03/12/2025 - 16:11

La scuola non è censura ma sempre educazione, confronto e crescita. Quello che manca al provvedimento del Ministro dell’Istruzione e del Merito sull’educazione sessuo-affettiva. Per tenere corsi nelle scuole servirà il consenso dei genitori e comunque solo a partire dalle medie. Un colpo durissimo alla possibilità di costruire strumenti reali per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Una ferita che continua a lacerare il Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, e un sommerso enorme di violenza che riguarda anche le ragazze e i ragazzi più giovani. Lo raccontano l’età sempre più bassa delle vittime e degli autori e i tragici fatti di cronaca di questi giorni. L’Italia va in direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove venti Stati hanno già introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Difficile capire perché, se non pensando al bisogno di compiacere una minoranza ideologica che oggi detta gli equilibri della maggioranza. E così si ignorano le richieste che arrivano dalle scuole e dalle famiglie, da tanti educatori che chiedono strumenti veri per aiutare ragazze e ragazzi a non essere lasciati nelle mani di un’“educazione” fatta solo di social e web.
Un altro passo indietro sul fronte dei diritti e delle opportunità.

Lo ha scritto sui social Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati. 

 

03/12/2025 - 12:20

“Oggi, al grido “Dio patria famiglia“ la maggioranza di centrodestra, guidata dalla Lega, ha affossato l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, che da tutti è considerata il primario strumento di prevenzione della violenza contro le donne e dei femminicidi. Perfino il sinodo dei vescovi italiani si è impegnato a promuovere percorsi di educazione alla sessualità e all’affettività anche nel rispetto dei diverse identità di genere, mentre il governo istituisce un percorso ad ostacoli per l’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole italiane. Anziché colmare la distanza con altri 20 paesi europei che prevedono l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole, il governo porta l’Italia a chiudersi culturalmente nella retroguardia, umilia la scuola pubblica e fa un danno ai giovani, a cui nega il diritto ad un’educazione piena, abdicando al suo dovere costituzionale. Un giorno buio, anche per il contrasto alla terribile piaga sociale della violenza contro le donne che conta oltre 100 femminicidi all’anno nel nostro paese. Oggi la destra al governo si è assunta una responsabilità grave” così la deputata
democratica Sara Ferrari.

02/12/2025 - 20:10

“Talebani muti”. Così la deputata democratica Laura Boldrini ha definito in aula alla Camera i deputati di maggioranza che, per tutta la giornata, non sono mai intervenuti sul DDL Valditara sull’educazione sessuale nelle scuole. “Che cosa vi terrorizza? Con il vostro silenzio state dicendo no all’educazione affettiva e sessuale delle giovani generazioni. Perché negate questo diritto fondamentale? Perché vi state avvicinando a quei fondamentalisti che voi stessi dite di combattere? Mettete da parte il vostro fondamentalismo ideologico e riconoscete il legame tra la mancanza di educazione al rispetto e la violenza contro le donne. Il PD è contrario a questo provvedimento oscurantista e retrogrado e ribadisce che costruire una cultura del rispetto si realizza attraverso istruzione, formazione e conoscenza», ha concluso Boldrini.

 

02/12/2025 - 19:29

«La maggioranza ha rifiutato la richiesta di rinviare il provvedimento sul consenso informato in commissione, nonostante i fatti recenti, in particolare quanto avvenuto al liceo Giulio Cesare, che impongono una riflessione profonda sul clima educativo nelle nostre istituzioni scolastiche. Quanto accaduto al Giulio Cesare è un episodio grave che dimostra come non siano sufficienti soltanto sanzioni disciplinari: è necessario affrontare un problema culturale e sociale che riguarda il rispetto dell’altro e la costruzione di relazioni sane. In questo quadro, l’educazione sessuo-affettiva, richiamata dalle linee guida dell’UNESCO e dalle indicazioni dell’OMS, resta uno strumento essenziale. Abbiamo tentato di rafforzarla con emendamenti in commissione, emendamenti che purtroppo sono stati respinti». Così è intervenuta in Aula alla Camera la responsabile con delega alla scuola, istruzione, infanzia e povertà educativa nella segreteria nazionale del Partito Democratico, Irene Manzi. «Gli studenti del liceo hanno chiesto con forza percorsi formativi su questi temi e le loro famiglie hanno appoggiato tale richiesta: è una sensibilità diffusa nel Paese che non può essere ignorata. Per questo chiediamo al Governo un segnale di fiducia verso scuole, studenti e genitori, una fiducia che non si esprime irrigidendo procedure burocratiche, ma creando condizioni perché le attività educative possano svolgersi in modo semplice, sicuro e omogeneo. La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci ha ricordato l’urgenza di intervenire sul versante educativo. Minimizzare il problema o appellarsi al cosiddetto “paradosso nordico” equivale a voltarsi dall’altra parte davanti a un’emergenza che è prima di tutto educativa. La scuola svolge un ruolo formativo insostituibile, spesso anche in sostituzione di famiglie che vivono serie difficoltà e questo va ricordato e non sottovalutato. Alla luce del rifiuto della maggioranza, continueremo a sollevare il tema nelle sedi istituzionali e nella comunità scolastica, chiedendo che il prossimo passaggio legislativo tenga conto della necessità di strumenti educativi efficaci e diffusi. Ribadiamo la nostra opposizione a un atteggiamento che ignora l’urgenza educativa e continueremo a lavorare per garantire percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole del Paese».

02/12/2025 - 19:22

«La destra sta bocciando molti emendamenti dell’opposizione senza spiegare le ragioni. Si sta costruendo un tabù che nelle scuole non è mai esistito. Parliamo di programmi educativi già attivi e sostenuti da OMS, UNESCO e UNICEF, che tutte le agenzie internazionali raccomandano, così come il coinvolgimento delle ASL. Quando si parla di violenza, l’educazione è fondamentale. Non possiamo intervenire solo dopo che le donne sono già state offese o uccise. Serve costruire una cultura del rispetto, e questo si fa attraverso istruzione, formazione e conoscenza, anche grazie ai medici e ai professionisti. La verità è che il Governo dice una cosa in televisione e ne fa un’altra in Parlamento. I conti non tornano, e i cittadini se ne stanno accorgendo.» così in aula alla camera la deputata democratica, Michela Di Biase che conclude: “per la destra la prevenzione non serve, ma bloccare educazione significa intervenire quando ormai è troppo tardi”.

02/12/2025 - 16:27

“Quanto accaduto al liceo Giulio Cesare, a Roma, con l’ignobile elenco di ragazze da stuprare, ci ricorda in modo drammatico l’urgenza di intervenire con decisione. E invece il provvedimento presentato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito rappresenta, di fatto, la tomba della possibilità di costruire strumenti primari di contrasto alla violenza contro le donne. Una piaga sociale che continua a dilaniare il nostro Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, senza contare la violenza sommersa, quella che non arriva a denuncia, e quella che purtroppo emerge sempre più spesso anche tra le giovani generazioni. Ce lo dicono l’abbassamento dell’età delle vittime e degli autori di femminicidio, e ce lo confermano i tragici esempi di cronaca di questi giorni.” Così in aula la Deputata del Partito Democratico, Sara Ferrari, che aggiunge: “Di fronte a tutto questo, è ancora più grave che sia proprio il Ministero dell’Istruzione a muoversi nella direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove già venti Stati hanno introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Qui, invece, si creano ostacoli e si frappongono zeppe al percorso che dovrebbe portare l’Italia verso quella stessa direzione. Non è chiaro il perché, se non ipotizzando la volontà di compiacere una piccola minoranza portatrice di un fondamentalismo ideologico che pare imprescindibile per gli equilibri della maggioranza, ignorando così la stragrande maggioranza delle richieste che arrivano dalle scuole e dalle famiglie. Sono adulti che chiedono aiuto perché i loro figli non siano lasciati in balia dell’’educazione’ dei social e del web, ma possano esercitare il pieno diritto a una formazione adeguata all’affettività e alla sessualità.” Infine, la deputata del Partito Democratico ricorda che, perfino l’Assemblea dei Vescovi italiani il 25 ottobre scorso, ha invitato le Chiese ad avviare e “coordinare nuovi percorsi di formazione alle relazioni, alla corporeità, all’affettività e alla sessualità, tenendo conto anche dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, in particolare per preadolescenti, adolescenti, giovani e i loro educatori”. “Dunque - osserva Ferrari - mentre il Ministro Valditara impedisce alle scuole italiane di attivare questi percorsi, lasciandoli ‘appesi’ come i 600 milioni di euro di tagli all’istruzione previsti in bilancio, questi corsi vengono invece promossi dalle Chiese. È legittimo allora domandarsi allora se il Governo voglia abdicare ad un dovere educativo cui suppliranno paradossalmente invece i luoghi di culto”.

 

02/12/2025 - 16:04

«La maggioranza ha rifiutato la richiesta di rinviare il provvedimento sul consenso informato in commissione, nonostante i fatti recenti, in particolare quanto avvenuto al liceo Giulio Cesare, che impongono una riflessione profonda sul clima educativo nelle nostre istituzioni scolastiche. Quanto accaduto al Giulio Cesare è un episodio grave che dimostra come non siano sufficienti soltanto sanzioni disciplinari: è necessario affrontare un problema culturale e sociale che riguarda il rispetto dell’altro e la costruzione di relazioni sane. In questo quadro, l’educazione sessuo-affettiva, richiamata dalle linee guida dell’UNESCO e dalle indicazioni dell’OMS, resta uno strumento essenziale. Abbiamo tentato di rafforzarla con emendamenti in commissione, emendamenti che purtroppo sono stati respinti». Così è intervenuta in Aula alla Camera la responsabile con delega alla scuola, istruzione, infanzia e povertà educativa nella segreteria nazionale del Partito Democratico, Irene Manzi. «Gli studenti del liceo hanno chiesto con forza percorsi formativi su questi temi e le loro famiglie hanno appoggiato tale richiesta: è una sensibilità diffusa nel Paese che non può essere ignorata. Per questo chiediamo al Governo un segnale di fiducia verso scuole, studenti e genitori, una fiducia che non si esprime irrigidendo procedure burocratiche, ma creando condizioni perché le attività educative possano svolgersi in modo semplice, sicuro e omogeneo. La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci ha ricordato l’urgenza di intervenire sul versante educativo. Minimizzare il problema o appellarsi al cosiddetto “paradosso nordico” equivale a voltarsi dall’altra parte davanti a un’emergenza che è prima di tutto educativa. La scuola svolge un ruolo formativo insostituibile, spesso anche in sostituzione di famiglie che vivono serie difficoltà e questo va ricordato e non sottovalutato. Alla luce del rifiuto della maggioranza, continueremo a sollevare il tema nelle sedi istituzionali e nella comunità scolastica, chiedendo che il prossimo passaggio legislativo tenga conto della necessità di strumenti educativi efficaci e diffusi. Ribadiamo la nostra opposizione a un atteggiamento che ignora l’urgenza educativa e continueremo a lavorare per garantire percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole del Paese».

26/11/2025 - 17:00

Parlare di “vendetta” nel caso di donne che si rivolgono alla giustizia per aver subito violenza è l’ultima frontiera della volgarità di Salvini. Denunciare un reato è un diritto. E spesso nei casi di violenza sessuale comporta sofferenze, disagi, preoccupazioni e spese che molte si sarebbero risparmiate. Chissà che ne pensa Giulia Bongiorno che ha fatto della difesa delle donne una ragione professionale e che ieri evidentemente ha dovuto bloccare un provvedimento che aveva un unico scopo: proteggere le donne da altre violenze e dare alla magistratura strumenti per una giustizia giusta.

 

Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla camera dei Deputati.

 

26/11/2025 - 14:34

“Le dichiarazioni di Matteo Salvini sono raccapriccianti. Sostenere che le donne denuncino gli uomini “per vendette personali” significa distorcere completamente la realtà. Richiamare lo spettro di false accuse come se fosse un’emergenza nazionale è una rete a strascico delle fake news che circolano online: un repertorio ben noto dei gruppi anti-femministi che, da anni, provano a delegittimare le vittime e a minimizzare il problema della violenza sessuale.

Ed è grave che un rappresentante delle istituzioni riprenda tesi così infondate, dando loro dignità politica. Peraltro Salvini dimentica – o si finge di dimenticare – che stiamo parlando di violenza sessuale, e di una norma pensata per tutelare le vittime. Questo è il tema centrale: tutto il resto sono contorni impregnati di pregiudizi sessisti.

È grave che un ministro della Repubblica ignori, o faccia finta di ignorare, i dati ISTAT, secondo cui in Italia il problema è l’enorme numero di donne che subiscono violenze e non denunciano. Esiste un sommerso vastissimo, non un abuso delle denunce. Il problema è quindi l’esatto opposto di quanto sostenuto da Salvini.

Le sue dichiarazioni dimostrano un pregiudizio sessista e profondamente inquietante. Appaiono utili soltanto a collocarsi all’interno degli equilibri della maggioranza e a ridimensionare la leadership di Meloni nel post-regionali, piuttosto che a prendere sul serio un tema che riguarda la sicurezza e la dignità delle donne” così la deputata democratica, Michela Di Biase, relatrice del provvedimento sul consenso alla Camera.

 

26/11/2025 - 13:44

Oggi Roccella ha riacquistato la voce e dopo il silenzio assordante di ieri e prende la parola per dire una cosa falsa: nel testo - condiviso - introduciamo il principio del "consenso" nel codice penale per evitare che l'onere della prova della propria innocenza gravi, come spesso succede, sulla vittima di violenza. Quindi contrariamente a quanto afferma la Ministra non si effettua alcuna inversione dell'onere della prova, che rimane ovviamente, in capo all'accusa: è lo Stato (pubblico ministero) a dover provare ogni elemento del reato, inclusa l’assenza di consenso.

Vorrei ricordare alla Ministra che tutti i passaggi sono stati condivisi con gli uffici del Ministero della Giustizia e poi con la maggioranza che infatti una settimana fa ha votato a favore. Cosa sia successo nel frattempo, non lo sappiamo. Ci auguriamo solo che ci sia un rinsavimento e soprattutto che si torni a considerare l’interesse e la difesa delle donne l’aspetto fondamentale anche contro ingerenze e pressioni che hanno come radice solo un maschilismo becero e misogino.

Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.

 

25/11/2025 - 17:51

"Il vergognoso voltafaccia della maggioranza in Senato, dove chiede di tornare alle audizioni sulla legge sul consenso invece di procedere al voto in aula, non è contro l'opposizione che lo aveva proposto, ma contro le donne e anche contro la Presidente Meloni che proprio su quella legge ha garantito il suo sostegno. E così è stato alla Camera, dove lo abbiamo approvato all'unanimità.
Delle due l'una: o Meloni non ha la fiducia della sua maggioranza o la sua parola non vale nulla.
Oggi, nella Giornata contro la violenza maschile sulle donne, il Parlamento avrebbe potuto e dovuto dare prova di unità nella lotta a quel fenomeno che miete decine e decine di vittime ogni anno, la maggioranza decide di voltarsi dall'altra parte e condannare, nuovamente, le donne a non avere giustizia.
Vergogna è l'unico commento che si possa fare". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e prima firmataria del progetto di legge originario sul consenso.

25/11/2025 - 17:50

“Proprio il 25 novembre la destra sceglie di fare marcia indietro, al Senato, sulla legge sul consenso libero e attuale. Un atto violento che rischia di negare a tantissime donne una norma giusta, condivisa fino ad oggi da tutta la politica e anche da Meloni. Esigiamo chiarezza”.

Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, riferendosi alla richiesta di approfondimenti chiesti dalla maggioranza sul ddl sulla violenza sessuale e il consenso delle donne.

 

25/11/2025 - 17:13

In Aula alla Camera, la capogruppo democratica Chiara Braga ha chiesto alla ministra Roccella di chiarire il motivo dell’interruzione del percorso comune e condiviso sulle leggi sul consenso in materia di violenza sessuale e sull’introduzione del reato di femminicidio. Braga ha ricordato alla ministra le parole da lei stessa pronunciate appena ieri, intervenendo a un convegno alla Camera, quando aveva dichiarato: “io conto sul fatto che anche le nuove leggi che stiamo portando in aula il 25 novembre, cioè la legge sul reato di femminicidio e la legge sul consenso abbiano anche queste l'unanimità”. “Ministra, ci spieghi cosa è successo” — ha sottolineato Braga — “perché quel percorso si è interrotto, non possiamo credere che la Presidente Meloni sia stata sfiduciata dalla sua maggioranza su un tema così importante per tutte le donne.” Braga ha infine contestato il silenzio della ministra Roccella, che continua a non intervenire nonostante le richieste delle opposizioni, forse incapace di spiegare una situazione che appare inspiegabile. La bocciatura della richiesta delle opposizioni di fare chiarezza rende il tutto ancora più grave.

 

25/11/2025 - 17:01

“Siamo però di fronte ad un fatto inoppugnabile. È stata sfiduciata la Presidente del Consiglio ed è stata sfiduciata la ministra Roccella ed è stato sfiduciato il ministro Nordio, proprio da Fratelli d'Italia e dalla Lega, perché non si capisce, se l'accordo è ancora in piedi, perché sia stata fatta questa scelta al Senato. Quindi se quell'accordo c’è ancora e se sono in buona fede coloro che quell'accordo lo hanno portato avanti, evidentemente c'è qualcuno che li ha sfiduciati e questo qualcuno siede da quella parte dell'emiciclo. Questa è un’evidente sfiducia nei confronti della Presidente del Consiglio. Penso che i colleghi ne debbano trarre le conseguenze”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata Debora Serracchiani, responsabile nazionale Giustizia del Partito Democratico, dopo che la maggioranza, al Senato, ha bloccato la proposta di legge sul consenso libero e attuale nei casi di violenza sessuale, rinviando l’esame sine die.

“Riteniamo che questo comportamento – ha aggiunto l’esponente dem - sia inaccettabile. Non tiene conto di un accordo politico fatto nell’interesse delle donne, nell’interesse di chi soffre e che da questi due provvedimenti aveva e ha la possibilità di avere una risposta e un quadro normativo chiaro. Mi appello alla Presidenza della Camera affinché si sottolinei quanto sia inopportuno ciò che sta accadendo al Senato”.

“Quando un provvedimento passa all’unanimità – conclude Serracchiani - con un accordo politico chiaro, con la volontà delle leader di approvarlo, e lo approviamo tutti insieme, è inaccettabile che al Senato si fermi questa volontà. Ci auguriamo che nel più breve tempo possibile si possa approvare anche il provvedimento sul consenso libero e attuale, perché serve alle donne contro la violenza”.

 

25/11/2025 - 16:34

“Inspiegabile e gravissimo voltafaccia della destra sulla legge sul consenso e, a farne le spese, saranno ancora una volta le donne”.

Così la deputata dem Michela Di Biase, relatrice del provvedimento sul consenso alla Camera, commenta quanto sta accadendo al Senato sul testo approvato all’unanimità dalla Camera la scorsa settimana.

“Sarebbe estremamente grave se il provvedimento, approvato all’unanimità meno di una settimana fa alla Camera, venisse ora rimesso in discussione. Un simile passo indietro rappresenterebbe inoltre un chiaro segnale alla Presidente del Consiglio, che ha lavorato insieme alla Segretaria Schlein per favorire la più ampia convergenza possibile, e una incomprensibile marcia indietro degli stessi partiti di governo che alla Camera avevano espresso pieno voto favorevole.

Siamo davanti a un cambio di paradigma epocale che introduce nel nostro ordinamento penale un principio semplice e fondamentale: se non c’è consenso, c’è stupro. Sarebbe davvero grave se polemiche e diatribe interne alla maggioranza – o veri e propri messaggi politici, tutti interni alla destra – impedissero al nostro Paese di compiere un passo così importante verso la tutela dei diritti e della dignità delle donne”.

 

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