Diritti

decreto flussi: fallisce l'obiettivo di riformare l'immigrazione regolare

26/11/2024

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NORME DISCRIMINATORIE, INGIUSTE, CRUDELI

 

Il decreto n. 147 del 2024, cosiddetto decreto Flussi, approvato alla Camera con 152 voti a favore, 108 contrari e 4 gli astenuti, è un provvedimento che non risolve nessuna delle questioni legate al tema dell’immigrazione, e che anzi in molti casi ha l’effetto di aumentare l’irregolarità e l’insicurezza.

È l’ottavo decreto in materia di immigrazione, oltre a numerosi provvedimenti di altra natura che contengono norme al riguardo, a testimonianza non solo di una certa ossessione da parte della maggioranza di destra su questo tema, ma soprattutto della totale mancanza di una chiara strategia, e di una chiara visione, sul modo di affrontarlo efficacemente.

Le norme si susseguono mese dopo mese, spesso annunciate a colpi di slogan, ma nell’assenza totale di un disegno organico, che non sia quello della propaganda e di provare a lucrare qualche voto soffiando sulle paure. Sempre a scapito dei più deboli e dei più fragili.

Nonostante il nome, questo decreto non si occupa di riformare la logora programmazione di flussi di ingresso per lavoro, se non in una parte numericamente ininfluente.

Se l’obiettivo era regolare il flusso di migranti, il decreto in esame fallisce clamorosamente il suo scopo.

Il nodo principale, infatti, resta l’assenza di un meccanismo che consenta l’effettivo incontro in Italia tra domanda e offerta di lavoro da parte di cittadini stranieri.

A questo si aggiungono tutta una serie di norme ingiuste, crudeli e discriminatorie che rendono il quadro ancora più fosco.

Si comprime, ad esempio, l’esercizio del diritto d’asilo; si ostacola il ricongiungimento familiare introducendo il requisito di 2 anni di soggiorno legale ininterrotto per potersi ricongiungere con i coniugi, con i figli o con i genitori a carico; vengono posti requisiti abitativi più rigidi; si inseriscono ostacoli burocratici per rendere più complicato il percorso per regolarizzarsi; si inaspriscono le sanzioni contro le ONG facilitando la confisca delle imbarcazioni, e si estende la responsabilità solidale anche agli armatori e ai proprietari; c’è la stretta sul soccorso aereo; viene introdotta la secretazione delle informazioni relative all'equipaggiamento fornito a Stati terzi per il controllo delle frontiere e dei flussi migratori, puntando a classificare e a rendere inaccessibili ai cittadini le informazioni e i contratti relativi alla fornitura dei mezzi per il controllo delle frontiere in Paesi come la Tunisia e la Libia.

Viene introdotta, inoltre, una disciplina per l’ispezione dei dispositivi elettronici dei migranti ai fini identificativi, la quale rischia di rappresentare una grave violazione della privacy lì dove consente – nel momento in cui l’obbligo non venga ottemperato – anche di ispezionare tutto il materiale contenuto nei dispositivi elettronici e digitali in possesso del migrante, anche se minorenne, comprese le foto sul cellulare.

Infine, come accennato in precedenza, c’è il cosiddetto emendamento Musk, o norma anti giudici, che prevede il trasferimento della competenza per la convalida dei trattenimenti dei migranti dalle sezioni specializzate dei Tribunali alle Corti d'appello. Con enormi rischi di stravolgimento del sistema di garanzie e di ingolfamento del sistema giudiziario. Oltre al fatto che questo cambiamento non ha alcun senso logico: le sezioni specializzate dei Tribunali erano state istituite proprio per creare una competenza specifica in materia di immigrazione e protezione internazionale, mentre le Corti d'appello, già sovraccariche, si troverebbero a gestire procedimenti urgenti senza avere la necessaria specializzazione.

 

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