04/11/2025 - 17:59

“Calo generalizzato dell’export agroalimentare, crollo del 21,2 per cento verso gli Stati Uniti e oltre un miliardo di euro di perdite per le imprese del made in Italy: il governo resta immobile mentre i dazi americani mettono in ginocchio l’agricoltura italiana”. È quanto denuncia il gruppo del Partito Democratico alla Camera, che, nel Question Time domani a prima firma Antonella Forattini capogruppo dem in commissione Agricoltura, interrogherà in merito il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Nel testo dell’interrogazione a risposta immediata, il PD ricorda che “dal 1° gennaio 2026 la pasta italiana rischia di pagare un super dazio del 107 per cento, con effetti devastanti su un settore simbolo del Paese”. E accusa l’Esecutivo di “aver dimenticato le promesse fatte”: “sei mesi fa Giorgia Meloni aveva annunciato un piano da 25 miliardi per le imprese colpite dai dazi USA, ma di quel piano non c’è più traccia. Nella legge di bilancio la parola ‘dazi’ non compare nemmeno una volta”.

“Il piano Coltivitalia non contiene alcun intervento per le imprese penalizzate e nulla prevede su credito, ricambio generazionale, sostegno ai consorzi e indennizzi assicurativi”, si legge ancora nel testo, che chiede a Lollobrigida: “quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare le ricadute negative che i dazi stanno avendo sulle imprese agroalimentari italiane”.

 

04/11/2025 - 14:59

“Le analisi Gimbe confermano ciò che denunciamo da mesi: dietro l’apparente aumento delle risorse per la Sanità contenuto nella prossima legge di Bilancio si nasconde un vero e proprio definanziamento strutturale. Il gap di 17,5 miliardi tra quanto sarebbe necessario per mantenere il livello di finanziamento al 6,3% del Pil e quanto realmente stanziato nel periodo 2023-2026 certifica una scelta politica chiara: continuare a indebolire il Servizio sanitario nazionale”.
Così commenta il deputato del Pd Gian Antonio Girelli la proposta di bilancio aggiungendo, inoltre che “non basta sbandierare aumenti nominali. In rapporto al Pil, dopo un breve rialzo nel 2026, il finanziamento tornerà a scendere fino al 5,93% nel 2028, toccando un minimo storico. È un segnale gravissimo: meno risorse significa liste d’attesa più lunghe, più spesa privata per le famiglie, maggiori diseguaglianze di accesso alle cure e un sistema sanitario pubblico sempre più in affanno”.
“Il Governo – conclude Girelli - fermi questa deriva. Servono investimenti veri e strutturali, programmazione, personale e strumenti per garantire universalità, equità e qualità delle cure. La sanità pubblica è un pilastro della nostra democrazia: continuare a indebolirla significa mettere a rischio la coesione sociale e il diritto alla salute di milioni di cittadini”.

04/11/2025 - 13:18

“Come Pd, ci aspettiamo che il Ministro dell'Interno non scappi dalla realtà per costruirsene una sua immaginaria”, lo dichiara il deputato e responsabile nazionale sicurezza del Pd, Matteo Mauri commentando le affermazioni rilasciate da Piantedosi a SkyTg24 sui dati della sicurezza in Italia. “Il titolare del Viminale – sottolinea il parlamentare dem – elenca dati ipotetici relativi al 2025 quando invece dovrebbe confrontarsi con quelli reali del 2024 che segnalano l'aumento dei reati, soprattutto quelli violenti e predatori. Noi, al contrario, ci confrontiamo sempre con la realtà. E non sottovalutiamo l'impatto che i fenomeni di criminalità hanno sui cittadini. Pur sostenendo da tempo che non esiste nessuna vera 'emergenza sicurezza', come dimostrato dai dati veri.
“Il ministro Piantedosi e tutto il governo invece hanno alimentato e cavalcato le paure delle persone evocando continuamente l'emergenza. Ora, dopo quasi 3 anni di governo, è il ministro che prova ad abbassare i toni perché finalmente realizza che viene chiesto conto a lui della sicurezza nel Paese. Invece che commentare i dati immaginari, il ministro dell'Interno si batta per far mettere nella Legge di Bilancio le risorse necessarie per gli organici, gli stipendi e le pensioni delle Forze dell'Ordine”, conclude Mauri.

 

04/11/2025 - 11:50

“Confindustria conferma ciò che il Partito Democratico denuncia da settimane. La manovra è a saldo zero, nessun impatto sulla crescita del Paese. Il Governo parla di “responsabilità” e “prudenza”, la realtà è che non c’è un euro per la competitività, per gli investimenti, per il lavoro e per l’innovazione. Come ha ricordato Tarquini in audizione, la crescita allo “zero virgola” non garantisce il futuro dell’Italia, e infatti senza le risorse del PNRR oggi il nostro Paese sarebbe già in recessione. Per rilanciare il Paese serve una politica industriale e fiscale che premi chi investe, chi innova e chi crea lavoro stabile, non un bilancio di mera sopravvivenza.” Così in una nota il capogruppo del Partito Democratico, in commissione bilancio alla camera, Ubaldo Pagano.

03/11/2025 - 15:38

“I nuovi dati diffusi dal Sole 24 Ore, elaborati sulla base delle statistiche del Viminale, confermano purtroppo l’aumento della criminalità nel nostro Paese. Nel 2024 i delitti sono cresciuti ancora rispetto all’anno precedente, che a loro volta erano aumentati rispetto al 2022. C'è stato un incremento dei reati predatori e violenti, in particolare furti, rapine, lesioni e violenze sessuali. È la prova evidente che le politiche securitarie del governo non solo non hanno migliorato la situazione, ma hanno contribuito ad aggravarla”.

Lo dichiara Matteo Mauri, deputato e responsabile nazionale Sicurezza del Partito Democratico, che aggiunge: “Mentre il governo continua a moltiplicare i reati e ad aumentare le pene, la realtà ci dice che i cittadini non sono più sicuri. È il segno di un fallimento strutturale: la propaganda non basta a garantire tranquillità alle persone”.

“Questo governo – prosegue l’esponente dem – finge di avere la sicurezza come priorità, ma è nei fatti il governo dell’insicurezza. Invece di investire su prevenzione, coesione sociale e sostegno alle Forze dell’Ordine, continua a cercare capri espiatori e a scaricare le responsabilità sugli enti locali, con un atteggiamento inaccettabile anche dal punto di vista istituzionale”.

“Occorre - conclude Mauri - cambiare rotta: servono risorse vere per chi lavora sul territorio e politiche che rafforzino la tenuta sociale. Solo così si può costruire un Paese davvero più sicuro e giusto. Al contrario il governo non aiuta i Comuni sulle politiche sociali e non mette nemmeno un euro nella Legge di Bilancio per le Forze dell'Ordine. Mentre sarebbero necessario risorse per aumentare gli organici, le retribuzioni e per la previdenza dedicata".

 

03/11/2025 - 13:30

«Non è un adempimento tecnico, ma una scelta che tocca la coscienza giuridica dello Stato», lo dichiara il deputato dem Fabio Porta, annunciando la «ferma contrarietà alla ratifica» del Trattato sul trasferimento dei detenuti con la Libia firmato a Palermo il 29 settembre 2023.

«La Libia non può essere considerata sicura: detenzioni arbitrarie, torture e collusioni tra apparati e milizie lo dimostrano», aggiunge, richiamando che «la recente giurisprudenza ha ribadito che la Libia non è porto sicuro» e che «il principio di non respingimento è inderogabile».

L'esponente Pd evidenzia le criticità del testo: «l’articolo 4 è solo apparentemente garantistico», «l’articolo 12 lascia ampi margini di adeguamento della pena», «gli articoli 16 e 17 consentono trasferimenti senza consenso», mentre «le clausole su riservatezza e dati aumentano l’opacità» e la «durata illimitata con recesso a 180 giorni» aggrava i rischi.

«Il vero costo non è di bilancio, ma giuridico, umano e reputazionale», afferma, ricordando che «il Memorandum del 2017 ne subordina l’applicazione al rispetto dei diritti umani, condizione oggi non sussistente».

Richiamando Beccaria — «È meglio prevenire i delitti che punirli» — e la formula di Kant — «trattare l’umanità sempre come fine e mai come mezzo» — il deputato dem sottolinea che «un trasferimento privo di consenso o garanzie riduce la persona a mezzo, violando la dignità umana».

«Chiediamo all’Aula di respingere la ratifica e al governo di reindirizzare la cooperazione alla tutela dei diritti umani, al superamento dei centri di detenzione e all’evacuazione delle persone vulnerabili», conclude Porta.

 

31/10/2025 - 12:56

“Il 20 marzo è stato firmato un accordo chiaro tra governo, imprese e sindacati per garantire tutte le risorse necessarie a finanziare il rinnovo del contratto del Trasporto Pubblico Locale che riguarda oltre 100.000 lavoratori ogni giorno in prima linea per garantire il diritto alla mobilità di tutti noi. Ma come hanno denunciato le imprese del settore, la copertura attualmente prevista nella manovra economica è stimata in circa 150–180 milioni annui, a fronte di un costo complessivo pari a 270 milioni di euro nel 2025, 370 milioni nel 2026 e 510 milioni annui a regime dal 2027. Chiediamo al governo di ribadire l’impegno che ha sottoscritto non solo a parole in Aula ma anche nella manovra di Bilancio correggendo immediatamente il testo depositato al Senato per vincolare subito chiaramente tutte le risorse necessarie. Come Pd non permetteremo un nuovo rinvio: lavoratori, passeggeri e imprese meritano passi avanti, non passi indietro”. Lo dichiara il deputato e vicepresidente della Commissione Trasporti, Andrea Casu in replica all’interpellanza urgente presentata oggi. “Il Partito Democratico ha già denunciato che nella manovra economica da poco bollinata – sottolinea il parlamentare - non è presente alcuna traccia di tutti gli interventi necessari per risolvere la crisi che sta vivendo il comparto dei trasporti ma solo incomprensibili tagli come quelli alla Metro C di Roma, alle metropolitane di Milano e Napoli e ai fondi per la mobilità sostenibile e le ciclovie urbane. La preoccupazione è ancora più alta perché il governo non solo non ha chiaramente vincolato le risorse promesse per il rinnovo del contratto ma non ha tenuto in alcun conto nemmeno dell'aumento dei costi dovuto all'inflazione nel TPL, prevedendo gli 800 milioni necessari per garantire l'adeguamento dei servizi.”, conclude Casu.

 

30/10/2025 - 13:41

Sul tema della casa il governo Meloni ha mostrato una totale assenza di visione. Nelle ultime tre leggi di bilancio non sono stati previsti fondi adeguati né per l’edilizia pubblica né per il sostegno all’affitto, mentre manca completamente un piano casa nazionale in grado di rispondere alle reali esigenze del Paese. Oggi il fabbisogno abitativo richiederebbe almeno la costruzione di circa 20 mila case l’anno per i prossimi dieci anni. Eppure il governo si limita a ignorare le difficoltà di famiglie, affittuari e proprietari, senza fornire risposte di sistema, nonostante le recenti situazioni di emergenza sociale registrate in diverse regioni”. Lo dichiara il deputato Marco Simiani, capogruppo del Partito Democratico in commissione Ambiente.

“Il Partito Democratico – prosegue il deputato dem – che sta sostenendo la proposta organica, condivisa  con le altre opposizioni, per affrontare l’emergenza abitativa e favorire l’efficientamento energetico. È indispensabile utilizzare al meglio le risorse europee, in particolare quelle del Fondo clima, che prevede quasi 9 miliardi destinabili all’efficienza energetica degli edifici. Ma per farlo serve un piano chiaro, che oggi ancora non esiste”.

“Il governo Meloni – conclude Simiani – continua a parlare di made in Italy e crescita, ma dimentica la casa, che è il primo diritto e la prima ricchezza delle famiglie italiane. Servono azioni concrete, non annunci. Il Partito Democratico andrà avanti con la sua proposta e chiede al governo di fare altrettanto, prima che l’emergenza abitativa diventi una vera crisi sociale”.

 

30/10/2025 - 09:08

“I dati della Ragioneria generale dello Stato, riportati oggi sulla stampa, fotografano una situazione impietosa: il Ministero della Cultura è tra i peggiori dicasteri italiani per capacità di utilizzo dei Fondi di Coesione 2021–2027.
Un risultato che conferma l’assoluta incapacità gestionale del ministro Giuli, che in un anno di mandato non è riuscito ad avviare una programmazione efficace né a spendere le risorse già assegnate: la Cultura rimane ferma, paralizzata da una gestione incerta e priva di visione.
Un ministero che dovrebbe essere motore di investimenti per tutto il Paese è invece bloccato, perché ogni iniziativa viene frenata o rinviata, in un clima di sospetto e di controllo interno che ha completamente immobilizzato l’amministrazione.
La situazione è aggravata dall’ennesima sforbiciata prevista nella manovra di bilancio: non solo il Ministero della Cultura dispone di fondi Fsc ridotti per sua irrilevanza politica (appena 170 milioni di euro contro 1,7 miliardi gestiti dal ministro Franceschini), ma non riesce nemmeno a utilizzare quelli disponibili che infatti gli vengono sottratti.
Un doppio fallimento che pesa sulle imprese culturali, sui lavoratori del settore e sulle comunità locali che attendono investimenti ormai da troppo tempo.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Mic é guidato da un ministro commissariato di fatto, incapace di incidere sulle politiche culturali e territoriali.
L’Italia della cultura non può essere ostaggio dell’inerzia e dell’improvvisazione.
Serve un cambio di passo immediato: il patrimonio culturale del Paese merita una guida capace di programmare, investire e costruire futuro — non di restare immobile davanti alle proprie responsabilità”. Così la capogruppo democratica in commissione cultura della Camera, Irene Manzi.

 

29/10/2025 - 18:56

“L’Ufficio stampa del Ministero della Cultura eviti di diffondere notizie false: non rientra tra i suoi compiti istituzionali fare propaganda. Soprattutto, legga con attenzione la legge di bilancio proposta dal ministro Giuli, approvata in Consiglio dei ministri e oggi in discussione al Senato. All’articolo 110, che modifica la legge Cinema e Audiovisivo del 2016 (legge n. 220), sono infatti previsti tagli consistenti al Fondo Cinema — le associazioni di categoria parlano ancora oggi di circa mezzo miliardo di euro. Inoltre, la modifica dell’articolo 27 della stessa legge elimina la parte che garantiva la certezza dei finanziamenti destinati ai progetti nelle scuole. Dunque, prima di nascondersi dietro ipotetiche “fonti”, l’Ufficio stampa del MiC farebbe bene a leggere con maggiore attenzione le fonti giuridiche prodotte dal ministero stesso, a partire dai testi ufficiali.
La verità è che i tagli ci sono, e colpiscono uno dei settori più importanti per la formazione e la crescita culturale del Paese. Un fatto che conferma, ancora una volta, quanto il ministro Giuli sembri imbarazzato dalle scelte che lui stesso sta portando avanti.” così una nota dei componenti democratici della commissione cultura della camera.

29/10/2025 - 18:37

“Il Partito Democratico voterà contro questo provvedimento non perché contestiamo l’esigenza di semplificazione che, anzi, riteniamo auspicabile e necessaria. Ma questo Ddl trasforma la semplificazione da strumento di chiarezza e accessibilità a veicolo di accentramento e opacità normativa, attraverso norme che conferiscono deleghe in bianco al governo su tantissime materie e riducono il Parlamento a mero organo di ratifica. Un provvedimento, dunque, con una concezione verticistica e procedurale, per giunta a invarianza di bilancio, che non risolve problemi, non accelera processi, non dà risposte. Non si chiama allora semplificazione, ma presa in giro. C’è solo l’articolo 4 che va nella giusta direzione, quello sulla istituzione della valutazione di impatto generazionale, perché manda un segnale chiaro: il Parlamento si assume la responsabilità di considerare le conseguenze sociali e ambientali delle proprie leggi per chi verrà dopo di noi. Purtroppo però questa legge, dietro il nobile obiettivo della semplificazione, nasconde tutt’altro: una deregolamentazione senza benefici reali”.

 

Così la vicepresidente del Gruppo Dem alla Camera, Simona Bonafè, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Pd al Ddl Semplificazioni.

 

29/10/2025 - 17:31

“Nel settore della moda, uno dei pilastri del made in Italy con 100 miliardi di fatturato, 80mila PMI e 600mila lavoratori, il governo Meloni continua a non intervenire. In legge di bilancio non c’è traccia di misure concrete per difendere e sostenere una filiera che oggi soffre l’impatto dei dazi e di una crisi che mette a rischio competenze e occupazione. L’unico risultato ottenuto finora dal ministro Urso è stato il rebranding del suo dicastero: ha cambiato nome al ministero, ma non si sta occupando davvero di made in Italy”. Così Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del gruppo Pd alla Camera.

“La legge di bilancio – prosegue l’esponente dem – contiene misure generiche e del tutto insufficienti. Nessun intervento specifico per la moda, per il tessile-abbigliamento o per l’agroalimentare, che sono i cuori pulsanti del nostro sistema produttivo. In una recente interrogazione, ho chiesto al ministero lo stato di attuazione delle insufficienti risorse annunciate per il 2025 e perché ancora non ci siano fondi per la cassa integrazione necessaria a salvaguardare professionalità e saper fare artigiano che rischiamo di perdere per sempre”.

“Sul credito d’imposta – conclude Bonafè – poi è successa una cosa vergognosa: lo Stato prima ha incentivato le piccole e medie imprese a investire nell’innovazione e poi, retroattivamente, ha chiesto di restituire i contributi. Un colpo mortale per migliaia di aziende già in difficoltà”.

 

29/10/2025 - 16:36

“Come denunciato dalle associazioni animaliste sembra che sia in corso l’ennesimo blitz sulla caccia da parte della maggioranza che, con una forzatura delle procedure, vorrebbe inserire parti del DDL Malan, oggi arenato in commissione da oltre 2.000 emendamenti e fortemente criticato da parte dell'opinione pubblica, sotto forma di emendamenti alla legge di bilancio. Se questo fosse confermato sarebbe un sotterfugio, un artificio per continuare il lavoro di deregolamentazione della caccia, una materia che non c'entra nulla con la manovra, senza alcun vero confronto, senza trasparenza, senza valutazioni scientifiche. La maggioranza agisce, ancora una volta anche in questa legge di bilancio come in quelle precedenti, per corrispondere agli interessi della lobby degli armieri e della parte più ambigua del mondo agricolo venatorio, in un clima che riduce il Parlamento a dare copertura a pratiche venatorie illecite e al bracconaggio e in cui  aumentano i rischi di incidenti anche mortali, come dimostra il numero dei sinistri. L'unico emendamento in manovra su questo tema su cui convergere tutti dovrebbe riguardare l'aumento di risorse, di donne e uomini dei carabinieri forestali per il contrasto agli illeciti e per il sostegno ai centri di recupero della fauna selvatica. Il PD chiede di investire in conoscenza abbiamo infatti chiesto una dettagliata relazione sullo stato di applicazione della legge 157/92 ascoltando anche le richieste pervenute dall'associazionismo. Anche qui la destra promuove silenzio e ignoranza. Invece siamo di fronte ad una forzatura inaccettabile che denunciamo ai presidenti di Camera e Senato ai quali chiediamo di agire per fermare questa grave iniziativa lesiva dei principi costituzionali e delle procedure democratiche”. Lo dichiarano in una nota congiunta le deputate del Pd, Eleonora Evi e Patrizia Prestipino.

29/10/2025 - 16:10

“La manovra del governo Meloni non incide né sulla vita delle persone né sulla crescita del Paese. È una legge di bilancio che non risponde ai bisogni reali di lavoratrici, lavoratori e famiglie. Gli aumenti promessi con il taglio dell’Irpef, tra 138 e 440 euro l’anno, sono irrisori rispetto ai 25 miliardi sottratti con il fiscal drag. Anche sulle pensioni, dopo tanta propaganda, l’aumento di 3,7 euro al mese per le minime si commenta da solo”. Così Silvia Roggiani, deputata del Partito Democratico e componente della commissione Bilancio.

“Sul fronte del pubblico impiego – prosegue l’esponente dem – il governo ha stanziato appena 50 milioni per il rinnovo dei contratti negli enti locali, una cifra del tutto insufficiente a riconoscere il valore del lavoro pubblico. Allo stesso tempo, ha operato tagli pesanti al trasporto pubblico locale, colpendo direttamente le grandi città e i cittadini che ogni giorno si spostano per lavorare o studiare”.

“Parliamo – conclude Roggiani  – di 50 milioni tagliati alla metro C di Roma, 15 milioni in meno per la metro 4 di Milano e altri 15 milioni per i collegamenti tra Napoli e Afragola. Il governo che si proclama vicino alle città in realtà le penalizza, tagliando risorse strategiche per la mobilità sostenibile e per la transizione ecologica. Il Partito Democratico darà battaglia in Parlamento per cambiare questa manovra sbagliata, ingiusta e miope”.

 

29/10/2025 - 13:57

“Oggi il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha promosso con enfasi i progetti del bando “Il cinema e l’audiovisivo a scuola”, parte del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola. Peccato che proprio le risorse di cui si vanta siano state cancellate dalla manovra di bilancio che porta la sua stessa firma. I dieci milioni di euro di cui oggi Giuli si vanta non esistono più: sono stati sforbiciati dall’articolo 110 della Legge di Bilancio depositata al senato, che interviene sui fondi previsti dalla lettera i) del secondo comma dell’articolo 27 della Legge Cinema. In questo modo è stata rimossa ogni certezza di finanziamento, anticipando di fatto un ulteriore taglio. Giuli continua così a dimostrarsi ridicolo: si vanta di progetti che la sua stessa politica sta affossando. Forse sarebbe opportuno che rivedesse la sua strategia di comunicazione — o quantomeno che facesse chiarezza tra annunci e realtà. Questi progetti, che portano il cinema e l’audiovisivo nelle scuole, sono fondamentali per la formazione culturale dei ragazzi, per educarli a un uso consapevole delle immagini, contro il bullismo, la violenza di genere e la dispersione scolastica. Non è comprensibile perché il Ministero della Cultura scelga di mettere a rischio un’esperienza così preziosa, che unisce creatività, educazione e partecipazione” così Matteo Orfini, Componente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

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