“Auguri di buon lavoro ad Ettore Prandini, rieletto alla guida della Coldiretti. Nel tempo delle crisi, economica, climatica ed energetica, l’agricoltura italiana, nel contesto europeo, ha il compito strategico di traghettare le nostre comunità verso un nuovo modello di sviluppo improntato alla qualità, alla sostenibilità e alla giustizia sociale. Mi auguro che Coldiretti e il presidente Prandini, con la forza delle idee, dell’autonomia e del radicamento, potranno essere protagonisti di questa importante e decisiva fase di transizione”.
Lo dichiara Stefano Vaccari, capogruppo Pd della commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
“Grazie al lavoro prezioso dell'on. Siani nella scorsa legislatura abbiamo prodotto un testo sulle cosiddette detenute madri che abbiamo voluto riproporre in questa legislatura, ma che è stato a tal punto stravolto da costringerci a ritirarlo. Purtroppo quello che è uscito dalla porta è entrato dalla finestra. Ora ci troviamo con un disegno di legge del governo che, pur non avendolo ancora visto fisicamente nonostante siano passati ormai molte settimane da quando è stato prodotto in Consiglio dei Ministri, fa quello che neppure il Codice Rocco aveva avuto il coraggio di fare, quindi manda in carcere bambini incolpevoli insieme alle loro mamme”. Lo ha detto la deputata dem Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico, nel corso dell’appello “Stop Donne Bimbi Oltre Le Sbarre” nella sala stampa di Montecitorio.
“Questo appello – ha aggiunto Serracchiani - ha proprio ad oggetto la richiesta di non modificare gli articoli 146 e 147 del Codice Penale, di non fare questo torto ai bambini incolpevoli, di non introdurre questo principio di disumanità, che nulla ha a che fare con l'articolo 27 della Costituzione che ci richiama all’umanità dei trattamenti, ai fini rieducativi della pena e al reinserimento sociale. E’ un fatto gravissimo che nel nostro Paese, nella nostra democrazia, i diritti costituzionalmente garantiti vengano messi nel cassetto”.
“L’informativa del ministro Crosetto è stata assolutamente necessaria. Le sue parole erano oggettivamente gravi e lasciavano sostanzialmente intendere ad un piano eversivo di una parte della magistratura con finalità di sovvertimento politico del governo. Di fronte ad accuse così gravi era doveroso che il ministro venisse in Aula a precisare e spiegare il contenuto di quelle dichiarazioni. Anche se con toni meno duri e certi rispetto a quelli delle interviste, il ministro ancora una volta ha voluto richiamare all’esistenza di tendenze pericolose all’interno della Magistratura. Io credo che questa impostazione da parte del governo sia sbagliata. Il governo faccia il governo e si occupi e affronti le priorità della giustizia senza ricorrere a estenuanti e incomprensibili complottismi”.
Così il capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi, intervistato da Notizie.com sull’informativa del ministro Crosetto.
“Una ‘pace’ tra politica e magistratura - aggiunge - sarebbe assolutamente necessaria, ma è difficile intravedere spiragli sinceri se alla prima sentenza che non piace il governo grida allo scandalo. Però un’azione di continua delegittimazione produce solo danni. La Giustizia è un caposaldo della tenuta democratica e per funzionare ha bisogno di riforme, risorse e assunzioni e non di scontri ideologici che richiamano al passato. Il maggiore coinvolgimento del Parlamento è sicuramente opportuno - conclude - ma è poco credibile se a suggerirlo è il ministro di un governo che più di ogni altro ha espropriato il Parlamento con i voti di fiducia e con la decretazione di urgenza”.
“Immaginate rischi per il vostro governo per un’azione della magistratura, probabilmente per coprire i fallimenti emersi clamorosamente con la manovra finanziaria, ma quello che state facendo sulla Giustizia dimostra quali siano i veri vostri obiettivi. Da una parte, con le vostre riforme costituzionali volete incidere pesantemente su pesi e contrappesi su cui si regge la nostra Carta e le ricordo che la funzione antimaggioritaria nelle democrazie liberali è connaturata a tutte le istituzioni di garanzia, indipendenti: è la tutela del pluralismo. Dall’altra, la vostra iniziativa sulle politiche per la giustizia dimostra come non vi stia a cuore l’efficienza del sistema. Ci costringete a parlare per la quinta volta in 10 anni di prescrizione; state portando le carceri al collasso; mancano operatori, agenti e dirigenti di polizia penitenziaria; non ci sono investimenti e addirittura fate finire in carcere i bambini incolpevoli. Invece delle sfide per una giustizia efficiente per i cittadini, ci costringete a parlare di separazione delle carriere, riforma che porterà inevitabilmente a superare l’obbligatorietà dell’azione penale e il principio di eguaglianza davanti alle leggi. Una giustizia che non ci piace, perché per noi le legge è uguale per tutti”.
Lo ha detto fra le altre cose la responsabile Giustizia del Pd in aula Debora Serracchiani in replica all’informativa del ministro Crosetto.
“Quaranta milioni di euro a sostegno delle donne vittime di violenza, è il risultato concreto che le opposizioni, con un emendamento alla legge di bilancio, hanno vincolato al contrasto della violenza di genere. L’intero budget a loro disposizione per contrastare un fenomeno che va fermato con misure adeguate e con politiche mirate. Di questi 40 milioni, 3 milioni sono destinati alla formazione degli operatori della giustizia, per riconoscere subito il fenomeno ed evitare la colpevolizzazione della vittima durante i processi, come registrato ancora pochi giorni fa. Importante poi il rafforzamento del reddito di libertà, la decontribuzione per l’assunzione delle vittime di violenza e il sostegno alle case rifugio, per garantire alle donne quella protezione e indipendenza economica necessaria per liberarsi di una relazione che rischia di ucciderle. In una manovra che non dà risposte ai cittadini su servizi essenziali e rafforzamento del potere d'acquisto, dalle opposizioni con questo emendamento si dà seguito, in modo concreto e tangibile, al contrasto alla violenza di genere e si pongono le basi per un lavoro che deve essere anche culturale ed educativo". Così la vicecapogruppo PD alla Camera e componente della commissione Femminicidi dopo l'approvazione dell’emendamento alla legge di bilancio delle opposizioni.
Presentata interrogazione in commissione Giustizia.
“Chiediamo al ministro della Giustizia, ovviamente nel pieno rispetto dell’azione della magistratura, se non ritenga, per quanto di sua competenza, di dovere con immediatezza fare piena luce sui fatti esposti relativi alla morte di Stefano Dal Corso, i quali, laddove dovessero rispondere al vero, rappresenterebbe un vulnus di incredibile gravità al sistema di gestione dell’esecuzione della pena da parte dello Stato, rispetto alla quale è necessario individuare ogni singolo passaggio nella catena delle responsabilità”. Questa la domanda rivolta a Carlo Nordio contenuta nell’interrogazione depositata alla Camera a firma dei deputati Pd della commissione Giustizia, Debora Serracchiani, Federico Gianassi, Michela Di Biase, Marco Lacarra e Alessandro Zan.
“Il 12 ottobre del 2022 – si legge nel testo dell'interrogazione - Stefano Dal Corso, romano di 42 anni, fu trovato morto nella sua cella nel carcere di Oristano. La prima ipotesi della Procura fu suicidio, e il caso venne archiviato. Le indagini, però, sono state riaperte, anche in seguito alle denunce della sorella di Stefano Dal Corso, a cui mancava poco per uscire dal carcere. Adesso, apprendiamo dalla stampa, sarebbero emersi nuovi, gravissimi, elementi che potrebbero, qualora accertati e verificati, stravolgere la ricostruzione riguardante la morte di Del Corso su cui non risulta sia stata effettuata un’autopsia. Un testimone anonimo, che dice di essere un ‘ufficiale esterno della Polizia penitenziaria’ dichiara di avere video e prove in grado di dimostrare che Stefano Dal Corso sia stato pestato con spranghe e manganelli e ucciso”.
Interrogazione dell’On. Oiudad Bakkali (Pd) al ministro Piantedosi sul calcio del poliziotto alla studentessa di Bologna
Ho presentato in Commissione Giustizia un’interrogazione al Ministro dell’Interno Piantedosi, sottoscritta anche dal collega Merola, in merito alle violenze commesse durante le proteste contro gli sgomberi avvenute a Bologna lo scorso mercoledì 6 dicembre. Abbiamo visto tutti la terribile immagine in cui un poliziotto sferra un calcio violento nelle parti intime ad un’attivista e studentessa dell’Università di Bologna. La mia interrogazione fa eco alla posizione del Partito Democratico di Bologna, che ha condannato in maniera inequivocabile l’accaduto e chiesto che si faccia chiarezza sulle dinamiche tramite un’inchiesta interna. In particolare, sarebbe estremamente grave se fosse confermato un accanimento sulle attiviste donne.
Le immagini che ci arrivano da Bologna sono violente e richiamano a una ferma condanna ma, purtroppo, non raccontano un episodio isolato. Nell’ultimo anno si sono viste troppo spesso scene di cariche violente da parte delle forze dell’ordine contro manifestanti per lo più pacifici, come da ultimo lo scorso 3 ottobre a Torino, in occasione della protesta studentesca contro le politiche del governo Meloni.
È urgente non solo indagare il singolo episodio, ma capire se quest’ultimo, come gli altri verificatisi nei mesi scorsi, sia il sintomo di un problema strutturale, di un approccio all’ordine pubblico che ci preoccupa e limita il diritto al dissenso e alla critica. Per questo nell’interrogazione si chiede al Ministro Piantedosi di ricostruire i fatti e appurare le responsabilità”.
Dichiarazione di Nicola Care’, deputato Pd eletto nella circoscrizione Estero, Ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide
In un gesto di solidarietà e impegno, ho avuto l'onore di partecipare e aderire insieme a tutti gli esponenti della rete diplomatico-consolare in Australia, ai rappresentanti CGIE, CoMiTes e agli Enti Gestori, alla campagna OrangetheWorld. Questa iniziativa mira a condannare senza riserve qualsiasi forma di violenza sulle donne, promuovendo la sensibilizzazione e l'azione contro la violenza di genere.
La violenza contro le donne è un problema globale che non conosce confini né barriere culturali. È un'ingiustizia che colpisce milioni di donne in tutto il mondo, privandole dei loro diritti fondamentali e minando la loro dignità. È nostro dovere come società e come individui unirci per porre fine a questa piaga sociale. La campagna #OrangetheWorld, promossa dalle Nazioni Unite, si svolge ogni anno dal 25 novembre al 10 dicembre, in coincidenza con la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Durante questo periodo, edifici e monumenti di tutto il mondo si illuminano di arancione per simboleggiare la lotta contro la violenza di genere. La violenza contro le donne non è solo un problema delle donne, ma una questione che riguarda l'intera società. È fondamentale coinvolgere tutti gli attori, compresi gli uomini, nella lotta contro questa forma di violenza. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di creare un cambiamento duraturo. La campagna #OrangetheWorld è solo l'inizio di un percorso più ampio. Dobbiamo continuare a lavorare insieme, a livello locale e globale, per promuovere l'uguaglianza di genere, educare le nuove generazioni e sostenere le vittime di violenza. Solo così potremo costruire un mondo migliore per tutti, in cui le donne possano vivere senza paura e con la piena realizzazione dei loro diritti." Cosi' Nicola Carè deputato eletto nella Circoscrizione Estero, Ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide
Opporsi a chi vuole criminalizzare solidarietà
“Ci avviciniamo al Natale, un periodo che, per i credenti ma anche per i laici, rappresenta il simbolo della speranza, della solidarietà, dell’accoglienza: per questo fa ancora più male leggere degli attacchi al Vescovo di Modena, don Erio Castellucci, per la sua decisione di aver elargito una parte dei fondi della Carità del Vescovo all’Ong Mediterranea, per contribuire al salvataggio delle persone migranti”.
Così il deputato democratico Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera.
“Gli attacchi che ha subito – continua l’esponente dem – sono il sintomo del clima di odio che si è creato nel Paese, e questo è grave e preoccupante. Come ha ricordato lo stesso don Erio, l’esempio fornito da Gesù è quello di colui che aiutava i bisognosi, senza chiedersi, come ricorda una nota parabola, di che etnia, nazionalità, appartenenza fossero. Sarebbe bene – conclude Vaccari – che tutti coloro che dicono di ispirarsi alle ‘radici cristiane’ meditassero a fondo sull’essenza del messaggio, un’essenza che il Vescovo di Modena incarna in pieno. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà devono opporsi a questo clima che vorrebbe colpevolizzare la solidarietà: non dalla guerra tra poveri, ma dalla giustizia sociale e dall’equa redistribuzione delle ricchezze che possono venire le risposte alle inquietudini del nostro tempo. In ogni caso, una vita è una vita, e merita di essere preservata, in tutta la sua sacralità: sarebbe un ben strano tipo di pastore, don Erio, se, con il proprio comportamento, non seguisse questa bussola morale, come invece, per fortuna dei suoi fedeli e di tutti i modenesi, fa e continuerà a fare”.
Dichiarazione di Valentina Ghio, vicepresidente deputati Pd
“Oggi in Commissione Trasporti abbiamo appreso che un argomento così importante come la riforma dei porti non sarà affrontato con un emendamento nell'ambito della legge sugli interporti, così come era stato annunciato. Ci siamo opposti duramente a questa eventualità, ritenendo che un percorso articolato e complesso, con numerose implicazioni, che riguardano la governance, la tutela del lavoro, le misure per rendere sempre più concreta la transizione ecologica e digitale dei porti, il grande investimento infrastrutturale in atto, il sostegno necessario alle imprese portuali per fronteggiare le spinte inflazionistiche e il costo dell'energia, non potesse essere affrontato a colpi di emendamenti su un altro provvedimento.
Soprattutto dopo aver effettuato numerose audizioni con i diversi referenti del cluster portuale e messo in campo analisi, idee e proposte attraverso Risoluzioni che contengono ancora posizioni diverse come una più netta esclusione di ipotesi di privatizzazioni dei porti o la giusta considerazione del lavoro portuale come usurante. Questi, punti qualificanti della risoluzione del Pd. Ora,mancano punti fondamentali di chiarezza sulla natura giuridica pubblica e su tutela del lavoro. Ma è da qui si deve ripartire per un processo condiviso di riforma, con una confronto ampio, senza scorciatoie su altri provvedimenti che non rendono giustizia dell'importanza del percorso. ”
“Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento”. Sono le parole che abbiamo ascoltato ieri a Padova da Gino Cecchettin. Lo ha detto anche a noi che siamo parte delle istituzioni e abbiamo il potere di creare le condizioni per il cambiamento. Il PD ha ottenuto la formazione degli operatori nella nuova legge a contrasto della violenza sulle donne: ma la norma è senza risorse e la Ministra si era impegnata a trovarle. Perciò le abbiamo chiesto oggi quali iniziative siano state adottate o abbia intenzione di adottare per finanziare la formazione degli operatori e sostenere i centri antiviolenza". Lo ha detto in Aula la vice presidente del Gruppo Pd Valentina Ghio, illustrando il question time alla ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. "
Nella replica la deputata Sara Ferrari, capogruppo PD in commissione femminicidio, si è detta insoddisfatta “perché ci sarebbe piaciuto dire oggi al padre di Giulia che non ci saremmo accontentati dei soldi che già ci sono. Ci sarebbe piaciuto sentire dal governo che avrebbe colto l'occasione per un passo ulteriore, invece di chiedere ai vari settori dello stato di provvedere con proprie risorse alla formazione specifica del personale e dei magistrati, sottraendola necessariamente ad altri servizi e strumenti per le donne. Significa non rispettare l’impegno che Roccella stressa ha assunto quando abbiamo approvato all’unanimità la nuova legge, che risulta vana nel rafforzare le misure cautelari, se tutti gli operatori e quelli della giustizia non sono preparati sulla specificità del fenomeno della violenza, non sanno riconoscerla e compiere una corretta valutazione del rischio, che possa evitare di piangere anche l'anno prossimo altre cento donne uccise e contare altri cento assassini”.
"Il Consiglio d’Europa è la principale organizzazione di difesa dei diritti umani in Europa. Tra i suoi atti che estendono e rafforzano i diritti delle persone, ce n'è uno che mi sta particolarmente a cuore: la Convenzione di Istambul, il più importante trattato internazionale per la prevenzione e la lotta contro la violenza degli uomini sulle donne.
Oggi, però, la Convenzione è sotto attacco: la Turchia, il Paese in cui è stata firmata, si è ritirata. In Ungheria, il Parlamento ne ha bocciato la ratifica e nel 2020 la Polonia, con l’allora ministro della Giustizia, ha annunciato di volersi ritirare. E al Parlamento europeo di Bruxelles non tutte le forze politiche hanno votato a favore della ratifica della Convenzione. Questo dimostra un clima non propizio per l’affermazione dei diritti delle donne.
Dopo la seconda metà del '900, che ha visto una fase di grandi conquiste in tema di diritti umani, oggi questi viviamo un enorme rischio di regressione e erosione. I diritti sanciti dalla nostra Costituzione, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dai trattati internazionali non sono più assodati e chi li difende è spesso percepito con fastidio ed è, a sua volta, obiettivo di attacchi. Penso ai movimenti delle donne, delle persone LGBTQIA+ come alle ONG che salvano le vite in mare.
Una deriva che non risparmia nessun paese, Italia compresa.
Anche il diritto umanitario internazionale è disatteso: quello che sta accadendo a Gaza, con oltre 15mila morti di cui il 70 percento sono bambini e donne e la distruzione sistematica di case, ospedali e scuole ne è l'esempio. Una guerra nella quale, a mio avviso, si stanno violando principi stabiliti dal diritto umanitario internazionale.
Battersi per il rispetto dei diritti umani, oggi, significa soprattutto battersi per la pace, per far tacere le armi, per il disarmo nucleare. Il rispetto dei diritti umani è un principio universale che vale ovunque e sempre, non ad intermittenza. I diritti umani non sono un optional e non sono negoziabili.
Come diceva Stefano Rodotà: “I diritti parlano, sono lo specchio e la misura dell’ingiustizia, e sono uno strumento per combatterla”.
E' questo che, oggi, ho voluto sottolineare nel mio intervento alla seduta straordinaria del Monitoring Committee dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
“Non si faccia spallucce davanti al grido d’allarme lanciato da tutti e 26 i presidenti della Corti d’Appello italiani sulla proposta di legge in materia di prescrizione. Le corti di appello hanno evidenziato il rischio che la nuova normativa, non accompagnata da norme transitorie, ingeneri il caos negli uffici giudiziari.
Anche noi da tempo denunciamo, purtroppo inascoltati, che un altro intervento in materia di prescrizione - il quarto in soli sei anni - rischia di produrre confusione in un sistema già fragile.
Inoltre, le corti di appello, pur provate da significative carenze di organico, si sono organizzate per dare attuazione alla riforma Cartabia entrata in vigore solo due anni fa e i risultati che lo stesso ministero della Giustizia ha pubblicato in materia di riduzione dei tempi del processo sono finalmente lusinghieri. Infine, c’è il rischio di perdere i 3 miliardi di risorse del PNRR per il comparto della giustizia, collegati alle riforme già fatte.
Di fronte a tutti questi rischi per ora dal governo e maggioranza non sono arrivate risposte perché prevale il furore ideologico che vuole fare della prescrizione una bandiera. Le imprese ed i cittadini italiani hanno bisogno di una giustizia efficiente, non di una giustizia sottoposta alle ideologie” dichiara il deputato Federico Gianassi, capogruppo dem in Commissione Giustizia.
Ci ha lasciato Marisa Rodano, una madre della Repubblica, antifascista e femminista. Protagonista delle conquiste delle donne, guida per molte generazioni. Una vita spesa per la giustizia sociale. Faremo tesoro del suo insegnamento. Alla famiglia l’abbraccio dei Deputati del Partito Democratico.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Crosetto viene a Montecitorio ma non risponde a nessuna domanda. Vittimismo e confuso attacco alla magistratura “accusata” di difendere i diritti fondamentali della Costituzione. Da oggi ancora più preoccupati di sentire pronunciare queste parole dal Ministro della Difesa.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla camera dei Deputati.