“Nella delega fiscale la maggioranza di destra e il Governo aprono le porte alla distruzione del trasporto pubblico locale. Si introduce a sorpresa un criterio di delega che introduce ‘l’opportunità di considerare eventuali perdite di gettito rispetto all’adeguatezza dei servizi essenziali di prestazione nel trasporto pubblico locale’. Si spinge alla disgregazione del tpl e alla sua privatizzazione. In Commissione la destra ostacola da mesi la richiesta del Pd di svolgere un’indagine conoscitiva sullo stato del tpl in Italia e quella di discutere una risoluzione del Pd sullo stesso argomento. La destra vuole colpire il diritto alla mobilità. E colpire i più deboli”. Così in una nota il deputato Roberto Morassut, vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera.
Nostra risoluzione per potenziare servizio pubblico
“Già a maggio abbiamo presentato una risoluzione in commissione Trasporti alla Camera per chiedere una rimodulazione dei fondi per il Trasporto pubblico locale per superare il criterio storico e potenziare tutto il servizio pubblico che da allora chiediamo alla maggioranza di calendarizzare al più presto: basta aprire gli occhi sulle nostre città per capire che l’attuale erogazione di fondi non tiene conto delle conseguenze del boom turistico, della crisi climatica, dello sviluppo della mobilità e degli eventi eccezionali che il nostro paese deve affrontare, come i Giubilei del 2025 e 2033 e le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. Questa situazione sta portando il sistema al collasso, specialmente nelle grandi città, mettendo a repentaglio il diritto alla mobilità di tutte le cittadine e i cittadini”.
Lo dichiarano i parlamentari Pd della commissione Trasporti della Camera, Andrea Casu, Anthony Barbagallo, Ouidad Bakkali, Valentina Ghio e Roberto Morassut.
“Nella risoluzione - aggiungono - indichiamo chiaramente che in questo nuovo scenario la grave sofferenza che si sta registrando nell’ambito del Tpl non di linea è solo la punta dell’iceberg di una situazione ormai insostenibile che non può essere scaricata esclusivamente su un singolo settore. Ma deve essere affrontata nella sua interezza attraverso risposte immediate e risorse adeguate a rafforzare a ogni livello il servizio pubblico sia di linea che non. Occorre offrire alle amministrazioni locali nuovi strumenti normativi che consentano di monitorare i dati reali e programmare il servizio non di linea intervenendo tempestivamente sui picchi di domanda e sulle azioni necessarie al potenziamento dell’offerta tenendo conto delle specificità e delle esigenze di ciascuna città. Senza poteri e risorse adeguate - concludono - ci opporremo in ogni sede allo scaricabarile su regioni e comuni dell’emergenza mobilità e chiediamo che su questo tema si apra al più presto il confronto anche in Parlamento”.
Caso Catania dimostra fragilità isola
“L’emergenza che si è creata con l’incendio all'aeroporto di Catania e il conseguente caos dei voli ha dimostrato tutta la fragilità della struttura di ricezione degli scali della Sicilia. Questa situazione impone un cambio di passo e la costruzione di un nuovo hub internazionale nel centro della Sicilia, in grado di operare per le province di Agrigento, Caltanissetta e Enna, e che apra l’isola alla presenza turistica internazionale. C’è la necessità di realizzarlo urgentemente per mettere la Regione in condizione di eguagliare gli aeroporti delle Baleari, che accolgono oltre 40 milioni di turisti l’anno, mentre la Sicilia ne movimenta meno di 20 milioni. Il nuovo hub risolverebbe definitivamente il problema del trasporto aereo e anche quello del rischio di ceneri volanti che bloccano il transito aereo nello scalo etneo. Esiste uno studio, a tal proposito, redatto dall'università Kore di Enna e ora come mai è diventato attuale. Nell’auspicio che possa essere riattivato al più presto l’aeroporto di Catania, vista l’assenza della Regione Sicilia,
intervenga al più presto il ministero delle Infrastrutture”.
Lo dichiara la deputata democratica siciliana, Maria Stefania Marino.
“La collega Ghio ha chiesto, per conto del Partito Democratico, l'informativa urgente al ministro Musumeci per la grave situazione degli incendi in Sicilia. Purtroppo, nel corso della giornata, la situazione è nettamente peggiorata rispetto alle notizie drammatiche che arrivavano stamattina provenienti da tutte le 9 province dell'isola. Lo scorso anno sono andati in fumo, in Sicilia, col Governo Musumeci, 56.000 ettari di terreno, di cui 8.000 di boschi. La regione, anche in virtù delle sue specifiche competenze, era chiamata, quindi, a un'opportuna programmazione, a un impiego di ulteriori unità e a un impiego straordinario di risorse, magari nella manovra finanziaria regionale, finanziando qualche sagra in meno e investendo i mezzi per la Protezione Civile e per il soccorso, che, invece, languono soprattutto in queste ore”. Lo ha detto ieri in Aula alla Camera, il deputato siciliano del Pd Anthony Barbagallo, intervenendo a fine seduta.
“I danni - ha concluso Barbagallo - sono incalcolabili anche per il quadro complessivo che in questi giorni attanaglia la Sicilia, con la mancanza di energia elettrica, con la mancanza dell'erogazione dell'acqua potabile e con il trasporto che è andato a farsi benedire, prima di tutto il trasporto aereo verso gli aeroporti di Catania e Palermo. Il Partito Democratico, pertanto, chiederà in tutte le sedi lo stato di emergenza, per garantire gli opportuni ristori che vanno quantificati quanto prima. Serve fare presto, quindi. Serve intervenire con la massima celerità, perché i siciliani non meritano questa inadeguatezza”.
Esprimiamo solidarietà e vicinanza al ferroviere aggredito lungo la tratta Roma - Aeroporto di Fiumicino, l'ennesima vittima dei numerosi casi di violenza fisica e verbale nei confronti del personale di frontline dei trasporti registrati quest'anno da nord a sud del Paese.
Già un mese fa come Gruppo del PD alla Camera abbiamo interrogato il ministro Salvini in merito alle continue aggressioni ai danni del personale in servizio nel trasporto pubblico locale, senza però avere ricevuto alcuna risposta. Le organizzazioni sindacali da tempo chiedono interventi mirati per affrontare quella che è diventata una vera e propria emergenza e assicurare a migliaia di lavoratori e lavoratrici le condizioni di sicurezza necessarie allo svolgimento del proprio lavoro.
Per questo motivo vogliamo sollecitare il ministro Salvini, a cui abbiamo presentato oggi una nuova interrogazione, per sapere quali iniziative intenda assumere il governo con la massima urgenza, con il pieno coinvolgimento dei sindacati, per contrastare ogni forma di violenza a consentire al personale di svolgere in serenità e sicurezza il proprio lavoro.
Così i deputati del Pd Andrea Casu, Anthony Barbagallo, Ouidad Bakkali, Valentina Ghio e Roberto Morassut.
In una Sardegna, ostaggio di compagnie aeree e di navigazione, solo un tour elettorale, dimentica di essere il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture
“Per due giorni ha girato la Sardegna in campagna elettorale e in riunioni del suo partito, con la scusa di inaugurare qualche chilometro di strada e qualche gettata di cemento, unica eccezione un’opera dell’autorità portuale realizzata in 17 mesi nel PNRR dei governi precedenti. Siamo di fronte ad un ministro che dimentica di esserlo e passa il tempo come nell’estate del Papeete. Per il resto solo chiacchiere ridicole e promesse di un nuovo grande condono mentre viene smentito da Fratelli d’Italia e Forza Italia, i suoi alleati di governo.
Il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture dice molte cose inesatte e sbagliate ma di soluzioni concrete nulla: racconta di 3 miliardi di investimenti di RFI che non esistono e non dice che non c’è neanche una progettazione esecutiva del suo ministero e di RFI su una tratta ferroviaria in Sardegna, solo qualche km di elettrificazione. Racconta che richiamerà le compagnie aeree e di navigazione perché non facciano cartello, dimenticando che sono state già convocate dal suo ministero e la situazione è peggiorata. Racconta che metterà d’accordo Regione e Fondi di investimento sulla gestione degli aeroporti richiamando il controllo pubblico degli aeroporti che, invece, la legge vieta chiaramente. E poi, grande classico, non avendo risultati in nessuno dei campi nei quali è ministro racconta l’Agenzia delle entrate come un Dracula che succhia il sangue di tutti i cittadini promettendo un nuovo condono senza raccontare che i quattro condoni negli ultimi anni, da lui voluti e promossi, sono un fallimento certificato.
Purtroppo dobbiamo ricordargli che non è all’opposizione, se non della sua premier a cui procura qualche imbarazzo, è il vicepremier di un Governo che deve risolvere i problemi e non solo denunciarli, e i problemi di trasporto e infrastrutture nel Paese sono i suoi come sono i suoi i dirigenti che da 5 anni guidano la Sardegna e i problemi li creano senza risolverli.
Così il deputato del Pd Silvio Lai.
“La decisione assunta dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, è grave e immotivata. Grave, perché le organizzazioni sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori del trasporto ferroviario hanno legittimamente deciso di scioperare, nel rispetto della normativa vigente sulle astensioni dal lavoro, per ottenere il rinnovo del contratto nazionale, i piani di assunzione, la trasparenza nella governance e contro le eccessive esternalizzazioni. Immotivata, perché già da oltre un mese il Mit era stato informato della mobilitazione indetta dai sindacati e i tavoli di confronto convocati solo a poche ore dall’inizio dello sciopero si sono rivelati inutili e inconcludenti. Salvini dovrebbe avere maggior rispetto e anche un’idea di come affrontare le emergenze della più grande azienda di trasporto del Paese. Invece dal leader della Lega sentiamo solo retoriche dichiarazioni che non affrontano i temi sul tappeto”.
Lo dichiara la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Valentina Ghio.
“Oggi è sufficiente leggere i quotidiani regionali per avere chiaro il quadro della gigantesca confusione in cui versano la giunta e la maggioranza di centro destra che governa la Sardegna ormai da 4 anni e mezzo. La maggioranza boccia la giunta regionale sulla vicenda ospedali, dicendo concretamente che prima vanno avanti i progetti di riadeguamento e ristrutturazione delle strutture esistenti con oltre 220 milioni di euro già impegnati e affidati e poi si faranno i nuovi ospedali, di sicuro non nei tempi di questa legislatura. Così il bluff di presidente e assessore alla sanità che cercavano di nascondere la cattiva gestione del personale sanitario e del servizio ai cittadini con roboanti annunci di grandi opere è scoperto e il re denudato come nella favola. L’assessore ai trasporti, smentito dalle autorità nazionali sull’andamento della pessima continuità territoriale e della sottomissione alle compagnie aeree, comunica che il problema sono il basso numero di frequenze e la mancanza di un tetto tariffario per i non residenti, esattamente quello che era presente nel bando della Giunta Pigliaru, approvato dalla Commissione europea e cancellato dalla Giunta Solinas a maggio del 2019 per inseguire la promessa della tariffa unica". Lo afferma in deputato sardo del Pd Silvio Lai.
"L’assessore al turismo - prosegue l'esponente Pd - dice che i turisti non calano, ma se calano la colpa è degli albergatori, affermazione smentita sia da se stesso che dai dati degli arrivi (che non distinguono dove i turisti dormono) e da tutti i dati dei consumi nei ristoranti come nelle iniziative culturali e musicali nei quali si registrano numeri non comparabili anche con quelli dello scorso anno. Dimostrando così, dopo la clamorosa perdita di una delle regate dell’America’s Cup, che fare l’assessore al turismo in Sardegna richiede un livello di preparazione ed un approccio completamente diverso. Da parte nostra è da novembre scorso che segnaliamo che l’aumento dei costi di trasporto fuori controllo richiedeva un intervento autorevole e non remissivo con il governo per evitare quello che sembra già un bilancio pericolosamente al limite per l’isola. E poi l’assessore all’industria che non sa, notizia di oggi, che nel nuorese manca il responsabile dell’unità di crisi dell’area industriale di Ottana, ma d’altronde l’assenza della Giunta sulla crisi del sistema industriale in Sardegna è totale. Da due incontri sui tavoli tecnici per Portovesme non c’è né il governo nazionale né la Regione, la cabina di regia per la chimica verde stabilita per legge nel 2022 non è ma stata insediata né sollecitata dalla Regione, sulle questioni dell’energia siamo alla paralisi perché la Regione non ha alcun peso politico presso il governo Meloni per rivedere il decreto Draghi impugnato ormai un anno fa".
"Infine - conclude Lai - ma non ultimo per importanza, il caos totale e la paralisi negli assessorati determinata dalle dimissioni della segretaria generale. Sette direttori generali che non sono più operativi, riunioni che saltano, atti che non possono essere firmati. E tra questi il direttore del centro regionale di programmazione, l’autorità per la spesa dei fondi europei e per il PNNR, in piena paralisi. Tutto frutto di una guida politica da dilettanti allo sbaraglio".
“Non siamo per nulla soddisfatti della risposta del governo in merito all'interrogazione di oggi in commissione Trasporti. Avevamo chiesto caldamente che, nei tempi previsti per l’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) con orizzonte 2020-2023, da inviare all’Ue entro il 30 giugno 2023, venissero date certezze alla transizione ecologica in merito al trasporto ferroviario, al trasporto pubblico e condiviso come lo sharing e all'elettrificazione dei porti. Ciò, al fine anche di risparmiare milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per produrre energia. Le risposte del governo, invece, sono state molto generiche e per di più non sono neppure in linea con gli impegni del Pnnr”. Lo dichiara il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti.
“Tutti gli stati membri – conclude Barbagallo - sono stati chiamati a inviare l’aggiornamento del proprio Pniec. Ma l'atteggiamento elusivo del governo con il mancato confronto sul Pniec o peggio ancora il maldestro tentativo di modificare la governance del Pnrr differendo alcune scadenze non sono certamente la risposta migliore da dare al Paese. Continueremo a incalzare il governo perché l'obiettivo della transizione ecologica e in particolare la transizione ecologica dei trasporti, restano la priorità della battaglia politica del Partito Democratico in questa stagione”.
Dichiarazione di Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti della Camera
“Il Ddl Salvini non affronta un tema cruciale: quello di garantire ai cittadini il diritto ad una mobilità sostenibile, attiva e sicura. Da una parte, il testo interviene sull’aspetto sanzionatorio per chi fa abuso di sostanze illecite quando è alla guida, ma non interviene sulla causa principale degli incidenti stradali che è la velocità, mentre con una serie di limitazioni e depotenziamenti fa dei grandi passi indietro su quanto fatto fino ad oggi sulla ciclabilità e sullo sviluppo di una mobilità adeguata alle sfide dei nodi urbani.” Lo dichiara il capogruppo Dem in commissione Trasporti della Camera, Anthony Barbagallo a proposito della norma avanzata da Salvini anche a seguito “della morte di un bimbo di 5 anni investito da un Suv che viaggiava a grande velocità a Roma e guidato da uno youtuber”. Per Barbagallo, “il Ddl burocratizza l’iter di gestione della mobilità urbana e non tiene in nessun conto la battaglia culturale che il Parlamento sta effettuando da tempo in relazione all’obbligo di sorpasso delle biciclette ad almeno 1,5 metri di distanza laterale, che diventa obbligatorio solo dove le condizioni della strada lo permettano. In pratica - prosegue l’esponente Dem - accanto alle misure sanzionatorie si realizza una manovra a tenaglia per accerchiare e contrastare quella mobilità attiva che è nata negli ultimi anni e che, soprattutto nei centri urbani, va a supplire alle carenze del servizio di trasporto pubblico, sempre meno adeguato ad affrontare le sfide poste dalla transizione ecologica nelle città. La sensazione – conclude Barbagallo- è che invece di provare a gestire ed incanalare il flusso del cambiamento si sia scelta la via più semplice: quella del ritorno al passato ed alla burocratizzazione dei processi autorizzativi".
“Oggi il Consiglio dei ministri ha avviato l’esame preliminare del Disegno di legge recante Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Dalle bozze circolate in questi giorni possiamo affermare che il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, porta in Cdm un provvedimento che non affronta il grande tema su come garantire ai cittadini il diritto ad una mobilità sostenibile, attiva e sicura. Da una parte, il testo si occupa dell’aspetto sanzionatorio per chi fa abuso di sostanze illecite alla guida ma, dall’altra, non interviene invece sulla causa principale degli incidenti stradali che è la velocità; mentre allo stesso tempo, con una serie di limitazioni e depotenziamenti, fa dei grandi passi indietro su quanto fatto fino ad oggi sulla ciclabilità e sullo sviluppo di una mobilità adeguata alle sfide dei nodi urbani”.
Lo dichiara il vicepresidente della commissione Trasporti della Camera, Roberto Morassut.
“Inoltre - aggiunge - il Ddl burocratizza l’iter di gestione della mobilità urbana per gli enti locali prevedendo ulteriori passaggi autorizzativi e non tiene in nessun conto della battaglia culturale che il Parlamento sta effettuando in relazione all’obbligo di sorpasso delle biciclette ad almeno 1,5 metri di distanza laterale che diventa obbligatorio solo dove le condizioni della strada lo permettano. In pratica, accanto alle misure sanzionatorie, si realizza una manovra a tenaglia per accerchiare e contrastare quella mobilità attiva che è nata negli ultimi anni e che, soprattutto nei centri urbani va a supplire alle carenze di un servizio pubblico di trasporto, oggi non adeguato alle sfide poste dalla transizione ecologica nelle città. La sensazione - conclude - è che invece di provare a gestire e incanalare il flusso del cambiamento si sia scelta la via più semplice del ritorno al passato e alla burocratizzazione dei processi autorizzativi”Il Consiglio dei ministri ha avviato l’esame preliminare del Disegno di legge recante Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha portato in Cdm un provvedimento che non affronta il grande tema su come garantire ai cittadini il diritto ad una mobilità sostenibile, attiva e sicura. Da una parte, il testo si occupa dell’aspetto sanzionatorio per chi fa abuso di sostanze illecite alla guida ma, dall’altra, non interviene invece sulla causa principale degli incidenti stradali che è la velocità; mentre allo stesso tempo, con una serie di limitazioni e depotenziamenti, fa dei grandi passi indietro su quanto fatto fino ad oggi sulla ciclabilità e sullo sviluppo di una mobilità adeguata alle sfide dei nodi urbani”.
“Chiediamo quali iniziative intendano assumere i ministri Calderone, Piantedosi e Salvini per affrontare il fenomeno delle aggressioni al personale dei mezzi del trasporto pubblico locale che è sempre più preoccupante e che non può rimanere ignorato”. È la richiesta dell’interrogazione presentata dal deputato del Pd Andrea Casu ai Ministri dell’Interno, dei Trasporti, del Lavoro e delle politiche sociali.
“Il Tpl assolve a una funzione fondamentale per garantire l'esercizio del diritto alla mobilità di tutti i cittadini; in questo contesto è rilevante il tema della sicurezza dei cittadini e del personale durante il servizio, in particolare per quel che riguarda gli autisti degli autobus e dei tram, il personale addetto alla verifica dei titoli di viaggio e tutto il personale di front line. Purtroppo si assiste quasi quotidianamente a gravi episodi di violenza perpetrati contro il personale viaggiante, sottoposto ad atti di violenza sia verbale sia fisica. Nel marzo del 2022 è stato firmato un protocollo per la promozione della sicurezza nel processo di sviluppo del trasporto pubblico urbano tra i Ministeri dei trasporti e dell'interno, la conferenza Stato-regioni, l'Anci, le associazioni delle aziende e i sindacati firmatari del Ccnl per monitorare e migliorare la sicurezza dei conducenti dei mezzi del Tpl al fine di contrastare le aggressioni. Si è trattato di un atto molto importante che avrebbe dovuto portare all'istituzione di tavoli di lavoro su singole aree tematiche al fine, non solo di raccogliere dati e segnalazioni di aggressioni, ma anche a individuare innovazioni tecnologiche e buone pratiche che orientino lo sviluppo di politiche sulla sicurezza, quali, a esempio, la diffusione del cosiddetto «panic button», già presente in alcune realtà locali e in grado di dare l'allarme in caso di aggressione essendo collegato con la questura. Chiediamo pertanto ai ministri interrogati se intendano fare in modo che tale protocollo venga concretamente messo in atto in tempi brevi”.
Dichiarazione di Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti della Camera
“Non siamo per nulla soddisfatti della risposta del governo per quanto riguarda il Piano nazionale aeroporti”. Così il deputato Pd Anthony Barbagallo, capogruppo in commissione Trasporti, replicando al ministro Salvini nel corso del Question time di oggi alla Camera. Il Pd aveva chiesto al governo, con la deputata Oiudad Bakkali, “poiché il sistema aeroportuale è un anello fondamentale per lo sviluppo e la crescita sociale ed economica dei territori e dell'intero Paese, garantendo la mobilità dei cittadini e delle merci, quale fosse la strategia che intende sviluppare”. Per Barbagallo “nella risposta del ministro Salvini manca una visione, una strategia d’insieme del sistema degli aeroporti italiani. Il Piano – ha aggiunto l’esponente del Pd- dovrebbe proprio garantire lo sviluppo del trasporto aereo e del sistema aeroportuale. Ma non sono indicate per nulla le risorse, né vi è una specifica linea d’intervento del Pnrr per sostenere la realizzazione. Come Partito democratico – ha aggiunto Barbagallo- saremo particolarmente vigili sui percorsi di privatizzazione. Restano drammaticamente senza risposte il tema del “caro voli” nonostante le direttive europee in materia di concorrenza e di aiuti di Stato. Scarsi e insoddisfacenti – ha precisato Barbagallo- i riferimenti del Piano alla transizione ecologica , alla sostenibilità ambientale e alla digitalizzazione . Resta il tema della mancata valorizzazione di alcuni scali importanti del Mezzogiorno come Comiso, Lamezia, Crotone, Reggio Calabria e Pescara. Infine, il Pd manifesta una grandissima preoccupazione per i numerosi lavoratori che in maniera duratura e stagionale interessano gli scali. Si tratta – ha concluso Barbagallo- per lo più di persone fragili, donne e over 50, e di loro non c’è traccia nel piano mentre andrebbero tutelati per primi”.
“La stessa Giorgia Meloni che all’opposizione contestava il Governo Draghi sulla possibile vendita di Ita, citando addirittura la fantomatica ‘libertà di volare autonomamente’ prevista dalla Costituzione, cede a Lufthansa oltre il 40 per cento della compagnia di bandiera. Siamo ormai purtroppo abituati a queste giravolte della Premier ma chiediamo al Governo di coinvolgere pienamente il Parlamento sull’implementazione del piano industriale di Ita e sugli aspetti operativi dell’intesa, a partire dal ruolo della rimanente presenza pubblica nel capitale sociale”. Si legge in una nota congiunta di Marco Simiani e Anthony Barbagallo, rispettivamente capogruppo Pd in Commissione Ambiente e Commissione Trasporti di Montecitorio.
“Il Pd sostiene da sempre il progetto di una compagnia aerea forte e competitiva, capace di rispondere alle sfide del mercato globale. L'ingresso di Lufthansa può rappresentare, a determinate condizioni, un'opportunità di rilancio per contribuire alla crescita e allo sviluppo dell'intero settore. Per questo monitoreremo attentamente l'evoluzione della situazione, per garantire il futuro di Ita, salvaguardando al tempo stesso gli interessi dei lavoratori e il futuro del trasporto aereo italiano”.
Salvini e Solinas parlano e promettono ma non producono risultati per i cittadini sardi
“Caro ministro Salvini, Il livello di sopportazione dei sardi sulla continuità territoriale ha superato il limite di guardia e non si può accettare nulla di più” così la lettera che il deputato sardo del PD Silvio Lai scrive al vicepremier Salvini accompagnando la copia della interrogazione depositata sui costi dei biglietti delle navi da e per la Sardegna per i residenti e i non residenti.
“Se il 5 agosto, per una settimana di meritate ferie, un sardo volesse partire per Genova pagherebbe un posto ponte in nave più di un viaggio aereo su Milano. È uno scandalo continuo con i sardi che a luglio e agosto sono sequestrati nella propria isola, dovendo pagare solo il trasporto in posto ponte, senza poltrona a 210 euro o un posto letto in cabina condivisa a 460 euro.
Ma anche il sistema turistico è lesionato se per un posto ponte un non residente ad agosto arriva a pagare 280-300 euro. E poiché non si può arrivare a nuoto o in auto ecco che l’economia dell’isola non è nelle condizioni di competere con altre regioni e si trova agli ultimi posti nelle graduatorie di competitività delle regioni europee.”
“Per questo ho chiesto con una interrogazione al ministro Salvini quali siano le condizioni operative della convenzione per la continuità territoriale, se ritiene che siano accettabili questi costi per i residenti e se non ritenga di intervenire in qualità di autorità responsabile della continuità territoriale marittima.”
“Anche la Regione Sardegna ha un ruolo per quanto minore nella continuità marittima ma Presidente e assessore ai trasporti si occupano di altro evidentemente più interessante per loro. E così si avventurano in nuove future norme che (se approvate) si applicheranno nel 2026 o in poco probabili battaglie sulle società di gestione degli aereoporti, senza fare bene i conti della proprietà pubblica. Qualunque cosa pur di non occuparsi dei problemi veri e di oggi, pur di non dare risposte e di non disturbare il manovratore e il decisore.
Non vediamo iniziative politiche verso governo e compagnie contro il caroprezzi dei biglietti sia marittimi che aerei. In nessuna direzione. Una sola conclusione possibile: non sono interessati ai servizi ai cittadini ma solo ai posti in cda.”