DECRETO CUTRO: RISPOSTA DISUMANA A QUESTIONE EPOCALE
Il governo pianta l’ennesima bandierina senza affrontare il fenomeno immigrazione
Il 26 febbraio del 2023 un'imbarcazione partita dalla Turchia, con a bordo 200 persone, si è spezzata in due, a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. In quel terribile naufragio morirono quasi cento persone (94 le vittime accertate), un terzo delle quali erano bambini. Una tragedia che ha colpito e commosso l’Italia.
In questo provvedimento, ribattezzato dalla maggioranza decreto Cutro con una dose impressionante di cinismo, non ci sono norme per migliorare e potenziare i salvataggi in mare, non interviene per creare nuovi canali legali, regolari flussi (la programmazione triennale, spacciata per novità, c’era anche prima), non ci sono norme che incidono sul contesto che ha portato al naufragio. Niente di tutto ciò.
Questo decreto contiene, invece, l’ennesimo approccio emergenziale per un problema che non è emergenziale ma strutturale; dispone l'abrogazione di molte norme relative ai permessi di soggiorno per protezione speciale, che spingerà nella irregolarità persone che si stanno integrando nel nostro Paese, col rischio di cadere preda del caporalato e della criminalità; stabilisce l’impossibilità per i richiedenti asilo di essere inseriti nei circuiti della Rete SAI (il sistema di accoglienza e integrazione costituito da piccoli centri che favoriscono l'integrazione); prevede per i richiedenti asilo la possibilità di essere trattenuti negli hotspot e addirittura nei CPR, che sono luoghi di reclusione.
Un provvedimento che ha il chiaro disegno di indicare nel migrante l’ennesimo capro espiatorio, che serve a sventolare l’ennesima bandierina, una prova di forza contro i più fragili, che genererà solo più insicurezza, aumentando il numero di irregolari e clandestini.