“Esprimo la mia piena solidarietà e la più profonda vicinanza alla giudice Francesca Mariano, vittima di una nuova, vile intimidazione che colpisce non solo una magistrata coraggiosa, ma l’intera comunità salentina. Da lungo tempo denuncio con forza il clima di grande paura che si respira nel nostro territorio. E questo macabro episodio non è che l’ennesimo sintomo di una malattia dilagante che lo Stato deve immediatamente impegnarsi a fermare.” Così Claudio Stefanazzi, deputato leccese del Partito Democratico.
“Parliamo di un gesto orrendo, che offende la memoria degli affetti più cari di chi ogni giorno, come la gip Mariano, serve le istituzioni con rigore e dedizione. Il Salento non si piega. E chi prova a usare la violenza per intimidire, troverà sempre una comunità più forte, unita e determinata a difendere la giustizia”, conclude Stefanazzi.
È indispensabile un’assunzione di responsabilità da parte del governo sul tema dell’equità e della trasparenza delle tariffe sulle assicurazioni per la Rc Auto. Dobbiamo prendere atto che nell’attuale piano di regole, tutti gli strumenti ora messi in campo non sono stati sufficienti. Il governo può continuare a negare il problema facendo finta che non esiste come ha già fatto in passato quando insieme all’onorevole Borrelli di AVS e le altre forze di opposizione abbiamo già posto il tema, o cambiare rotta approvando la proposta del Pd per un intervento legislativo organico volto a stabilire concretamente il principio di equità tariffaria nel mercato RcA. Partendo delle iniziative già avviate dall’onorevole Leonardo Impegno nelle precedenti legislature chiediamo un percorso stabile di riduzione delle tariffe per i conducenti che, negli ultimi cinque anni, non abbiano provocato sinistri con responsabilità prevalente, al fine di giungere a un allineamento tariffario sul territorio nazionale per la classe di merito dei soggetti virtuosi”. Lo dichiara il deputato e vicepresidente della Commissione Trasporti, Andrea Casu presentando la mozione del Pd sul mercato delle assicurazioni auto.
“Nella nostra mozione – sottolinea l’esponente dem - chiediamo al Governo di intervenire per sanare una palese ingiustizia per cittadini che vengono condannati dal proprio cap a pagare migliaia di euro di differenza e prevedere al tempo stesso strumenti più efficaci e coordinati di controllo per utilizzare tutte le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e contrastare il numero crescente di auto che circolano senza assicurazione. E' fondamentale agire rapidamente su entrambi questi fronti per risolvere la profonda ingiustizia che non solo divide in due il Paese, tra Nord e Sud, ma lo fa anche tra le diverse regioni e province d'Italia con grandi squilibri tra le tariffe e al tempo stesso arginare la crescente illegalità garantendo finalmente sicurezze e certezze per tutte le cittadine e i cittadini” conclude Casu.
“Le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro Carlo Nordio al Corriere della Sera confermano, in modo sempre più esplicito, la volontà di politicizzare la giustizia e di ridimensionare l’autonomia della magistratura. Dalle parole del ministro emerge chiaramente un disegno che punta a indebolire il ruolo della magistratura, “spuntandole le unghie”, per consentire al potere politico di agire senza il necessario equilibrio dei controlli. Non solo: Nordio arriva persino a teorizzare le modalità di questa trasformazione, sostenendo che una giustizia piegata alla politica possa essere utile oggi a una parte e domani all’altra.
Si tratta di una concezione grave e inaccettabile, che tradisce lo spirito della Costituzione e mina i principi fondamentali della separazione dei poteri. La giustizia non è e non deve mai diventare uno strumento nelle mani della politica. Difendere la sua indipendenza significa difendere le garanzie dei cittadini che con questa riforma, come ci spiega il ministro, non saranno più eguali davanti alla legge.” così la responsabile giustizia del Pd, la deputata democratica Debora Serracchiani.
“Bisognava discuterne in Parlamento, non ora a riforma costituzionale fatta. Non si è cambiata una virgola, ma siamo parlamentari e il nostro compito è discutere nelle aule istituzionali, farlo ora è tardivo”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta su SkyAgenda questa mattina dove si è parlato della riforma della giustizia.
“Questa non è una riforma della giustizia ma della magistratura e va a toccare 28 persone, lo 0,3% dei magistrati che fanno il passaggio che tanto teme la destra. La verità è che alla cittadinanza questa riforma non serve a nulla - ha proseguito la deputata dem - Quello che sarebbe servito era altro: pensare alla situazione nelle carceri e alle persone che arrivano a suicidarsi per le condizioni disumane, un sistema della giustizia che non funziona e che a volte manca proprio, come nel caso delle vittime e dei famigliari dei morti sul lavoro”.
“Contestiamo il metodo, perché il Parlamento è stato totalmente esautorato, ma anche il contenuto: si vuole ribaltare il principio fondamentale costruito dopo la seconda guerra mondiale dai nostri padri e madri costituenti che era il bilanciamento dei poteri, questo è sotto attacco”, ha concluso Gribaudo.
“Piena solidarietà al Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e alla sua famiglia per le inaccettabili minacce ricevute.
Chiunque pensi di intimidire con la violenza o con il linguaggio dell’odio deve sapere che troverà sempre una risposta ferma e unita dello Stato e delle istituzioni democratiche.
Roma non si piega alle minacce e continuerà con determinazione il lavoro per la legalità e la giustizia sociale in ogni territorio della città.”
Così Andrea Casu, Deputato del Partito Democratico.
"Mentre la riforma Nordio passa anche la seconda lettura al Senato, il governo sferra l'ennesimo attacco alla magistratura. Questa volta tocca alla Corte dei Conti colpevole di non avere approvato il progetto del Ponte sullo stretto di Messina. Sono volate accuse pesanti, in primis dalla presidente Meloni che parla di "ennesimo atto di invasione dei giudici". Perché questo è ciò che pensano, le destre, della magistratura: che sia un disturbo alla loro politica. Non che svolga le sue funzioni come previsto dalla Costituzione su cui loro, per altro, hanno giurato.
Ed è per questa profonda convinzione, questo fastidio evidente per qualsiasi forma di controllo, che hanno voluto la riforma che separa la magistratura giudicante da quella inquirente creando, addirittura, due CSM separati i cui membri sono scelti a sorteggio: altro che meritocrazia!
Una riforma che non porta alcun beneficio alle italiane e agli italiani, non accelera i tempi della giustizia, non la rende più efficiente, non sana i vuoti di organico, non stabilizza i precari. Di contro, indebolisce il potere giudiziario e punta a renderlo meno indipendente dalla politica. Un attacco quindi alla nostra Costituzione che prevede la divisione dei poteri. Il combinato disposto tra questa riforma, il decreto sicurezza e il premierato che Giorgia Meloni vorrebbe introdurre rappresenta il tentativo di accentrare il potere nelle mani del capo del governo. Siamo davanti al rischio che venga compromesso l'assetto democratico del Paese. Ci auguriamo, le italiane e gli italiani boccino la riforma Nordio nelle urne quando saranno chiamati a votare al referendum". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“I problemi reali della giustizia italiana non vengono minimamente affrontati dalla riforma voluta dal ministro Nordio. I processi sono troppo lunghi, mancano magistrati, personale amministrativo e stabilizzazioni per i tanti precari che tengono in piedi gli uffici giudiziari. Tutto questo non viene toccato da una riforma che, come ha ammesso lo stesso ministro, non incide sui tempi della giustizia”. Lo dichiara Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Partito Democratico, dopo l'approvazione definitiva della riforma costituzionale.
“Non è una riforma delle carriere – spiega l’esponente dem - ma una separazione delle magistrature che non serve ai cittadini. Lo ha detto chiaramente anche il presidente del Senato La Russa, ammettendo che ‘forse non valeva neppure la candela’. Se non serve a rendere più efficiente la giustizia, allora la domanda è: a cosa serve davvero?”.
“La verità – conclude Serracchiani – è che l’obiettivo di questa riforma è indebolire il Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno che garantisce indipendenza e autonomia a ogni singolo magistrato. La separazione delle carriere non trova riscontro nella Costituzione. Se davvero si fosse voluto distinguere i percorsi di giudici e pm, bastava una legge ordinaria con due concorsi separati. La riforma costituzionale serve solo a dare più potere alla politica nella scelta dei magistrati, minando l’equilibrio democratico tra poteri dello Stato”.
"Ennesimo, vergognoso attacco dell'ambasciatore israeliano all'Onu Danny Danon contro Francesca Albanese e il suo ultimo rapporto in cui presenta le prove della complicità di 63 stati, incluso quello Italiano, con il genocidio che Israele ha perpetrato a Gaza.
Il copione è noto: la relatrice speciale dell'Onu sui territori palestinesi occupati presenta un nuovo, scrupoloso e dettagliato, rapporto e parte l'attacco a testa bassa, il tentativo di delegittimazione e, addirittura, di mostrificazione. E questa volta l’ambasciatore israeliano arriva ad accusarla anche di essere “una strega fallita”. Ci manca solo che qualcuno accenda il rogo.
A fare eco a questo inaccettabile attacco ad Albanese arriva anche l'Italia che per voce dell'ambasciatore all'Onu definisce il rapporto "totalmente privo di credibilità e imparzialità".
Albanese non ha fatto altro che raccogliere le prove di quello che è sotto gli occhi di tutte e tutti da almeno due anni: molti paesi, inclusa l’Italia, sono complici del genocidio a Gaza, e inadempienti verso la pronuncia della Corte internazionale di giustizia che chiede agli stati di mettere in campo misure che prevengano e impediscano il genocidio. In questi due anni la complicità di molti paesi con il genocidio, è stata denunciata non solo dalle opposizioni degli stati coinvolti, ma anche da esperti di diritto internazionale, osservatori indipendenti, accademici, organizzazioni umanitarie che operano in territori di guerra, perfino da associazioni israeliane che si occupano di diritti umani. Nulla di quello che serve per impedire il genocidio è stato fatto: nessuna condanna dei crimini commessi da Netanyahu, nessuna sanzione, le armi sono continuate ad arrivare a Israele che ha continuato a vendere a molti paesi sistemi di difesa, nessuna sospensione dell’accordo Ue-Israele.
Aggredire Albanese con una tale violenza non cambierà la realtà e non fermerà né lei né i milioni di persone che hanno a cuore il destino del popolo palestinese e il rispetto del diritto internazionale". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Chiediamo che il ministro della Giustizia Nordio venga quanto prima a riferire in Parlamento per spiegare perché il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia disposto una circolare che limita all'interno degli istituti penitenziari ogni tipo di attività culturale. Un intervento estremamente pericoloso che contrasta con il principio costituzionale del fine rieducativo della pena. Vogliamo conoscere le ragioni di questa scelta che impatta su istituti penitenziari sempre più affollati, dove addirittura per ottenere spazi nuovi vengono utilizzati dei container collocati negli unici spazi dove è possibile svolgere le attività trattamentali. Nordio venga quanto prima in Aula per adempiere a questa richiesta di informativa urgente su questo ulteriore scandalo che riguarda gli istituti penitenziari. Luoghi riguardo quali il ministro non sta facendo nulla, anzi sta peggiorando e aumentando la tensione interna”.
Così la deputata democratica e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, intervenendo in Aula per chiedere un’informativa urgente del ministro Nordio.
“Coltivare, detenere e commercializzare la Canapa Sativa è lecito. Lo ha stabilito il tribunale di Sassari che ha annullato il sequestro e ha deciso la restituzione di 200 kg di Canapa industriale e 6.000 piante a due imprenditori costretti ad interrompere la loro attività per l'ennesima interpretazione estensiva delle norme introdotte dal decreto Sicurezza voluto dal governo. Ancora una volta è la giustizia ordinaria, in punta di diritto, a sconfessare il raptus propagandistico del governo che ha voluto fare credere di contrastare la diffusione delle droghe vietando, senza avere nessun riscontro scientifico e tantomeno di tutela della salute, la produzione della canapa anche sotto la soglia legale di Thc. Una figuraccia che si sarebbe potuta evitare se il governo avesse ascoltato la comunità scientifica e le organizzazioni degli agricoltori. Ora di fronte ad una norma che i Tribunali stanno valutando illegittima sarebbe opportuno da parte del governo fare marcia indietro precisando i limiti di applicazione della normativa. Si riuscirebbe così a salvare una filiera produttiva, fatta da giovani imprenditori, che fino a qualche mese fa era considerata una eccellenza nel mondo”.
Lo dichiarano i deputati del PD, Silvio Lai e Stefano Vaccari.
“I fatti resi noti dalle indagini sul mondo della moda e la risposta sbagliata che il governo sta dando per fermare il problema dello sfruttamento del lavoro in questo settore sono qualcosa di altamente allarmante. Non va certo criminalizzato il comparto della moda, ma al contrario va salvaguardata tutta la filiera, dalle grandi ditte eccellenze mondiali alle più piccole aziende, contro questi fenomeni conclamati. Esiste una catena di forniture, appalti e subappalti, che porta in molte situazioni allo sfruttamento e al caporalato”. Lo dichiara la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra chiedendo un'informativa urgente del ministro Urso alla Camera.
“Tutte le aziende committenti – sottolinea l'esponente dem - sono chiamate a una responsabilità in solido nei confronti di quei lavoratori sfruttati che si sono rivolti alla giustizia e che devono ottenere rimborsi. Anche i committenti hanno la responsabilità di controllo della loro filiera e non si possono nascondere dietro il principio della buona fede davanti a fenomeni che sono troppo lapalissiani: se un capo viene venduto ad una cifra esorbitante e nella catena di fornitura è stato pagato ad una cifra irrisoria è impossibile che il lavoro sia stato retribuito in base alle norme contrattuali standard”. “La scappatoia che il governo ha appena fatto approvare col suo parere favorevole dal Senato di ottenere delle certificazioni che mettano in salvo le aziende rispetto alle loro responsabilità non può essere applicata al settore della moda, né tanto meno, in quei settori dove questi fenomeni di sfruttamento e caporalato si stanno ripetendo come nella logistica”, conclude Guerra.
“Questa riforma strappa la Costituzione, mina l’autonomia della magistratura e indebolisce le fondamenta stesse della nostra democrazia. Non fa nulla per gli interessi degli italiani, anzi ne riduce le garanzie, né fa nulla per il sistema della giustizia, come lo stesso ministro Nordio ha sottolineato in modo molto chiaro. Il Governo si fermi subito prima di provocare danni irreversibili, e ridiscuta il testo, che è stato imposto senza alcun confronto parlamentare, anche in questo caso stravolgendo il dettato costituzionale. Dopo le parole del Presidente La Russa, la maggioranza dovrebbe fermarsi e non procedere oltre, altrimenti siamo al solito gioco delle parti tutto interno ai partiti di governo.” Così la responsabile giustizia del Pd, la deputata Debora Serracchiani.
“Le parole del Presidente del Senato segnano una netta presa di distanza e confermano quanto sia profondo il disagio anche all’interno della maggioranza di fronte a questa riforma. È grave che il testo in discussione al Senato sia stato imposto al Parlamento senza alcuna possibilità di confronto: si tratta infatti dello stesso testo approvato dal Consiglio dei Ministri, un grave strappo al principio di condivisione e allo spirito della nostra Costituzione, che impone dialogo e partecipazione nelle modifiche di tale portata. Questa riforma attacca alle radici la nostra democrazia, minando i principi costituzionali della separazione dei poteri e colpendo al cuore l’autonomia della magistratura. Il Governo ha ancora il tempo di ripensarci.” Così Federico Gianassi, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Giustizia della Camera, commenta le parole del Presidente del Senato Ignazio La Russa sulla riforma della separazione delle carriere.
“Sul Decreto Sicurezza attendiamo di avere il testo approvato dal Cdm per fare le opportune valutazioni sul merito ma i proclami della destra in un paese come l’Italia dove si sono registrati nei primi nove mesi del 2025, 791 morti sul lavoro (con un aumento del 7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024 e con cifre molto superiori rispetto alla media europea) ci lasciano però perlomeno perplessi. Da quanto emerge dai media sarebbero state finalmente recepite alcune indicazioni del Pd delle associazioni sindacati come l’introduzione del badge digitale nei cantieri e l’aumento di personale preposto ai controlli. Rimarrebbero però escluse norme fondamentali per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro come lo stop ai subappalti selvaggi, la verifica della competenza della manodopera impiegata e l’istituzione di una Procura nazionale per i reati sul lavoro, capace di assicurare giustizia rapida e uniforme. Quello che appare certo è che le risorse, annunciate da mesi da Giorgia Meloni, slitteranno almeno al 2026. L’obiettivo del Partito Democratico sarà adesso quello di migliorare questo decreto in Parlamento”. Lo dichiara Emiliano Fossi, deputato dem in commissione Lavoro e segretario Pd della Toscana.
La riforma della magistratura stravolge l’impianto della nostra democrazia e l’equilibrio dei poteri previsti dalla Costituzione. Per questo esaurito l’iter parlamentare, condotto senza nessuna volontà di confronto dalla maggioranza, siamo pronti a dare battaglia con il referendum. È una riforma contro i cittadini che non migliora la loro vita e nemmeno la loro condizione nei processi, ma al contrario indebolisce garanzie e tutele di ogni individuo. Non migliorerà il funzionamento della giustizia, ma al contrario consentirà al governo di controllare i giudici. Un disegno antidemocratico, che contrasteremo chiedendo al paese di fermarlo con un voto.
Lo ha detto Chiara Braga, Capogruppo alla Camera dei Deputati intervenendo all’assemblea dei parlamentari Pd