"Oggi su Il Foglio il ministro Lollobrigida spiega che 'il pensiero scientifico dominante non è sempre quello giusto'. Ennesima perla di saggezza. Per Lollobrigida i poveri mangiano meglio dei ricchi, l’acqua può far male e l’etnia italiana va tutelata. Il sospetto è legittimo: aspira al Nobel". Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, sui suoi canali social.
"Il tribunale di Milano ha condannato Glovo a triplicare le risorse dovute ai rider che lavorano negli orari più esposti a temperature estreme. Qualche mese fa avevamo depositato una interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di intervenire sui risibili quanto scandalosi aumenti di pochi centesimi accordati ai lavoratori costretti a fare turni tra i 30 e i 40 gradi per portare il cibo nelle case e negli uffici. Il Governo non ha mosso un dito, non convocando nemmeno un tavolo. E’ intervenuta invece la magistratura su denuncia del sindacato per arginare ancora una volta queste forme di sfruttamento. Non è un paese normale quello che delega ai giudici interventi per risolvere ingiustizie palesi. Tocca al Parlamento intervenire attraverso la legge. Chiediamo al governo di aprire a settembre un grande dibattito sul lavoro povero che è la causa principale dell’arretratezza del nostro sistema produttivo". Lo dichiara in una nota il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera.
“Il ritrovamento di una bomba a mano nei pressi dello studio del sindaco di Ostuni, Angelo Pomes, è un fatto gravissimo, che richiama tutta la nostra attenzione e la più ferma condanna. A lui e alla sua comunità esprimo piena solidarietà e vicinanza. Nessun atto intimidatorio potrà fermare l’impegno di chi ha scelto di servire le istituzioni e la propria città. Confido nel lavoro delle Forze dell’Ordine e della Magistratura affinché venga fatta al più presto chiarezza e siano individuati i responsabili”. Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
Politica economica e’ un fallimento
“Schlein ha messo il dito nella piaga: la politica economica del governo è un fallimento e la perdita di potere d’acquisto è un dato oggettivo. I salari crescono meno dei prezzi e questo nelle tasche degli italiani si sente. Perché si riducono le possibilità di scelta sulla spesa da fare, sui vestiti da acquistare, sui libri per la scuola e l’università, per non parlare delle vacanze. Davanti a uno scenario così complesso un Governo, anziché autocelebrarsi per la durata di giorni al potere, dovrebbe convocare un tavolo con le opposizioni per discutere del caro vita. E provare a discutere sulle soluzioni, anziché affossare le proposte altrui come sul salario minimo. Ma questo non accade. Al contrario, quando parla la segretaria del Pd, partono in simultanea gli attacchi, se non addirittura le accuse di scarso patriottismo. Hanno paura della verità e dunque replicano facendo le vittime. E’ il solito disco rotto di una classe dirigente di incapaci e prepotenti”.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera.
"L'irregolarità di oltre il 52% dell'aziende agricole, controllate dal 31 luglio all'11 agosto dalle Unità specializzate del Comando dei Carabinieri, con particolare riguardo alle posizioni lavorative in nero, è un dato inquietante. Non si tratta di generalizzare perché i numeri parlano chiaro: 468 imprese su 888 non hanno rispettato le norme di legge tanto che per 113 aziende sono stati decisi provvedimenti di sospensione dell'attività. A fronte di tutto questo è evidente che occorra rafforzare l'attività ispettiva in ogni parte del Paese e, già ora, è possibile identificare un lotto significativo di aziende potenzialmente a rischio. Le sanzioni amministrative devono essere accompagnate da revoche di contributi e recesso dei permessi di attività. Il caporalato non si sconfigge con le belle parole ma con una sistematica, e non straordinaria, campagna di prevenzione e repressione, con organici adeguati negli ispettorati del lavoro e sostenendo le forze di polizia. Al tempo stesso serve coinvolgere attivamente le forze sindacali, datoriali e professionali. Nelle campagne è in questo periodo estivo che si alimenta l'illegalità che emerge solo di fronte a drammatiche vicende". Lo dichiara Stefano Vaccari, capogruppo PD nella Commissione Ecomafie e segretario di Presidenza della Camera.
“Quello sottoscritto ieri non è un accordo perfetto ma certamente consente a Taranto di poter guardare al futuro con ottimismo.” Così Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi, deputati pugliesi del Partito Democratico, commentano il documento siglato dagli enti territoriali e il Mimit sull’ex Ilva.
“La decarbonizzazione completa - continuano i parlamentari dem - è l’obiettivo che insieme a Michele Emiliano e alla Regione Puglia ci siamo posti sin dall’inizio e ora possiamo dire di aver tracciato una strada chiara in quella direzione. La chiusura dell’area a caldo a carbone, su cui il governo deve garantire tempi brevi, è la priorità del percorso di rinascita che vogliamo per Taranto, perché vuol dire liberare quella comunità dall’inquinamento massivo e rendere possibile un equilibrio accettabile tra ambiente, lavoro e salute. Scongiurata l’ipotesi della nave rigassificatrice, resta fondamentale assicurarsi che gli impegni presi vengano rispettati fino in fondo". "Il vero problema è che non ci sono soldi per farla concretamente questa decarbonizzazione e quindi Urso si è assunto una responsabilità importante. Perché se non dovesse arrivare un privato disposto a metterceli dovrà essere lo Stato a farlo. Non tollereremo ritardi o passi indietro, su questo c’è da esserne certi”, concludono Pagano, Lacarra e Stefanazzi.
“Esattamente due anni fa la presidente Meloni convocava a Palazzo Chigi le opposizioni per discutere della proposta unitaria sul salario minimo. Ovviamente da parte del Governo non è mai arrivata nessuna risposta. Se non una delega sui salari - che ha sostituito la legge sul salario minimo - che è ancora ferma al Senato. Nel frattempo i salari sono mangiati dall’inflazione, un italiano su tre non fa nemmeno un giorno di vacanza, sei milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto. E un ragazzo di venti anni è costretto a raccontare sui social l’umiliazione di essere pagato tre euro all’ora per fare l’animatore a Rimini. Due anni letteralmente buttati per fare un dispetto alle opposizioni che chiedevano una norma di civiltà presente in 22 Paesi su 27 dell’Ue. Quello di Giorgia Meloni sarà anche il quarto governo più longevo di sempre, ma il fumo ha sovrastato di gran lunga l’arrosto”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“La Farnesina chieda spiegazioni sull’espulsione a don Nandino Capovilla, prete veneziano, che ha ricevuto un decreto di espulsione da Israele. Don Nandino era a Tel Aviv insieme a una delegazione di Pax Christi per un pellegrinaggio in Terrasanta. Non è accettabile che persino le autorità religiose che predicano pace e giustizia siano destinatari di provvedimenti di questo genere in un momento così delicato alla vigilia dell’occupazione totale di Gaza condannata dall’intera comunità internazionale”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Se il 30 per cento degli italiani non fa nemmeno un giorno di vacanza non è colpa del destino cinico e baro. La responsabilità è anche di chi in questi tre anni di governo non ha fatto alcuna politica salariale. Hanno fatto tanta filosofia sulla nostra proposta di salario minimo spiegando che non era la soluzione. Ma non hanno mai proposto nient’altro. Forse non è chiaro: con i dazi in campo o c’è uno scudo su salari e occupazione oppure andiamo incontro a un autunno difficilissimo. Ormai siamo alla negazione della realtà come metodo di governo". Così in una nota il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera.
Dichiarazione di Arturo Scotto, capogruppo pd commissione Lavoro
Il Governo rifletta rispetto agli allarmi lanciati sulla stagione turistica e sui cosiddetti ombrelloni vuoti. E’ una crisi di presenze che è la diretta conseguenza di una politica a sostegno della domanda interna totalmente assente. A partire dall’emergenza salari, dai contratti che non vengono rinnovati, dal rifiuto del salario minimo, dalla scelta di alimentare la precarietà del lavoro. Si assumano le loro responsabilità.
Quest’anno sempre più famiglie italiane sono costrette a rinunciare alle vacanze. Le ferie sono ormai diventate un lusso per pochi.
Le previsioni parlano chiaro: il sindacato dei balneari stima un calo del 15% degli affitto degli ombrelloni rispetto al 2024, e per le associazioni degli albergatori il segno meno è ormai inevitabile. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: l’inflazione continua a crescere, con un aumento del 34% dei prezzi delle strutture ricettive rispetto al 2020, mentre i salari reali, secondo l’Ocse, sono diminuiti del 7,5% dal 2021.
Il governo non può continuare a raccontare che “l’economia va bene” ignorando la realtà delle famiglie italiane. Se milioni di persone rinunciano alle vacanze, se il turismo soffre e il lavoro è sempre più povero, la responsabilità politica è precisa: servono misure concrete per far crescere i salari, combattere l’inflazione e tutelare il lavoro.
Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo PD alla Camera dei Deputati.
La Presidente Meloni e il Ministro Nordio dichiarano pubblicamente di non avere paura e di essere responsabili delle proprie azioni. Bene. Allora chiediamo loro e alla maggioranza di non ostacolare in alcun modo il lavoro del Tribunale dei Ministri e dicano no allo scudo penale per i ministri e il sottosegretario Mantovano. Abbiano il coraggio di affermare, sin da ora, che rinunceranno a qualsiasi forma di scudo parlamentare. Ne sono capaci? Perché, in caso contrario, tutte le dichiarazioni di fermezza e responsabilità risuoneranno come vuota propaganda” così in una nota dei deputati del Pd nella commissione Giustizia della Camera.
“Da domani l’Italia entrerà ufficialmente in procedura d’infrazione per violazione dell’European Media Freedom Act (EMFA), la normativa europea che tutela l’indipendenza e il pluralismo dell’informazione. È un fatto gravissimo che allontana il nostro Paese dai principi democratici europei e segna un’ulteriore deriva del servizio pubblico radiotelevisivo sotto il controllo del governo”. Lo dichiarano in una nota rappresentanti e parlamentari di opposizione membri della Commissione di Vigilanza Rai appartenenti a Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Azione e +Europa, insieme alle associazioni della società civile impegnate nella difesa dell’informazione libera e indipendente: Articolo 21, MoveOn, NoBavaglio, Libera Informazione, Articolo 5, Giovani Democratici, Unione dei Giovani di Sinistra e Infocivica”.
“Mentre l’Europa chiede trasparenza nelle nomine, indipendenza dalla politica e risorse garantite su base pluriennale – proseguono le opposizioni - il governo Meloni e la sua maggioranza propongono una riforma che va nella direzione opposta: accentrando il potere in capo al governo e generando instabilità finanziaria che si traduce in una vera e propria “TeleMeloni Tax” imposta ai cittadini che dovranno pagare i costi dell’infrazione comunitaria”.
“Le ragioni della procedura d’infrazione – spiegano - sono tre: l’attuale governance, dove il governo nomina direttamente l’AD, il Presidente e la maggioranza del CdA; l’assenza di finanziamenti stabili, con risorse decise di anno in anno dall’esecutivo; e la missione della RAI, che continua a operare come concessionaria, invece che come soggetto autonomo incaricato per legge della missione del servizio pubblico, come richiesto dall’EMFA. La proposta della maggioranza non solo non risolve questi problemi, ma li aggrava perchè: prevede la nomina a maggioranza semplice di quasi tutto il CdA, consentendo al governo di controllare fino a 6 membri su 7; introduce la possibilità di tagliare il canone RAI del 5% l’anno, col rischio concreto di ridurre le risorse del servizio pubblico del 25% in una sola legislatura. Le opposizioni interverranno unite per modificare la proposta presentata dalla maggioranza in Senato operando insieme per un'idea condivisa basata su alcuni principi nel solco del regolamento europeo: nomine dei membri del Cda trasparenti e meritocratiche tramite procedura pubblica; mandati individuali sfalsati per evitare lottizzazioni e rendere il Cda un organo continuo; finanziamento certo e pluriennale non modificabile dal governo e dalla maggioranza; e la trasformazione della RAI in una vera Digital Media Company di Servizio Pubblico, con missione definita per legge e un Contratto di obiettivi e mezzi che le assegni risorse proporzionate ai compiti da svolgere. "Il proficuo tavolo di lavoro tra politica e società civile sta costruendo un vero e proprio patto trasversale destinato anche a orientare il programma dei partiti attualmente all’opposizione per la prossima legislatura. La RAI – concludono - deve tornare a essere un bene comune, non un megafono del potere. L’Italia ha il dovere di rispettare l’Europa e garantire un servizio pubblico libero, autonomo e pluralista”.
Governo intervenga su polo museale statale fiorentino
“Nel polo museale statale fiorentino, in particolare nel complesso delle Gallerie degli Uffizi, tra i più importanti d’Italia per qualità dell’offerta culturale e per numero di accessi giornalieri, e nella prestigiosa Biblioteca Nazionale, si stanno riappaltando servizi al massimo ribasso, riducendo salari e diritti di lavoratrici e lavoratori. I sindacati denunciano che la società appaltante farebbe anche ampio uso di agenzie interinali e di contratti a tempo determinato reiterati per larga parte delle maestranze, alimentando così la precarietà e riducendo significativamente diritti e tutele del lavoro”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Ho presentato un’interrogazione ai ministri della Cultura e del Lavoro - ha aggiunto - per chiedere di intervenire. Purtroppo il governo sembra respingere qualsiasi proposta di buon senso, come dimostrato ieri impugnando la legge della Regione Toscana per l'introduzione del salario minimo nelle gare pubbliche. Queste scelte non possono essere difese appellandosi alla legittimità normativa. Si dice cultura, ma si pratica sfruttamento. Si colpisce la dignità del lavoro, di fatto favorendo lavoro dequalificato e irregolare e il neolatifondismo della rendita. Chiediamo - ha concluso - che i lavoratori degli Uffizi siano tutelati”.
“Tre anni di promesse, tre proroghe e zero risultati. La riforma dello spettacolo dal vivo, attesa da un intero settore in difficoltà, è ormai ferma al palo: oggi la maggioranza chiede ancora un anno di tempo, rinviando tutto al 2026. Questo significa che, realisticamente, se ne riparlerà soltanto nel 2027. Un fallimento politico che il Governo dovrebbe avere il coraggio di ammettere.” Lo dichiara Giovanna Iacono, intervenendo in aula alla Camera in occasione della dichiarazione di voto sulla proroga della delega al governo in materia di spettacolo. “La riforma doveva mettere ordine, garantire diritti e dare stabilità a chi lavora nel settore. Invece, l’indennità di discontinuità è stata svuotata, il testo del Codice non è mai stato discusso, né con il Parlamento, né con le parti sociali, e il metodo è sempre lo stesso: rinvii, assenza di trasparenza e nessun vero confronto. Nel frattempo – prosegue – abbiamo assistito a esclusioni arbitrarie dal Fondo Nazionale, a tagli che penalizzano chi fa cultura nei territori e a nomine nelle istituzioni culturali guidate dalla logica della spartizione politica, non dal merito.” “La cultura non è uno spazio da occupare, è un bene comune, un motore di sviluppo, un diritto di tutte e di tutti. Senza investimenti, visione e regole chiare tutte le forme di lavoro artistico non hanno futuro. Questa proroga non è garanzia di qualità, come sostiene la maggioranza, ma soltanto immobilismo mascherato da prudenza che sta facendo enormi danni al settore.” “Per tutte queste ragioni – conclude Iacono – il nostro voto è contrario: dopo tre anni non si può continuare a chiedere tempo senza aver fatto nulla. Il mondo dello spettacolo non può permettersi altri anni di attesa.”