“Il riferimento fatto oggi dal ministro Piantedosi al caso Cecilia Sala è del tutto fuoriluogo: parliamo infatti di una vicenda che nulla aveva a che vedere con la Corte penale internazionale e che non è in alcun modo paragonabile al caso del torturatore Almasri”. Lo dichiara la capogruppo democratica nella Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, Antonella Forattini.
“Ancora una volta il ministro cerca di trovare giustificazioni al ricatto al quale il governo ha deciso di cedere. Cambiare continuamente le carte in tavola, rendere sempre più confusa e opaca la ricostruzione dei fatti e costruire una verità a posteriori e su misura per coprire un atto grave che ha fatto perdere credibilità al Paese. È grave e irrispettoso nei confronti del Parlamento che queste nuove versioni arrivino tramite interviste televisive e non nelle sedi istituzionali – come la Giunta per le autorizzazioni o l’Aula – dove invece avrebbe dovuto riferire la verità.
Non comprendiamo perché il ministro non abbia detto subito ciò che il governo ha poi inserito nelle memorie depositate. Continuare a modificare la narrazione li ha resi poco credibili e imbarazzanti. Il Parlamento merita chiarezza e rispetto: chiediamo che il governo si assuma fino in fondo le proprie responsabilità e dica una volta per tutte la verità sul caso Almasri”.
“Ancora una volta i vertici del governo scelgono la via della fuga. Il ministro Nordio, che non perde occasione di rilasciare dichiarazioni sui giornali, in televisione e in ogni intervista, quando è chiamato a rispondere davanti alla Giunta per le autorizzazioni, di fronte al Parlamento, si sottrae. Non ha il coraggio di metterci la faccia. Non è un atto formale, è un atto politico: si tratta dell’ennesimo segnale di mancanza di rispetto verso il Parlamento e verso i cittadini. Di fronte a una vicenda grave come il caso Almasri, Nordio, Piantedosi e Mantovano scelgono di inviare una memoria scritta, evitando il confronto diretto, il dibattito, le domande” così la capogruppo democratica in giunta per le autorizzazioni a procedere Antonella Forattini.
“Il ministro Nordio afferma che il caso Almasri è una vicenda politica e che come tale avrebbe dovuto essere trattata in Parlamento “dove avremmo detto tutto il possibile e tutto quello che poteva servire per far emergere la verità”. Vale la pena ricordare al ministro che grazie a lui, ai suoi colleghi e ad alcuni collaboratori, abbiamo almeno cinque verità diverse. Ancora una volta inoltre il ministro pretende che le decisioni di questo Governo non debbano incontrare limiti nella legge e che nessuno possa dire niente ma solo applaudire. Il Ministro Nordio ha comunque la piena possibilità politica di chiedere ai gruppi parlamentari di maggioranza che lo sostengono di autorizzare il Tribunale dei ministri a procedere. Sarebbe questo l’unico modo per affrontare con trasparenza e nelle sedi competenti della giustizia un caso che ha portato alla liberazione di un criminale efferato. Troppo comodo nascondersi dietro gli automatismi della legge: serve un atto di responsabilità politica, non di scarico istituzionale” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani risponde al ministro Nordio che ha detto che “la garanzia dalla legge costituzionale e' data alla carica e non e' rinunciabile”.
“La pubblicazione dei resoconti ufficiali della Camera relativi alla seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri conferma tutta la gravità di una vicenda che getta un’ombra pesantissima sul Governo della Presidente Meloni e sui suoi principali uomini di fiducia e Ministri.
Dalla Relazione emerge che, nel corso delle riunioni straordinarie del 19, 20 e 21 gennaio, i principali esponenti di governo - tra cui il Ministro dell'Interno - hanno di fatto avallato la strategia del “mancato intervento”. Scelta politica che ha determinato la scarcerazione di un torturatore e omicida come Almasri, criminale ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.
Legittimare un piano per lasciare libero un sanguinario capo milizia sarebbe un fatto gravissimo. Tanto più vista la retorica anti immigrazione che propinano agli italiani ogni giorno.
Altrettanto preoccupante è ciò che emergerebbe sul rafforzamento dei rapporti con la milizia Rada, organizzazione filo-islamista radicale, responsabile di violenze disumane e di persecuzioni religiose, a cui il Governo avrebbe di fatto appaltato la sicurezza degli interessi economici in zona di ENI e dei cittadini italiani in Libia.
Che sarebbero stati messi nelle mani di chi è accusato di torture, stupri e omicidi così come del traffico di esseri umani.
Il Parlamento non può tacere di fronte a una vicenda che mette a rischio la credibilità delle nostre istituzioni e la sicurezza degli italiani. È assolutamente necessario che si faccia subito chiarezza di fronte agli organi costituzionali e al popolo italiano.” così Matteo Mauri responsabile nazionale sicurezza del Pd commenta gli atti sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera.
“Dai resoconti ufficiali della Camera dei deputati, pubblicati oggi, relativi alla seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri, emergono elementi di estrema gravità. Il Governo Meloni non solo ha scelto di non intervenire, favorendo la liberazione di Almasri, ma, da quanto riportato, ha finito per rafforzare i rapporti con un gruppo islamista radicale come la milizia Rada, responsabile di crimini efferati e violenze disumane anche strumentalizzando in maniera blasfema la religione. È inaccettabile che l’Italia, per mera convenienza politica, si sia affidata a un’organizzazione che perseguita, tortura e uccide persone innocenti. Almasri non è un ricercato qualsiasi: come emerge dal mandato d’arresto della Corte penale internazionale, a suo carico ci sono accuse di eccezionale gravità. Parliamo di 34 omicidi accertati, di cui 12 per torture, 16 per mancanza di cure mediche, 4 per ferite da arma da fuoco e 2 per esposizione a condizioni climatiche estreme. A questi si aggiungono 22 violenze sessuali documentate, perpetrate contro donne, uomini e minori. Le imputazioni comprendono torture sistematiche, incarcerazioni arbitrarie, trattamenti disumani e persecuzioni religiose e morali contro cristiani, atei, omosessuali e oppositori politici. Affidare a figure come queste la gestione delle persone migranti e di sicurezza è una vergogna nazionale. Il Governo ha il dovere di chiarire immediatamente in Parlamento perché ha scelto di sacrificare la verità e la dignità del nostro Paese sull’altare di un patto scellerato con chi rappresenta l’opposto dei valori democratici e umani che la nostra Costituzione tutela” così Paolo Ciani, vice capogruppo Pd-Idp alla Camera e segretario di Demos, commenta gli atti sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera.
«Quanto emerge oggi dagli atti ufficiali della Camera dei deputati sulla seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri è di una gravità senza precedenti. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha mentito al Parlamento e agli italiani quando ha sostenuto che la scarcerazione di Almasri fosse stata una scelta autonoma della magistratura. L’istruttoria del Tribunale dei ministri dimostra invece che vi fu una precisa strategia del Governo, concordata nelle riunioni del 19 e 20 gennaio, fondata sul “mancato intervento” del Ministero della Giustizia: una scelta politica che ha reso inevitabile la liberazione del criminale libico. È altrettanto evidente che la successiva espulsione di Almasri non fu il frutto di un automatismo tecnico, come fatto intendere da Meloni, ma l’esito di un piano deciso a tavolino, con tanto di volo già predisposto prima ancora della scarcerazione. In quella riunione del 20 gennaio – a cui parteciparono ministri, sottosegretari e i vertici dei nostri apparati di sicurezza – si discusse consapevolmente di come non intervenire per lasciare che la Corte d’Appello disponesse la liberazione, così da poter poi procedere all’espulsione. Siamo davanti a una menzogna inaccettabile da parte della Presidente del Consiglio. Per questo chiediamo che venga immediatamente a riferire in Parlamento: la trasparenza è un dovere, non un optional” conclude Antonella Forattini, capogruppo democratica in Giunta delle autorizzazioni a procedere commentando gli atti sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera.
“Quanto emerge sul caso Almasri è di una gravità estrema. Il governo avrebbe operato per coprire la milizia libica con cui, come sembra accertare l’istruttoria del Tribunale dei ministri, avrebbe rafforzato i rapporti nell’ultimo anno, arrivando di fatto ad appaltare a questi gruppi la gestione dei flussi migratori e, a quanto pare, anche la sicurezza degli italiani in Libia”. Così il deputato democratico Matteo Orfini commenta i contenuti della seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera dei deputati.
“A quanto pare, la liberazione di Almasri è stata la probabile contropartita di un ricatto subito dal Governo guidato da Giorgia Meloni: la stessa che, al momento del suo insediamento, aveva solennemente dichiarato di non essere ricattabile. Se questa ricostruzione fosse confermata – conclude Orfini – serve un immediato chiarimento in Parlamento”.
“Chiediamo con forza un passo indietro immediato e un’assunzione di responsabilità da parte del governo. La giustizia non può essere amministrata da chi è a sua volta sotto inchiesta per fatti così gravi. E non si evochi il garantismo perché qui stiamo parlando di precondizioni essenziali per assumere e svolgere ruoli così importanti” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani commenta l’iscrizione del capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, nel registro degli indagati dalla procura di Roma, per false dichiarazioni nell'ambito del procedimento per il caso Almasri, il comandante libico arrestato e poi rimpatriato dall'Italia nel gennaio scorso. “Abbiamo un Ministro della Giustizia indagato per favoreggiamento e omissione di atti d’ufficio, e la sua Capo di Gabinetto, Giusi Bartolozzi, per false dichiarazioni ai magistrati – prosegue Serracchiani - in un Paese normale, chi riveste incarichi così delicati avrebbe già rassegnato le proprie dimissioni per rispetto delle istituzioni e dei cittadini. Invece, apprendiamo che nell’attuale governo di destra questi procedimenti finiscono addirittura per alimentare i “curriculum” politici, con la conseguente scelta di proteggere situazioni indifendibili. È una decisione incomprensibile e pericolosa: lasciare al loro posto i vertici del Ministero della Giustizia significa trasformare il cuore dello Stato di diritto in un carrozzone fondato su amichettismo e opacità. Quanto sta accadendo a via Arenula è la plastica fotografia di come la destra riduce le istituzioni, piegandole a logiche di potere invece che a principi di legalità e trasparenza”, conclude la democratica.
"Presenteremo una interrogazione parlamentare sulla presenza di decine militari israeliani in vacanza in Italia. Mentre il premier spagnolo Sanchez annuncia nuove misure per fermare il genocidio a Gaza, compreso il divieto di transito di combustibile e armi destinate a Israele dai porti e dagli aeroporti spagnoli e il divieto di entrare nel territorio spagnolo per chiunque sia coinvolto nel genocidio in corso nella Striscia, apprendiamo dalla stampa che in Sardegna e nelle Marche sono ospitate decine di militari dell'Idf, con tanto di protezione delle forze dell'ordine italiane.
Questo non solo conferma la complicità del governo Meloni con le politiche genocidarie di Netanyahu, ma evidenzia come questo governo si schieri troppo spesso dalla parte dei criminali. Dopo avere rimpatriato Almasri permettendogli di sfuggire alla Corte Penale internazionale, adesso decine di militari reduci da Gaza, dalla distruzione della Striscia, dall'uccisione di decine di migliaia di civili palestinesi inclusi 20mila bambini possono soggiornare in vacanza in Italia e godere, per di più, della protezione delle nostre forze dell'ordine.
Il governo deve rispondere in aula di tutto questo su cui non accetteremo i soliti balbettii e i soliti tentennamenti.". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Ancora una volta il ministro Piantedosi preferisce attaccare le Ong invece di riconoscere lo sforzo di chi si dedica a salvaguardare e garantire la vita umana in mare. È grave che, di fronte al salvataggio di persone in condizioni di pericolo, il Viminale scelga di insistere su sanzioni e fermi amministrativi piuttosto che ringraziare chi svolge questo prezioso lavoro dove lo Stato non arriva”.
Così Matteo Mauri, deputato e responsabile nazionale Sicurezza del Partito Democratico, commenta le parole del ministro dell’Interno dopo il fermo della nave Mediterranea della ong Mediterranea Saving Humans.
“Le Ong non sostituiscono lo Stato – prosegue l'esponente dem – ma colmano vuoti che non dovrebbero esistere. Per tutta risposta questo governo costringe i migranti salvati in mare, spesso in condizioni molto precarie, a inutili giorni aggiuntivi di navigazione verso porti molto distanti dal teatro delle operazioni. Viaggi che, oltre che infliggere altre inutili sofferenze, tengono a lungo lontane le navi di soccorso dal Mediterraneo centrale, dove si continuano a consumare moltissime tragedie".
Invece di criminalizzare chi salva vite - conclude Mauri - il governo dovrebbe rafforzare le capacità di intervento istituzionali e cooperare con chi in mare agisce per umanità. E dovrebbe scusarsi pubblicamente per aver permesso a un torturatore conclamato come Almasri, di tornarsene tranquillamente in Libia. La propaganda e l'opportunismo politico non può valere più della sicurezza delle persone. La priorità, per chi ha giurato sulla Costituzione, deve essere una sola: salvare vite, sempre e senza esitazioni”.
“Un altro naufragio a poche miglia dalle coste italiane. Ancora una volta il Mediterraneo diventa un cimitero per migranti che sperano in una vita migliore. Sono almeno 27 le vittime a largo di Lampedusa, tra loro anche minori. Non è più accettabile, umanamente e politicamente”. Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, sul naufragio al largo delle coste di Lampedusa.
“Non possiamo accettare l'ipocrisia di un Governo che rimanda a casa un torturatore come Almasri che dalla Libia può nuovamente gestire i traffici di migranti, mandando in mare barche senza alcuna sicurezza - prosegue la deputata dem -. Tutto questo mentre dicono di voler inseguire gli scafisti su tutto il globo terracqueo: per ora li rimandano a casa con tutti gli onori e il volo di Stato”.
“Così come a Cutro, perché nessuno è intervenuto in tempo per salvare vite umane? Si faccia chiarezza, per onorare la memoria di chi non c'è più, e ci si attivi subito per corridoi sicuri nel Mediterraneo” conclude Gribaudo
Le morti a largo di Lampedusa addolorano e indignano. I Cpr in Albania non servano a niente, il Piano Mattei non ha prodotto alcun effetto, i viaggi in Africa e le vergognose cortesie nei confronti di Almasri sono state del tutto inutili. Perché non si governa un fenomeno epocale con la propaganda. Diciamo da tempo che le politiche per l’immigrazione vanno gestite in Europa con una missione europea per la ricerca e il soccorso in mare, una collaborazione con le Ong che non possono essere criminalizzate, piani di accoglienza basate sulla solidarietà tra Paesi.
Basta cercare di ottenere qualche consenso sulla pelle di chi fugge, agitare paure e poi promettere misure impraticabili. L’Italia ha una collocazione nel Mediterraneo che le impone al contrario di essere protagonista di una svolta perché smetta di essere un mare di morte e dolore.
Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
La Presidente Meloni e il Ministro Nordio dichiarano pubblicamente di non avere paura e di essere responsabili delle proprie azioni. Bene. Allora chiediamo loro e alla maggioranza di non ostacolare in alcun modo il lavoro del Tribunale dei Ministri e dicano no allo scudo penale per i ministri e il sottosegretario Mantovano. Abbiano il coraggio di affermare, sin da ora, che rinunceranno a qualsiasi forma di scudo parlamentare. Ne sono capaci? Perché, in caso contrario, tutte le dichiarazioni di fermezza e responsabilità risuoneranno come vuota propaganda” così in una nota dei deputati del Pd nella commissione Giustizia della Camera.
“Davanti alle dichiarazioni di oggi di Nordio, che fa la controfigura di Giorgia Meloni, la questione è molto semplice: Nordio era informato o no? Era informato e ha mentito al Parlamento o la capo di gabinetto decideva tutto senza coinvolgerlo e lui allora non è in grado di gestire il suo Ministero? Nordio – aggiunge Gianassi - ha dichiarato che le scelte politiche sul caso Almasri sono state assunte tutte da lui. Bene, e allora conferma di essere stato informato della riunione che si è tenuta già il 19 gennaio, all’ora di pranzo, alla quale hanno partecipato i più alti vertici di governo e la sua capo di gabinetto in relazione alle implicazioni derivanti dall’arresto di Almasri? In Parlamento tutto questo lo ha taciuto. Era inoltre al corrente del documento redatto dal capo del DAG Birritteri il 20 gennaio, che – se firmato da Nordio – avrebbe consentito l’arresto di Almasri e la sua estradizione alla Corte Penale Internazionale? Se quel documento non gli è mai stato sottoposto, allora è evidente che le decisioni non erano sue ma della sua capo di gabinetto che glielo ha nascosto. Se invece lo ha ricevuto e ignorato, si assuma la responsabilità politica della fuga del criminale. Serve onestà, e’ finito il tempo delle menzogne. Il Ministro smetta di scappare dalla verità” così in una nota il capogruppo del Pd nella commissione giustizia della Camera, Federico Gianassi che conclude dicendo “Nordio non scappi e risponda su tutto”.
Sono gravissime le parole di ieri della presidente Meloni sul caso Almasri. Lamenta di non essere stata ritenuta responsabile penalmente, sostenendo di esserlo politicamente. E così facendo se ne deduce: che sono state fornite al Parlamento informazioni false; che il Governo italiano, con in testa la premier, si è adoperato per impedire alla Corte Penale Internazionale di consegnare alla giustizia un criminale; che il criminale in questione, torturatore e stupratore di bambini, è stato riaccompagnato a casa con il volo di Stato italiano con il benestare della Presidenza del Consiglio. Autodenuncia gravissima, su cui deve essere fatta immediata chiarezza dalla presidente Meloni, e sconcerta che i fatti così descritti vengano dalla stessa addirittura rivendicati”. Così la responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani che aggiunge: “Colpisce, inoltre, l’atteggiamento costante della presidente del Consiglio nei confronti della magistratura che viene attaccata quando procede con rinvii a giudizio e viene attaccata quando decide di non procedere. Sarebbe quasi comico, se non fosse tragico, vedere chi governa il Paese delegittimare sistematicamente uno dei pilastri della nostra democrazia.”