07/05/2025 - 18:18

Ha dell’assurdo la risposta della presidente Meloni al premier time al Senato sul CPR in Albania. Ha detto “entro la fine della settimana il 25% dei migranti trattenuti in Albania sarà rimpatriato”: un modo nuovo e curioso di comunicare i dati, ancora prima che il dato sia reale. Dalle nostre ricostruzioni invece risulta che al 27 aprile 4 persone erano state rimpatriate, a fronte delle 55 che sappiamo essere transitate per il centro (40 inizialmente + le 15 recentemente trasferite). Le percentuali non tornano. La premier poi si dilunga nel ribadire come “quasi tutti” i trattenuti nei centri siano pericolosi criminali: un dato che è impossibile confermare, visto che nessun accesso è stato consentito non solo ai fascicoli giudiziari, ma anche solo a una lista di nomi delle persone portate in Albania. Posso sicuramente affermare di aver parlato, recandomi fisicamente nel CPR di Gjadër, con diverse persone che riportavano di non avere alcun precedente penale. Ci tengo poi a ribadire una cosa, su tutte: a prescindere da quale sia la storia giudiziaria di ciascuna di quelle persone, tutte quelle che sono state condannate per dei reati hanno già scontato la loro pena in carcere. Non possiamo accettare questa retorica strumentale, che è solo un maldestro funambolismo sul dettato costituzionale “la legge è uguale per tutti” per insinuare che ad alcune persone, in virtù del solo fatto di essere straniere, spetta una seconda pena aggiuntiva, da scontare nei CPR. Chi sta in un CPR subisce una detenzione amministrativa, e si trova lì solo perché non è in possesso di regolare documentazione. Un esempio su tutti? Abel Okubor, morto a 37 anni nel CPR di Brindisi qualche giorno fa, non aveva commesso alcun reato. Era finito in CPR per un disguido burocratico, dopo 12 anni di lavoro in Italia come bracciante. Il giorno in cui è morto aveva ricevuto una proposta di lavoro che gli avrebbe permesso di regolarizzare la sua condizione. Qualsiasi insinuazione sui reati eventualmente commessi da queste persone non c’entra nulla con il sistema CPR ed è crudele e costosissima propaganda, e in quanto tale va respinta.

Così la deputata del Pd Rachele Scarpa.

 

07/05/2025 - 17:37

“Se davvero il 25% dei migranti trasferiti in Albania sarà rimpatriato entro la settimana, come ha annunciato oggi Giorgia Meloni, allora siamo di fronte a una clamorosa ammissione: quei rimpatri potevano essere fatti direttamente dall’Italia, senza spese inutili, senza nuove strutture fuori dai nostri confini e soprattutto senza esporre le persone a ulteriori stress e compressione dei diritti”. Lo dichiara Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del Partito Democratico, intervenuto oggi in Commissione Affari Costituzionali alla Camera.

“Meloni continua a raccontare l’operazione in Albania come un modello, quando è invece un gigantesco fallimento perché inefficace, opaca nelle procedure e anche inutile. Peraltro – aggiunge Mauri - oggi abbiamo scoperto che, oltre alla nave Libra già regalata dall’Italia, con un emendamento del relatore saranno donate anche due motovedette della Guardia Costiera all’Albania. Altro che accordo alla pari: il costo di questa operazione, stimato per ora attorno al miliardo di euro, sta continuando a crescere di settimana in settimana.”

Mauri attacca anche sulla mancanza di trasparenza: “Abbiamo chiesto al Governo più volte quali siano i reati contestati alle persone trasferite nei CPR albanesi, ma non ci è mai stata data risposta. Eppure oggi Meloni snocciola pubblicamente un elenco dettagliato di accuse gravissime, come se fossero dati certi e disponibili. Se quelle informazioni esistono, perché non vengono condivise ufficialmente con il Parlamento? Siamo davanti a un uso disinvolto e gravissimo di informazioni sensibili, pubblocizzate solo quando servono a scopi politici.”

“Meloni – conclude Mauri – parla tanto di rispetto delle regole ma si muove in una zona d’ombra. La verità è che l’operazione Albania è uno spreco, uno strappo allo Stato di diritto e un danno alla nostra credibilità internazionale. Un'operazione scellerata e un danno erariale conclamato. La propaganda di questo Governo non ha limite, nemmeno quello del buon senso. Non ci faremo prendere in giro.”

 

07/05/2025 - 16:56

“I Cpr sono un modello disumano e sbagliato che produce morte e il ministro Piantedosi lo vuole addirittura esportare in Albania. Lo Stato ha la responsabilità di garantire la sicurezza e la salute di chi è in sua custodia. Quando una persona di 37 anni muore all'interno di un Cpr non si può parlare di semplice malore. La morte di Abel Okubor, bracciante in Italia per 12 anni e finito a passare gli ultimi giorni di vita nel Cpr di Brindisi, non è un caso isolato”. Lo ha detto la deputata PD, Rachele Scarpa, durante il Question time al ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. “Sono tante, troppe le persone che sono morte nei Cpr italiani” ha continuato l'esponente dem, “luoghi in cui da tempo si denunciano le condizioni di trattenimento inumane e non regolate da una normativa primaria. Nei Cpr la negligenza sanitaria e la contenzione tramite psicofarmaci sono all’ordine del giorno, sono luoghi patogeni dove non è improprio parlare di deriva manicomiale. E manca ancora una comunicazione ufficiale della morte di Abel”, ha concluso Scarpa.

07/05/2025 - 16:49

“Il ministro Piantedosi deve spiegare il perché esistano persone che vivono in condizioni disumane nei Cpr e perché ci sia una pressione incredibile sulle autorità locali e i gestori dei centri che porta al totale embargo del fornire ogni informazione anche nei confronti di un deputato della Camera. Piantedosi, oggi non presente in Aula a rispondere alla mia interrogazione, ha confermato la posizione politica di questo governo: l'assoluto menefreghismo nei confronti della sorte degli ultimi”. Lo dice il deputato PD, Claudio Michele Stefanazzi, in replica al ministro Ciriani durante il Question time alla Camera.

“La Presidente Meloni – continua l'esponente dem - ha appena dichiarato al Senato che per lei è urgente di ricordare il curriculum delle persone nei Cpr: persone macchiate da reati gravi tra cui furti e rapine. Abel Okubur è un uomo di 37 anni, che per 12 anni ha fatto il bracciante in Italia e non aveva alcun precedente penale. È morto un giorno fa in un Cpr dove si trovava perché gli era scaduto il permesso di soggiorno per un cavillo burocratico sulla ripresentazione di nuova istanza di rinnovo. Abel viveva nel Cpr come tutti gli altri 'ospiti' imbottito di psicofarmaci, vivendo nel terrore di essere sorteggiato per un trasferimento in Albania senza comunicazioni e assistenza legale. Della vita e della morte di Abel, poco importa a questo governo. Preferisce abbandonarlo nei Cpr”, conclude Stefanazzi.

 

02/05/2025 - 13:07

    "Nella giornata di mercoledì abbiamo trasmesso al Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa una dettagliata relazione su quanto abbiamo testimoniato in più di 10 visite ispettive effettuate tra il 9 e il 27 aprile insieme a colleghe e colleghi delle opposizioni e con il supporto del Tavolo Asilo e Immigrazione". Così in una nota congiunta la deputata dem Rachele Scarpa e l'europarlamentare del Pd, Cecilia Strada.

    "Abbiamo visto con i nostri occhi il centro - prosegue la nota - abbiamo parlato con quasi tutte le persone trattenute nelle prime due settimane e abbiamo consultato approfonditamente il registro eventi critici, facendo emergere un quadro molto serio. In due settimane si sono registrati 35 eventi critici, principalmente gravi atti di autolesionismo, fino al tentativo di suicidio. Su 41 persone trasferite, almeno 12 sono rientrate in Italia per inidoneità medica o mancate convalide del trattenimento. Come tutti i CPR italiani, quello di Gjader è un luogo patogeno; alcuni gravi problemi strutturali del CPR, come il posizionamento degli sprinkler antincendio, che sono stati utilizzati come gancio per gesti anticonservativi, e la posizione extraterritoriale che taglia fuori i trattenuti dal resto del mondo, aggravano ulteriormente, se possibile, la situazione di chi è trattenuto in Albania".

    "Le testimonianze e le evidenze raccolte - concludono Scarpa e Strada - mostrano che la vita e l'incolumità di chi si trova trattenuto nel centro di Gjader sono in pericolo: per questo abbiamo ritenuto doveroso consegnare una dettagliata relazione al Comitato europeo per la prevenzione della tortura, chiedendo anche di valutare una visita urgente, alla luce delle gravi difformità tra le pratiche segnalate e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), con evidenti violazioni dei diritti fondamentali in essa garantiti".

 

28/04/2025 - 17:50

Nota dell’europarlamentare PD Cecilia Strada e della deputata Rachele Scarpa rispetto all’ultima visita ispettiva effettuata nel CPR albanese di Gjader nei giorni 26 e 27 aprile 2025.

Al giorno 27/04/2025, delle 41 persone trasferite in Albania, abbiamo contato nel centro solo 25 persone. Dove sono gli altri 16? Nessuna informazione ufficiale è stata fornita in risposta alle nostre domande, né tantomeno ai diversi accessi agli atti effettuati, perciò lo dobbiamo dedurre incrociando informazioni pubbliche, registro degli eventi critici, informazioni provenienti dai legali. Oltre alla prima persona portata in Albania nel pomeriggio dell’11 aprile e riportata in Italia la mattina del 12, senza nemmeno entrare nel CPR, delle altre 15 persone mancanti all’appello riteniamo verosimile che 6 siano state riportate in Italia per mancata convalida del trattenimento, 5 perché valutate, a seguito di episodi autolesivi o criticità sanitarie, non idonee alla vita in comunità ristretta, e 4 siano state rimpatriate nel Paese d’origine (anche loro, in ogni caso, tutte riportate in Italia per poter essere espulse: il trasferimento e il trattenimento in Albania, oltre che un’inutile sofferenza per loro, è stata un’inutile spesa).

I numeri delle presenze nel CPR parlano da soli, e certificano la storia drammatica di un’operazione fatta in fretta e furia, secondo incomprensibili criteri di selezione delle persone da trasferire, in un clima sostanzialmente ostativo al pieno esercizio del potere ispettivo dei parlamentari e di assoluta e deliberata noncuranza verso le vulnerabilità dei singoli, che sono emerse in continuazione sin dal primo giorno.

 

24/04/2025 - 12:00

Meloni non continui a ignorare

“Il nuovo rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa è un atto d’accusa durissimo contro il sistema dei Centri di permanenza per il rimpatrio in Italia. Ha confermato ciò che già numerosi altri rapporti hanno raccontato: episodi di maltrattamento, somministrazione di psicofarmaci senza prescrizione, condizioni materiali disumane, totale assenza di trasparenza e monitoraggio indipendente. Non si può più parlare di “criticità”, siamo davanti a una violazione sistemica dei diritti umani”.Così la deputata del Pd, Rachele Scarpa.

“La cosa più grave - aggiunge - è che il governo Meloni ha esportato questo modello all’estero, con uno spreco spropositato di soldi pubblici. Il modello Albania, da cui continuano ad arrivarci notizie di episodi di autolesionismo, viene oggi messo esplicitamente in discussione anche dal Consiglio d’Europa. Se i Cpr in Italia sono luoghi di sospensione del diritto, figuriamoci cosa accade quando si spostano al di fuori dei confini nazionali, in un contesto dove il controllo democratico e il potere ispettivo dei parlamentari sono ancora più debole. Chi viene rinchiuso in un Cpr non ha commesso alcun reato, eppure subisce trattamenti che sarebbero inaccettabili persino in un penitenziario. Il fatto che il Cpt parli di ‘approccio sproporzionato alla sicurezza’, di ‘carceri di fatto’ e di ‘detenuti parcheggiati’, deve farci rabbrividire. Questo non è controllo delle migrazioni: è disumanizzazione. Ed è ancora più inaccettabile se a subirla sono persone vulnerabili, senza alcuna possibilità di difendersi. Il governo deve rispondere subito, assumendosi le proprie responsabilità. È tempo di chiudere i CPR e investire su canali sicuri di immigrazione regolare, rispettosi dei diritti e della dignità umana. Continuare su questa strada - conclude - significa avallare un sistema che produce sofferenza, isolamento, e in troppi casi, come ci dicono anche i dati sul suicidio, morte”.

 

17/04/2025 - 19:00
"Nel Cpr di Gjader, realizzato nell’ambito dell’accordo tra Italia e Albania, sono stati sistematicamente violati i diritti fondamentali delle persone migranti. Abbiamo riscontrato gravi criticità: assenza di informazioni, accesso limitato alla difesa legale, trasferimenti improvvisi da otto diversi CPR italiani, senza alcuna comunicazione preventiva e senza che venisse indicata la destinazione. Tutto questo è inaccettabile in un Paese che si definisce democratico". Lo dichiarano in una nota congiunta Marco Simiani e Nadia Romeo, deputati del Partito Democratico, e Sandro Ruotolo, europarlamentare dem e responsabile Informazione del Pd, attualmente in missione ispettiva presso il centro di detenzione albanese, insieme all’eurodeputata dei Verdi, Benedetta Scuderi.

"I racconti che abbiamo raccolto - proseguono gli esponenti dem - parlano da soli: persone ammanettate per oltre dodici ore durante il viaggio, poi immobilizzate con fascette di plastica sulla nave, senza sapere dove stessero andando. Una volta arrivate, sono state trasferite nel Cpr albanese. In soli sei giorni abbiamo documentato 22 episodi critici: autolesionismo, proteste, gravi disagi psichici e numerose richieste di psicofarmaci. Tre migranti sono già tornati in Italia, nonostante i problemi di salute già presenti alla partenza o a ridosso di una sentenza attesa il giorno successivo".
 
"La totale assenza di documentazione sui criteri di selezione - concludono Simiani, Romeo e Ruotolo - rende evidente l’arbitrarietà di queste procedure. Tutto è avvenuto senza trasparenza, senza criteri chiari, senza alcuna garanzia legale. È consentita una sola telefonata al giorno, da dividere tra avvocati e familiari. È una violazione inaccettabile dei diritti umani. Per questo chiediamo la chiusura immediata del Cpr albanese e stiamo valutando l’invio di un esposto alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Non possiamo accettare che vere e proprie deportazioni vengano camuffate da atti amministrativi. L’Italia e l’Europa non possono voltarsi dall’altra parte di fronte a tutto questo".
 

 

16/04/2025 - 19:40

“Dalla visita ispettiva effettuata oggi nel cpr di Giadër dalle deputate Scarpa e Bakkali e emerge l’ennesima prova dell’assurdità di tutta l’operazione pensata dal governo Meloni per salvare la sua stessa costosissima propaganda: dalla consultazione del registro degli eventi critici siamo riuscite a ricostruire il fatto che un’altra persona, verosimilmente nella giornata di ieri, è già stata riportata in Italia perché le sue condizioni di salute mentale erano incompatibili con la detenzione amministrativa. In quattro giorni sono già due su 40 i trasferimenti che si sono rivelati inutili, di persone che probabilmente non avrebbero mai dovuto essere selezionate, e che sono state portate in Albania a spese dei contribuenti italiani, e causando loro una sofferenza tanto grande quanto inutile.

Confermiamo poi quanto appurato nei giorni precedenti: si è verificato durante i trasferimenti un uso ingiustificato e indiscriminato delle fascette ai polsi, in alcuni casi anche per tutta la durata delle lunghe trasferte in pullman dai CPR del nord Italia e per tutto il viaggio via mare ininterrottamente.

Da registro degli eventi critici emerge tutta la sofferenza che questi centri causano, come fanno nel resto in Italia: dagli otto eventi critici registrati domenica si è già passati a 21, la maggior parte atti di autolesionismo.

Almeno due persone negli ultimi giorni hanno avuto bisogno di ricevere cure dalle strutture ospedaliere albanesi, approfondiremo nei prossimi giorni qual è il loro stato di salute, secondo quale protocollo sono stati presi in carico e la qualità dell’assistenza che hanno ricevuto, perché per legge dovrebbe essere equivalente a quella garantita nei cpr italiani dal Servizio Sanitario nazionale italiano. Ci chiediamo anche e verificheremo quali siano stati i costi effettivi di queste prestazioni con la sanità albanese. Una persona in particolare aveva un problema di salute di cui riportava sintomi risalenti a diverse settimane prima: ci chiediamo come una persona in queste condizioni, per cui ora è stata necessaria un’ospedalizzazione, abbia potuto essere selezionata come idonea al trasferimento. I criteri di selezione rimangono infatti ancora oscuri, nonostante le nostre domande esplicite e gli accessi agli atti già inoltrati da giorni, così come risulta problematico il fatto che per diversi trattenuti le ultime visite di idoneità al trattenimento siano state svolte vari mesi fa, fino a novembre 2024.

Smentiamo la notizia circolata oggi sulla detenzione nella sezione carceraria di 10 persone: abbiamo potuto vedere con i nostri occhi che il carcere è vuoto. Abbiamo inoltre fatto nuovamente richiesta di accedere all’elenco delle persone trattenute e ai loro fascicoli sanitari e giudiziari, informazioni per cui abbiamo già fatto formale accesso agli atti, ma ancora una volta non è stato possibile avere delle risposte, che al momento, da quanto leggiamo sulla stampa, sembrano essere a disposizione solo degli esponenti della destra di governo. Riteniamo che il nostro potere ispettivo non sia stato adeguatamente rispettato e che questo la dica lunga sulla mancanza di trasparenza di tutta questa operazione”.

 

16/04/2025 - 13:38

"Nei giorni scorsi mi sono recato in missione in Albania per visitare i centri per migranti realizzati dal governo Meloni. Quella che ho trovato è una situazione a dir poco sconcertante: a fronte di una previsione di tremila migranti al mese, in sei mesi sono arrivati appena 100 individui. Oggi quei centri ospitano soltanto migranti già detenuti nei nostri CPR, trasferiti all’estero per puro scopo propagandistico”. Così il deputato dem Fabio Porta, che ha definito l’intera operazione “una gigantesca messinscena, messa in atto per mostrare agli italiani immagini ad effetto, persone in fascette e coprire un progetto fallimentare e costosissimo”.

"Parliamo di un’operazione – ha aggiunto l’esponente Pd - che costa agli italiani 800 milioni di euro, senza alcun beneficio concreto. Non solo: stiamo violando diritti umani fondamentali, allontanando anche persone che vivevano nel nostro Paese da trent’anni e che, per una semplice scadenza del permesso di soggiorno, sono state deportate in Albania. Ad oggi non ci sono stati forniti nemmeno gli elenchi dei trasferiti. Ci chiediamo se siano davvero soggetti pericolosi o, al contrario, persone innocue usate come pedine in una campagna elettorale".

"È inaccettabile – conclude Porta – che si mascheri questo flop come una misura efficace contro il crimine. Non si può fare un titolo sul giornale dicendo che si stanno espatriando stupratori, delinquenti, terroristi, perchè quello che abbiamo visto noi è esattamente il contrario. Come Partito Democratico chiediamo al  ministro Piantedosi e al il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, se hanno questi elenchi, riferiscano immediatamente e pubblicamente in Parlamento. Non possiamo restare in silenzio di fronte a un’operazione inutile, dispendiosa e lesiva dei diritti delle persone".

 

16/04/2025 - 13:12

“Nell’intervista di oggi del Manifesto al membro del collegio del Garante dei detenuti, Mario Serio, emerge che nemmeno il Garante ha a disposizione le informazioni su nazionalità e status giuridico dei trattenuti nei centri albanesi. Proprio quelle informazioni che diversi esponenti della destra stanno strumentalizzando da giorni a mezzo stampa per giustificare l’intera operazione di spreco dei Cpr Albania e l’utilizzo in modo generalizzato e indistinto di fascette ai polsi per tutti i trattenuti durante tutta la durata del viaggio di trasferimento. Io stessa, insieme all’europarlamentare Cecilia Strada, ho presentato formale richiesta di accesso agli atti per quanto concerne quelle informazioni senza ottenere alcuna risposta.

Fin dove possono spingersi la mancanza di trasparenza e la propaganda becera di questo governo? Si sta cercando di far passare l’idea che il Cpr possa essere una sorta di colonia penale, una misura punitiva ulteriore riservata ai soli stranieri anche dopo che hanno già scontato una eventuale pena in carcere. Non è così che funziona lo Stato di diritto. Più scaviamo più si aprono dubbi di rilevanza costituzionale”.

Lo dichiara la deputata democratica, Rachele Scarpa.

 

14/04/2025 - 10:37

“Il progetto di trasformare i centri in Albania in CPR si sta rivelando un vero e proprio pasticcio. Ad oggi, non esiste alcuna certezza su come siano state selezionate le persone trasferite in queste strutture. L’unica certezza è che una persona sia stata costretta a compiere un doppio viaggio di andata e ritorno in poche ore. Tutto ciò conferma il persistere di un’operazione caotica, guidata dalla propaganda senza alcun legame con una effettiva strategia di gestione dell’accoglienza. Un’operazione che, nel frattempo, sta continuando a generare costi altissimi per le casse dello Stato. Durante la nostra visita in Albania, nonostante le nostre ripetute richieste, non siamo riusciti ad ottenere informazioni chiare: né sulle modalità di selezione delle 39 persone trasferite in Albania, di cui uno già rientrato in Italia, né sull’elenco completo delle persone coinvolte. Serve chiarezza e serve trasparenza. Presenteremo un’interrogazione parlamentare al Ministro Piantedosi per chiedere di fare immediatamente piena luce su quanto sta accadendo.”
Lo dichiarano i deputati del Partito Democratico Andrea Casu e Fabio Porta insieme alla europarlamentare Cecilia Strada.

 

13/04/2025 - 20:03

“Rampelli prova a sviare l’attenzione, ma il punto è chiaro: il Governo ha dirottato un miliardo di euro per un’operazione di pura propaganda. E la trasformazione dei centri in Albania in CPR non ha nulla a che vedere con la gestione dell'immigrazione, ma serve solo a evitare il rischio che il governo sia accusato di danno erariale.”
Lo dichiarano i deputati del Partito Democratico Andrea Casu e Fabio Porta, attualmente in missione in Albania per verificare direttamente le procedure adottate dal Governo nei nuovi centri per migranti.
“Rampelli – proseguono i democratici – afferma di conoscere i reati per cui sarebbero incriminati i migranti trasferiti in Albania. Ma né noi, né le organizzazioni umanitarie che seguono da vicino il caso, abbiamo avuto accesso ad alcuna informazione ufficiale di questo tipo nonostante le ripetute richieste. Perché lui li conosce? Il Governo sta forse utilizzando dati riservati per alimentare la propria propaganda politica attraverso i  partiti di maggioranza? Piantedosi e Rampelli devono chiarire subito, pubblicamente.”
“Gli italiani hanno diritto a sapere – concludono Casu e Porta – perché così tanti soldi pubblici sono stati spesi all’estero, mentre nelle nostre città mancano risorse per la sicurezza.”

09/04/2025 - 19:36

“Il Partito Democratico voterà contro la proposta di legge sulla Corte dei Conti, perché demolisce ogni possibilità di azione dei cittadini di fronte agli sprechi di risorse pubbliche. Non condividiamo la separazione delle carriere anche nella magistratura contabile, la gerarchizzazione del pubblico ministero e le norme che violano i principi costituzionali riguardanti l’inamovibilità del giudice e l’indipendenza del pubblico ministero. L’ipotesi poi di veder addirittura cancellate anche le sue articolazioni regionali rischia di compromettere l’efficacia di tutto il sistema. Ci troviamo di fronte a una Pdl che prevede l’impunità di fatto per il governo, con l’assoggettamento degli apparati dello Stato, lo svuotamento dei poteri e delle funzioni degli organi giudiziari e di controllo”.

Così la deputata democratica e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, motiva le ragioni del voto contrario del Gruppo alla Pdl Corte dei Conti.

“Viene il sospetto - aggiunge - che sia stata scritta proprio per proteggere l’attuale esecutivo dall’uso disinvolto dei fondi pubblici come, ad esempio, nel caso dello scandaloso protocollo Albania sui centri per migranti. Tutti i nostri emendamenti che miravano a contrastare alcune delle peggiori disposizioni introdotte, tra cui la definizione della colpa grave, l’estensione delle cause di non punibilità, la ‘pietra tombale’ del parere preventivo sugli atti successivi, la riduzione del controllo concomitante, la delega in bianco al governo per riorganizzare la Corte, sono state bocciate. Ci troviamo dinnanzi - conclude - a una riforma sbagliata e che viola gli stessi principi costituzionali”.

 

08/04/2025 - 20:19

“Il Partito Democratico esprime la propria ferma contrarietà al provvedimento sulla Corte dei Conti in discussione alla Camera, che ha una finalità chiaramente demolitoria del ruolo di garanzia dell’istituzione nei confronti dei cittadini e contro gli sprechi di denaro pubblico. Tra gli aspetti più gravi del testo segnaliamo l’introduzione di una vera e propria impunità per il Governo, con una norma profondamente sbagliata, che appare costruita su misura per proteggere l’attuale esecutivo da un uso disinvolto dei fondi pubblici – come dimostrato, ad esempio, dallo scandaloso protocollo con l’Albania. Una norma che non ha nulla a che vedere con la battaglia, giusta e condivisibile, che da anni portano avanti i sindaci per superare la cosiddetta “paura della firma”, chiedendo di separare in modo chiaro e netto – anche dal punto di vista normativo – le funzioni politiche da quelle tecniche. Quella sì che sarebbe una riforma utile, capace di chiarire le competenze e di conseguenza le responsabilità e garantire trasparenza senza lasciare sacche di impunità per nessuno, non certo l’emendamento Montaruli, che si configura invece come un vero e proprio scudo a tutela dell’attuale Governo su molti dossier critici” così una nota dei democratici Debora Serracchiani, Federico Gianassi, Simona Bonafè e Marco Lacarra nel corso dei loro interventi in aula alla Camera.

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