Stupisce che la Lega proponga un ddl sui salari dopo due anni e mezzo di governo. Soprattutto perché non fanno i conti con la realtà. I salari sono bassi perché il governo è stato fermo in questi mesi, non ha aiutato a firmare i contratti e quando li ha imposti come nel pubblico impiego ha spaccato il sindacato e riconosciuto solo un terzo del potere d’acquisto perduto dai lavoratori. Rispondano invece alla nostra domanda: perché non sostengono il salario minimo che alzerebbe gli stipendi di tre milioni e mezzo di lavoratori e darebbe nell’immediato una scossa alla domanda interna. Siamo stanchi della propaganda di governo: vogliamo fatti concreti.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.
“Doveva fare un decreto sui salari e non l’ha fatto. Si è limitata a convocare una riunione sulla sicurezza sul lavoro con le parti sociali. Meglio di niente visto che da due anni quel tavolo era fermo. Tuttavia sconcerta la dichiarazione della Presidente Meloni sui salari reali. Per lei addirittura crescono. Eppure ieri proprio l’Istat certifica che dal 2021 i redditi non hanno recuperato almeno l’8% del potere d’acquisto mangiato dall’inflazione. Significa che tutte le misure messe in campo finora sono state insufficienti. E che il no al salario minimo è figlio di un’impostazione ideologica. Insomma una sceneggiata per fare uno spot alla vigilia del Primo Maggio: un modo per strumentalizzare una giornata di lotta per i lavoratori italiani. Insomma, o Giorgia Meloni non sa leggere i dati oppure non sa di cosa parlano tutti i giorni gli italiani al mercato. Nella migliore delle ipotesi stiamo su scherzi a parte, nella peggiore in un cinegiornale dell’Istituto Luce” così il capogruppo democratico nella commissione lavoro della camera, Arturo Scotto.
“Fa rabbia che la destra da mesi, nonostante le ripetute richieste dell’opposizione, si rifiuti di calendarizzare in aula la proposta di salario minimo. Oltre centomila cittadini hanno firmato la legge di iniziativa popolare, ma non si riesce a farla discutere nemmeno in commissione Lavoro. Chiediamo che in Parlamento riparta subito il dibattito sulla nostra proposta. La legge di iniziativa popolare sulla partecipazione della Cisl - come era giusto che fosse - appena consegnate le firme, è stata adottata come testo base in Commissione e poi votata in Parlamento. Va fatto lo stesso con la Lip sul salario minimo. E’ una questione di rispetto nei confronti di chi ha firmato e dei volontari di partiti e associazioni che hanno raccolto le sottoscrizioni”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Le parole di Sergio Mattarella vanno ascoltate fino in fondo. Hanno il pregio di raccontare le cose cosi come sono, senza troppi giri di parole. E di richiamare tutti a fare la propria parte. Salari e stipendi così bassi minano la tenuta sociale e generano la fuga di migliaia di giovani dal paese. Svuotandolo di futuro e di speranza. Occorre agire subito: sono due anni e mezzo che chiediamo con tutte le opposizioni in Parlamento con atti di indirizzo e proposte legislative l’istituzione di un salario minimo legale in attuazione piena del dettato costituzionale. Dal Governo sono arrivati solo no ideologici. Accompagnati peraltro da un immobilismo senza precedenti - tant’è che è arenata da più di un anno la delega sui salari in senato. Oggi l’Istat certifica che dal 2021 i salari reali hanno perso l’8 per cento del potere d’acquisto: significa che ci sono milioni di persone che devono decidere se mangiare o mandare i figli a scuola. Basta chiacchiere: siamo pronti a confrontarci in qualsiasi momento per lavorare ad alzare le retribuzioni sia attraverso la forza della norma sia sostenendo i rinnovi contrattuali di più di cinque milioni di lavoratori. Serve un nuovo patto per la qualità del lavoro e della produzione. Con meno di questo il declino è inevitabile”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro, Arturo Scotto.
“138 morti nei primi due mesi del 2025, più 16 per cento di incidenti mortali sul lavoro rispetto all’anno scorso secondo i dati diffusi da Anmil nella giornata sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. L’ultimo, stamattina a Massa, dove un camionista è tragicamente precipitato in una cava. E’ il bollettino di una guerra che lo Stato sta perdendo. Tutte le misure messe in campo da questo governo non solo non sono state sufficienti, ma hanno contribuito persino ad aggravare la corsa verso il ribasso dei diritti di chi lavora. Liberalizzare i subappalti e precarizzare il mercato del lavoro equivale a indebolire nei fatti la sicurezza nei luoghi di lavoro. Bisogna cambiare registro: chiediamo che la Ministra Calderone - come suo dovere secondo la norma voluta dal Pd e approvata in questa legislatura - venga in Parlamento e relazioni sullo stato della sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Noi non ci sottraiamo a un confronto, ma pretendiamo che si metta da parte la propaganda e ci si confronti con i dati reali”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"L’Eurostat conferma un dato già abbondantemente noto: il 10 per cento dei lavoratori a tempo pieno in Italia sono poveri. In alcuni casi poverissimi. Rispetto a Francia e Germania, dove le percentuali di povertà lavorativa sono nettamente inferiori, c’è un tabù che il governo Meloni non vuole rompere: si chiama salario minimo. Dopo due anni e mezzo di sabotaggio della proposta delle opposizioni chiediamo un ripensamento. Il no ideologico della destra a questa misura non solo non ha rilanciato una stagione di rinnovi contrattuali - sono quasi sette i milioni di lavoratori in attesa di rinnovo - ma ha allargato ulteriormente la fascia di occupati il cui potere d’acquisto è totalmente falcidiato. Chiediamo che il salario minimo torni di nuovo nell’agenda dibattito parlamentare: abbiamo raccolto oltre centomila firme come opposizioni per una legge di iniziativa parlamentare. E’ una vergogna che non sia stata ancora calendarizzata. Di cosa ha paura Giorgia Meloni?" Così in una nota il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo PD in Commissione Lavoro, commentando i dati dell'Eurostat sulla povertà in Italia.
“Persino il Cnel è costretto ad ammettere nel suo rapporto annuale che l’emergenza italiana è il lavoro giovanile e femminile. Che ci colloca in coda alla classifica di tutta Europa. Chiediamo al governo meno trionfalismi e più fatti. Servono risposte su salari, a partire dal salario minimo, e l’eliminazione delle leggi sulla precarietà del lavoro. Anche per questo l’appuntamento referendario dell’8 e 9 giugno è decisivo: si può invertire finalmente la rotta. Il lavoro povero non può essere la condanna di intere generazioni”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Se guardiamo a questo decreto, la sobrietà che tanto in questi giorni di lutto chiede il governo, difficilmente si concilia con gli aumenti degli uffici di collaborazione diretta dei ministeri. Una sobrietà che si scontra con i numeri di un clientelismo di Stato che delinea un'idea della PA come luogo da occupare e non da riformare. Il ministro Zangrillo parla di merito mentre mette nelle mani dei dirigenti la sola possibilità di promuovere o meno i dipendenti. Merito e fedeltà non sono sinonimi”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, intervenendo sulla fiducia posta dal governo sul cosiddetto Dl Pa”. Questo – continua l'esponente dem - è un provvedimento che non prevede un piano di nuove assunzioni per il turn-over, né una spinta sui salari che incida sulla perdita del potere d'acquisto per i lavoratori a seguito dell'aumento dell'inflazione. Inoltre congela il tetto del 20% sulle graduatorie degli idonei non vincitori dei concorsi per soli due anni, contrariamente a quanto voluto dallo stesso ministro. Le contraddizioni nell'esecutivo sono enormi: il ministro Zangrillo è lo stesso che, con il favore delle tenebre, è venuto a spiegare che chi è idoneo ai concorsi, in realtà è bocciato, insultando i sacrifici di migliaia di ragazze e ragazzi. La presidente del Consiglio va in gita alla Casa Bianca per regalare un pezzo della nostra sovranità energetica a Trump, per riscattare l'opinione diffusa di un Paese degradato a una colonia servile”, conclude Scotto.
“Indimenticabile. Anche per i non credenti. Ieri lo abbiamo visto sofferente restituire ai fedeli l’ultimo messaggio di forza e di speranza. 'Non c’è nessuna vera pace senza disarmo’. Papa Francesco ha voluto pronunciare queste parole nette e inequivocabili, prima di andarsene definitivamente. Il suo testamento immortale di fronte all’orrore del presente. Lo ascoltino tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Perché la guerra è sempre il baratro dell’umanità”. Lo scrive sui social il deputato dem Artuto Scotto.
"Abbiamo trovato sconcertante l’approssimazione con cui il ministero del Lavoro e il MIMIT hanno gestito la vicenda dei 50 lavoratori e lavoratrici dello stabilimento La Perla. Al tavolo ministeriale era stata data una garanzia precisa alla Regione Emilia-Romagna e ai sindacati: al primo veicolo normativo utile sarebbero state inserite le risorse per gli ammortizzatori sociali. Quell’impegno, però, è stato clamorosamente disatteso: il governo non ha mai presentato l’emendamento durante la discussione in commissione sul decreto P.A.”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
"Come Partito Democratico - ha concluso Scotto - abbiamo insistito affinché quella misura fosse inserita durante il dibattito parlamentare, ma ci siamo trovati davanti porte sbattute in faccia. Per questo presenteremo un ordine del giorno la prossima settimana, per ribadire con forza la necessità di trovare una soluzione immediata per chi è rimasto senza stipendio e senza tutele. Ci auguriamo, questa volta, un atteggiamento più serio e responsabile da parte dei ministri Urso e Calderone”.
“Non è vero che con il nuovo decreto Pa il salario accessorio negli enti locali crescerà. Ci sono troppi paletti che lo renderanno impossibile da applicare, soprattutto nei comuni in difficoltà economica. Non esistono misure virtuose a invarianza finanziaria. Che scaricano solo sui comuni e sulle regioni la decisione di aumentare o meno il trattamento economico integrativo. Che dovranno scegliere tra assumere un dipendente o dare un po’ di soldi in busta paga in più a quelli già in servizio. Siamo alla politica degli spot dopo 50 ore di lavori in commissione. Zangrillo fa solo propaganda sulla pelle di chi lavora”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Il Parlamento è paralizzato. Il decreto sulla Pubblica Amministrazione è fermo, bloccato da una maggioranza allo sbando, senza direzione, senza linea, senza rispetto per il lavoro fatto e per gli impegni presi. I pareri del Governo non arrivano, si continua a perdere tempo, mentre fuori da qui ci sono lavoratori, lavoratrici e amministratori locali che aspettano risposte a problemi reali” – così in una nota i capigruppo democratici nelle Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, Simona Bonafè e Arturo Scotto, che stanno seguendo l’esame del decreto che è stato ulteriormente rinviato.
“La norma sulla cassa integrazione per le lavoratrici de La Perla? Cancellata – sottolineano i Democratici – rimossa dal tavolo come se non fosse mai esistita, dopo le tante promesse fatte alle forze sindacali. Altro che attenzione al sociale: qui si stracciano accordi, si ignorano emergenze, si disprezza apertamente il confronto. Al suo posto, emendamenti scritti per accontentare l’esponente di maggioranza di turno: norme senza alcun reale impegno economico da parte del governo che servono solo ad alimentare piccoli interessi e rendite di posizione. È uno spettacolo indegno, un’umiliazione continua per il Parlamento e per chi ci lavora con serietà. Siamo pronti a discutere e a lavorare – concludono i Democratici – ma non accetteremo più questo metodo. Continuare a silenziare le proposte delle opposizioni e delle parti sociali è un insulto al Paese. E su questo, non faremo passi indietro.”
“Riguardo al ReArm Europe la Banca d’Italia certifica un rischio che abbiamo denunciato da subito, dal momento in cui Ursula von der Leyen ha annunciato il piano da 800 miliardi di euro. Il riarmo dei singoli Paesi europei, spiega Andrea Brandolini, vice capo dipartimento di Economia e statistica della Banca d’Italia in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, potrebbe comportare una spesa inefficiente e inefficace. Non si sfruttano le economie di scala, si moltiplicano le duplicazioni e non si colmano le carenze. Se questa è la sonora bocciatura dal punto di vista prettamente economico di Banca d’Italia, noi aggiungiamo anche una valutazione più specificatamente politica: il riarmo dei singoli 27 Paesi rallenta, se non addirittura contrasta, il processo di creazione di una difesa comune europea, che è invece la strada maestra in cui crediamo e che ci impegniamo a sostenere e percorrere in Italia e in Europa”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“In un Paese dove muoiono tre lavoratori al giorno, il governo e la maggioranza bocciano un emendamento del Pd al Decreto Pa per assumere 250 ispettori nazionali sul lavoro in più. Una vergogna”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, e la vicepresidente del Gruppo Pd, Simona Bonafé.
“Lo stallo in cui si trova il Governo, incapace perfino di esprimere i pareri sugli emendamenti accantonati al decreto sulla Pubblica Amministrazione, è l’ennesima conferma della tracotanza istituzionale con cui governo e maggioranza calpestano l’autonomia del Parlamento. È la fotografia di un metodo raffazzonato con cui l’esecutivo continua a intervenire in settori strategici del Paese, senza alcuna visione organica né coerente.”
Lo dichiarano i deputati Arturo Scotto e Simona Bonafè, capigruppo del Partito Democratico nelle Commissioni Lavoro e Affari Costituzionali della Camera.
“Siamo a oltre un mese dall’inizio della discussione e siamo ancora fermi all’articolo 5 del provvedimento. Il Governo, invece di favorire il confronto parlamentare, lo ostacola sistematicamente, bloccando di fatto i lavori con la sua inefficienza, resa evidente ieri dall’intervento del ministro Zangrillo. Questo modo di procedere è inaccettabile. Continueremo a oltranza i lavori in Commissione, perché non possiamo permettere che l’esecutivo svuoti le prerogative del Parlamento. Difendere le istituzioni è oggi un dovere democratico.”