ perché questa presunta riforma non prende in considerazione la velocità che è e rimane la prima causa di morti per incidenti mentre focalizza l'attenzione sui veicoli a motore e tralascia la ciclabilità e la sostenibilità". E’ quanto sostiene il segretario del PD Sicilia e capogruppo Pd in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo che oggi ha partecipato alla conferenza stampa assieme alla segretaria del Pd, Elly Schlein, alla capogruppo del PD alla Camera Chiara Braga, al sindaco di Bologna Matteo Lepore, alla responsabile Green della segreteria nazionale, Annalisa Corrado e a tutti i componenti Pd della commissione Trasporti, Casu, Bakkali, Morassut, Ghio.
“Nel 2022 – ha proseguito - sono stati 3159 i morti in incidenti stradali, una media di 9 morti al giorno. Sono stati 165.000 gli scontri e oltre 223.000 i feriti. (600 al giorno).Siamo di fronte ad un vero e proprio bollettino di guerra. Per questo abbiamo chiesto al governo di non utilizzare la solita propaganda ma di dare risposte concrete. E lo abbiamo fatto attraverso circa 250 emendamenti in commissione. Purtroppo il risultato è deludente ed il testo che arriva all'esame dell'aula non dà un contributo concreto oltreché per per la sicurezza degli automobilisti e dei pedoni, neanche per l’innovazione tecnologica, la semplificazione, il trasporto urbano ed extraurbano, la mobilità sostenibile (in particolare per i monopattini e la ciclabilità). Un testo che entra a gamba tesa sulle competenze dei comuni ”.
Dopo quasi un anno governo inadempiente su rimborsi a famiglie e imprese
“Quanto dichiarato oggi dalla vicepresidente della regione Emilia Romagna, Irene Priolo, in commissione ambiente alla Camera fa emergere la distanza tra le promesse e i fatti del governo per la ricostruzione e il rimborso dei territori alluvionati”. Così in una nota la capogruppo democratica, Chiara Braga insieme ai deputati Simiani, Gnassi, Bakkali, Vaccari, Andrea Rossi, e Curti che sottolineano come: “a quasi un anno dall’alluvione che ha colpito le regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche, ancora non vi sono certezze né sulle risorse né sulle procedure di semplificazione che avrebbero dovuto garantire tempi rapidi di intervento. Mancano ancora le ordinanze sul credito d’imposta che è stato approvato in legge di bilancio e quella per i ristori al terzo settore. Preoccupa, infine, il modo opaco con cui il governo sta gestendo la durata del mandato del commissario Figliuolo, che scadrà a giugno, e su cui il governo non ha ancora fornito indicazioni. Non possiamo correre il rischio di alimentare un orizzonte di incertezza ormai insostenibile per territori, famiglie, imprese e terzo settore o, ancora peggio, dover ricominciare daccapo tutto. Da Fdi assistiamo, ancora una volta, a un irresponsabile scaricabarile sulla regione quando il partito della presidente del consiglio dovrebbe riflettere sull’inadempienza del governo e sulle mancate promesse della Meloni, che aveva assicurato il tempestivo 100% dei rimborsi alle famiglie e alle imprese, che ad oggi sono ancora pressoché a zero”.
Il Governo dia poteri speciali d’intervento
“Tommaso Foti, capogruppo di Fdi, con informazioni imprecise, cerca di scaricare sulla Regione Emilia-Romagna la responsabilità di un mancato contenimento dei cinghiali e di conseguenza del virus della Psa. Sceglie una modalità da respingere categoricamente perché utilizza pretestuosamente dati non aggiornati per fare un confronto fra Regioni e trarne conclusioni affrettate, e perché cerca di distrarre dal vero tema. La Regione Emilia Romagna sta giustamente ponendo dai primi mesi in cui la Pesta Suina Africana è stata individuata, più di due anni fa, la questione della mancata individuazione di una strategia nazionale efficace di contenimento del virus.
Decidere infatti che ogni singola Regione possa affrontare un problema di tale portata senza nemmeno un riconoscimento di potere speciali, posto che lo stesso virus circola non considerando i confini territoriali, è una semplificazione eccessiva della materia, che non considera adeguatamente il ruolo che ha il settore zootecnico dell’Emilia-Romagna, in particolare nelle produzioni di eccellenza che rappresentano il vero cuore del made in Italy del Paese”.
Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari.
“Ben ha fatto l’assessore Regionale all’agricoltura, Alessio Mammi - aggiunge - a chiedere al Governo un cambio di passo e che si valuti lo stato di calamità del settore perché potrebbe rendere disponibili quei poteri straordinari, anche in capo alle Regioni attraverso la nomina di subcommisari regionali, che possano consentire procedure rapide sia per quanto riguarda la riduzione della specie cinghiale, sia nel mettere in sicurezza le aziende e garantire i ristori a quelle che già oggi attraversano una fase critica per le restrizioni imposte dal commercio dei prodotti della salumeria. Peraltro Foti dovrebbe informarsi meglio dai suoi deputati in Commissione Agricoltura sul fatto che più volte come gruppo Pd abbiamo sollecitato il commissario a fare presto coinvolgendo le regioni anche con poteri speciali e che i danni della psa al settore se non preveniti e contenuti sarebbero stati drammatici per le imprese e l’occupazione.
Di fronte a queste richieste - conclude - la destra e il governo hanno preferito impegnarsi su norme di nessun rilievo per l'agricoltura solo per poter comunicare di aver impegnato il tempo a disposizione”.