17/09/2025 - 10:57

“Questa è una riforma della Magistratura, non della Giustizia, e non incide minimamente, su stessa ammissione del ministro Nordio, sui reali problemi che ogni giorno affliggono il nostro Paese: i tempi dei processi, la tutela dei cittadini, la mancanza di personale, l’inumana condizione delle carceri”.

Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, durante il suo discorso alla Camera nella discussione sulla separazione delle carriere.

“Come dichiarato anche da esponenti del Governo, l’obiettivo finale della riforma sarà di portare i magistrati requirenti sotto il controllo dell’Esecutivo ed eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale - ha proseguito la deputata dem - La separazione delle carriere creerà dei super-poliziotti investiti di grandi poteri e del tutto autoreferenziali. Non appena questo risulterà evidente, si agirà per ricondurli sotto l’Esecutivo”.

“Per concludere, questa riforma pone quindi le basi per un sistema nel quale il Governo decide quali reati vanno perseguiti e quali no, quali indagini sono consentite e quali no. Pone le basi per indebolire uno dei principi cardine della democrazia, la separazione dei poteri” ha concluso Gribaudo.

 

16/09/2025 - 16:31

“Come Pd siamo fortemente contrari alla riforma della Giustizia sulla separazione delle carriere perché è una riforma pericolosa che si accanisce sull'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Tra la Costituzione scritta da Calamandrei e la proposta di Nordio e Delmastro Delle Vedove non abbiamo dubbi: difendiamo la Costituzione italiana”. Così il deputato Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia alla Camera.

12/09/2025 - 17:56

“Ancora una volta i vertici del governo scelgono la via della fuga. Il ministro Nordio, che non perde occasione di rilasciare dichiarazioni sui giornali, in televisione e in ogni intervista, quando è chiamato a rispondere davanti alla Giunta per le autorizzazioni, di fronte al Parlamento, si sottrae. Non ha il coraggio di metterci la faccia. Non è un atto formale, è un atto politico: si tratta dell’ennesimo segnale di mancanza di rispetto verso il Parlamento e verso i cittadini. Di fronte a una vicenda grave come il caso Almasri, Nordio, Piantedosi e Mantovano scelgono di inviare una memoria scritta, evitando il confronto diretto, il dibattito, le domande” così la capogruppo democratica in giunta per le autorizzazioni a procedere Antonella Forattini.

11/09/2025 - 17:38

“Il ministro Nordio afferma che il caso Almasri è una vicenda politica e che come tale avrebbe dovuto essere trattata in Parlamento “dove avremmo detto tutto il possibile e tutto quello che poteva servire per far emergere la verità”. Vale la pena ricordare al ministro che grazie a lui, ai suoi colleghi e ad alcuni collaboratori, abbiamo almeno cinque verità diverse. Ancora una volta inoltre il ministro pretende che le decisioni di questo Governo non debbano incontrare limiti nella legge e che nessuno possa dire niente ma solo applaudire. Il Ministro Nordio ha comunque la piena possibilità politica di chiedere ai gruppi parlamentari di maggioranza che lo sostengono di autorizzare il Tribunale dei ministri a procedere. Sarebbe questo l’unico modo per affrontare con trasparenza e nelle sedi competenti della giustizia un caso che ha portato alla liberazione di un criminale efferato. Troppo comodo nascondersi dietro gli automatismi della legge: serve un atto di responsabilità politica, non di scarico istituzionale” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani risponde al ministro Nordio che ha detto che “la garanzia dalla legge costituzionale e' data alla carica e non e' rinunciabile”.

 

08/09/2025 - 18:34

*È arretramento democratico e presenta diversi elementi di incostituzionalità*

Le audizioni promosse dal gruppo parlamentare del Pd della Camera hanno registrato una bocciatura unanime della riforma costituzionale voluta dal Governo. Sono intervenuti Christian Ferrari (CGIL), Cesare Parodi (ANM), Margherita Cassano (Prima Presidente della Corte di Cassazione), Ugo De Siervo (Presidente emerito della Corte Costituzionale), Mitja Gialuz (Università di Genova), Gaetano Azzariti (Università Sapienza Roma), Italo Sandrini e Valerio Martinelli (ACLI), Emilio Ricci (ANPI), Franco Coppi (Avvocato e giurista), Ivana Veronese (UIL). Voci diverse, provenienti dal mondo della giustizia, del diritto e delle parti sociali, che hanno evidenziato come la riforma presenti “gravi profili di incostituzionalità e non risponda alle reali emergenze del sistema giudiziario, rischiando invece di minarne l’equilibrio democratico e l’indipendenza”.

Secondo il Pd, il quadro che emerge è netto: la riforma non nasce per rafforzare la giustizia, ma per stravolgere la Costituzione. Come ha ricordato la capogruppo Pd Chiara Braga, si tratta di “un intervento ideologico costruito per punire la magistratura e portato avanti nel silenzio dei partiti di maggioranza, con un Parlamento ridotto a pura ratifica”. Una denuncia che si intreccia con quella della responsabile nazionale giustizia Debora Serracchiani, che ha sottolineato come “non ci sia nulla di tecnico in questo provvedimento che è il frutto di una scelta tutta politica che chiude ogni spazio di confronto e mina le garanzie dei cittadini, segnando un ulteriore arretramento democratico”.

La gravità del metodo è stata ribadita anche dal deputato Federico Fornaro, che ha parlato di “una maggioranza che tratta la Costituzione come fosse un decreto legge, ricordando che è il primo caso nella storia repubblicana in cui un testo costituzionale uscito dal Consiglio dei ministri arrivi in Parlamento blindato, senza possibilità di modifica, riducendo di fatto le Camere a semplici ratificatori”.

Sul merito della riforma, la capogruppo in Commissione Affari Costituzionali Simona Bonafè ha messo in evidenza come essa venga “venduta come risposta ai problemi della giustizia, ma non intervenga su nulla: né sui tempi lunghissimi dei processi, né sulla carenza di personale, né sull’efficienza del processo telematico. È un grave strappo istituzionale che tradisce i cittadini”.

Un giudizio condiviso dal capogruppo Pd in Commissione Giustizia Federico Gianassi, che ha aggiunto: “La separazione delle carriere non accelera i procedimenti né migliora l’efficienza, lo ha ammesso lo stesso ministro Nordio. Serve solo a indebolire la magistratura e a piegare il pubblico ministero all’influenza dell’esecutivo, avviando un percorso pericoloso di stravolgimento della Costituzione repubblicana”.

Molti degli auditi hanno sottolineato, inoltre, l’importanza di questo ulteriore momento di ascolto promosso dal Pd, non solo per denunciare i gravi rischi della riforma, ma anche per contribuire a costruire nel Paese una coscienza sociale più consapevole. Un passaggio decisivo in vista del referendum confermativo, che sarà lo strumento con cui i cittadini potranno difendere l’equilibrio dei poteri e i principi fondamentali della democrazia. Le audizioni di oggi hanno dunque confermato un punto: a fronte di una riforma ideologica, isolata e priva di soluzioni ai problemi concreti della giustizia italiana, può crescere un’ampia mobilitazione che coinvolge forze politiche e rappresentanti del mondo giuridico a difesa della Costituzione e dell’indipendenza della magistratura.

 

 

08/09/2025 - 13:39

“La separazione delle carriere non è una riforma della giustizia, ma un’operazione ideologica che smantella la Costituzione, attacca la separazione dei poteri e non affronta in alcun modo i problemi concreti del sistema giudiziario. La maggioranza preferisce riproporre vecchie battaglie identitarie piuttosto che lavorare su ciò che serve davvero a cittadini e imprese”, dichiara Federico Gianassi, capogruppo democratico in Commissione Giustizia della Camera, a margine delle audizioni promosse oggi dal Pd.
“Il Paese aspetta riforme capaci di ridurre i tempi infiniti dei processi, di garantire personale stabile negli uffici giudiziari, di rendere efficiente e davvero funzionante il processo telematico. A queste urgenze, il governo risponde con una riforma che non velocizza un solo procedimento e che, come ha ammesso lo stesso ministro Nordio, non produce alcun miglioramento sul piano dell’efficienza. È chiaro l’obiettivo: indebolire l’autonomia della magistratura e piegare il pubblico ministero all’influenza dell’esecutivo. Ancora più grave, è la prima volta nella storia repubblicana che un testo uscito dal Consiglio dei ministri arriva in Parlamento blindato e destinato a essere approvato senza alcuna modifica, riducendo il ruolo del Parlamento a pura ratifica. Per questo continueremo a contrastare con forza questa sciagurata riforma e a difendere la Costituzione repubblicana, scritta per garantire equilibrio e indipendenza dei poteri, contro una destra che vuole piegare la giustizia alle logiche della politica”.

08/09/2025 - 13:38

“La riforma costituzionale sulla cosiddetta separazione carriere, portata avanti dalla maggioranza senza alcun coinvolgimento delle opposizioni, rappresenta un grave strappo istituzionale. Si relega il Parlamento al ruolo di semplice ratificatore dei patti di governo come se fossimo davanti a un decreto legge. Una riforma venduta come risposta ai problemi della giustizia, ma che non interviene sulle vere emergenze del sistema, a partire dalla lentezza dei processi”, ha dichiarato Simona Bonafè, capogruppo democratica in Commissione Affari costituzionali, intervenendo al ciclo di audizioni promosse dal Pd. “Mentre il governo rifiuta qualsiasi confronto in Parlamento, il Partito Democratico ha scelto di aprire uno spazio di ascolto con il mondo della giustizia e della società civile attraverso una giornata di audizioni informali, che stanno mettendo in luce le molte criticità e preoccupazioni suscitate da questa riforma. Ancora più grave, proprio in queste ore, è l’invito del ministro Nordio a non schierarsi sul referendum, un segnale che appare come un tentativo di limitare ulteriormente ogni forma di dissenso e critica verso questa pessima riforma” conclude Bonafè.

08/09/2025 - 12:19

“La campagna referendaria che si apre sarà difficile e impegnativa, perché siamo di fronte a una riforma della giustizia che nasce da una scelta tutta governativa, senza alcuna apertura al confronto, come confermano le parole del ministro Nordio, che nei giorni scorsi ha di fatto chiesto di trattarla solo tecnicamente, quando in realtà qui di tecnico non c’è nulla” dichiara Debora Serracchiani, responsabile nazionale Giustizia del Partito Democratico intervenendo al ciclo di audizioni promosse dal Pd alla Camera. “La maggioranza - ha aggiunto Serracchiani - non ha accolto nessuna proposta delle opposizioni: l’ANM stessa è stata messa al corrente del testo solo dopo che il governo lo aveva già blindato e, quando è stata ricevuta, le è stato detto che non c’erano più margini per modifiche. È un metodo che nega il ruolo del Parlamento e segna un ulteriore arretramento democratico.

“Nel merito, la riforma rappresenta un attacco diretto alla magistratura e alle garanzie dei cittadini stessi: non rafforza i diritti, ma li indebolisce. Invece di affrontare i veri problemi della giustizia – dalla lentezza dei processi al sovraccarico degli uffici giudiziari – la maggioranza ha scelto la strada dello scontro e dell’imposizione, colpendo l’equilibrio tra i poteri e riducendo le tutele per i cittadini. Il Partito Democratico è pronto a contrastare questa deriva con determinazione, aprendo spazi di confronto e ascolto con la società civile e con tutte le forze che condividono la necessità di difendere i principi fondamentali della nostra democrazia”, conclude Serracchiani.

 

 

14/08/2025 - 19:10

“La morte del giovane suicida nell'Istituto di pena minorile di Treviso è una ulteriore drammatica conferma della acuta criticità del sistema penitenziario e richiede l'adozione di una seria e concreta azione di riforma" Lo ha dichiarato Piero Fassino deputato PD di Treviso. "Nel caso specifico - ha aggiunto Fassino - il gesto estremo di un ragazzo di 17 anni segna la sconfitta di un sistema penale minorile che sempre più spesso ad un'azione di recupero di un giovane fa prevalere una pura logica punitiva e repressiva". "Anche questo drammatico suicidio - conclude Fassino - deve sollecitare il Ministro Nordio e il governo a investire su un sistema penale minorile capace davvero di offrire a un minore l'opportunità di uscire dalla illegalità e di ritrovare ragioni e modi di una vita normale e legale".

 

08/08/2025 - 10:52

"Un altro suicidio in carcere, peraltro ampiamente annunciato, certifica il fallimento del sistema penitenziario: la morte di Stefano Argentino, aldilà della gravità del reato commesso, mette infatti in serio dubbio la capacità del sistema penitenziario di garantire l'incolumità dei reclusi. Si tratta di un fatto grave su cui va fatta piena chiarezza": è quanto dichiara la deputata Pd, Maria Stefania Marino, depositando una interrogazione al Ministro Nordio sul caso del 22enne che si è tolto la vita il 6 agosto nella casa circondariale di Gazzi (Messina), dove era detenuto in attesa di giudizio per omicidio.

"Nonostante i chiari segnali di disagio psichico manifestati fin dall’arresto, Argentino era stato ritenuto idoneo alla detenzione ordinaria. Serve un’indagine rigorosa per capire se vi siano state omissioni o sottovalutazioni nella gestione di un caso ad alto rischio. La tutela della salute mentale in carcere non può essere secondaria. Non va inoltre sottovalutato la grave carenza di personale denunciata dai sindacati di categoria, che comprometterebbe la sorveglianza dei detenuti più vulnerabili", conclude.

 

07/08/2025 - 17:30

La Presidente Meloni e il Ministro Nordio dichiarano pubblicamente di non avere paura e di essere responsabili delle proprie azioni. Bene. Allora chiediamo loro e alla maggioranza di non ostacolare in alcun modo il lavoro del Tribunale dei Ministri e dicano no allo scudo penale per i ministri e il sottosegretario Mantovano. Abbiano il coraggio di affermare, sin da ora, che rinunceranno a qualsiasi forma di scudo parlamentare. Ne sono capaci? Perché, in caso contrario, tutte le dichiarazioni di fermezza e responsabilità risuoneranno come vuota propaganda” così in una nota dei deputati del Pd nella commissione Giustizia della Camera.

07/08/2025 - 17:22

“Davanti alle dichiarazioni di oggi di Nordio, che fa la controfigura di Giorgia Meloni, la questione è molto semplice: Nordio era informato o no? Era informato e ha mentito al Parlamento o la capo di gabinetto decideva tutto senza coinvolgerlo e lui allora non è in grado di gestire il suo Ministero? Nordio – aggiunge Gianassi - ha dichiarato che le scelte politiche sul caso Almasri sono state assunte tutte da lui. Bene, e allora conferma di essere stato informato della riunione che si è tenuta già il 19 gennaio, all’ora di pranzo, alla quale hanno partecipato i più alti vertici di governo e la sua capo di gabinetto in relazione alle implicazioni derivanti dall’arresto di Almasri? In Parlamento tutto questo lo ha taciuto. Era inoltre al corrente del documento redatto dal capo del DAG Birritteri il 20 gennaio, che – se firmato da Nordio – avrebbe consentito l’arresto di Almasri e la sua estradizione alla Corte Penale Internazionale? Se quel documento non gli è mai stato sottoposto, allora è evidente che le decisioni non erano sue ma della sua capo di gabinetto che glielo ha nascosto. Se invece lo ha ricevuto e ignorato, si assuma la responsabilità politica della fuga del criminale. Serve onestà, e’ finito il tempo delle menzogne. Il Ministro smetta di scappare dalla verità” così in una nota il capogruppo del Pd nella commissione giustizia della Camera, Federico Gianassi che conclude dicendo “Nordio non scappi e risponda su tutto”.

25/07/2025 - 15:41

“La mancata previsione del ripristino del Tribunale di Mistretta nel recente disegno di legge sulle circoscrizioni giudiziarie approvato dal Consiglio dei Ministri è l’ennesima dimostrazione di disattenzione verso le aree interne della Sicilia e, in particolare, verso il territorio dei Nebrodi e l’intera provincia di Messina”: è quanto dichiara Maria Stefania Marino, deputata del Partito Democratico, commentando il provvedimento del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“Nonostante la clausola di invarianza finanziaria e la copertura economica già garantita dalla Regione Sicilia, il Tribunale di Mistretta non rientra tra le sedi destinate alla riapertura. La soppressione del presidio giudiziario, deciso nel 2013, ha aggravato l’isolamento di un’area già segnata da spopolamento, infrastrutture carenti e infiltrazioni criminali. Oggi le cause vengono smistate a Patti, con costi e tempi che scoraggiano soprattutto i più deboli. L’edificio, ancora in buono stato, e l’organico compatibile rendono logisticamente possibile la riattivazione, purché vi sia volontà politica. Durante l’iter parlamentare del disegno di legge mi batterò affinché venga presentato un emendamento per inserire Mistretta tra le sedi da ripristinare e restituire alla comunità dei Nebrodi un presidio essenziale di giustizia”: conclude.

24/07/2025 - 16:28

“Il ministro Nordio ha il dovere politico e istituzionale di chiarire subito quanto accaduto nel caso Al-Masrī. Le rivelazioni pubblicate da La Repubblica confermano che l’arresto del criminale libico era noto al ministero della Giustizia già uno o due giorni prima della sua scarcerazione. Eppure, in Parlamento, il ministro ha fornito una versione non corrispondente alla realtà. È un fatto di una gravità inaudita”. Lo dichiara Debora Serracchiani, deputata e responsabile nazionale Giustizia del Partito Democratico, commentando, sul canale YouTube dei deputati dem, gli sviluppi della vicenda legata al rilascio di Al-Masrī, accusato di crimini gravissimi contro migranti e minori.

“Mentre il ministro tedesco della Giustizia ha dato seguito a un mandato della Corte penale internazionale arrestando un criminale libico, il nostro ministro – sottolinea l’esponente Pd – ha permesso che un torturatore e violentatore venisse accompagnato a casa con un volo di Stato. Un’umiliazione per l’Italia e per lo Stato di diritto. Nordio dovrebbe sentire vergogna, non sottrarsi alle proprie responsabilità”.

“Come Partito Democratico – prosegue Serracchiani – abbiamo presentato, su iniziativa di Laura Boldrini, una proposta di legge per istituire un codice dei crimini internazionali. Non possiamo più accettare che l’Italia si renda complice di una delegittimazione silenziosa degli organismi internazionali. La nostra credibilità davanti alla Corte penale internazionale è oggi fortemente compromessa. L’obiettivo deve essere colmare un vuoto normativo e ristabilire il rispetto del diritto internazionale”.

 

24/07/2025 - 12:52

Smantella la Costituzione, attacca la separazione dei poteri e ignora i problemi reali.

“La riforma della giustizia approvata al Senato è l’ennesima operazione ideologica di una destra che guarda al passato anziché affrontare le sfide del presente e del futuro. Forza Italia ha dedicato questa riforma a Silvio Berlusconi: un gesto che rivela l’anacronismo politico di una coalizione che si intestardisce a realizzare un intervento vecchio ormai di trent’anni in un mondo che nel frattempo è profondamente cambiato”. Lo dichiara Federico Gianassi, capogruppo dem in commissione Giustizia della Camera.
 
“Questa maggioranza — prosegue l’esponente Pd — non è impegnata a risolvere i problemi concreti della giustizia italiana: tempi lunghissimi dei processi, carenza di personale, un processo telematico che funziona a intermittenza, oltre 10mila precari negli uffici giudiziari. Di fronte a tutto ciò, il governo non investe né assume, ma preferisce sventolare una riforma mossa da furore ideologico e intento punitivo verso la magistratura”.

“La separazione delle magistrature– conclude Gianassi - non accelera i procedimenti e non migliora l’efficienza, lo ha ammesso persino il ministro Nordio. Serve solo a indebolire l’autonomia della magistratura e ha l’obiettivo di iniziare una traiettoria che si concluderà con la sottoposizione del pubblico ministero sotto l’influenza del potere esecutivo, stravolgendone la natura di organo di giustizia per farne un accusatore seriale. Continueremo a batterci per difendere la Costituzione scritta da Calamandrei contro quella scritta da Nordio e Delmastro”.

 

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