"Come ha giustamente affermato più volte il collega Mauro Berruto, la partita Italia-Israele, valida per la qualificazione ai mondiali di calcio e prevista per il prossimo 14 ottobre, non dovrebbe disputarsi e Israele dovrebbe essere escluso dalle competizioni sportive internazionali a causa del genocidio in corso a Gaza, com'è stato fatto per la Russia a seguito dell'aggressione all'Ucraina e per il Sudafrica finché vigeva il regime di apartheid. Gli organismi sportivi internazionali non possono usare due pesi e due misure. Nel malaugurato caso che ciò accadesse, rivolgiamo un appello alla Federcalcio perché in quella giornata la nazionale azzurra dia almeno un segnale chiaro e inequivocabile di condanna del massacro e di vicinanza al popolo palestinese". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Solo oggi tre morti sul lavoro. Due operai addirittura a Venezia precipitati in una cisterna. Numeri drammatici che confermano la tendenza dell’Inail che ci dice che nei primi sei mesi del 2025 crescono rispetto al 2024: 495 a fronte dei 462 dello scorso anno. Una tragedia sempre più estesa e sempre più inaccettabile. Chiediamo al Governo almeno mille assunzioni di nuovi ispettori entro l’anno: siamo pronti a votarlo subito. Sarebbe un segnale sicuramente non risolutivo, ma un messaggio importante da parte dello Stato”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Se la maggioranza e il governo non vogliono ascoltare le opposizioni, perché ideologicamente e politicamente rifiutano ogni forma di dialogo, allora ascoltino almeno il Presidente della Repubblica. Le sue parole di oggi sono chiare e inequivocabili: lo stallo sulla presidenza Rai è sconfortante e deve essere superato.”
Lo dichiara Stefano Graziano, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, commentando il monito del Presidente Mattarella durante la cerimonia del ventaglio.
“Il pluralismo dell’informazione e il buon funzionamento del servizio pubblico – prosegue Graziano – non sono materia di scontro politico, ma principi sacrosanti da tutelare. Il Regolamento europeo sulla libertà dei media, che entrerà in vigore l’8 agosto, impone maggiore indipendenza e trasparenza per il servizio pubblico. La Rai non può restare ostaggio di logiche di potere o paralisi istituzionale.
Serve un passo avanti, subito: il pluralismo non si governa, si garantisce.”
l cantiere delle opposizioni per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo si è riunito oggi per definire le linee di azione comuni, ispirate ai principi dell’European Media Freedom Act.
Al tavolo hanno preso parte Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Azione, +Europa oltre a esponenti della società civile impegnati per un’informazione libera e pluralista.
Durante l’incontro, è stato giudicato ‘irricevibile’ il testo presentato dalla maggioranza: una proposta che mira a una vera e propria occupazione politica della Rai, altro che indipendenza. L’ipotesi di elezione dei componenti del Cda e della presidenza, senza quorum qualificato, è infatti un vero e proprio atto di forza che punta a garantire alla maggioranza un controllo assoluto sul servizio pubblico, in totale disprezzo del pluralismo e dell’indipendenza in senso editoriale e funzionale della Rai.
Nel testo della maggioranza mancano procedure e criteri trasparenti, anch’essi atti a garantire l’effettiva indipendenza della Rai; non viene chiarito il perimetro del servizio pubblico, non si garantisce trasparenza né un monitoraggio esterno efficace, e si ignora del tutto il tema cruciale delle risorse economiche per assicurare un servizio pubblico di qualità. Inoltre, non si dice nulla sull’annoso tema delle porte girevoli tra i nominati nel Cda.
Il tavolo della riforma sta definendo la stesura di una proposta unitaria e le azioni parlamentari da mettere in campo per contrastare il testo della maggioranza che calpesta i principi europei e snatura la missione stessa del servizio pubblico e
porterà l’Italia in procedura di infrazione.
Hanno partecipato all’incontro:
* Stefano Graziano (Partito Democratico)
* Dario Carotenuto e Dolores Bevacqua (Movimento 5 Stelle)
* Vincenzo Vita (Alleanza Verdi e Sinistra)
* Silvia Fregolent (Italia Viva)
* Valentina Grippo (Azione)
Associazioni presenti: Articolo 21, MoveOn, NoBavaglio, Libera Informazione, Articolo 5, Giovani Democratici – Unione degli Studenti.
“Siamo molto lontani dal Media Freedom act e dalla realtà. Il testo base presentato oggi dalla maggioranza dà di fatto pieni poteri ai partiti di governo, offrendo loro la possibilità di eleggersi da soli tutti i consiglieri di amministrazione e anche il presidente della Rai” così una nota del capogruppo democratico nella commissione di Vigilanza Rai, Stefano Graziano.
Presentata interrogazione a Ministero del Lavoro
Il Pd ha depositato un’interrogazione parlamentare al Ministero del Lavoro e delle Imprese per chiedere un tavolo interministeriale per risolvere definitivamente la vicenda del precariato in Rai per oltre duecento giornalisti di trasmissioni da molti anni presenti nei palinsesti televisivi. Lavoratori ancora oggi assunti con partita Iva e senza prospettive di stabilizzazione certa.
L’interrogazione è stata firmata dai membri della commissione Lavoro della Camera, Scotto, Sarracino, Laus e dal capogruppo Pd in Vigilanza Rai, Graziano.
Roma, 29 luglio 25
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=5/04261&ramo=CAMERA&leg=19
“Non è una vittoria e non si è evitata una guerra commerciale: era di fatto già in atto e iniziata da Donald Trump”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta su Agorà su Rai3 in merito ai dazi al 15% decisi ieri.
“C’è stata un’imposizione che costerà carissimo al nostro Paese e ciò dimostra la poca efficacia nonostante i rapporti cosiddetti privilegiati tra il nostro Governo e quello americano - ha detto la deputata dem - Siamo in una fase storica in cui Trump si permette di dare patenti a chiunque, mostrandosi impositivo nei confronti dell’Europa e degli Stati europei, con modi imbarazzanti”.
“Ora vedremo come proseguirà, questa è stata solo la prima puntata: gli Stati Uniti hanno già dimostrato con il Giappone che dopo il primo punto la discussione prosegue. Per ora si conclude con il 15%, ma Trump ci ha abituato a svolte quotidiane per cui potrebbe non essere il punto definitivo. L’unica certezza è che farà male al nostro Paese” ha concluso Gribaudo.
“E’ paradossale che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non si esprima sulla tragedia che si sta consumando nella Striscia di Gaza, e che l’Italia a causa di questo immobilismo del governo non sia partecipe dell’operazione umanitaria promossa da Gran Bretagna, Germania e Francia, per portare aiuto con lancio di viveri dagli aerei ad una popolazione ormai ridotta allo stremo. Meloni è ormai praticamente scomparsa da ogni tavolo internazionale, non solo sulla crisi mediorientale, ma anche sulla questione ucraina e sul tema dei dazi di Trump. Questa sua sudditanza ai dettami del presidente degli Stati Uniti ha provocato il nostro isolamento e inconsistenza”.
Così il capogruppo Pd in commissione Difesa alla Camera, Stefano Graziano.
“Due mesi fa il Governo rispondeva all’interrogazione del Pd in commissione Lavoro alla Camera in cui venivano chiesti all’Inail i dati sul funzionamento della patente a crediti: su circa 800mila aziende edili poco più della metà avevano aderito e le patenti sospese erano state in un anno appena 21. Se guardiamo il numero di incidenti nei cantieri edili - compresa la tragedia enorme di Napoli di ieri con tre morti - ci rendiamo conto che questo meccanismo purtroppo non sta funzionando. La ministra Calderone dovrebbe avere l’umiltà di fare una seria revisione critica delle scelte prese finora per rispondere all’emergenza delle morti sul lavoro. Venga in Parlamento e si confronti con le nostre proposte: vogliamo una discussione costruttiva, ma anche una svolta sulle politiche del lavoro. Precarietà, lavoro nero, subappalti sono tra le cause principali di questa tragedia permanente che miete oltre mille vittime l’anno. Non si può più fare finta di niente”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Uno dei tre operai morti a Napoli aveva 67 anni. A quella età non devi stare su un cantiere. Hai diritto a stare in pensione. Una tragedia nella tragedia. Che ci dice che tanta parte del lavoro è ancora sfruttamento e precarietà. Non è una fatalità, è un sistema che non funziona”.
Così sui canali social il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Abbiamo appena depositato una interrogazione parlamentare come gruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera sull’uscita di Carrefour dall’Italia. Crediamo che sia necessaria la convocazione di un tavolo ministeriale permanente - con il coinvolgimento diretto dei sindacati - innanzitutto per salvaguardare i livelli occupazionali e per capire se ci sono piani industriali coerenti”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Di seguito
Interrogazione a risposta in Commissione
Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Per sapere - premesso che:
l’italiana NewPrinces (ex Newlat), dopo una serie di acquisizioni di marchi del settore della produzione alimentare realizzate negli ultimi anni, ha recentemente sottoscritto con Carrefour un accordo vincolante per l’acquisizione del 100 per cento del capitale di Carrefour Italia sulla base di una enterprise value pari a circa 1 miliardo;
Carrefour Italia gestisce una rete di 1.188 negozi 1 (tra cui 41 ipermercati, 315 supermercati, 820 minimarket e 12 cash & carry), e ha generato vendite, Iva inclusa, per 4,2 miliardi nel 2024;
il piano di investimenti proposto per l’acquisizione del gruppo commerciale prevede la modernizzazione progressiva dei punti vendita, il rilancio del marchio GS in Italia con un rinnovato posizionamento valoriale e commerciale, l'integrazione operativa con la piattaforma logistica di NewPrinces - che include oltre 600 mezzi refrigerati per la distribuzione di prodotti freschi - e il rafforzamento dei canali home delivery e HoReCa;
in un solo anno la NewPrinces, che sinora non ha mai gestito direttamente una rete commerciale della grande distribuzione, passa così da 750 milioni a 6,9 miliardi di fatturato, diventando il secondo gruppo italiano nel food per fatturato e il primo operatore food in termini occupazionali, passando dai 2.200 occupati nel 2023 ai 13mila operatori diretti in Italia, oltre a ulteriori 11mila persone coinvolte nelle attività accessorie fornite da aziende esterne;
secondo quanto dichiarato dal presidente di NewPrinces Group, Angelo Mastrolia, “L’acquisizione di Carrefour Italia rappresenta una tappa fondamentale nella traiettoria di crescita del nostro gruppo. È il risultato di una strategia costruita con rigore, visione industriale e un impegno costante nel tempo. Con questa operazione, compiamo un passo decisivo verso l’integrazione verticale tra produzione e distribuzione, rafforzando la nostra capacità di generare valore lungo l’intera filiera”;
il Ministro delle Imprese e del Made in Italy ha espresso apprezzamento per l’operazione che, ha detto, “rafforza il Made in Italy”;
le segreterie nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno già richiesto incontro al ministero delle imprese e del made in Italy, sollecitando la convocazione di tutte le parti interessate, al fine di verificare il piano di rilancio e la salvaguardia del perimetro occupazionale di tutte le unità produttive di Carrefour Italia, della rete franchising e degli appalti, così come per una valutazione della qualità del piano di rilancio -:
quali urgenti iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di verificare, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, anche attraverso la costituzione di un apposito tavolo ministeriale, i contenuti dell’operazione, le prospettive di rilancio della struttura commerciale dei punti vendita Carrefour e il rispetto degli impegni in materia di salvaguardia dei livelli occupazionali diretti e indiretti.
“Tre operai morti sul lavoro a Napoli, precipitati da un montacarichi al sesto piano. Una nuova strage, questa volta al quartiere Vomero, che si aggiunge alle troppe già viste. È una guerra silenziosa che colpisce ancora il mondo dell’edilizia, con lavoratori spesso avanti con l’età, esposti a rischi enormi e tutele troppo fragili. Morire così, nel 2025, è indegno di un Paese civile. Abbiamo bisogno di un cambio di rotta radicale, e le risposte al momento sono insufficienti. Sicuramente servono più controlli e più ispettori. Ma occorre soprattutto una rivoluzione nel sistema degli appalti, attraverso la responsabilità dell’azienda appaltatrice lungo tutta la catena della produzione e soprattutto il superamento di qualsiasi forma di precarietà che è uno dei maggiori fattori di insicurezza.
La sicurezza deve essere vista come un investimento, non come un costo. Non si può morire sul posto di lavoro”.
Così i parlamentari democratici, Marco Sarracino, Sandro Ruotolo e Arturo Scotto.
“La situazione della Rai è sempre più critica e lo stallo sulla riforma della governance rischia di costare caro all’Italia, con una multa da oltre 7 milioni di euro se entro l’8 agosto non si interverrà come richiesto dall’Unione europea. Le opposizioni hanno fatto la loro parte: abbiamo messo a punto una proposta unitaria, seria e concreta, ispirata ai principi del regolamento europeo, che chiede maggiore indipendenza, trasparenza e una netta separazione tra politica e servizio pubblico. Ora tocca alla maggioranza dire cosa intende fare”. Lo dichiara Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai.
“Fino ad oggi – prosegue il deputato dem – la maggioranza ha mostrato scarsa volontà di confronto. Se davvero si vuole salvare il servizio pubblico radiotelevisivo, occorre cambiare rotta. Altrimenti saremo di fronte all’ennesimo atto di autolesionismo, con i cittadini che, oltre al canone, si troveranno a pagare la ‘TeleMeloni Tax’ a causa dell’immobilismo del governo”.
“Per il Partito Democratico – conclude Graziano - la Rai deve essere dei governati, non dei governanti. Il servizio pubblico ha una funzione fondamentale in democrazia: garantire un’informazione pluralista, indipendente e accessibile. Ogni giorno perso è un danno per l’Italia e per i suoi cittadini. La destra dimostri di voler davvero modernizzare la Rai e rispettare le regole europee, oppure si assuma la responsabilità di questo fallimento davanti al Paese e all’Europa”.
Smantella la Costituzione, attacca la separazione dei poteri e ignora i problemi reali.
“La riforma della giustizia approvata al Senato è l’ennesima operazione ideologica di una destra che guarda al passato anziché affrontare le sfide del presente e del futuro. Forza Italia ha dedicato questa riforma a Silvio Berlusconi: un gesto che rivela l’anacronismo politico di una coalizione che si intestardisce a realizzare un intervento vecchio ormai di trent’anni in un mondo che nel frattempo è profondamente cambiato”. Lo dichiara Federico Gianassi, capogruppo dem in commissione Giustizia della Camera.
“Questa maggioranza — prosegue l’esponente Pd — non è impegnata a risolvere i problemi concreti della giustizia italiana: tempi lunghissimi dei processi, carenza di personale, un processo telematico che funziona a intermittenza, oltre 10mila precari negli uffici giudiziari. Di fronte a tutto ciò, il governo non investe né assume, ma preferisce sventolare una riforma mossa da furore ideologico e intento punitivo verso la magistratura”.
“La separazione delle magistrature– conclude Gianassi - non accelera i procedimenti e non migliora l’efficienza, lo ha ammesso persino il ministro Nordio. Serve solo a indebolire l’autonomia della magistratura e ha l’obiettivo di iniziare una traiettoria che si concluderà con la sottoposizione del pubblico ministero sotto l’influenza del potere esecutivo, stravolgendone la natura di organo di giustizia per farne un accusatore seriale. Continueremo a batterci per difendere la Costituzione scritta da Calamandrei contro quella scritta da Nordio e Delmastro”.
“Ancora una volta, la maggioranza fa mancare il numero legale in Commissione di Vigilanza Rai sulla votazione per la ratifica della nomina di Simona Agnes a presidente. Di fatto blocca anche una volta i lavori della commissione di Vigilanza.
Un comportamento irresponsabile e incoerente, che dimostra la profonda spaccatura nel centrodestra e l’incapacità di assumersi le proprie responsabilità istituzionali.”
Lo dichiarano i componenti del Partito Democratico in Commissione di Vigilanza sulla Rai, dopo l’ennesimo nulla di fatto nella votazione.
“È paradossale – proseguono i parlamentari dem – che gli stessi esponenti del centrodestra che poco prima avevano garantito la presenza per la votazione sulla costituzione in giudizio della Commissione, abbiano poi fatto mancare il numero legale su un passaggio così importante. Si continua a strumentalizzare la Rai e le sue istituzioni di garanzia per logiche di equilibri interni alla maggioranza, con totale disprezzo per il ruolo del Parlamento.”
“Chiediamo serietà e rispetto delle istituzioni. La Rai e i cittadini meritano trasparenza e scelte responsabili, non tatticismi di corto respiro”, concludono.