• 07/04/2022

“Ci sono in discussione alla Camera diversi emendamenti al DL energia che hanno lo scopo di rilasciare al mondo dell’industria energia elettrica verde a prezzi congruenti con i costi di produzione (all’incirca fra i 40 e i 80 euro a MWh).
In un momento in cui le aziende si trovano di fronte ad un prezzo unico nazionale dell’elettricità - che si forma sul mercato, oggi condizionato dai prezzi dal termoelettrico a gas - ampiamente sopra i 300 euro a MWh che ormai sta mettendo in ginocchio intere filiere industriali (con fermo impianti e possibile chiusura di aziende creando problemi occupazionali) sono necessari interventi urgenti.
Molto correttamente il governo sta cercando di colpire sia gli extra profitti quanto che le storture di mercato, ma anche i molti fenomeni speculativi che si stanno generando, ma questo non basta. Occorre rilasciare energia elettrica in proprietà dello Stato, tramite il GSE, ai settori produttivi con prezzi calmierati e congruenti ai costi di acquisizione (intervento simile a quanto sta facendo la Francia) e creare meccanismi che favoriscano la penetrazione delle energie rinnovabili riversando però sui consumatori i vantaggi dei costi di produzione più contenuti (come per altro avviene in Spagna). Molti emendamenti di tutte le forze politiche vanno in questa direzione.
Nello specifico avrebbe suscitato l’attenzione un emendamento a mia firma che - assieme ad altri emendamenti - propone un meccanismo di ritiro dell’energia elettrica dai produttori, tramite procedure pubbliche di acquisizione del GSE a prezzi congruenti con i costi di produzione (attorno come detto ai 40/80 ero a MWh) e il loro rilascio prevalentemente verso il mondo delle attività produttive a prezzi di acquisizione. Un potente strumento di calmiere dei prezzi, anti speculativo a cui accedere su base volontaria che favorisce la crescita delle rinnovabili e che rispetta le ultime indicazioni europee in termini di revisione dei meccanismi di formazione dei prezzi. Certamente tutto è perfettibile ma molte delle critiche mosse sembrano quasi provenire da una scarsa conoscenza dei testi vaneggiando di inesistenti distruzioni del mercato e di aumenti di costi inesistenti.
Oggi più che mai bloccare tutto significa fare il gioco di chi trae profitto da questa situazione e significa penalizzare tutte le aziende e i lavoratori che stanno soffrendo”.

Lo dichiara il deputato democratico Gianluca Benamati, capogruppo in commissione Attività produttive.