“Il cosiddetto decreto ‘salva-obiettivi giustizia’ è in realtà un decreto ‘toppa’ che, come sempre accade, è anche peggio del buco. Non contiene soluzioni, ma accresce i problemi. Il governo lo presenta come uno strumento per rispettare i target Pnrr, ma è solo una toppa composta da misure emergenziali e frammentarie: altro che giustizia come secondo pilastro del Pnrr. Mi riferisco, ad esempio, all’impiego straordinario di magistrati onorari e da remoto, ai poteri straordinari ai capi uffici, al tirocinio accelerato dei neo-magistrati, alle proroghe di organi e figure ausiliarie, alle modifiche su consulenze, uffici di sorveglianza e legge Pinto. Queste criticità ormai acclarate evidenziano una situazione molto grave. Ecco alcuni numeri per comprendere la drammaticità della situazione: mancano all’appello 1.800 magistrati togati (il 17% della pianta organica), le carenze di personale amministrativo e tecnico sfiorano il 40%, i processi civili durano in media 1.900 giorni (ben lontani dall’obiettivo Ue dei 1.500 entro il 2026), con sopravvenienze in continuo aumento (+12%)”.
Così la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo sul Dl Giustizia.
“Il Pd - ha aggiunto - in commissione ha sottolineato in particolare il nodo dei 12mila lavoratori precari Pnrr (ufficio per il processo, data entry, tecnici), essenziali per smaltimento arretrati e digitalizzazione, ma privi di prospettive di stabilizzazione (solo 3mila avranno continuità oltre il 2026). L’Anm ha anche avvertito del rischio di paralisi senza il loro apporto. Questo decreto non prevede risorse aggiuntive, assunzioni né stabilizzazioni, ma solo deroghe e proroghe. Si sacrificano qualità ed equità della giustizia per ‘fare numeri’ verso Bruxelles. Il nostro giudizio è quindi molto critico e negativo. Chiediamo - ha concluso - assunzioni, stabilizzazione dei precari, investimenti in digitalizzazione e una riforma organica del sistema”.