La decisione di respingere l’emendamento del Partito Democratico, a prima firma Gianassi, che chiedeva di assicurare la parità di genere nel sistema elettivo dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, rappresenta un atto gravissimo. Garantire un’equilibrata rappresentanza di donne e uomini nei luoghi decisionali non è solo una questione di giustizia e democrazia, ma un passo necessario per superare le disuguaglianze ancora presenti nella società e nelle istituzioni.
Durante il dibattito parlamentare sulla riforma costituzionale, diverse deputate del Partito Democratico hanno denunciato con forza questa chiusura della maggioranza, che continua a ignorare i richiami al dialogo e all’ascolto delle opposizioni.
La responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, ha detto “chiedevamo di affermare che il principio della parità di genere nel Csm fosse di rango costituzionale, troviamo inaccettabile e intollerabile che proprio su questo ci venga invece detto: ‘si può fare con legge ordinaria’”. La deputata Rachele Scarpa ha sottolineato che: "l’emendamento riconosceva che le disuguaglianze di genere penalizzano sistematicamente la rappresentanza delle donne. Sarebbe compito delle istituzioni garantire la parità di genere, ma con questo voto la maggioranza dimostra di non essere interessata”. Ilenia Malavasi ha ricordato che: "L’accesso delle donne alla magistratura è stato il risultato di un lungo percorso iniziato solo nel 1963. Garantire la parità di genere nella rappresentanza non è solo un principio costituzionale, ma un modo per affermare la dignità e l’autorevolezza delle donne nel nostro Paese". Irene Manzi ha evidenziato l’ipocrisia del rinvio a una futura legge ordinaria: "Nascondersi dietro il rinvio è un pretesto. Garantire un equilibrio di genere nei CSM è un principio fondamentale che non dovrebbe essere sacrificato". Infine, Sara Ferrari ha dichiarato: "Bocciando questo emendamento, non si fa un danno all’opposizione, ma al Paese. In un sistema in cui le decisioni della magistratura impattano su tutti i cittadini, è necessario garantire la diversità di genere, delle esperienze e delle competenze nei luoghi decisionali per assicurare soluzioni più solide e inclusive." La chiusura della maggioranza, volta a preservare un accordo interno al Governo – hanno concludo le democratiche - è inaccettabile e va contro i principi di uguaglianza e rappresentanza che dovrebbero guidare una riforma costituzionale”.