“Quali sono le iniziative urgenti che i ministri competenti intendono portare avanti per salvare la Cerence? L’ho chiesto in un’interrogazione alla Camera questo pomeriggio, dopo il presidio dei sindacati sotto alla Regione Piemonte, e la risposta, per ora, non è soddisfacente”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, che oggi in Commissione ha interrogato il Governo sulla situazione dello stabilimento torinese.
“Si parla di 54 lavoratori e lavoratrici con competenze di eccellenza: il Made in Italy, tanto difeso dal Governo, comporta anche avere la volontà politica di mantenere l’occupazione - ha proseguito la deputata - Invece qui sta avvenendo l’opposto: i dati dello stabilimento mostrano che non c’è alcuna motivazione per chiudere, contraddicendo questa scelta e contraddicendo anche l’azione del Governo, che porta a Torino una fondazione sull’intelligenza artificiale e poi non preserva questi posti di lavoro”.
“Mentre il Consiglio comunale di Torino ha approvato una mozione per scongiurare i licenziamenti e promuovere tavoli istituzionali di confronto, la Regione Piemonte sceglie di incontrare le parti sociali solo tardivamente dopo settimane di silenzio. È molto grave ed è il motivo per cui portiamo il question time alla Camera, sperando che venga creato un tavolo nazionale sul tema” conclude Gribaudo.
“Dal primo gennaio 2026 la pasta italiana rischia di essere colpita negli Stati Uniti da un super dazio del 120%. È un dato drammatico, che avrà un impatto pesantissimo sulla nostra economia e in particolare su un settore strategico come quello agroalimentare”. Lo dichiara Antonella Forattini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Agricoltura della Camera, commentando la sua interrogazione al governo depositata in commissione.
“L’Italia – evidenzia l’esponente dem - esporta circa il 60 per cento della pasta prodotta, e una quota significativa di questa va proprio negli Stati Uniti. Se non si interviene subito, il nostro comparto rischia un colpo durissimo, con gravi conseguenze anche sull’occupazione e sull’intera filiera produttiva. A oggi non abbiamo visto un euro delle risorse che il ministro Lollobrigida aveva annunciato per il piano ‘Coltiva Italia’. Solo propaganda, nessun fatto concreto”.
“La nostra richiesta – conclude Forattini - è chiara: il governo Meloni deve stanziare subito fondi a compensazione dei dazi già in vigore e attivarsi in sede europea per difendere un prodotto simbolo del Made in Italy. Lo abbiamo ribadito in commissione e lo chiederemo di nuovo in occasione della legge di bilancio. Senza un intervento immediato, l’intero comparto della pasta, che produce ogni anno oltre 4 milioni di tonnellate, non riuscirà a reggere l’urto di un dazio così pesante, con effetti disastrosi per migliaia di lavoratori e per le nostre imprese”.
“Dall’audizione di oggi emergono elementi gravi: l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) ha accertato l’esistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza tra le principali compagnie petrolifere, un vero e proprio cartello attivo dal 2020 al 2023, che ha avuto come effetto un aumento costante dei prezzi alla pompa”. Lo dichiara Vinicio Peluffo, deputato del Partito Democratico e vicepresidente della commissione Attività produttive.
“Parliamo – sottolinea l’esponente dem – di una sanzione tra le più elevate mai comminate, circa un miliardo di euro, pur nella fascia più bassa rispetto al massimo potenziale di 13 miliardi. Di fronte a un arco temporale così lungo e a un impatto così rilevante sui consumatori, mi chiedo dove siano stati i controlli del ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha il compito di monitorare l’andamento dei prezzi dei carburanti. Possibile che in tre anni non sia arrivata alcuna segnalazione?”.
“C’è poi – conclude Peluffo – il tema del tavolo sulla riforma della rete di distribuzione, istituito ormai da due anni e di cui non si hanno più notizie. È evidente che questo settore è stato lasciato a sé stesso. Per questo chiedo al governo se non ritenga necessario un diverso livello di controllo e un ruolo più attivo dell’esecutivo a tutela dei cittadini e della concorrenza”.
Presentata interrogazione su banda ultralarga Open Fiber
“Chiediamo chiarimenti urgenti sullo stato di attuazione del Piano Italia a 1 Giga e sulla gestione delle risorse pubbliche affidate a Open Fiber.
La situazione rappresenta un fallimento industriale e manageriale. I ritardi accumulati da Open Fiber nella realizzazione delle reti in fibra ottica hanno costretto l’Italia a ridurre di circa 700.000 i civici previsti dal piano, una vera e propria umiliazione per il Paese e un danno d’immagine incalcolabile”. Lo dichiara il deputato del Pd e capogruppo in commissione Attività produttive della Camera, Alberto Pandolfo, che ha presentato un’interrogazione al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di Coesione sulla questione della banda ultralarga e Open Fiber.
“Nonostante anni di inadempienze e segnalazioni da parte di regioni e comuni, non è mai stata attivata alcuna procedura di revoca o sanzione, lasciando intendere una grave carenza di controllo da parte del Governo e delle autorità competenti.
Tale comportamento rischia di determinare un danno erariale di grandi proporzioni e di sollevare seri dubbi di conformità alle norme europee sugli aiuti di Stato, sulla concorrenza e sulla neutralità tecnologica”, spiega il dem.
“Il Governo non ritiene di dover intervenire sulla gestione di Open Fiber davanti a un tradimento degli obiettivi del PNRR? Perché non sono mai state applicate penali o revocate le concessioni?
Non è forse necessario procedere alla sostituzione di Open Fiber con operatori alternativi seri e qualificati, in grado di completare i lavori senza ulteriori sprechi di denaro pubblico? Chiediamo che il Governo intraprenda misure strutturali per evitare che in futuro risorse strategiche vengano concentrate nelle mani di un monopolio che poi si dimostra inefficiente, garantendo invece una competizione sana, trasparente e meritocratica nell’interesse dei cittadini”, conclude Pandolfo.
“Con i dazi USA sulla pasta al 107%, ci troviamo di fronte all'ennesimo attacco politico ed economico che il governo Meloni non riesce a contrastare, illuso dall’amicizia con Trump. Le chiacchiere di Salvini, Lollobrigida e Tajani non producono risultati. Molte imprese italiane rischiano crisi di liquidità, delocalizzazioni forzate e la perdita di migliaia di posti di lavoro in zone del Paese, specialmente al Sud, dove la pasta non è solo un prodotto, ma un pilastro economico che sostiene famiglie e filiere agricole. Il governo, che si proclama paladino del Made in Italy e della sovranità nazionale, anche se oggi abbiamo grossi dubbi su quale nazione intenda tutelare, ha il dovere di agire con urgenza per proteggere gli interessi delle aziende italiane, non con parole vuote, ma con azioni concrete e incisive. Chiediamo misure di sostegno per le imprese colpite, e una rapida risposta facendo fronte comune con l’Europa per evitare ulteriori cedimenti." Lo dichiara in una nota il Vice Presidente del gruppo PD alla Camera, Toni Ricciardi.
«I dazi imposti da Trump sulla pasta italiana, che potrebbero schizzare al 107% a partire da gennaio 2026, rischiano di rivelarsi l’ennesimo colpo mortale per il nostro settore agroalimentare, un settore che questo governo sembra incapace di difendere. Mentre Salvini si limita a invocare “interlocuzioni con gli USA” e a riporre speranze nel lavoro dei colleghi ministeriali, il tempo stringe. Servono azioni concrete e immediate per tutelare le nostre imprese, le filiere agricole e le migliaia di posti di lavoro a rischio. L’Italia non può accettare delocalizzazioni forzate che getterebbero sul lastrico intere famiglie, in un Paese dove il governo Meloni continua a ignorare la povertà. Questo governo ha ribattezzato un ministero “Made in Italy” senza però tradurre il nome in politiche reali a sostegno delle nostre imprese. È ora di agire, prima che sia troppo tardi.» Così la capogruppo democratica in commissione Agricoltura della Camera, Antonella Forattini che conclude” i dazi di Trump sono una sciagura ma Salvini irresponsabilmente li protegge”.
“L’allarme lanciato da Confindustria Moda non può e non deve cadere nel vuoto: il sistema tessile e moda italiano è sotto attacco, e il governo Meloni continua a restare in silenzio. I numeri parlano chiaro: nel primo semestre del 2025 l’export italiano è crollato del 4% mentre l’import è salito del 6% spesso con produzioni che ogni giorno invadono il nostro mercato aggirando regole, controlli e standard che le imprese italiane rispettano con sacrificio e serietà. Mentre i nostri marchi storici, le nostre manifatture, i nostri distretti produttivi lottano per sopravvivere, il governo Meloni non muove un dito. Nessuna strategia, nessuna difesa, nessun piano industriale per tutelare un settore che rappresenta un pilastro del Made in Italy riconosciuto in tutto il mondo. Peggio ancora: per compiacere Donald Trump e assecondare scelte commerciali dettate da interessi geopolitici altrui, il governo sta penalizzando proprio quei settori che fanno grande l’Italia nel mondo. Dazi, politiche ostili, mancanza di tutela verso la concorrenza sleale: è un mix esplosivo che rischia di distruggere migliaia di imprese e posti di lavoro. L’allarme sta suonando forte. Ma da Palazzo Chigi solo silenzio. Se nella prossima legge di bilancio non ci saranno interventi concreti saremo al punto di non ritorno. È ora che il governo scelga da che parte stare: con chi produce valore, o con chi distrugge il futuro del Made in Italy” così una nota dei deputati democratici Simona Bonafè e Alberto Pandolfo.
“Le parole del ministro Salvini sull’ipotesi del super dazio USA del 107% sulla pasta italiana destano profonda preoccupazione e anche parecchio sconcerto. Di fronte ad un attacco potenzialmente devastante per una delle eccellenze del Made in Italy, non basta sperare: servono azioni chiare, urgenti e incisive. Il governo non può limitarsi a vaghe “interlocuzioni”, mentre rischiamo di perdere quote di mercato costruite in anni di lavoro. Al netto dei miliardi promessi dal Governo per mettere in sicurezza il nostro sistema produttivo e mai arrivati, è grave l'incapacità e l'assenza di impegno per sostenere la capacità negoziale di Bruxelles rispetto all'amministrazione americana. Del resto questo è il Governo che ha già festeggiato l'intesa sui dazi delle scorse settimane. Ora basta. Non possiamo più tollerare generici propositi o viaggi estemporanei dei membri del Governo. È inaccettabile che si sottovaluti l’impatto che una misura del genere avrebbe su migliaia di imprese e lavoratori, soprattutto al Sud. Il governo riferisca subito in Parlamento sulle reali iniziative in corso. La difesa del Made in Italy non può essere un optional. Il passaggio dell'intervista di Salvini rievoca il titolo di una nota canzone, in ginocchio da Trump”. Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo PD in commissione politiche UE alla Camera, commentando le parole del Ministro Salvini in una intervista al Corriere della Sera.
“Apprendiamo che l’amministrazione Trump vorrebbe mettere un dazio sulla pasta italiana del 107%. Un’azione scellerata contro il prodotto simbolo del Made in Italy, la pasta, che negli Stati Uniti è fra l’altro molto consumata e apprezzata. Chiediamo immediati chiarimenti al Governo italiano ed in particolare al Ministro Lollobrigida. Lollobrigida da che parte sta? Sta dalla parte dei dazi di Trump o dell’Italia e delle aziende italiane?”. Lo dichiara Alberto Pandolfo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera.
“È inaccettabile che l’Italia subisca in silenzio un’aggressione commerciale senza precedenti come quella annunciata dagli Stati Uniti, che con dazi fino al 107% minaccia di mettere in ginocchio una delle eccellenze più riconosciute del nostro Made in Italy: la pasta, simbolo della nostra cultura agroalimentare, costruita con fatica da migliaia di imprese e lavoratori che oggi rischiano di essere spazzati via nel totale immobilismo del governo Meloni, troppo impegnata a compiacere Trump invece di difendere gli interessi strategici del nostro Paese”. Lo scrive in una nota Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche Ue alla Camera e neo segretario regionale del Pd Campania
“Siamo di fronte all’ennesimo atto di forza di un’amministrazione americana che ha preso di mira l’Italia approfittando della debolezza politica di un governo che non ha alzato la voce, non ha mosso un dito a Bruxelles e ha lasciato sole le aziende italiane. Se questa decisione entrerà in vigore, da gennaio le nostre imprese non potranno più esportare pasta negli Stati Uniti a condizioni sostenibili, verranno espulse da un mercato strategico da 670 milioni di euro l’anno. Davanti a questo scenario drammatico serviva un governo capace di battersi con serietà e credibilità in ogni sede istituzionale, invece ci ritroviamo con un esecutivo Il cui unico pensiero è non intaccare il rapporto con un’amministrazione che ci sta taglieggiando. Non possiamo accettare, rincara il dem, che il destino di un’intera filiera venga deciso fuori dai nostri confini mentre Roma tace e Washington detta le condizioni. Serve una reazione immediata, forte, un piano straordinario di difesa del Made in Italy, un’azione coordinata con l’Unione Europea e misure concrete di supporto per le aziende coinvolte, altrimenti sarà chiaro a tutti che il governo Meloni è solo spettatore inerte di una guerra commerciale che sta distruggendo il nostro sistema produttivo. Il tempo è finito, ora scelga da che parte stare: con l’Italia che lavora o con chi la vuole mettere in svendita”.
Più che sovranità alimentare è sottomissione a Trump
“Se confermato, il rincaro del 107%, frutto della somma tra il dazio del 15% già in vigore e la maxi tariffa aggiuntiva, applicata dal Dipartimento del Commercio Usa che accusa arbitrariamente le aziende italiane di dumping, travolgerà uno dei prodotti simbolo del Made in Italy, la pasta italiana, che proprio negli USA ha il suo secondo più importante mercato di riferimento”. Lo dichiara Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura di Montecitorio, firmataria insieme ai componenti Pd della commissione Agricoltura, di una interrogazione al ministro Lollobrigida sulle misure che il governo intende adottare per tutelare la pasta italiana dalla minaccia americana del super dazio.
“È arrivato il momento che il Ministro metta in pratica la tutela della sovranità alimentare che ha voluto richiamare nella denominazione del dicastero, ma che per ora è soltanto una sterile etichetta. Più che sovranità, finora abbiamo visto sottomissione e debolezza verso l’amico Trump”, aggiunge Forattini.
“L’impatto sui consumatori americani fra l’altro sarebbe immediato; il costo di un piatto di pasta raddoppierebbe, spingendo le famiglie verso prodotti “Italian sounding”, ovvero imitazioni prive di qualità ma camuffate da italiane. Una deriva che, oltre a ingannare i consumatori, minerebbe il lavoro e gli investimenti di un’intera filiera”, conclude la capogruppo dem.
“Nasce la Camera di Commercio in Mongolia, un progetto al quale ho tenuto moltissimo e che oggi vede la luce: la nascita della Camera di Commercio in Mongolia rappresenta un passo importante per rafforzare i legami economici e commerciali tra Italia e Mongolia, creando nuove opportunità per le nostre imprese. Promuoveremo il Made in Italy e accompagneremo le imprese italiane nel loro percorso di internazionalizzazione in un mercato in forte crescita. Per l’occasione mi sono recato a Ulan Bator, dove ho avuto l’onore di inaugurare ufficialmente la nuova Camera, insieme a rappresentanti istituzionali e imprenditoriali mongoli e italiani.Un ringraziamento speciale all’Ambasciatrice d’Italia in Mongolia, Giovanna Piccarreta, per il prezioso sostegno e la collaborazione che hanno reso possibile questo importante traguardo.L’obiettivo è costruire un ponte solido per favorire investimenti, scambi e collaborazioni in settori strategici come infrastrutture, energia, tecnologie, agroalimentare e turismo. Un sentito grazie a tutti i partner istituzionali e imprenditoriali che hanno creduto in questo progetto: insieme, stiamo aprendo nuove prospettive per il sistema Italia nel cuore dell’Asia. Un ringraziamento particolare al Segretario generale di Assocamere Domenico Mauriello per la disponibilità e la presenza costante, al nuovo presidente della Camera Italia-Mongola, al segretario generale e a tutto il board per la volontà di portare in alto la bandiera italiana”.
Così il deputato dem Nicola Carè, Presidente Sezione Bilaterale dell'Unione Interparlamentare Italia- Mongolia.
La sospensione della procedura dei licenziamenti è un buon inizio
"L'incontro sulla vertenza Yoox presso il Ministero dell'Impresa e del Made in Italy ha ristabilito la correttezza delle relazioni sindacali, grazie alle posizioni di lotta unitarie dei lavoratori e al sostegno deciso di tutte le istituzioni. Si parte da un confronto di merito tra azienda e sindacati per tutelare i posti di lavoro. L'obiettivo è quello di ottenere garanzie certe di occupazione e produzione. La sospensione della procedura dei licenziamenti è un buon inizio e il principale merito di questo primo risultato è della lotta unitaria dei lavoratori". Così in una nota Virginio Merola, deputato e capogruppo Pd in commissione Finanze che conferma come "nel frattempo continuerò a seguire la vertenza anche con interrogazioni parlamentari".
"Ho partecipato questa mattina al tavolo di crisi relativo alla vertenza Yoox presso il Ministero dell' Impresa e del Made in Italy. Quello di oggi è stato certamente un passaggio positivo. È stato individuato un percorso di confronto fra azienda e sindacati, con il sostegno delle istituzioni. L' obiettivo deve essere quello di salvare i posti di lavoro per tutte le lavoratrici e i lavoratori interessati dalla procedura di licenziamento. Confermo il mio sostegno ai lavoratori e alla loro lotta per difendere l' occupazione. Una condizione anche per garantirne la comtinutà produttiva di una impresa di grande importanza,, che interessa l' Emilia-Romagna e la Lombardia. Ora non bisogna assolutamente abbassare la guardia e vanno messe in atto tutte le iniziative utili per favorire un esito positivo del percorso di confronto che si è avviato. Ho già assunto a suo tempo una iniziativa di sindacato ispettivo alla Camera e mi riservo di assumere ulteriori azioni in parlamento se sarà utile". Così Andrea De Maria, deputato PD
“La decisione di Cargill di chiudere lo stabilimento di Giammoro, che da anni produce pectina ed ha garantito occupazione diretta a quasi 50 lavoratori e a tutto l’indotto, è un colpo durissimo per il territorio messinese e per l’intera Sicilia. La multinazionale motiva la chiusura con problemi di mercato e costi energetici, difficoltà che tuttavia interessano la gran parte delle imprese italiane ed europee e che non giustificano affatto la scelta di smantellare l’unico sito produttivo italiano salvando invece quelli di Francia e Germania. Appare evidente che pesino altri fattori, tra cui il diverso livello di sostegno istituzionale messo in campo dagli altri paesi”: è quanto dichiara la deputata dem Maria Stefania Marino, annunciando una interrogazione parlamentare sulla vicenda.
“Non possiamo accettare che l’ennesimo presidio industriale del Mezzogiorno venga abbandonato senza alcuna prospettiva, privando un intero territorio di lavoro e futuro. È indispensabile che si apra immediatamente un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con la partecipazione di Cargill, delle organizzazioni sindacali, delle istituzioni locali e della Regione Siciliana, per individuare soluzioni che garantiscano la continuità produttiva e occupazionale. Non è pensabile che, ancora una volta, l’area industriale di Giammoro debba rassegnarsi alla desertificazione. Il governo siciliano e nazionale è chiamato ad una azione di responsabilità: non può rimanere spettatore passivo. Servono atti concreti per difendere lavoro, sviluppo e dignità di decine di famiglie e dell’intera comunità. Mi auguro che il Ministro convochi senza indugio il tavolo istituzionale richiesto dai sindacati e dagli enti locali, e che si valutino anche eventuali progetti di riconversione industriale in grado di assicurare occupazione stabile nel tempo”, conclude la deputata dem siciliana .