Presentata interrogazione a Tajani su legittimità trasporto missili in Medioriente
“Quanto accaduto all’aeroporto di Brescia Montichiari con la mobilitazione promossa da USB segna un momento importante e coraggioso di consapevolezza civile e democratica. Il rifiuto di caricare e scaricare armamenti non è solo un atto sindacale, è una presa di posizione etica che trova piena legittimità nei valori costituzionali del nostro Paese, a partire dall’articolo 11 che stabilisce con chiarezza che l’Italia ripudia la guerra.” Lo dichiara Gian Antonio Girelli, deputato democratico e componente della Commissione Affari Sociali della camera annunciando un’interrogazione parlamentare a Tajani sulla legittimità dell’invio in medioriente di armamenti e materiale bellico dall’aeroporto di Montichiari. “La possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza va difesa e garantita, tanto per i singoli quanto per le organizzazioni dei lavoratori. È giusto e necessario che chi opera nei luoghi civili del lavoro possa scegliere di non essere parte di una filiera che alimenta conflitti e violenze. La politica deve ascoltare questo grido di responsabilità, non reprimerlo. Esprimo quindi il mio sostegno alla campagna promossa da USB e a tutte le lavoratrici e i lavoratori che vi aderiscono. La pace non è un’utopia: è una scelta che si pratica, anche nei gesti concreti, anche rifiutandosi di caricare strumenti di morte. Lo dobbiamo alla nostra Costituzione, alla nostra coscienza e al futuro delle prossime generazioni”. Su questo tema il Pd ha depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo cosa intende fare per verificare la legittimità di questi trasporti.
Con una prassi più che discutibile, il Viminale “risponde” con una dichiarazione alla stampa alla questione sollevata con l’interrogazione che ho presentato stamattina insieme a tante e tanti colleghi delle opposizioni sul rimpatrio di 5 cittadini egiziani direttamente da Tirana. Nell’interrogazione si chiedeva “quale sia la norma giuridica in base a cui il Ministro ha disposto l’avvenuto rimpatrio di cittadini egiziani dal CPR di Gjader direttamente verso l’Egitto, e se il Ministro abbia valutato, come ritengono gli interroganti, che tale operazione è avvenuta in contrasto con quanto previsto dalla Direttiva 115/CE/2008 in materia di rimpatri”.
Il Viminale replica sostenendo la legittimità del rimpatrio in questione alla luce delle intese tra Italia Albania, probabilmente facendo riferimento alla parte del protocollo in cui si enuncia “nel caso in cui venga meno per qualsiasi causa, il titolo di permanenza nelle strutture, la parte italiana trasferisce immediatamente i migranti fuori dal territorio albanese”: un’espressione che risulta vaga, priva del requisito della determinatezza che dovrebbe avere la norma e che non può essere interpretata nel senso di un allontanamento verso il paese di origine. Inoltre il Viminale omette completamente di rispondere alla seconda parte della domanda, la più importante: tutto questo - a partire dal Protocollo Italia-Albania stesso - è compatibile con le norme europee? Io credo di no.
Secondo la Direttiva rimpatri con la nozione di "allontanamento" si deve intendere infatti l'espulsione che può avvenire solamente dal territorio di uno Stato membro perché le garanzie previste dal diritto europeo devono valere in ogni fase della procedura di espulsione. L'espulsione dall'aeroporto di Tirana direttamente verso l'Egitto è avvenuta altresì in violazione dell'articolo 13 della Costituzione perché il pieno controllo di legittimità sull'allontanamento dal territorio nazionale può ritenersi tale solo se l'intero processo avviene nel territorio in cui sussiste la giurisdizione italiana. Le operazioni di polizia condotte fuori dal centro di Gjader in territorio albanese nei confronti delle persone trasportate (trasporto, imbarco etc.) sono però prive di controllo giurisdizionale e avvengono dunque senza alcuna copertura normativa. Il Governo Meloni continua a far “funzionare” il centro albanese a suon di omissioni, illegittimità, sprechi, tentativi su tentativi in spregio delle norme comunitarie. Vogliono fare come Trump, ormai è evidente, e lo vogliono fare portandoci fuori dai confini giuridici dell’Unione Europa. Non glielo permetteremo.
Così la deputata del Pd Rachele Scarpa.
“Stasera saranno chiusi contemporaneamente il traforo del Monte Bianco, il traforo del San Bernardo e il Fréjus. Altro che Ponte sullo Stretto, questo governo sta chiudendo le Alpi”. È quanto denuncia il Partito Democratico in un’interrogazione urgente promossa dal vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, Andrea Casu, e sottoscritta dalla capogruppo PD alla Camera, Chiara Braga, dai componenti dem della Commissione Trasporti Anthony Barbagallo, Ouidad Bakkali, Valentina Ghio e Roberto Morassut e dai democratici Toni Ricciardi e Silvia Roggiani.
“Notizie di stampa riferiscono che, a causa di concomitanti lavori di intervento programmati, tutti i collegamenti stradali attraverso i trafori di Italia, Francia e Svizzera saranno sospesi nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 giugno e in quella tra mercoledì 18 e giovedì 19 giugno” si legge nel testo dell’interrogazione.
“Si tratta di decisioni prese dai gestori dei vari tunnel, ma che, a parere dei deputati democratici avrebbero richiesto un coordinamento e un intervento anche da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”, si prosegue, sottolineando come la chiusura simultanea dei principali valichi “causi l’interruzione della continuità dei trasporti internazionali e danneggi pesantemente gli operatori del settore del trasporto passeggeri, oltre agli stessi utenti”.
Il Partito Democratico chiede quindi al Ministro Salvini “quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per scongiurare la chiusura contemporanea dei valichi alpini sopra indicati e quali iniziative intenda anche intraprendere per favorire una migliore programmazione, con una comunicazione chiara e tempestiva, affinché situazioni come quella sopra esposta non si ripetano”.
"Il Decreto Infrastrutture rappresenta un'opportunità per colmare il gap della provincia di Grosseto e anche per dare una ulteriore possibilità al Ministro Salvini di poter riparare ai tagli ed alle promesse fatte in questi anni e mai mantenute. Per questo motivo abbiamo presentato come Pd una serie di emendamenti al provvedimento attualmente in discussione a Montecitorio". Lo dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente della Camera.
"Per quanto riguarda le strade - sottolinea il deputato dem - gli emendamenti depositati riguardano il completamento della strada Tirrenica, che il governo ha promesso di finanziare ma dal quale, fino ad ora, ha soltanto tolto risorse già stanziate dai precedenti esecutivi. Per le ferrovie abbiamo chiesto la progettazione e la realizzazione dell’Alta Capacità ed Alta Velocità ferroviaria nella tratta Genova – Roma della dorsale tirrenica, per dare seguito dell'ordine del giorno approvato dalla Camera nei mesi scorsi, e la progettazione di nuove linee di trasporto rapido di massa per i collegamenti verso le località balneari e turistiche in provincia di Grosseto", conclude Simiani.
"Davide Gariglio è una figura di comprovata esperienza nel campo delle infrastrutture e dei trasporti, che saprà rilanciare la competitività del sistema portuale toscano, promuovendo investimenti strategici, innovazione e sostenibilità dei porti coinvolti a partire da Livorno e Piombino": è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani sul decreto di nomina del neo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale.
"I porti del Mar Tirreno Settentrionale rappresentano già un asset fondamentale per l’economia italiana; Davide Gariglio garantirà uno sviluppo integrato tra trasporto marittimo, ferrovia e logistica, con l’obiettivo di rendere il sistema portuale motore di crescita economica, occupazionale e ambientale per l’intera area del Mediterraneo": conclude.
“Una serie di interventi per realizzare, modernizzare e mettere in sicurezza strade, ferrovie, termodotti e bacini idrici della Toscana”: questi i contenuti del pacchetto di emendamenti, concordato con il Pd regionale, presentato al Decreto Infrastrutture, attualmente in discussione a Montecitorio, dai deputati Pd eletti nella regione.
“Per quanto riguarda gli assi viari principali abbiamo chiesto il completamento della strada Tirrenica; la messa in sicurezza della Fi-Pi-Li, della Tosco – Romagnola e della Statale 12 dell’Abetone e del Brennero; l’adeguamento della Firenze – Siena; il completamento della Due Mari con particolare riferimento al tratto aretino. Stessa attenzione per la viabilità territoriale con la demolizione e ricostruzione del ponte sul fiume Cecina nei pressi del porto; con la realizzazione del Lotto Zero della Cassia vicino a Siena e con la progettazione del tratto stradale tra le località Maroccone e Chioma, nel territorio comunale di Livorno. Abbiamo anche proposto di togliere il pedaggio, per i residenti, alla barriera dell’A12 tra Palazzi e il casello di Rosignano e nella tratta tra i caselli Firenze Nord e Firenze Sud nell’autostrada A1.
“Sul trasporto su rotaia abbiamo chiesto il ripristino dei finanziamenti tagliati dal governo sulla Tramvia di Firenze e l’Interporto di Livorno; la realizzazione dell’Alta Capacità ed Alta Velocità ferroviaria nella tratta Genova – Roma della dorsale tirrenica; il raddoppio della linea Siena-Poggibonsi e la progettazione di nuove linee di trasporto rapido di massa per i collegamenti verso le località balneari e turistiche in provincia di Grosseto.
“Altri emendamenti riguardano poi la mitigazione del rischio idraulico nei comuni di Manciano, Calenzano, Quarrata e Campi Bisenzio e la realizzazione di termodotti per calmierare le bollette energetiche delle imprese”: è quanto riporta una nota congiunta dei parlamentari Pd Emiliano Fossi, Marco Simiani, Simona Bonafè, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Christian Di Sanzo, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli.
“Quanto sta avvenendo al processo per la morte di Giulio Regeni è una pregiudiziale nelle nostre relazioni con l'Egitto. Grazie allo sforzo delle nostre forze dell'ordine, della magistratura e degli apparati di sicurezza, è stato svolto un lavoro approfondito per capire la verità sulla tortura, il rapimento e l'uccisione di un cittadino italiano all'estero. Il nostro Paese ha chiesto la collaborazione delle autorità giudiziarie dell'Egitto, collaborazione che non c'è mai stata. Tant’è che il processo si svolge a Roma senza gli imputati e senza la collaborazione delle autorità dove quegli orrendi crimini sono stati compiuti. Noi riteniamo che sia un danno all'interesse nazionale che il governo stipuli un nuovo accordo, pur se tecnico, con le autorità di un paese che non collabora su una questione centrale che ha a che fare con la vita di un nostro concittadino. Ancora una volta per la maggioranza è più importante la politica commerciale dei principi”.
Così la deputata democratica e vicepresidente della commissione Esteri, Lia Quartapelle, intervenendo in Aula per annunciare il voto di astensione del Gruppo all’accordo con l’Egitto sul trasporto internazionale di merci per mezzo di veicoli trainati.
“L'Italia naviga senza rotta, senza una visione dello sviluppo infrastrutturale in un'epoca di grandi cambiamenti. E’ ferma sulle sue gracilità e sulle sue debolezze. Si investe soprattutto grazie a quel Pnrr prima boicottato dalla destra e poi stravolto e rallentato. Ma, soprattutto, per il dopo Pnrr il governo non ha messo in campo alcuna strategia. Non c’è alcuna idea di futuro del Paese. Il sistema ferroviario e stradale si regge su una colonna vertebrale e sulle braccia, ma senza costole e senza gambe, per usare un'immagine tratta dalla fisiologia umana. Una colonna peraltro già sovraccarica che sta andando incontro al collasso. Il governo si è buttato sull'avventura Ponte sullo Stretto, un inghiottitoio di denaro pubblico a difesa del quale è stato approvato il decreto Sicurezza per vietare ogni protesta pacifica, cancellando tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione degli investimenti”.
Così il deputato democratico della commissione Trasporti, Roberto Morassut, intervenendo in Aula nella discussione delle mozioni sulle Infrastrutture.
“Cosa sta facendo il governo - ha aggiunto - per recuperare il gap di innovazione e modernizzazione tecnologica della rete ferroviaria? Prima si sono affacciati scenari di privatizzazione, poi immediatamente ritirati. Poi si annuncia una riforma sui porti, che però sparisce nel dimenticatoio, ma abbiamo capito che la vera intenzione era sintetizzata dalla parola magica della privatizzazione delle autorità portuali trasformate in Spa, con il seguito delle zuffe sulle nomine. Nel frattempo si è dato il via alla privatizzazione degli interporti, compromettendo la sovranità stessa del nostro Paese. Nessuna programmazione anche sul trasporto pubblico locale e sulla continuità territoriale. Due settori fondamentali il cui unico annuncio è stato l’aumento delle tariffe. Chiediamo - ha concluso - che il governo cambi rotta o, meglio, ne assuma una e coinvolga il Parlamento nelle scelte”.
“Il tema delle infrastrutture e centrale per il futuro del nostro Paese. Ecco perché va garantito l’impegno di investire il 40% delle risorse al Sud, territorio sottoposto ad un pericoloso e ormai cronico ritardo. E’ necessario ribadire che non va assolutamente privatizzata Fs, anzi va mantenuta la centralità del controllo pubblico anche sulla gestione dei porti e degli interporti ed è fondamentale monitorare i cantieri del Pnrr ferroviario. Ritardi e negligenze non possono più essere tollerate. Con la nostra mozione chiediamo al governo di porre il trasporto pubblico locale al centro dell’azione di riorganizzazione dell’intero sistema. Ci sono regioni, come la Sicilia ad esempio, dove la causa principale della dispersione scolastica è dovuta ad un servizio che non è in grado neanche di far arrivare a scuola gli studenti. Sul Tpl non si scherza. Il governo deve impegnarsi con un investimento vero, solido, lungimirante, in grado di dare le risposte che i cittadini si attendono. Si tratta di uno snodo cruciale che restituirebbe valore alla nostra stessa democrazia”.
Così il capogruppo Pd in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo, intervenendo in Aula nella discussione generale sulla mozione Infrastrutture presentata dal Pd, con primo firmatario Roberto Morassut.
“Il Governo non scarichi sugli utenti le criticità croniche del settore e il mancato potenziamento del fondo nazionale trasporti, richiesto da tempo per almeno 800 milioni di euro in relazione ai crescenti costi connessi all’inflazione e agli investimenti in atto. La discussione sulle ipotesi di ripartizione delle risorse una volta determinati i livelli adeguati di servizio (LAS) e in assenza del potenziamento del fondo nazionale rischia di comportare tagli inaccettabili per i servizi erogati in numerose Regioni, aumentando così le disuguaglianze e la frammentazione nell’accessibilità al trasporto pubblico nei diversi territori tra città metropolitane e aree interne, tra aree urbane e periferie, tra aree a domanda debole e aree a domanda forte. Per questi motivi senza un riequilibrio nazionale vincolare la sostenibilità del settore esclusivamente all’aumento degli introiti tariffari e quindi alla domanda dei viaggiatori rischia di diventare una pezza peggiore del buco. Siamo pronti a confrontarci sulla riforma del settore guardando anche al sistema tariffario ma a patto che vengano presi in considerazione tutti gli aspetti. Non dobbiamo mai dimenticare che per garantire un effettivo diritto alla mobilità su tutto il territorio nazionale è necessario incentivare ed estendere l’utilizzo del trasporto pubblico rendendolo più efficiente ed omogeneo e mettendo in campo politiche per consentire l’accesso in particolare agli studenti e alle fasce sociali meno abbienti” così il responsabile infrastrutture del Pd, il senatore Antonio Misiani e il vicepresidente della commissione trasporti della camera, il deputato democratico, Andrea Casu che giudicano “senza visione” l’operato del governo nel settore del traporto pubblico locale.
"E' inammissibile che nell'autostrada Palermo-Catania A19 regni da mesi il caos assoluto dei cantieri che costringe migliaia di cittadini a spostamenti estenuanti solo per fare poche decine di chilometri. Sulla gestione dei lavori di un'infrastruttura strategica per la mobilità della Sicilia, che costituisce l’asse viario principale che collega i due maggiori centri dell’isola e le rispettive aree metropolitane, depositerò una interrogazione a Montecitorio": è quanto dichiara la deputata Pd Maria Stefania Marino.
"Da tempo la strada versa in condizioni critiche, caratterizzate da continui cantieri, restringimenti di carreggiata, interruzioni di tratte e lavori eseguiti con estenuante lentezza. I disagi per gli utenti sono rilevanti: si registrano costanti rallentamenti, aumenti dei tempi di percorrenza, problemi per il trasporto delle merci e ricadute economiche pesanti per il turismo e le attività produttive delle aree interne. Manca addirittura un cronoprogramma certo dell'iter e le criticità in fase di progettazione degli interventi sono oggi insostenibili. Il Presidente Schifani, commissario del Governo Meloni per il coordinamento degli interventi sulla A 19 deve rispondere in prima persona di questo disastro e le dimissioni dei due sub commissari certifica palesemente il fallimento del Governatore della Regione. Il ministro Salvini venga a spiegare in Parlamento questa situazione insostenibile invece di sottrarre risorse preziose agli enti territoriali per la sicurezza stradale": conclude Maria Stefania Marino.
“Ridurre le emissioni che derivano dal trasporto stradale individuando un destinatario privilegiato, quello delle auto aziendali, la cui flotta rappresenta ad oggi il 41% delle nuove immatricolazioni ed emette il 58% dei gas serra. È quanto emerge dalla proposta di legge del Pd, a prima firma Marco Simiani, capogruppo del Pd in commissione Ambiente della Camera, che intervistato a margine della conferenza stampa di presentazione della proposta di legge ha spiegato che non possiamo e non dobbiamo rimanere in mezzo al guado. Oggi abbiamo bisogno di una legge che possa incentivare l’uso dell’auto elettrica e riuscire ad abbattere le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Dobbiamo dare risposte anche al settore industriale. La nostra proposta di legge è in grado di dare risposte concrete, con un risparmio sia per i cittadini che per lo Stato. Oggi le risposte da parte del governo sono inadeguate. L’atteggiamento è quello di ignorare la transizione ecologica mentre invece dobbiamo assolutamente percorrerla. Al di là delle ricostruzioni più fantasiose di chi vorrebbe distruggere tutto - ha aggiunto Annalisa Corrado responsabile transizione ecologica del Pd - le industrie delle automobili hanno bisogno di uno scenario chiaro, di strumenti e di lavorare sulla domanda in modo che le persone possano avvicinarsi all’auto elettrica, anche con un mercato secondario. La nostra proposta di legge di oggi qui in Parlamento va in questa direzione, con un vantaggio sia per le casse dello Stato che per le industrie e le persone, hanno aggiunto i senatori del Pd Lorenzo Basso e Michele Fina che sono intervenuti in conferenza stampa”.
“L’unico a non accorgersi della giornata nera che sta vivendo il trasporto ferroviario della Capitale è il Ministro Salvini: a distanza di 10 ore dal guasto di stamattina il nodo di Roma è ancora in tilt con circolazione ferroviaria sospesa tra Roma Tiburtina e Roma Ostiense. Un’intera giornata lavorativa bruciata per migliaia di pendolari che dopo decine di treni cancellati e ritardi record senza informazioni e servizi sostitutivi adeguati non possono più attendere l’indicazione di una ipotesi di massima sul ripristino” così una nota del vicepresidente della commissione trasporti della camera, il deputato democratico Andrea Casu.
Per sapere cosa succede in Albania dobbiamo ricorrere al sindacato ispettivo perché questa vicenda è avvolta da un velo di opacità e di propaganda assoluta. Oggi possiamo fare una riflessione su quanto accaduto in quest’anno sulla storia di questo fallimento. L'obiettivo del governo era di portare in Albania 36.000 migranti: ce ne sono stati 157. Visti i costi stimati che sono di 130 milioni all'anno, il trasporto di ogni singolo migrante è costato un milione di euro che avremmo potuto investire sulla sanità pubblica, sul sociale, sulla sicurezza. Avete spiegato che però servono come deterrenza. Peccato che ieri il ministero dell’Interno ha pubblicato l'aggiornamento dei dati sugli sbarchi in Italia rispetto all'anno scorso: al 14 maggio sono aumentati, quindi l'effetto deterrenza dei centri in Albania ha prodotto l'aumento degli sbarchi nel nostro paese. Secondo capolavoro di questo governo. Visto il fallimento, avete avuto l'idea geniale di trasformarli in Cpr e la presidente Meloni l'altro giorno con grande enfasi ha annunciato che il 25% di coloro che abbiamo mandato in Albania sono stati già stati rimpatriati. Si tratta di 10 persone che potevano serenamente essere rimpatriati dall'Italia, perché stavano già in Italia con minori costi e anche maggiore rapidità. Viene da chiedere perché non fermate questo enorme spreco di risorse pubbliche. Nemmeno voi credete più a questa sciocchezza ma semplicemente non avete il coraggio di spiegare alla vostra presidenza del Consiglio che ha fallito, e non lo potete fare perché verrebbe meno il castello della vostra propaganda e dovreste fare l'unica cosa che uno statista farebbe: riconoscere di aver sbagliato, chiedere scusa e chiudere questi centri.
Così il deputato del PD, Matteo Orfini, intervenendo in Aula
“Dopo l’approvazione in Aula del nostro ordine del giorno, che impegnava il Governo a ripristinare i 55 milioni tagliati dal contributo “Loco e Carri” salvati grazie ai nostri emendamenti al Dl Pnrr dello scorso anno, e dopo le dichiarazioni del Viceministro Rixi in audizione, che aveva espresso la posizione favorevole del MIT al “ripristino della misura sui locomotori” assistiamo a un preoccupante passo indietro. Infatti, nonostante il MIT, rispondendo alla nostra interrogazione, abbia ribadito un generico impegno a “sostenere il settore ferroviario delle merci e della logistica” non c’è stata alcuna rassicurazione per quelle imprese che hanno investito 700 milioni in nuovi locomotori non inquinanti. Si continua a parlare di “monitoraggio per l’individuazione tempestiva di norme volte al rifinanziamento” senza adottare nessun intervento concreto. Non ci arrendiamo. Di fronte al disinteresse evidente del Ministro Salvini per questo settore, come Partito Democratico continueremo a portare avanti la nostra azione parlamentare per chiedere conto degli impegni presi nei confronti degli operatori del trasporto ferroviario delle merci” così sui social il vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, il deputato democratico, Andrea Casu.