"Il vertice svolto tra Trump e Putin si è concluso per ora con un nulla di fatto. Solo tappeti rossi stesi a Putin ma nessun risultato concreto, a partire dal cessate il fuoco, premessa indispensabile per un negoziato diplomatico vero. Senza la presenza dell'Ucraina e senza un protagonismo dell'UE al tavolo non è immaginabile alcuna soluzione reale per una pace giusta, sicura e duratura. Ora più che mai è necessario che l'UE assuma un ruolo diplomatico autorevole per continuare a sostenere al meglio l'Ucraina, per definire insieme agli USA tutte le garanzie di sicurezza necessarie da fornire a Kiev, e per riaffermare i valori dei diritto internazionale e del multilateralismo". Così il deputato Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Unione Europea.
“Apprendiamo dalla stampa dell’intesa siglata tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e SpaceX per l’invio di esperimenti scientifici italiani verso Marte, nell’ambito delle prime missioni Starship. Un’iniziativa di rilievo, che include una stazione meteo, un sensore di radiazioni e studi sulla crescita delle piante, con l’obiettivo dichiarato di raccogliere dati durante il viaggio interplanetario e sul suolo marziano. Tuttavia, un accordo di tale portata – che coinvolge investimenti pubblici, tecnologie strategiche e possibili ricadute industriali – non può essere trattato con superficialità. Chiediamo al Governo di chiarire immediatamente e presenteremo un’interrogazione parlamentare per sapere quali sono i contenuti specifici dell’accordo siglato con SpaceX e quali attori pubblici e privati italiani sono coinvolti. E anche qual è il costo complessivo dell’operazione, quali ritorni scientifici, tecnologici ed economici sono previsti per il nostro Paese, quali procedure sono state adottate nella definizione dell’intesa” così il vicepresidente della commissione trasporti della camera, il deputato democratico Andrea Casu.
“Da domani l’Italia entrerà ufficialmente in procedura d’infrazione per violazione dell’European Media Freedom Act (EMFA), la normativa europea che tutela l’indipendenza e il pluralismo dell’informazione. È un fatto gravissimo che allontana il nostro Paese dai principi democratici europei e segna un’ulteriore deriva del servizio pubblico radiotelevisivo sotto il controllo del governo”. Lo dichiarano in una nota rappresentanti e parlamentari di opposizione membri della Commissione di Vigilanza Rai appartenenti a Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Azione e +Europa, insieme alle associazioni della società civile impegnate nella difesa dell’informazione libera e indipendente: Articolo 21, MoveOn, NoBavaglio, Libera Informazione, Articolo 5, Giovani Democratici, Unione dei Giovani di Sinistra e Infocivica”.
“Mentre l’Europa chiede trasparenza nelle nomine, indipendenza dalla politica e risorse garantite su base pluriennale – proseguono le opposizioni - il governo Meloni e la sua maggioranza propongono una riforma che va nella direzione opposta: accentrando il potere in capo al governo e generando instabilità finanziaria che si traduce in una vera e propria “TeleMeloni Tax” imposta ai cittadini che dovranno pagare i costi dell’infrazione comunitaria”.
“Le ragioni della procedura d’infrazione – spiegano - sono tre: l’attuale governance, dove il governo nomina direttamente l’AD, il Presidente e la maggioranza del CdA; l’assenza di finanziamenti stabili, con risorse decise di anno in anno dall’esecutivo; e la missione della RAI, che continua a operare come concessionaria, invece che come soggetto autonomo incaricato per legge della missione del servizio pubblico, come richiesto dall’EMFA. La proposta della maggioranza non solo non risolve questi problemi, ma li aggrava perchè: prevede la nomina a maggioranza semplice di quasi tutto il CdA, consentendo al governo di controllare fino a 6 membri su 7; introduce la possibilità di tagliare il canone RAI del 5% l’anno, col rischio concreto di ridurre le risorse del servizio pubblico del 25% in una sola legislatura. Le opposizioni interverranno unite per modificare la proposta presentata dalla maggioranza in Senato operando insieme per un'idea condivisa basata su alcuni principi nel solco del regolamento europeo: nomine dei membri del Cda trasparenti e meritocratiche tramite procedura pubblica; mandati individuali sfalsati per evitare lottizzazioni e rendere il Cda un organo continuo; finanziamento certo e pluriennale non modificabile dal governo e dalla maggioranza; e la trasformazione della RAI in una vera Digital Media Company di Servizio Pubblico, con missione definita per legge e un Contratto di obiettivi e mezzi che le assegni risorse proporzionate ai compiti da svolgere. "Il proficuo tavolo di lavoro tra politica e società civile sta costruendo un vero e proprio patto trasversale destinato anche a orientare il programma dei partiti attualmente all’opposizione per la prossima legislatura. La RAI – concludono - deve tornare a essere un bene comune, non un megafono del potere. L’Italia ha il dovere di rispettare l’Europa e garantire un servizio pubblico libero, autonomo e pluralista”.
“In un momento in cui servirebbe rigore, credibilità e competenza, il Ministro della Salute ricostituisce il NITAG, l’organismo che definisce le strategie vaccinali del Paese, mettendoci dentro un ortopedico, un chirurgo in pensione e due no vax”.
Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo PD in Commissione Affari Sociali, commentando la nuova composizione del NITAG nominato da Orazio Schillaci.“Tra i membri scelti c’è Paolo Bellavite, che è arrivato ad affermare che gli effetti avversi dei vaccini avrebbero “pareggiato le vittime del Covid”. E c’è Eugenio Serravalle, secondo cui l’esavalente sarebbe inefficace, l’immunità di gregge un mito e le vaccinazioni pediatriche un falso mito privo di prove scientifiche. Un uomo che ha dichiarato testualmente che “la salute dei bambini non vaccinati è migliore di quella dei bambini vaccinati”.
“È una decisione gravissima. Il messaggio che il governo Meloni manda agli italiani è uno solo: la salute pubblica viene dopo il consenso politico”.
“Abbiamo presentato un'interrogazione urgente al ministro: chi ha messo in discussione la validità dei vaccini non può decidere se e come somministrarli a milioni di italiani”.
“Sui circhi alla Camera è andato in scena uno spettacolo triste e indegno da parte della maggioranza e del governo. La destra ha finto di voler rispettare gli impegni assunti con la legge del 2022, che prevede il superamento dell’utilizzo degli animali nei circhi, ma di fatto continua con assurde scuse a posticipare ciò che sarebbe necessario fare. Da questo punto di vista, il nostro ordine del giorno al Ddl Spettacolo chiedeva al governo di smettere di temporeggiare e di intervenire con urgenza fornendo in tempi brevi un cronoprogramma, certo e definito, con le scelte da compiere per superare con gradualità lo sfruttamento degli animali per scopi circensi. Oggi, purtroppo, sono ancora tanti, troppi, circa duemila, gli animali che vengono sfruttati per questo tipo di attività degradanti e diseducative, troppo spesso fonti di sofferenza e di veri e propri maltrattamenti. Dunque, adesso non ci sono più scuse. Avevamo chiesto al governo di fare presto e invece, ancora una volta, il governo ha scelto di girarsi dall’altra parte e di fingere di voler essere al fianco degli animali, mentre in realtà ha scelto di continua a perpetrare le logiche di sfruttamento becero e bieco. E’ ora di dire basta”.
Così le deputate democratiche, Eleonora Evi e Patrizia Prestipino.
“Altro che giornata storica: oggi è una giornata triste per il Mezzogiorno e per tutto il Paese. Il via libera del CIPESS al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto rappresenta un colossale spreco di risorse pubbliche, un monumento all’inutilità e alla propaganda di Salvini. Un’opera vecchia, contestata, irrealizzabile nei tempi e nei modi raccontati, che cancella con un colpo di spugna le vere priorità del Sud: trasporti locali, ferrovie moderne, scuole sicure, sanità accessibile e infrastrutture sostenibili.”
“Il ministro dei selfie oggi festeggia con emozione, mentre affossa ogni seria politica di riequilibrio territoriale. Parla di punto di partenza, ma l’unico punto certo è la distrazione di miliardi da opere davvero utili. Altro che sviluppo: ci troveremo con contenziosi, cantieri fantasma e promesse non mantenute. Il Partito Democratico continuerà a opporsi in tutte le sedi a questa scelta scellerata. La battaglia non è finita.”
Lo dichiara Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati.
"La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che esclude in via definitiva la cancerogenicità di alcune formulazioni contenenti biossido di titanio in polvere, rappresenta una notizia importante per tanti lavoratori e per un sito industriale strategico come quello della Venator a Scarlino, che proprio su questa produzione ha basato la sua attività” dichiara Marco Simiani, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici alla Camera dei Deputati.
“La pronuncia si fonda su evidenze scientifiche e restituisce un giudizio chiaro, inequivocabile. Adesso serve un impegno concreto, da parte delle istituzioni e delle imprese, per rilanciare una produzione sostenibile, fondata su qualità, sicurezza e innovazione. L’Europa deve tornare a credere nella propria capacità industriale, e l’Italia deve invertire la rotta di un settore produttivo in costante calo, rimettendo al centro il lavoro, la ricerca e una transizione giusta. Occorre agire subito, prima che la concorrenza dei Paesi emergenti, come Cina e India, si trasformi in un definitivo squilibrio competitivo, riducendo l’Europa, e soprattutto l’Italia, a semplici spettatori del futuro industriale” conclude Simiani.
“Durigon oggi spiega che l’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile di tre mesi avverrà nel 2029. Ovvero - guarda caso - dopo le elezioni politiche del 2027. Nel frattempo, cercheranno i soldi per sospendere l’incremento nella prossima manovra di bilancio. Una toppa, non una riforma strutturale. Nei fatti la Lega firma un assegno postdatato ai lavoratori che hanno diritto di andare in pensione a 67 anni impegnando i prossimi governi e non il suo. Basta con la propaganda elettorale sulla pelle dei lavoratori: votino la nostra proposta di legge che elimina definitivamente lo scatto dei tre mesi in base all’aspettativa di vita, senza andare avanti di deroga in deroga”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Mentre Salvini suona la fanfara e e si appresta a celebrare l'approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto da parte del CIPESS come una “giornata storica”, la realtà racconta ben altro. Non c’è nulla di storico, se non lo spreco colossale che questo intervento rappresenta: miliardi di euro destinati a un’opera inutile, che sarà ricordata nei manuali di storia come uno dei più grandi errori nella gestione delle risorse pubbliche italiane.
Il Governo, anziché affrontare con serietà il divario infrastrutturale che penalizza il Mezzogiorno — investendo su trasporti efficienti, scuole, sanità e mobilità sostenibile — sceglie la strada della propaganda, dell’improvvisazione e dell’irregolarità. Le violazioni delle norme sono numerose e gravi, e tutto lascia presagire che questa vicenda si concluderà tra carte bollate e contenziosi, con un enorme dispendio di tempo e denaro pubblico. Altro che sviluppo del Sud: questo progetto è l’ennesima occasione persa per il Paese” così il capogruppo Pd in commissione trasporti della Camera, Anthony Barbagallo.
“La sentenza della Corte di Giustizia europea conferma ciò che denunciamo da tempo: il progetto dei CPR in Albania è sbagliato, costoso e contrario ai diritti fondamentali. Un fallimento totale, economico e giuridico": è quanto dichiara Marco Simiani, deputato Pd, che ha visitato nei mesi scorsi due volte il centro di Jader.
“Oltre 900 milioni di euro già spesi per una struttura marginale, che viola le convenzioni internazionali e priva i richiedenti asilo del diritto a una valutazione individuale. La Corte lo ha detto chiaramente: non basta definire un paese ‘sicuro’ per negare la protezione. Cade così tutto il castello di propaganda della destra che millantava il centro come modello europeo. Serve una politica migratoria seria, non spot elettorali": conclude.
"Un paese si può definire "sicuro" quando lo è per tutti i gruppi che compongono la sua società: per tutte le etnie, le religioni, gli orientamenti politici, le identità di genere. E i giudici possono valutare se un paese è sicuro oppure no. Lo stabilisce la sentenza di oggi della Corte di giustizia europea. Quindi la lista dei "paesi sicuri" stilata dal governo Meloni non è conforme al diritto europeo che è di rango superiore rispetto a quello italiano e la legge italiana non può andare contro quella europea, checché ne pensino Meloni e Piantedosi.
Ed è proprio su quella lista che nasce il malaugurato "protocollo Albania" sulla base del quale sono stati costruiti i due centri di identificazione e detenzione a Gjader e Shengjin, dove i diritti dei migranti vengono regolarmente violati e per i quali il governo sta spendendo 114mila euro al giorno per la detenzione di pochissime persone.
Non sono neanche serviti a ridurre i flussi migratori, come raccontava la propaganda del governo, dato che nei primi 6 mesi del 2025 gli sbarchi sono aumentati del 16% rispetto allo scorso anno.
Un fallimento su tutta la linea: legale, economica, umana, in termini di diritti e di politiche migratorie. Una premier con un briciolo di coscienza dovrebbe chiedere scusa per aver buttato via il denaro dei contribuenti, mettendo in piedi in Albania un sistema di centri inutilizzabili, raccontando bugie agli italiani e alla italiane". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“La Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata sulla definizione di paese sicuro che coinvolge i procedimenti di frontiera nei Cpr in Albania. Alla luce della sentenza della Corte, l’impianto della normativa italiana ridisegnato dal Governo con il Dl 157/2024 si dimostra nella sostanza non pienamente in linea con il diritto UE. Anzitutto non può essere qualificato come sicuro un Paese che non soddisfi, per talune categorie di persone, le condizioni sostanziali di tale designazione. I giudici UE aggiungono peraltro che i motivi e le fonti di informazione sui cui si fonda la designazione di Paese sicuro devono essere pienamente accessibili e valutabili, allo stato attuale di ogni singola procedura, da parte del giudice nazionale, che in assenza di tali informazioni può svolgere anche propri controlli, per garantire un'effettiva tutela giurisdizionale ai richiedenti protezione internazionale, che oggi invece si vedono respinte le domande sulla base della normativa italiana senza possibilità di provare o verificare se il loro paese sia effettivamente sicuro o meno ai sensi della normativa UE”.
Così il capogruppo Pd nella commissione affari europei della Camera, Piero De Luca.
"Dal Governo Meloni ancora uno schiaffo al Sud: dalla nuova analisi sull’attuazione delle opere strategiche Pnrr - Pnc emerge infatti un taglio di oltre 11 miliardi di euro, frutto del definanziamento di interventi fondamentali per Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, tra cui la AV Salerno–Reggio Calabria, la Palermo–Catania e il nodo ferroviario di Bari": è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani
"È l’ennesima sottrazione di risorse senza alcun rafforzamento delle opere esistenti, abbassando la percentuale al di sotto del 40 per cento delle risorse finanziate nel Mezzogiorno per uniformare il gap infrastrutturale: vengono però definanziate opere al Sud per trasferire risorse al Nord. Una strategia che si aggiunge al taglio della decontribuzione Sud, del fondo perequativo infrastrutturale e della sanità. La destra al governo sta affossando il Sud, con il silenzio complice del neo sottosegretario Sbarra. Ci batteremo in Parlamento e nei territori per restituire ai cittadini meridionali ciò che spetta loro: investimenti, diritti e pari dignità": conclude.
"L’accordo tra Ue e Usa sui dazi è "disastroso" e rappresenta una vera e propria disfatta. Più che un’intesa è una resa a Trump. Una conseguenza certo della debolezza della presidente della Commissione. Ma va detto però che il suo mandato politico negoziale era molto fragile a causa di posizioni ambigue e di subalternità a Trump di alcuni governi nazionali, tra cui in particolare quello italiano. Meloni ha danneggiato e svenduto gli interessi nazionali in nome di un’alleanza politica con Trump". Lo ha detto Piero De Luca in un'intervista al Quotidiano Nazionale
"I dati parlano chiaro: lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato un dimezzamento delle prospettive di crescita. Questo accordo farà molto male all’economia italiana. Per questo la premier dovrebbe venire a riferire in aula. Ha definito l’intesa “positiva”. Non capisco cosa ci sarebbe da festeggiare in una tassa che porterà a una riduzione dell’export italiano di almeno 20 miliardi di euro e che metterà a rischio oltre 100mila posti di lavoro".
"Ora serve rilanciare e rafforzare il lavoro sulle proposte che abbiamo avanzato per attenuare l’impatto dei dazi. Occorre rinegoziare e ampliare la lista dei prodotti che ne sono esenti. Servono investimenti per sostenere la domanda interna e investimenti comuni per arrivare a un’autonomia strategica dell’Europa. Servirebbe un nuovo Next Generation Eu da 800 miliardi per investimenti nelle filiere strategiche per difendere il modello sociale europeo. Servirebbe anche un programma simile al Sure per difendere l’occupazione e dobbiamo lavorare per arrivare a imporre una Global Minimum Tax alle grandi multinazionali. Infine, occorre cercare nuovi mercati di sbocco, accelerando su accordi commerciali come quello con il Mercosur e investire nella politica industriale interna".
“Il governo Meloni continua a ignorare i veri bisogni del Paese. In sanità e ricerca non accade nulla: zero risorse aggiuntive, solo operazioni contabili per creare l’illusione di nuovi fondi. Ma la realtà è che il Servizio sanitario nazionale è vicino al collasso”. Così Gian Antonio Girelli, deputato Pd e componente della Commissione Affari Sociali all’ìndomani dell’approvazione definitiva del cosiddetto “Decreto Università”.
“La scelta del governo – prosegue l’esponente dem - è chiara: non rilanciare la ricerca e non affrontare in modo strutturale le emergenze sanitarie. Eppure avremmo dovuto imparare dalla pandemia e prepararci ad affrontare nuove sfide, come le malattie rare. Investire in ricerca significa prevenire, migliorare le diagnosi e ridurre i costi futuri. Ma il governo preferisce alimentare la propaganda, mentre nei fatti destina risorse altrove, seguendo logiche clientelari e non strategiche. «Il pericolo è concreto: la sanità pubblica rischia di essere garantita solo a chi può permettersela. Si va verso un sistema sanitario a tre velocità, con cittadini di serie A, B e C, dove la qualità delle cure dipende dal reddito e dal territorio. È un modello da respingere con forza”.
“Il Partito Democratico – conclude Girelli - continuerà a esercitare un controllo rigoroso, ma anche a proporre soluzioni. Serve separare la prevenzione dalla spesa corrente, lavorare con l’Europa per modificare il Patto di stabilità e reinvestire nella sanità di prossimità: educazione, diagnosi precoce, presa in carico. Serve un cambio di mentalità e visione. Questo governo non è in grado di farlo: spetta ai cittadini scegliere un’altra direzione”.