“Ancora una volta, sul caso Almasri, il Governo ha mentito. La ricostruzione secondo cui il rilascio sarebbe stato deciso per favorirne l’arresto in Libia è stata smentita dai fatti, mentre da Palazzo Chigi e Fdi è stata orchestrata una serie di comunicati identici per accreditarla come verità. Bugie istituzionali con versioni sempre diverse e contrastanti, iniziate nei giorni dell’arresto del tagliagole libico a gennaio, rilanciate in parlamento, procedute per mesi e rilanciate anche nei giorni scorsi quando la Libia ha deciso di arrestare Almasri. Ora basta, il Paese non può subire ulteriori umiliazioni su un caso di tale gravità. Le istituzioni meritano trasparenza, non propaganda” così una nota del capogruppo del PD nella commissione giustizia della camera, Federico Gianassi.
"Non è ben chiaro di quale modello parli Giorgia Meloni sul CPR in Albania. Quello per cui, da aprile, appena 220 sventurati sono stati selezionati arbitrariamente per una deportazione funzionale solo alla propaganda? Quello dell’enorme prigione vuota in mezzo al nulla, con una ventina di persone rinchiuse e i cani e i gatti randagi tutt’attorno? Quello che trattiene altrove forze dell’ordine che potrebbero essere meglio impiegate altrove? Quello che pochi giorni fa ha visto il terzo rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea, e che viola sistematicamente i più basici diritti umani, dalla salute alla difesa? Quello che 'funziona' solo grazie all’assenza di trasparenza, solo se sottratto allo sguardo della società civile, solo nella costante compromissione dei poteri ispettivi parlamentari? Quello dove il suo governo sta buttando un miliardo di euro dei contribuenti italiani? L’unica cosa storica, qui, è la vergogna che le politiche migratorie della destra italiana stanno gettando sul nostro paese". Così in una nota la deputata Pd, Rachele Scarpa commenta le dichiarazioni della presidente Meloni dopo il vertice tra Italia-Albania.
“Secondo fonti di stampa, la Procura della Repubblica di Milano avrebbe aperto un fascicolo d’indagine relativo a un presunto gruppo di cittadini italiani che, tra il 1993 e il 1995, avrebbero partecipato all’assedio di Sarajevo in qualità di cosiddetti “turisti della guerra”: mercenari uniti alle forze militari serbo-bosniache per sparare contro civili inermi. Un reato di omicidio volontario plurimo aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti, trattandosi di atti riconducibili a crimini contro l’umanità ai sensi del diritto penale internazionale.
I presunti “turisti-cecchini” avrebbero versato somme ingenti per partecipare a azioni di sterminio, arrivando a stabilire un vero e proprio ‘tariffario dell’orrore’, in base al quale ‘i bambini costavano di più, poi gli uomini (preferibilmente in divisa), le donne, mentre gli anziani potevano essere uccisi gratuitamente’. Una vicenda che, se confermata, configurerebbe fatti di estrema gravità morale, storica e giuridica, che ledono la memoria delle oltre 11.500 vittime civili dell’assedio di Sarajevo, che rischia di compromettere i rapporti bilaterali con la Bosnia Erzegovina e di danneggiare la reputazione internazionale del nostro Paese”.
Così si legge nell’interrogazione a prima firma del deputato e responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano con cui si chiede al governo quali forme di cooperazione giudiziaria internazionale intenda attivare con le autorità della Bosnia-Erzegovina per l’acquisizione di atti, testimonianze o prove utili all’indagine e per garantire che episodi di simile disumanità non possano ripetersi e che le vittime dell’assedio di Sarajevo ricevano pieno rispetto e giustizia.
“L’ordinanza del Consiglio di Stato che rimette alla Corte di Giustizia Europea la decisione sulla produzione e vendita delle infiorescenze di canapa è un passo nella giusta direzione. È tempo che il massimo organo giudiziario europeo faccia chiarezza sulle scelte del Governo italiano, che stanno penalizzando un comparto agricolo innovativo e con migliaia di giovani addetti come questo. Il Governo smetta di alimentare confusione sul tema della canapa, faccia un passo indietro dalle decisioni assurde che ha assunto e affronti la questione con serietà, aprendo un confronto con la filiera per definire regole certe e nel pieno rispetto delle norme europee. La canapa industriale, proveniente da varietà certificate e a basso contenuto di THC, non è una minaccia per la sicurezza ma una grande risorsa per l’economia verde e per il Made in Italy.
Serve una cornice normativa stabile che tuteli chi lavora nella legalità, con tracciabilità e controlli seri, e che metta finalmente fine a un approccio ideologico e punitivo. Con un decreto legge urgente la maggioranza ha messo in ginocchio un intero settore. La vera urgenza che dovrebbe avere il Governo adesso è quella di porre fine a questa follia. Così come si dovrebbero sospendere tutti i procedimenti penali attesa di pronuncia della Corte Europea. Come Partito Democratico continueremo a batterci per una regolamentazione chiara, europea e moderna, che valorizzi un settore strategico e garantisca legalità e sviluppo sostenibile.”
Così Matteo Mauri, deputato e responsabile Sicurezza del Partito democratico.
“Le gravi e preoccupanti vicende societarie del Rimini Football Club necessitano di adeguato chiarimento in sede istituzionale da parte dei ministri della Giustizia, dell’Interno e dello Sport. Mi riferisco in particolare all’accordo di compravendita di azioni tra la società DS Sport e la società Building Company S.r.l al prezzo di un euro. Quote azionarie sulle quali grava un sequestro del Tribunale delle imprese di Milano, con la nomina di un custode giudiziario. Un acquisto, quello della Building Company, che ha suscitato forti perplessità circa la sua solidità economico-finanziaria e le modalità di acquisizione della società calcistica. A novembre, poi, la Building Company ha annunciato la cessione delle quote societarie all'imprenditore campano, Nicola Di Matteo, che nel 2019, da AD del Teramo, era stato al centro di forti polemiche per alcune sue affermazioni sul tema camorra (‘è una scelta di vita, loro hanno sempre rispetto nei miei confronti e io per loro’). Dichiarazioni che portarono ad una sospensione da ogni evento ufficiale dopo una segnalazione alla Procura Federale. Chiediamo che il Governo attivi tutte le azioni necessarie volte a verificare i diversi passaggi di proprietà ed eventuali profili di legittimità e investa anche la locale Prefettura affinché vigili sull’ottemperanza alle normative preposte al contrasto di ogni tipo di azione fuori dal perimetro rigoroso delle norme e che siano attivate tutte le procedure atte a prevenire eventuali infiltrazioni della criminalità nell’economia legale”.
Così il deputato dem, Andrea Gnassi, promotore dell’interrogazione sottoscritta anche da Mauro Berruto, responsabile Sport, e Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd. L’interrogazione verrà riproposta anche in commissione Antimafia.
«Le notizie sul presunto coinvolgimento di cittadini italiani nell’orrenda pratica dei cosiddetti "cecchini del weekend" durante l’assedio di Sarajevo, e sulla possibile conoscenza dei fatti da parte dei servizi segreti, lasciano sgomenti. Se confermate, rappresenterebbero una macchia gravissima per il nostro Paese e per la memoria di una delle più grandi tragedie d’Europa nel dopoguerra».
Lo dichiara Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico, che aggiunge: «In una democrazia, la verità non può essere sacrificata sull’altare del silenzio o della ragion di Stato. Il Governo deve fornire al Parlamento e all’opinione pubblica ogni elemento utile a chiarire quanto avvenuto e a verificare se istituzioni italiane fossero a conoscenza o meno di questi crimini».
«Il nostro dovere - conclude Scarpa - è garantire giustizia e trasparenza, nel rispetto delle vittime e della storia europea. Tacere o minimizzare sarebbe un insulto alla memoria di chi ha perso la vita sotto l’assedio e alla coscienza civile del nostro Paese».
"Sembrava un'impresa impossibile, invece il primo, fondamentale, passo è stato fatto: il sesso senza consenso è stupro.
Il testo approvato ieri sera all'unanimità in Commissione Giustizia della Camera nasce dalla mia proposta di legge e introduce il principio fondamentale del consenso. Una svolta culturale decisiva che tutela le vittime di stupro, tutte quelle donne che durante una violenza, paralizzate dalla paura, non riescono a ribellarsi e che, per questo, nei tribunali vengono considerate consenzienti.
E' stato un bel lavoro di squadra tra donne di opposizione e di maggioranza, a partire da Elly Schlein che ringrazio per l'interlocuzione con Giorgia Meloni, che si sono unite per fare, insieme, questo passo avanti.
Ora la legge è pronta per l'aula di Montecitorio dove la discuteremo prestissimo. La strada è quella giusta: restiamo unite, portiamo a casa questo enorme risultato!". Lo scrive sui suoi canali social Laura Boldrini deputata PD e prima firmataria della proposta di legge.
Oggi in Commissione Giustizia alla Camera si è compiuto un passo avanti importante. Con l’emendamento approvato all’unanimità da tutti i gruppi parlamentari alla pdl proposta del Partito Democratico si introduce il concetto fondamentale di consenso nel reato di violenza sessuale. Grazie a chi ha lavorato per questo risultato, frutto di un confronto costruttivo che rafforza la tutela delle troppe donne ancora vittime di violenza nel nostro Paese.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
"Il sesso senza consenso è stupro: finalmente a dirlo è un testo approvato dalla Commissione giustizia della Camera che lo ha appena votato.
Sono felice che, sulla base della proposta di legge che ho presentato, si sia trovato un accordo tra opposizioni e maggioranza per introdurre nel nostro codice penale questo principio di civiltà che ha il solo obiettivo di proteggere le vittime di stupro.
Ora il testo è pronto per l’aula.
Ringrazio la relatrice di opposizione, Michela Di Biase, per il lavoro di mediazione fatto con la relatrice di maggioranza, il gruppo del PD in commissione e tutti gli altri gruppi che hanno sostenuto l'introduzione del principio del consenso nel nostro ordinamento". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e prima firmataria della proposta di legge.
Approvata all’unanimità in Commissione Giustizia alla Camera la nuova formulazione dell’articolo che modifica il reato di violenza sessuale, introducendo il concetto di consenso. L’emendamento, proposto dalle relatrici Michela Di Biase (Pd) e Carolina Varchi (Fdi), aggiorna la proposta di legge a prima firma Boldrini.
“È un importante passo avanti per il codice penale italiano, che viene adeguato agli standard più avanzati - dichiara Di Biase - Questo nuovo testo rappresenta un grande cambiamento culturale, perché troppo spesso abbiamo assistito a donne costrette a giustificarsi anche di fronte alle violenze subite. Il sesso senza consenso è stupro. È un concetto scontato – prosegue la democratica – eppure in Italia manca ancora una legge che lo riconosca esplicitamente. Il consenso deve essere sempre liberamente espresso e revocabile: solo il sì è un sì. È giunto il momento che questo principio, finora sancito solo dalle sentenze della Corte di Cassazione, venga finalmente inserito nell’ordinamento. Ci stiamo avvicinando alla Giornata contro la violenza sulle donne e questo voto unanime rappresenta un importante segnale. Ringrazio la relatrice di maggioranza Varchi per l’importante lavoro di squadra e le altre forze politiche per l’importante risultato raggiunto”, ha concludo Di Biase.
Meloni resta ferma e isola l’Italia.
“La sentenza della Corte di Giustizia Europea è chiarissima: gli Stati membri devono garantire un salario minimo adeguato, perché in Europa non possono esistere lavoratori poveri. Ancora una volta, però, il governo Meloni sceglie di voltarsi dall’altra parte, come ha già fatto sul riconoscimento dello Stato di Palestina e su altre grandi questioni europee. Anche sui salari, l’Italia resta un passo indietro”. Lo dichiara Arturo Scotto, capogruppo del Partito Democratico in commissione Lavoro alla Camera.
“Questa manovra – prosegue l’esponente dem – non migliora le retribuzioni, non sostiene chi vive di lavoro e colpisce soprattutto i lavoratori con qualifiche basse. Oggi in Italia ci sono oltre quattro milioni di persone che, pur lavorando, restano sotto la soglia di povertà. Ma queste persone non sono sole perché il PD è al loro fianco: sotto i 9 euro l’ora non è lavoro, è sfruttamento. È un sistema che usa la fatica delle donne e degli uomini per gonfiare i profitti di pochi”.
“La frammentazione del mercato del lavoro – conclude Scotto - e l’80% dei nuovi contratti a termine sono il segno di una precarietà strutturale che deprime i salari e il potere d’acquisto. Questa sentenza ci dice che un’Europa sociale è possibile, ma servono scelte coraggiose: togliere il diritto di veto, investire in welfare, sanità pubblica e scuola, non nel riarmo. Senza una rete di diritti sociali, le democrazie europee si indeboliscono e crescono i nazionalismi”.
Le notizie emerse sul presunto coinvolgimento di cittadini italiani, e sulla possibile conoscenza dei fatti da parte dei nostri servizi segreti, in relazione ai cosiddetti ‘cecchini del weekend’ durante l’assedio di Sarajevo, se fossero confermate sarebbero di una gravità assoluta e richiederebbero immediati chiarimenti istituzionali. È indispensabile che tutte le informazioni disponibili siano rese note agli organi competenti e che il Parlamento possa seguire con attenzione l’evolversi delle indagini. Solo attraverso piena trasparenza si potrà fare luce su una vicenda così grave e delicata, nel rispetto delle vittime e dell’onore delle istituzioni italiane.” Così una nota della deputata democratica e responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani.
Nel corso degli interventi di fine seduta, il deputato dem Gian Antonio Girelli ha ricordato Jole Garuti, figura centrale dell’impegno civile e della cultura della legalità. “Ha fatto della coerenza e dell’impegno civile una forma di educazione alla libertà”, ha detto Girelli, sottolineando come Garuti, insegnante, formatrice e anima del Centro di documentazione ‘Saveria Antiochia – Osservatorio Antimafia’, abbia dedicato la vita a costruire una cultura della legalità concreta e quotidiana.
L'esponente dem ha ripercorso le tappe principali del suo percorso, dal ruolo tra le fondatrici di Libera a Milano fino al lavoro svolto al fianco di Saveria Antiochia, madre del poliziotto Roberto, ucciso dalla mafia: “Insieme hanno trasformato il dolore in impegno, creando un luogo di memoria attiva e cittadinanza consapevole. E ha ricordato anche l’impegno di Garuti nell’educazione dei giovani: “Ha insegnato che contrastare la mafia non significa solo denunciare il male, ma scegliere ogni giorno la giustizia, la responsabilità e il rispetto dell’altro”.
Con il suo intervento, Girelli ha voluto rendere omaggio alla testimonianza personale di Garuti: “La ricordiamo per la sua voce ferma, la sua mitezza ostinata, il suo passo lento e coraggioso. In lei vive la parte migliore della nostra società civile, quella che non si arrende e continua, con pazienza e tenacia, a costruire giustizia ogni giorno”.
“La Corte di Giustizia europea ha nei fatti respinto il ricorso della Danimarca sul salario minimo legale. Una conferma che quella misura non solo è giusta, ma che la cornice della direttiva Ue andava nella direzione dell’estensione del modello sociale europeo fondato su salari dignitosi in tutti i Paesi. Rifletta Giorgia Meloni che continua a fare ostruzionismo su una legge di civiltà in un Paese dove i salari e gli stipendi hanno perso potere d’acquisto più di tutti gli altri Stati europei. E’ l’ora di riaprire la discussione sul salario minimo anche in Italia”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Si è tenuto presso la sala stampa della Camera dei Deputati l’incontro di studio dal titolo “L’applicazione del D.Lgs. 231/01 nelle società sportive”, promosso dall’On. Nicola Carè e dall’ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Roma. Dopo i saluti istituzionali dell’On. Nicola Carè, che ha sottolineato “l’indispensabilità degli assetti organizzativi per le società e, in particolare, per gli enti sportivi”, il dibattito ha coinvolto esponenti del diritto penale, della giustizia sportiva e della governance economica delle società professionistiche, riuniti in un tavolo di alto profilo tecnico sulla compliance governance. Tra gli interventi di maggiore rilievo, quello del Procuratore Aggiunto della Repubblica, Ciro Santoriello, tra i massimi esperti nazionali della normativa 231, che haaffrontato i principi fondanti della responsabilità penale e sportiva degli enti del settore. “Il controllo interno è elemento strutturale dell’affidabilità dell’ente”, ha dichiarato Santoriello, richiamando la responsabilità degli organi apicali e dei controllori interni e sottolineando come la formazione e la tracciabilità dei processi decisionali rappresentino oggi parametri fondamentali di valutazione. Mariarosa Calabretta ha illustrato il quadro dei reati presupposto più rilevanti nel mondo dello sport – tra cui match fixing, doping, frodi fiscali e scommesse – evidenziando come il D.Lgs. 231/01 costituisca oggi “uno strumento indispensabile per la tutela dell’integrità delle competizioni”.Il Presidente della Commissione “Responsabilità degli Enti ex D.Lgs. 231/01” dell’ODCEC di Roma, Carlo Ravazzin, ha approfondito gli aspetti tecnico-economici del tema, soffermandosi sul ruolo dei controlli economico-finanziari e sulle interazioni operative fra Collegio Sindacale, Revisori e Organismo di Vigilanza. Ravazzin ha ribadito l’importanza di una integrazione funzionale tra gli organi di controllo per garantire correttezza gestionale, sostenibilità economica e prevenzione del rischio sanzionatorio. A moderare i lavori è stato Alessandro Parrotta, componente della commissione di riforma Nordio al D.Lgs. 231/01, che nelle conclusioni ha ricordato come “il modello 231 non debba essere percepito come un mero adempimento burocratico, bensì come un vero strumento di governance e tutela reputazionale”.
Parrotta ha richiamato il recente orientamento giurisprudenziale che valorizza l’effettività dei modelli organizzativi, sottolineando che “nel calcio contemporaneo, la competitività non si misura solo in campo, ma nella solidità organizzativa e nella trasparenza gestionale delle società”.