“La tanto attesa audizione di Eni versalis sul Piano di riorganizzazione, dopo le audizioni dei sindacati e delle regioni coinvolte, non ha portato le rassicurazioni necessarie rispetto al futuro dei siti e dei lavoratori dell’indotto di Priolo e Brindisi, sugli investimenti del “quadrilatero padano” (Ravenna, Ferrara, Mantova e Porto Marghera) oltre a Porto Torres.
Colpisce che nell’audizione di un colosso internazionale dell’energia che rappresenta un asset fondamentale del tessuto industriale italiano, si dia per scontato che una filiera fondamentale come la chimica di base non abbia futuro in europa, come testualmente affermato in Commissione, per i costi eccessivi delle materie prime dell’energia.
Per l’azienda conviene dismettere la produzione di molecole come etilene e propilene per acquistarle da Paesi extra-UE. Un approccio in netta contraddizione con la dichiarazione congiunta che l’Italia ha sottoscritto con altri paesi europei per realizzare un “eu critical chemicals act”, che definisca le molecole strategiche per i settori della chimica e delle industrie ad essa collegate (automotive edilizia farmaceutica agroalimentare green tech) e che preveda interventi per modernizzare e decarbonizzazione gli impianti esistenti.
Da Eni, società partecipata dallo Stato, non ci saremmo aspettati una resa così sconsolata, ma piuttosto un piano industriale dí accompagnamento dei settori fondamentali nella transizione ecologica. Non si può presentare come svolta green la dismissione di produzioni a favore di chi, a un costo di produzione inferiore, le prosegue a un costo ambientale altissimo e oltretutto rinunciando a un processo di decarbonizzazione di queste produzioni per renderle competitive e sostenibili dal punto di vista ambientale in un quadro europeo.
E sui costi dell’energia ci saremmo aspettati da una azienda come Eni Versalis quali sono le scelte che intende adottare per concorrere a ridurre il costo dell’energia e quali possono essere i provvedimenti più utili al paese che il governo non ha ancora adottato”. Lo ha detto Vinicio Peluffo, deputato Pd e vicepresidente della commissione Attività produttive di Montecitorio, a margine dell’audizione di Eni Versalis in commissione, auspicando un intervento del governo per scongiurare un errore strategico così grave come quello di uscire dalla produzione della chimica di base.
“Occorre subito il decreto sugli ammortizzatori sociali per permettere alle lavoratrici e ai lavoratori di lavorare in condizioni di sicurezza e alle imprese di poter attivare l’ammortizzatore in caso di caldo estremo, senza il rischio di esaurire il tetto massimo. Ce lo chiedono i sindacati, perché in Italia la situazione degli incidenti sul lavoro è molto grave in condizioni normali, figurarsi con queste temperature”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, dopo l’incontro con i sindacati dell’edilizia Feneal UIL, Filca CISL e Fillea CGIL, per discutere del tema delle ondate di calore e dei conseguenti maggiori pericoli nei cantieri e nei luoghi di lavoro.
“Dall’incontro è emersa l’urgenza che il Ministero del Lavoro emani il decreto e mi farò portavoce dei lavoratori e lavoratrici che chiedono alla politica di fare di più - prosegue Gribaudo - È necessario fornire questa certezza anche retroattivamente, visto che l’incremento della temperatura non è certo iniziato ora. Non solo: occorre un intervento stabile, che superi gli interventi emergenziali e le ordinanze di Regioni e Comuni, e quindi aggiornare le norme su salute e sicurezza e sugli ammortizzatori affinché il rischio calore trovi una risposta strutturale, perché i cambiamenti climatici hanno ormai reso da anni questi eventi non più eccezionali ma ordinari. Sarebbe utile diffondere gli strumenti del progetto Worklimate di INAIL, l’applicazione che prevede le condizioni meteo nei luoghi di lavoro”.
“Le ondate di calore ormai regolari, ogni estate e purtroppo non solo d’estate, fanno emergere nuovi rischi e nuove necessità, da cui anche la richiesta di un tavolo tecnico che definisca le nuove malattie professionali tabellate legate a questo fenomeno. Il tema dell’ammortizzatore nei casi di calore estremo dovrebbe coinvolgere anche i lavoratori autonomi che a vario titolo lavorano nei cantieri, ma non solo, perché la salute e la sicurezza sono diritti di tutti i lavoratori a prescindere dalla forma contrattuale” conclude Gribaudo.
"Non è più rinviabile il riconoscimento dei comuni montani insulari all'interno dei provvedimenti normativi dello Stato. Si tratta di territori che vivono una duplice condizione di svantaggio: da un lato, la montagna con tutte le sue fragilità e difficoltà; dall’altro, l’insularità, che acuisce l’isolamento e rende più onerosa ogni attività, dalla scuola alla sanità, dal lavoro ai trasporti": è quanto dichiara la deputata PD Maria Stefania Marino, commentando il suo emendamento al disegno di legge sulla Montagna in discussione a Montecitorio. La proposta prevede che all'interno della classificazione delle zone montane, siano
individuati e distinti ulteriori criteri che definiscono le zone montane costituite dai comuni montani insulari.
"La Costituzione riconosce il diritto delle isole a misure speciali. È ora che questo principio venga finalmente attuato nei fatti, anche attraverso il pieno riconoscimento dei comuni montani insulari nei criteri legislativi. È una battaglia di giustizia territoriale, non solo una correzione tecnica. Mi appello in particolare ai colleghi della maggioranza eletti nelle isole: è tempo di superare le appartenenze politiche per dare risposte concrete a comunità che, troppo spesso, si sentono abbandonate. Una montagna su un’isola resta montagna, ma con sfide ancora più complesse. E lo Stato ha il dovere di riconoscerle e affrontarle": conclude.
"A Gaza ogni giorno decine di persone affamate vengono uccise dall’esercito israeliano mentre cercano di ottenere un po' di cibo. Solo oggi ne sono state uccise 35 nei centri della Gaza Humanitarian Foundation. E come se questa situazione non fosse già abbastanza catastrofica, oggi Netanyahu ha deciso di sospendere del tutto la distribuzione di aiuti per assecondare le richieste del suo ministro estremista Smotrich. Una decisione spregevole mossa dalle sue esigenze politiche e giudiziarie.
Mentre il mondo guardava al conflitto tra Israele-Iran e al vertice Nato, il massacro a Gaza non si è mai fermato. Ma ora non ci sono più alibi. La commissione di Ursula Von Der Leyen non può continuare a cercare il sostegno della destra estrema europea e dare per scontati i voti dei socialisti: su questo anche la segretaria Schlein è stata molto chiara.
Netanyahu va fermato prima possibile e per farlo servono le sanzioni, il riconoscimento dello Stato di Palestina e, come ha chiesto anche il premier spagnolo Sanchez, sospendere l'accordo di associazione Ue-Israele. Non è accettabile che l’Ue continui a non reagire a quello che tutti gli esperti di diritto internazionale definiscono un genocidio". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Il definanziamento del progetto per l’alta velocità lungo la dorsale adriatica è inaccettabile perché compromette la realizzazione di un’opera strategica per tutto il paese. Con la cancellazione di altri 150 milioni destinati alle infrastrutture ferroviarie tra Puglia, Molise e Abruzzo, il ministro Salvini conferma la mancanza di volontà nel portare avanti un'opera attesa da anni.
Non bastano più le dichiarazioni di principio: servono impegni concreti. I fatti parlano chiaro – risorse già previste vengono sottratte a un progetto che ha un valore nazionale, non solo locale. La linea adriatica ad alta velocità non è un favore a un territorio, ma una necessità per garantire mobilità, coesione e crescita.
Un’opera strategica per collegare milioni di cittadini e rilanciare lo sviluppo della dorsale adriatica, viene declassata a semplice 'problema contabile' e privata di risorse essenziali: altri 150 milioni cancellati, che si sommano ai 600 milioni già sottratti in precedenza. È inaccettabile. Chiediamo il reintegro immediato dei fondi e il rispetto degli impegni presi. Questo progetto strategico, che rappresenta una grande opportunità per tutto il paese, non può essere trattato come una voce da tagliare nei bilanci dello Stato. Salvini sì conferma il peggiore ministro dei trasporti della storia repubblicana." Così il capogruppo democratico in Commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano.
“Penso che sia arrivato il tempo di velocizzare prima di tutto sul programma e sulla coalizione e indicare il candidato presidente per la CAMPANIA. L’avversario del PD e del centro sinistra è il governo Meloni e il centrodestra. Il mio augurio è che tutti abbiano come avversario il centrodestra che sta di fatto massacrando il mezzogiorno. Le elezioni regionali saranno l’ultimo banco di prova per le prossime elezioni politiche.
A mio avviso, la proposta unitaria va fatta sul programma e sui temi che toccano la vita delle persone come la sanità pubblica, lo sviluppo sostenibile, la scuola pubblica e le politiche sociali. Dobbiamo mettere al centro le nuove generazioni e le aree interne. Su questi principi si può costruire una coalizione intelligente, innovativa, inclusiva e di cambiamento. Poi il perimetro della coalizione si definirà naturalmente e mi auguro sia il più largo possibile e la sintesi di tutto ciò dovrà essere il candidato presidente. Il modello Napoli è stato un modello vincente perché Gaetano MANFREDI incarna la sintesi del progetto”. Lo ha detto Stefano Graziano, deputato campano e capogruppo pd in commissione difesa di Montecitorio in una intervista al Mattino.
"La politica è morta e ha lasciato spazio al bullismo, all'umiliazione e alla sopraffazione.
Ieri Trump che diffonde un messaggio privato in cui il segretario generale della Nato Rutte manifesta un totale asservimento al presidente statunitense. Oggi il siparietto all'Aja in cui Trump parla della guerra tra Iran e Israele come di una lite tra bambini nel cortile della scuola e Rutte cerca di lusingare il tycoon definendolo il "papino" che usa "un linguaggio forte" per farli smettere. Come se non parlassimo di bombe, di morti anche civili, della destabilizzazione di un'intera regione. E se questo non fosse sufficiente, arriva il video pubblicato da Trump in cui si vedono i B-2 statunitensi mandati a colpire l'Iran accompagnati dalle note di una famosa canzone trasformata in un inno al bombardamento dell'Iran.
Queste modalità spregiudicate, rozze e muscolari cancellano la correttezza tra individui e il rispetto per i ruoli istituzionali che si ricoprono. Gli organismi internazionali diventano palcoscenici su cui allestire squallidi spettacolini che esaltano il proprio ego e degradano la politica. E intanto, nella stanza accanto, si decide un aumento della spesa militare al 5% del pil, ipotecando il futuro delle prossime generazione a discapito della sanità, della scuola, delle infrastrutture e anche della pace". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Un cittadino italiano, ligure ma residente in Sardegna, non vede suo figlio da sei mesi. Una sentenza definitiva della Corte d’Appello di Cagliari, che ha affidato al padre il minore Daniel Arcuri Rivas, viene ignorata in Spagna. Si tratta di una violazione gravissima del diritto dell’Unione, che chiama in causa la responsabilità politica del Governo italiano e la tenuta stessa del progetto europeo.”
Lo dichiarano i deputati del Partito Democratico Silvio Lai (eletto in Sardegna), Alberto Pandolfo e Luca Pastorino (entrambi liguri come il padre del minore), che hanno presentato un’interrogazione parlamentare urgente e sottoscritto una lettera indirizzata alla Commissione europea.
“Non è solo un drammatico caso familiare – spiegano i parlamentari – ma una vicenda che mette in discussione il principio del mutuo riconoscimento delle sentenze tra Stati membri, sancito dal Regolamento (UE) 2019/1111. La giustizia italiana si è espressa chiaramente: affidamento esclusivo al padre, diritto di visita ristretto alla madre. Tuttavia, da dicembre 2024 il minore è trattenuto in Spagna in aperta violazione della sentenza.”
Nell’interrogazione, Lai, Pandolfo e Pastorino chiedono al Governo:
• di attivarsi formalmente presso la Commissione europea per denunciare l’inadempimento della Spagna;
• di garantire piena assistenza consolare e diplomatica al padre;
• di promuovere un coordinamento tra autorità giudiziarie per superare lo stallo internazionale.
“In parallelo – aggiungono – abbiamo trasmesso alla Direzione Generale Giustizia della Commissione europea una lettera per chiedere di valutare l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti della Spagna, affinché venga tutelato il diritto europeo e quello del minore.”
“Un padre ligure, che vive a Carloforte, si vede privato del proprio figlio senza che una sentenza italiana venga fatta rispettare. Se l’Europa non è in grado di garantire la cooperazione giudiziaria su un tema così delicato, come può pretendere fiducia dai suoi cittadini? Qui – concludono – non si chiede un favore: si chiede il rispetto delle norme europee, della legge e dei diritti fondamentali della persona.”
“La proposta di nomina del nuovo Presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese appare gravemente viziata: da quanto apprendiamo non risulta pubblicato alcun avviso pubblico, come invece richiesto dalla legge nazionale, e la carica è già legittimamente ricoperta dal dott. Giuseppe Priore, reintegrato dal Consiglio di Stato con sentenza definitiva. Alla luce di questi fatti, è indispensabile sospendere immediatamente l’iter in corso e attivare ogni approfondimento necessario, coinvolgendo l’Avvocatura della Camera e il Ministro dell’Ambiente. La legalità non si aggira: si rispetta” così il capogruppo democratico nella commissione Ambiente della Camera, Marco Simiani.
“Il governo Meloni ha un evidente problema di liquidità. Gli esponenti del centrodestra possono raccontare quello che vogliono, ma le carte parlano chiaro e confermano quanto denunciamo da mesi: sono i Comuni, le comunità locali, le piccole imprese e i cittadini a pagare le scelte di questo esecutivo.
Lo dimostrano almeno cinque fatti concreti:
1) Il Fondo di solidarietà comunale per il 2025 non è stato versato per intero. Il ministero dell’Interno, con nota ufficiale del 12 giugno, ha ammesso che non c’erano fondi sufficienti in cassa, e ha rinviato a data da destinarsi il saldo residuo. Se davvero mancano 'solo' 71 milioni, come qualcuno tenta di minimizzare, la cosa è ancora più grave: vuol dire che neppure quelle somme irrisorie sono disponibili. 2) Il bando per i piccoli comuni, previsto dall’art. 1, comma 563, della Legge di Bilancio 2023, è bloccato da quasi un anno. La graduatoria è stata pubblicata il 4 agosto 2024, ma nessuno dei Comuni beneficiari ha ricevuto alcuna comunicazione, né tantomeno le risorse. Tra questi, numerosi piccoli Comuni sardi, oggi lasciati nell’incertezza. 3) Il definanziamento delle opere comunali già appaltate ma senza contratto firmato entro il 31 dicembre 2024 è un altro indizio evidente della necessità di rastrellare risorse a danno degli enti locali. Un’interpretazione restrittiva della delibera CIPESS sta penalizzando anche Comuni che avevano già concluso le procedure di gara. 4) A tutto ciò si aggiunge il taglio di 1,6 miliardi alle Province, che aggrava ulteriormente la condizione degli enti territoriali, con effetti negativi sui servizi locali. 5) Infine, il ridimensionamento del PNRR su asili nido e case della salute, per dirottare fondi verso le grandi aziende di Stato, completa un disegno preciso: fare cassa sacrificando i territori. Tre indizi fanno una prova. Qui siamo già a cinque".
Così il deputato dem Silvio Lai, componente della commissione Bilancio.
"A fronte di tutto questo - conclude Lai - stupisce l’atteggiamento di esponenti del centrodestra pronti a difendere a spada tratta l’operato del governo. Prima di lanciarsi in arringhe d’ufficio, dovrebbe avere l’umiltà di leggere i documenti ufficiali. Si accorgerebbero che la cassa langue, e che le promesse verso i piccoli Comuni sono rimaste senza risorse e senza risposte. Il resto sono chiacchiere. E noi non ci stiamo".
“Con l’ennesimo colpo di mano, il Governo Meloni potrebbe tornare a colpire tutto l'asse adriatico, la realizzazione dell'Alta Velocità e il progetto del Corridoio Adriatico. L'esecutivo, infatti, usa i 5 miliardi del fondo stanziato per l'Alta Velocità come bancomat per altre opere rimandando sine die la realizzazione delle infrastrutture dell'asse adriatico. L’ultima bozza del decreto ‘Economia’ prevedrebbe un ulteriore definanziamento di 150 milioni di euro per realizzare l’Alta Velocità adriatica, 'scippati' anche per il completamento della diga foranea di Genova. Una decisione inaccettabile, che segue un altra sottrazione di 600 milioni già fatta dallo stesso esecutivo negli ultimi due anni. Goccia a goccia, si tolgono i soldi e non si fa partire l'opera”. Così in una nota i deputati Pd Andrea Gnassi, Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi, Augusto Curti, Luciano D'Alfonso, Ouidad Bakkali, Debora Serracchiani, Nadia Romeo e Rachele Scarpa.
“Siamo di fronte a un disegno preciso - sottolineano i deputati dem - che mina alla radice ogni possibilità di riequilibrio infrastrutturale tra le aree del Paese. Il Corridoio Adriatico continua a essere il grande escluso della rete AV/AC italiana, con conseguenze gravissime per la mobilità, lo sviluppo economico e la coesione territoriale e per milioni di persone”. “Chiediamo al Governo di ritirare immediatamente questa norma e ripristinare tutte le risorse originariamente previste per il potenziamento infrastrutturale dell’Adriatico”, concludono i deputati Pd.
“Presenterò nei prossimi giorni un’interrogazione parlamentare urgente per verificare se corrisponda al vero quanto sta emergendo in queste ore, ovvero la possibile revoca dei finanziamenti del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021–2027 ai Comuni per interventi già appaltati ma non ancora contrattualizzati. Se confermata, si tratterebbe di un fatto gravissimo, che rischia di compromettere opere pubbliche fondamentali per le comunità locali.”
“Appare un rischio sempre più concreto che arrivino ai Comuni — tramite le Regioni — le prime comunicazioni di revoca dei finanziamenti FSC relativi a interventi regolarmente programmati e già appaltati, ma ancora privi della sola firma del contratto. È un fatto che si fonda su un’interpretazione restrittiva della delibera CIPESS n. 79/2021, secondo cui solo la sottoscrizione del contratto costituirebbe l’‘obbligazione giuridicamente vincolante’ (OGV) necessaria a garantire il mantenimento del finanziamento. Ma a nessun Comune o amministrazione locale era stato ufficialmente comunicato che l’unico atto valido sarebbe stato esclusivamente la firma del contratto. Al contrario, in molti casi si riteneva sufficiente l’aggiudicazione definitiva.”
“Questo atto unilaterale da parte dello Stato si somma alle già gravi azioni denunciate in questi giorni sul Fondo di solidarietà comunale, erogato solo parzialmente, e rappresenta un ulteriore colpo all’autonomia e all’operatività dei Comuni. Le amministrazioni locali si trovano ora con opere già appaltate, spesso urgenti e attese dai cittadini, ma bloccate a causa della perdita improvvisa delle risorse necessarie a realizzarle.”
“Il Governo chiarisca subito se intende rimediare a questa situazione inaccettabile e se intende prevedere strumenti straordinari per consentire la prosecuzione dei progetti colpiti. Le comunità locali non possono pagare il prezzo di norme oscure, interpretazioni rigide e mancate comunicazioni da parte dei Ministeri.”
Lo dichiara il deputato PD della Commissione Bilancio, Silvio Lai
“Il tema della giustizia tocca la carne viva dei nostri concittadini e le questioni collegate al carcere, in particolare, rappresentano l’emergenza delle emergenze. Come ha dimostrato la grave e inaudita vicenda avvenuta nell’istituto di Marassi di Genova, dove un giovane detenuto di 18 anni, incensurato, recluso per un reato minore, è stato violentato e torturato per due giorni senza che nessuno abbia visto nulla. Sul tema del carcere noi ci giochiamo un pezzo della nostra credibilità e della nostra civiltà. Speriamo che da questo fatto drammatico possa scaturire un moto di cambiamento per far sì che questi luoghi possano diventare dei luoghi di dignità dove vivere e lavorare. Abbiamo ripreso l’iniziativa degli Stati Generali sull’esecuzione della pena e il Pd presenterà un aggiornamento di quei lavori e una proposta di legge sull’esecuzione penale proprio come risposta a questa emergenza e alla deriva panpenalista di questa maggioranza che stiamo vivendo attraverso il sadismo penale dei suoi vari decreti, da Cutro a Caivano, fino al decreto Sicurezza”.
Così la deputata e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, intervenendo oggi al convegno “Giustizia secondo Costituzione”, che si è chiuso con la relazione della segretaria Schlein.
“E’ necessario porre sempre di più all’attenzione del Paese - ha aggiunto - i pericoli contenuti nella riforma costituzionale sulla separazione delle carriere portata blindata dal governo in Parlamento, un fatto senza precedenti nella nostra storia repubblicana. In realtà non si sta facendo una separazione delle carriere, ma delle magistrature, con addirittura il sorteggio per le nomine che fu Almirante a chiedere nel 1971. Noi riteniamo che su questi temi non si debba mai toccare la Costituzione. Si sta dividendo il Csm e quando si divide un potere e lo si tramuta in due mezzi poteri entrambi ne escono più indeboliti. Questo è un problema - ha concluso - non solo per i magistrati, ma anche per gli avvocati, per i cittadini e per un Paese che si definisce ancora fortemente democratico”.
“Quanto accaduto lo scorso 12 giugno è di una gravità inaudita. Il Ministero dell’Interno ha ammesso con comunicazione ufficiale che non è stato in grado di erogare per intero la prima rata del Fondo di solidarietà comunale 2025 a causa della mancanza di liquidità dello Stato centrale. A essere versata è stata solo un’anticipazione parziale, il 3 giugno, rinviando a data indefinita il saldo residuo. Questo significa che lo Stato non ha cassa, ma soprattutto che il Governo ha deciso di scaricare le conseguenze della propria inefficienza finanziaria sui Comuni, spesso già in condizioni di sofferenza strutturale, soprattutto nelle aree interne e nelle regioni più fragili, quelli destinatari dei fondi di solidarietà. Non siamo di fronte a un normale ritardo amministrativo, ma a un segnale preoccupante di crisi finanziaria che intacca la propaganda mensile del Mef sulle entrate e sul fabbisogno decrescente. Ma sopratutto rischia di compromettere servizi essenziali a livello locale. I Comuni, primi presìdi di cittadinanza, vengono messi in condizione di non poter programmare la spesa, pagare i fornitori o garantire i servizi ai cittadini”.
Lo dichiara il deputato PD della Commissione Bilancio, Silvio Lai.
“A ciò si aggiunge - prosegue Lai - il blocco dell’erogazione delle risorse previste dall’art. 1, comma 563, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di Bilancio 2023), destinate a interventi nei piccoli comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. La graduatoria del bando relativo a tali risorse è stata pubblicata il 4 agosto 2024, ma a quasi un anno di distanza nessun trasferimento è stato ancora effettuato. Serve trasparenza e responsabilità. Per questo chiederó, anche con una interrogazione, che il Governo riferisca urgentemente al Parlamento su: quale sia la reale situazione della liquidità statale; quanti altri bandi risultino fermi per motivi analoghi; quali misure intenda adottare per garantire immediatamente le risorse spettanti ai Comuni”.
“Giornalisti spiati in Italia: non è solo un fatto grave, è una cosa allucinante, indegna di una democrazia che si voglia ancora definire tale. È inaccettabile che nel nostro Paese si possa mettere sotto controllo, con strumenti invasivi la vita privata e professionale di chi fa informazione. È un attacco diretto alla libertà di stampa e ai diritti costituzionali.” Così Simona Bonafè, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Affari costituzionali della Camera, commenta le notizie diffuse da Dagospia e confermate da fonti giudiziarie, secondo cui anche Roberto D’Agostino sarebbe stato oggetto di spionaggio, come già avvenuto per altri giornalisti, tra cui Francesco Cancellato di Fanpage. “Se la Presidente Meloni non è in grado di spiegare come tutto questo sia potuto accadere sotto il suo governo – prosegue Bonafè – abbia almeno il coraggio di chiedere scusa al Paese e di porsi qualche domanda. Perché qui non si tratta di un caso isolato o di una disfunzione tecnica. Siamo davanti a uno scandalo democratico, che si allarga ogni giorno nel silenzio assordante di chi dovrebbe garantire la trasparenza, la legalità e i diritti costituzionali. Chi ha autorizzato questo spionaggio? Chi ne ha beneficiato? E perché il governo non ha ancora promosso accertamenti rigorosi e indipendenti, come sarebbe doveroso in una Repubblica parlamentare? Chiederemo conto di tutto questo in Parlamento – conclude Bonafè – perché la libertà di stampa non è negoziabile e ogni ombra va rimossa”.