"La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che esclude in via definitiva la cancerogenicità di alcune formulazioni contenenti biossido di titanio in polvere, rappresenta una notizia importante per tanti lavoratori e per un sito industriale strategico come quello della Venator a Scarlino, che proprio su questa produzione ha basato la sua attività” dichiara Marco Simiani, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici alla Camera dei Deputati.
“La pronuncia si fonda su evidenze scientifiche e restituisce un giudizio chiaro, inequivocabile. Adesso serve un impegno concreto, da parte delle istituzioni e delle imprese, per rilanciare una produzione sostenibile, fondata su qualità, sicurezza e innovazione. L’Europa deve tornare a credere nella propria capacità industriale, e l’Italia deve invertire la rotta di un settore produttivo in costante calo, rimettendo al centro il lavoro, la ricerca e una transizione giusta. Occorre agire subito, prima che la concorrenza dei Paesi emergenti, come Cina e India, si trasformi in un definitivo squilibrio competitivo, riducendo l’Europa, e soprattutto l’Italia, a semplici spettatori del futuro industriale” conclude Simiani.
“Durigon oggi spiega che l’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile di tre mesi avverrà nel 2029. Ovvero - guarda caso - dopo le elezioni politiche del 2027. Nel frattempo, cercheranno i soldi per sospendere l’incremento nella prossima manovra di bilancio. Una toppa, non una riforma strutturale. Nei fatti la Lega firma un assegno postdatato ai lavoratori che hanno diritto di andare in pensione a 67 anni impegnando i prossimi governi e non il suo. Basta con la propaganda elettorale sulla pelle dei lavoratori: votino la nostra proposta di legge che elimina definitivamente lo scatto dei tre mesi in base all’aspettativa di vita, senza andare avanti di deroga in deroga”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Mentre Salvini suona la fanfara e e si appresta a celebrare l'approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto da parte del CIPESS come una “giornata storica”, la realtà racconta ben altro. Non c’è nulla di storico, se non lo spreco colossale che questo intervento rappresenta: miliardi di euro destinati a un’opera inutile, che sarà ricordata nei manuali di storia come uno dei più grandi errori nella gestione delle risorse pubbliche italiane.
Il Governo, anziché affrontare con serietà il divario infrastrutturale che penalizza il Mezzogiorno — investendo su trasporti efficienti, scuole, sanità e mobilità sostenibile — sceglie la strada della propaganda, dell’improvvisazione e dell’irregolarità. Le violazioni delle norme sono numerose e gravi, e tutto lascia presagire che questa vicenda si concluderà tra carte bollate e contenziosi, con un enorme dispendio di tempo e denaro pubblico. Altro che sviluppo del Sud: questo progetto è l’ennesima occasione persa per il Paese” così il capogruppo Pd in commissione trasporti della Camera, Anthony Barbagallo.
“La sentenza della Corte di Giustizia europea conferma ciò che denunciamo da tempo: il progetto dei CPR in Albania è sbagliato, costoso e contrario ai diritti fondamentali. Un fallimento totale, economico e giuridico": è quanto dichiara Marco Simiani, deputato Pd, che ha visitato nei mesi scorsi due volte il centro di Jader.
“Oltre 900 milioni di euro già spesi per una struttura marginale, che viola le convenzioni internazionali e priva i richiedenti asilo del diritto a una valutazione individuale. La Corte lo ha detto chiaramente: non basta definire un paese ‘sicuro’ per negare la protezione. Cade così tutto il castello di propaganda della destra che millantava il centro come modello europeo. Serve una politica migratoria seria, non spot elettorali": conclude.
"Un paese si può definire "sicuro" quando lo è per tutti i gruppi che compongono la sua società: per tutte le etnie, le religioni, gli orientamenti politici, le identità di genere. E i giudici possono valutare se un paese è sicuro oppure no. Lo stabilisce la sentenza di oggi della Corte di giustizia europea. Quindi la lista dei "paesi sicuri" stilata dal governo Meloni non è conforme al diritto europeo che è di rango superiore rispetto a quello italiano e la legge italiana non può andare contro quella europea, checché ne pensino Meloni e Piantedosi.
Ed è proprio su quella lista che nasce il malaugurato "protocollo Albania" sulla base del quale sono stati costruiti i due centri di identificazione e detenzione a Gjader e Shengjin, dove i diritti dei migranti vengono regolarmente violati e per i quali il governo sta spendendo 114mila euro al giorno per la detenzione di pochissime persone.
Non sono neanche serviti a ridurre i flussi migratori, come raccontava la propaganda del governo, dato che nei primi 6 mesi del 2025 gli sbarchi sono aumentati del 16% rispetto allo scorso anno.
Un fallimento su tutta la linea: legale, economica, umana, in termini di diritti e di politiche migratorie. Una premier con un briciolo di coscienza dovrebbe chiedere scusa per aver buttato via il denaro dei contribuenti, mettendo in piedi in Albania un sistema di centri inutilizzabili, raccontando bugie agli italiani e alla italiane". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“La Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata sulla definizione di paese sicuro che coinvolge i procedimenti di frontiera nei Cpr in Albania. Alla luce della sentenza della Corte, l’impianto della normativa italiana ridisegnato dal Governo con il Dl 157/2024 si dimostra nella sostanza non pienamente in linea con il diritto UE. Anzitutto non può essere qualificato come sicuro un Paese che non soddisfi, per talune categorie di persone, le condizioni sostanziali di tale designazione. I giudici UE aggiungono peraltro che i motivi e le fonti di informazione sui cui si fonda la designazione di Paese sicuro devono essere pienamente accessibili e valutabili, allo stato attuale di ogni singola procedura, da parte del giudice nazionale, che in assenza di tali informazioni può svolgere anche propri controlli, per garantire un'effettiva tutela giurisdizionale ai richiedenti protezione internazionale, che oggi invece si vedono respinte le domande sulla base della normativa italiana senza possibilità di provare o verificare se il loro paese sia effettivamente sicuro o meno ai sensi della normativa UE”.
Così il capogruppo Pd nella commissione affari europei della Camera, Piero De Luca.
"Dal Governo Meloni ancora uno schiaffo al Sud: dalla nuova analisi sull’attuazione delle opere strategiche Pnrr - Pnc emerge infatti un taglio di oltre 11 miliardi di euro, frutto del definanziamento di interventi fondamentali per Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, tra cui la AV Salerno–Reggio Calabria, la Palermo–Catania e il nodo ferroviario di Bari": è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani
"È l’ennesima sottrazione di risorse senza alcun rafforzamento delle opere esistenti, abbassando la percentuale al di sotto del 40 per cento delle risorse finanziate nel Mezzogiorno per uniformare il gap infrastrutturale: vengono però definanziate opere al Sud per trasferire risorse al Nord. Una strategia che si aggiunge al taglio della decontribuzione Sud, del fondo perequativo infrastrutturale e della sanità. La destra al governo sta affossando il Sud, con il silenzio complice del neo sottosegretario Sbarra. Ci batteremo in Parlamento e nei territori per restituire ai cittadini meridionali ciò che spetta loro: investimenti, diritti e pari dignità": conclude.
"L’accordo tra Ue e Usa sui dazi è "disastroso" e rappresenta una vera e propria disfatta. Più che un’intesa è una resa a Trump. Una conseguenza certo della debolezza della presidente della Commissione. Ma va detto però che il suo mandato politico negoziale era molto fragile a causa di posizioni ambigue e di subalternità a Trump di alcuni governi nazionali, tra cui in particolare quello italiano. Meloni ha danneggiato e svenduto gli interessi nazionali in nome di un’alleanza politica con Trump". Lo ha detto Piero De Luca in un'intervista al Quotidiano Nazionale
"I dati parlano chiaro: lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato un dimezzamento delle prospettive di crescita. Questo accordo farà molto male all’economia italiana. Per questo la premier dovrebbe venire a riferire in aula. Ha definito l’intesa “positiva”. Non capisco cosa ci sarebbe da festeggiare in una tassa che porterà a una riduzione dell’export italiano di almeno 20 miliardi di euro e che metterà a rischio oltre 100mila posti di lavoro".
"Ora serve rilanciare e rafforzare il lavoro sulle proposte che abbiamo avanzato per attenuare l’impatto dei dazi. Occorre rinegoziare e ampliare la lista dei prodotti che ne sono esenti. Servono investimenti per sostenere la domanda interna e investimenti comuni per arrivare a un’autonomia strategica dell’Europa. Servirebbe un nuovo Next Generation Eu da 800 miliardi per investimenti nelle filiere strategiche per difendere il modello sociale europeo. Servirebbe anche un programma simile al Sure per difendere l’occupazione e dobbiamo lavorare per arrivare a imporre una Global Minimum Tax alle grandi multinazionali. Infine, occorre cercare nuovi mercati di sbocco, accelerando su accordi commerciali come quello con il Mercosur e investire nella politica industriale interna".
“Il governo Meloni continua a ignorare i veri bisogni del Paese. In sanità e ricerca non accade nulla: zero risorse aggiuntive, solo operazioni contabili per creare l’illusione di nuovi fondi. Ma la realtà è che il Servizio sanitario nazionale è vicino al collasso”. Così Gian Antonio Girelli, deputato Pd e componente della Commissione Affari Sociali all’ìndomani dell’approvazione definitiva del cosiddetto “Decreto Università”.
“La scelta del governo – prosegue l’esponente dem - è chiara: non rilanciare la ricerca e non affrontare in modo strutturale le emergenze sanitarie. Eppure avremmo dovuto imparare dalla pandemia e prepararci ad affrontare nuove sfide, come le malattie rare. Investire in ricerca significa prevenire, migliorare le diagnosi e ridurre i costi futuri. Ma il governo preferisce alimentare la propaganda, mentre nei fatti destina risorse altrove, seguendo logiche clientelari e non strategiche. «Il pericolo è concreto: la sanità pubblica rischia di essere garantita solo a chi può permettersela. Si va verso un sistema sanitario a tre velocità, con cittadini di serie A, B e C, dove la qualità delle cure dipende dal reddito e dal territorio. È un modello da respingere con forza”.
“Il Partito Democratico – conclude Girelli - continuerà a esercitare un controllo rigoroso, ma anche a proporre soluzioni. Serve separare la prevenzione dalla spesa corrente, lavorare con l’Europa per modificare il Patto di stabilità e reinvestire nella sanità di prossimità: educazione, diagnosi precoce, presa in carico. Serve un cambio di mentalità e visione. Questo governo non è in grado di farlo: spetta ai cittadini scegliere un’altra direzione”.
l cantiere delle opposizioni per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo si è riunito oggi per definire le linee di azione comuni, ispirate ai principi dell’European Media Freedom Act.
Al tavolo hanno preso parte Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Azione, +Europa oltre a esponenti della società civile impegnati per un’informazione libera e pluralista.
Durante l’incontro, è stato giudicato ‘irricevibile’ il testo presentato dalla maggioranza: una proposta che mira a una vera e propria occupazione politica della Rai, altro che indipendenza. L’ipotesi di elezione dei componenti del Cda e della presidenza, senza quorum qualificato, è infatti un vero e proprio atto di forza che punta a garantire alla maggioranza un controllo assoluto sul servizio pubblico, in totale disprezzo del pluralismo e dell’indipendenza in senso editoriale e funzionale della Rai.
Nel testo della maggioranza mancano procedure e criteri trasparenti, anch’essi atti a garantire l’effettiva indipendenza della Rai; non viene chiarito il perimetro del servizio pubblico, non si garantisce trasparenza né un monitoraggio esterno efficace, e si ignora del tutto il tema cruciale delle risorse economiche per assicurare un servizio pubblico di qualità. Inoltre, non si dice nulla sull’annoso tema delle porte girevoli tra i nominati nel Cda.
Il tavolo della riforma sta definendo la stesura di una proposta unitaria e le azioni parlamentari da mettere in campo per contrastare il testo della maggioranza che calpesta i principi europei e snatura la missione stessa del servizio pubblico e
porterà l’Italia in procedura di infrazione.
Hanno partecipato all’incontro:
* Stefano Graziano (Partito Democratico)
* Dario Carotenuto e Dolores Bevacqua (Movimento 5 Stelle)
* Vincenzo Vita (Alleanza Verdi e Sinistra)
* Silvia Fregolent (Italia Viva)
* Valentina Grippo (Azione)
Associazioni presenti: Articolo 21, MoveOn, NoBavaglio, Libera Informazione, Articolo 5, Giovani Democratici – Unione degli Studenti.
“Manca un mese alla ripresa dell’anno scolastico ma le criticità restano tutte irrisolte”. È quanto dichiara Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, commentando l’approvazione del cosiddetto “decreto Università”.
“Il testo approvato definitivamente ieri alla Camera – spiega l’esponente dem – è un mosaico disorganico: tante piccole misure, nessuna risposta ai nodi strutturali del sistema scolastico e universitario. Non si recuperano i tagli della legge di bilancio, non si affrontano temi strutturali relativi a ricerca e università. Denunciamo l’assenza di una visione di lungo periodo, in particolare per il sistema universitario: il governo continua a ignorare la questione del precariato nella ricerca. Anzi, l’ emendamento Occhiuto, approvato al Senato poche settimane fa, ha indebolito le tutele per i ricercatori, contravvenendo agli impegni del PNRR e aprendo a nuove forme di precarizzazione”.
“Non è solo un problema di risorse – conclude Manzi – ma di strategia. La maggioranza ha appena scoperto l’emergenza del precariato al CNR, ma è stato il Partito Democratico, insieme ad altre forze d’opposizione, a stanziare fondi in legge di bilancio per avviare la stabilizzazione personale precario. Dal governo, invece, nessun piano, nessuna prospettiva oltre il 2026, anno di scadenza del Pnrr. Servono investimenti strutturali, non misure spot. La qualità della scuola e della ricerca devono essere una priorità nazionale, non un tema secondario da affrontare a colpi di decreti tampone”.
“La definizione dei dazi al 15 per cento da parte degli Stati Uniti, rappresenta una vera e propria tragedia annunciata per il nostro agroalimentare e, più in generale, per tutto l’export italiano”. Lo dichiara Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera.
“Parliamo – evidenzia l’esponente Pd - di un impatto diretto su un export che vale circa 65 miliardi di euro verso gli USA, e che oggi subisce un colpo durissimo. Il contraccolpo ricadrà sui consumatori, ma soprattutto sulle nostre imprese, già provate da una congiuntura economica difficile. Quel che colpisce maggiormente è l’atteggiamento del governo Meloni, che ha scelto di disinteressarsi totalmente della partita, lasciando che la trattativa tra Europa e Stati Uniti si consumasse senza alcuna voce italiana autorevole al tavolo. Il governo si è persino fatto promotore di un ministero del Made in Italy, salvo poi voltargli le spalle nel momento più delicato. Mascherarsi dietro un generico ‘vedremo i dettagli dell’accordo’ è una risposta inadeguata di fronte a una situazione così grave”.
“Recuperare quel 15 per cento imposto – conclude Forattini - sarà molto difficile, ma ciò che è urgente è mettere subito in campo risorse straordinarie per sostenere le imprese colpite. Il Partito Democratico continuerà a battersi, in Italia e in Europa, per difendere un settore che è eccellenza assoluta del nostro Paese”.
Presentata interrogazione a Ministero del Lavoro
Il Pd ha depositato un’interrogazione parlamentare al Ministero del Lavoro e delle Imprese per chiedere un tavolo interministeriale per risolvere definitivamente la vicenda del precariato in Rai per oltre duecento giornalisti di trasmissioni da molti anni presenti nei palinsesti televisivi. Lavoratori ancora oggi assunti con partita Iva e senza prospettive di stabilizzazione certa.
L’interrogazione è stata firmata dai membri della commissione Lavoro della Camera, Scotto, Sarracino, Laus e dal capogruppo Pd in Vigilanza Rai, Graziano.
Roma, 29 luglio 25
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=5/04261&ramo=CAMERA&leg=19
"È UN FALLIMENTO DI CIVILTÀ”
“I dati del rapporto di Antigone sono allarmanti: in meno di tre anni i ragazzi detenuti negli istituti penali per minorenni sono aumentati del 50%. Un dato drammatico, che ha una origine evidente nelle norme repressive introdotte dal decreto Caivano voluto dal Governo Meloni. Il carcere è diventato la risposta automatica alla fragilità sociale. È un fallimento di civiltà.” Lo dichiara la deputata Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia, commentando il rapporto semestrale dell'associazione Antigone sul sistema penitenziario.“Nel settembre 2023 – prosegue Di Biase – il Governo ha scelto di ampliare l’utilizzo della custodia cautelare per i minorenni, restringendo drasticamente l’accesso alle misure alternative. Il risultato? Oggi negli IPM ci sono 586 giovani, di cui 355 minorenni, spesso in condizioni disumane: materassi a terra, igiene assente, celle chiuse tutto il giorno, attività scolastiche sospese. In 8 istituti su 17 si registra sovraffollamento, un fenomeno che non si era mai visto prima nei penitenziari minorili” prosegue la deputata. “Colpisce poi che il 63,5% di questi ragazzi non abbia una condanna definitiva e che tra i minorenni questa percentuale arrivi quasi all’80%. Parliamo di adolescenti per i quali la custodia in carcere dovrebbe essere l’extrema ratio, non la regola. E invece - sottolinea la deputata dem –si sceglie la scorciatoia repressiva, scaricando sulle carceri il fallimento delle politiche educative, sociali e di inclusione. Serve un cambio di rotta: più investimenti su scuola, servizi sociali, percorsi educativi e misure alternative, meno carcere e meno propaganda securitaria. I giovani non si salvano con la repressione - conclude Di Biase - ma con il dialogo, l'inclusione e la fiducia.”
"Quella proposta dal Ministro Tajani è una riorganizzazione profonda e radicale del MAECI, che solleva interrogativi di sostanza. Anche il Consiglio di Stato ha espresso gravi perplessità, chiedendo il coinvolgimento formale dei Ministeri della Pubblica Amministrazione e dell’Economia prima dell’approvazione definitiva dello schema di regolamento.
Domani, in occasione dell’audizione alla Camera del Segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia, verificheremo quali effetti concreti questa riforma potrebbe avere sulla funzionalità della nostra rete diplomatica e sulla coerenza dell’azione estera dell’Italia.
Preoccupano, in particolare, l’assenza di strumenti di monitoraggio periodico, il rischio di frammentazione dell’azione all’estero, e la possibile sovrapposizione di competenze, a partire dalla nuova Direzione per la cybersicurezza, la cui istituzione rischia di entrare in conflitto con le competenze già attribuite alla Presidenza del Consiglio e alla specifica agenzia nazionale.
È inoltre incomprensibile e grave la scomparsa della Direzione per la diplomazia culturale, proprio in un momento storico in cui la promozione del nostro patrimonio culturale all’estero è più che mai centrale nella proiezione internazionale dell’Italia.
È spiacevole constatare che, a fronte della richiesta di audizioni rivolta a tutti i soggetti coinvolti — MAECI, Presidenza del Consiglio, Consiglio di Stato e Ministero della Funzione Pubblica — solo il Ministero degli Esteri abbia accettato di intervenire. Una scelta che lascia intendere una mancanza di trasparenza e confronto su un tema che riguarda direttamente la rappresentanza e la credibilità del sistema-Paese nel mondo."
Così in una nota i capigruppo del Pd nelle Commissioni Esteri e Affari costituzionali della Camera, Enzo Amendola e Simona Bonafè.