“Esprimiamo la nostra ferma contrarietà alla modifica prevista dall’articolo 47 del DDL Semplificazioni, che estende da 20 a 70 anni la durata dei diritti sulle cosiddette fotografie semplici. Una scelta che riteniamo sproporzionata, ingiustificata e potenzialmente dannosa per l’accesso alla conoscenza, la tutela del patrimonio culturale e il lavoro degli operatori del settore.
Le fotografie semplici hanno da sempre una funzione documentaria: raccontano fatti, luoghi, contesti sociali e storici. Prolungare il vincolo di esclusiva fino a 70 anni significherebbe bloccare per decenni la libera circolazione di immagini fondamentali per archivi, biblioteche, musei, istituti di ricerca ed editori.
Un’estensione così ampia rischia inoltre di generare contenziosi, complicare i progetti di digitalizzazione e appesantire gli oneri amministrativi senza offrire un reale beneficio al sistema culturale nazionale.
Riconosciamo il valore del lavoro dei fotografi e la necessità di una tutela adeguata, ma questa proposta non garantisce un equilibrio corretto tra diritti degli autori e interesse pubblico. Al contrario, rischia di accentuare le disparità e di limitare la libera fruizione del patrimonio visivo, soprattutto quello di interesse storico e sociale.
Riteniamo che sarebbe stato necessario avviare un confronto ampio e qualificato con istituzioni culturali, professionisti, giuristi ed enti di settore, al fine di costruire una disciplina moderna, proporzionata e rispettosa della funzione pubblica e documentale delle immagini fotografiche. Gli stessi avrebbero chiesto di ritirare o di rivedere profondamente questa norma”.
Così la deputata democratica, componente della commissione cultura della camera, Giovanna Iacono.
“Ho ascoltato la ministra Calderone ma dissento. Ciò che serve ora sono i controlli e non degli interventi che rischiano solo di essere dichiarazioni di intenti. Le inchieste che si susseguono nel settore della moda sulle condizioni vergognose di lavoro e sulle indagini per caporalato ci danno un’immagine chiara: non è questo il momento per avviare la filiera certificata, con cui le aziende possono essere escluse da controlli sulla sicurezza e la salute con certificazioni di enti privati, pagati per effettuarli”
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico e Presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, a margine del Question Time sulla filiera della moda.
“Sarebbe, invece, il momento di aumentare i controlli e l’attenzione su quel settore per difendere i diritti e le tutele di lavoratori e lavoratrici che, soprattutto nella catena di appalti e subappalti, si trovano in condizioni disumane, con condizioni salariali e di sfruttamento fuori dalla realtà - prosegue la deputata dem - Non solo: da difendere ci sono anche le imprese serie, che rispettano le regole e che seguono le indicazioni, dalla concorrenza sleale”.
“Al Governo chiedo, da parlamentare e da presidente della Commissione, un atto di responsabilità: c’è in gioco la salute e la sicurezza di migliaia di lavoratori e lavoratrici” conclude Gribaudo.
“Denunciamo l’allarme contenuto nel Rapporto Confindustria sulla tenuta del sistema produttivo italiano. Il documento fotografa con chiarezza una realtà che denunciamo da tempo: la manifattura italiana ha grandi potenzialità, ma continua a essere frenata da fragilità strutturali e da una totale assenza di visione da parte del governo”. Così i deputati dem Alberto Pandolfo, capogruppo in commissione Attività produttive e Vinicio Peluffo, vicepresidente della stessa commissione.
Secondo gli esponenti Pd, “produttività stagnante, investimenti insufficienti, ritardi nella transizione energetica e digitale” compongono un quadro particolarmente preoccupante. Un elemento, evidenziano, emerge con forza: “le imprese italiane continuano a pagare l’energia più cara d’Europa, con un differenziale di costo che penalizza manifattura, distretti energivori e filiere ad alta intensità produttiva”. Nonostante il riassestamento dei mercati europei, spiegano, “per molte realtà industriali il prezzo dell’energia resta più alto rispetto ai competitor tedeschi e francesi, comprimendo margini, competitività e capacità d’investimento”. A ciò si aggiungono, “non solo i salari italiani, tra i più bassi in Europa in termini reali, che non crescono da oltre un decennio, con rischi per domanda interna, qualità del lavoro e capacità delle imprese di attrarre competenze ma anche l’esaurimento delle misure Transizione 4.0 e 5.0 e la gestione improvvisata degli incentivi, che ha messo in difficoltà migliaia di imprese, soprattutto PMI”.
“Il Paese – concludono Pandolfo e Peluffo - non può andare avanti a colpi di annunci e stop improvvisi. Servono stabilità, programmazione e strumenti efficaci per sostenere innovazione, filiere strategiche ed energia competitiva. E’ in questo momento di difficoltà che il governo deve assumersi la responsabilità di una politica industriale all’altezza delle sfide globali. Senza una strategia seria, a pagare rischiano di essere i lavoratori, distretti e intere filiere del Made in Italy”.
“Ministra Calderone, fermi la norma volta a riconoscere una sorta di 'scudo' nei confronti delle proprie responsabilità per le imprese committenti nel settore della moda. La norma, approvata al Senato è ora all'esame della Camera. La fermi perché è in suo potere bloccare una norma che deresponsabilizza rispetto a un sistema di caporalato e di condizioni di sfruttamento inaccettabili”. Lo dichiara la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra in replica alla ministra Calderone durante il Question Time alla Camera.
“Il Pd – sottolinea la parlamentare - non è certo contrario alla certificazione della filiera, ma non vuole che questo strumento diventi esimente rispetto alla responsabilità delle capo filiera. Già la normativa attuale permette come esimente la predisposizione di un idoneo modello organizzativo gestionale volto a prevenire illegalità, fra cui il caporalato, ma quando questo modello ha delle falle, perché non ci sono state messe le risorse necessarie, le ispezioni sono carenti o il personale non è competente, l'impresa capofila ne risponde. Lo stesso deve avvenire anche qualora quel modello, inidoneo, sia stato certificato da un soggetto terzo, scelto e pagato, ricordo, dall'impresa stessa”.
“Nel settore della moda abbiamo spesso il caso di una società capofila che affida commesse a fornitori non in grado di svolgerle perché non hanno né personale, né strutture. I fornitori diventano a loro volta i capofila di subappalti che sfuggono alla legalità, ricorrendo al caporalato, eludono i controlli e praticano il dumping contrattuale. Siamo davanti a sfruttamenti indegni, per orari di lavoro e condizioni di sicurezza, che vanno contrastati con forza. Per rompere questo sistema l'ultima cosa da fare è escludere da ogni responsabilità l'impresa capofila. Ministra, fermi quella norma, non la vogliono i sindacati, non la vogliono le piccole imprese che lavorano nelle filiere rispettando le norme e i contratti, non la vuole la società civile”, conclude Guerra.
La violenza contro le donne continua a essere un’emergenza: nei primi mesi del 2025, sulla base dei dati di alcune associazioni, si contano 70 femminicidi. Numeri che ci ricordano quanto sia urgente intervenire, oltreche' con modifiche del codice penale, con un cambiamento profondo della nostra cultura.
Il Parlamento, oltre ad aver definito giuridicamente il femminicidio, ha compiuto un passo storico con il voto unanime che inserisce finalmente nel nostro ordinamento il principio che senza consenso è stupro.
Una legge attesa, che mette al centro la volontà della donna e allinea l’Italia alla Convenzione di Istanbul, evitando che nei processi si giudichino ancora comportamento, abbigliamento o resistenza delle vittime.
È un risultato frutto di un lavoro condiviso e trasversale, che oggi rappresenta un punto fermo. Ma non basta. Per prevenire davvero la violenza servono educazione sessuo-affettiva, formazione degli operatori e sostegno concreto alle vittime. Educare non è un’opzione: è la condizione per costruire una società più giusta e la cultura del rispetto.
“Nel voto di ieri c'è anche un pezzo di Toscana. La vittoria del Pd e l'affermazione forte del campo progressista portano con sé il lavoro, l'impegno e la visione della nostra regione. Alla Toscana, al nostro Partito democratico e alla nostra coalizione si deve un pezzo fondamentale della costruzione di quell'alleanza larga che ha permesso di vincere in Puglia e Campania. Ricordo la fatica, la pazienza, la perseveranza nel costruire questa opzione anche qui da noi: l’impegno del Pd Toscana in stretto collegamento con il nazionale, la volontà delle altre forze politiche di credere in questo progetto, il lavoro del presidente Giani in questa direzione. In certi momenti, molti ci guardavano come allucinati, come marziani. Oggi si capisce che eravamo terrestri con una visione ancorata alla concretezza.
Oggi il Pd e il campo progressista escono più forti nelle regioni che torniamo a governare, con una prospettiva vera e realistica: essere competitivi per le politiche del 2027 e per le amministrative del prossimo anno. È stata premiata la politica che parla di proposte, contenuti, idee. La politica che sta vicina ai problemi delle persone. Quanto più siamo davvero prossimi alle persone - e non occupati in discorsi politicisti - tanto più il Pd e il centrosinistra vengono premiati. Siamo contenti, soddisfatti, pronti a continuare questo percorso”. Così il segretario del Pd Toscana Emiliano Fossi.
“Sono dalla parte degli ispettori e le ispettrici del lavoro, che oggi sono scesi in piazza in tutta Italia e soprattutto sotto al Ministero del Lavoro. L’INL è un ente fondamentale per la prevenzione e la cultura della sicurezza sul lavoro, occorre preservarlo e garantire tutele e diritti a chi svolge un compito così importante”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’Inchiesta sulle condizioni di lavoro.
“Quello che chiedono è prima di tutto rispetto della figura professionale, troppo spesso dimenticata nonostante i solenni annunci fatti dal Governo dopo gravi infortuni sul lavoro, a cui non seguono mai azioni concrete per potenziare e rendere funzionale l’ente - prosegue Gribaudo - Sappiamo che ci sono addirittura difficoltà a coprire i posti messi a bando, segnale che indica come alle competenze, professionalità e responsabilità di queste lavoratrici e lavoratori non corrisponda un sufficiente riconoscimento”.
“Modernizzazione della struttura informatica, forme di welfare aziendale, trattamento economico adeguato, superamento della logica svilente dei numeri nelle attività di vigilanza per tornare ad un approccio più incentrato sulla qualità: ci chiedono un intervento immediato, che potrebbe essere inserito nel Decreto Sicurezza sul Lavoro, che così com’è è insufficiente per contrastare nel concreto le morti e gli infortuni” conclude Gribaudo.
Sala stampa della Camera dei deputati, martedì 25 novembre – ore 13:00
Si terrà oggi, 25 novembre, alle ore 13:00, presso la Sala stampa della Camera dei deputati, la conferenza stampa di presentazione del Corteo Nazionale NO PONTE in programma a Messina il 29 novembre.
L’iniziativa è promossa da un fronte ampio e trasversale: oltre 80 associazioni, comitati, partiti e movimenti che negli anni hanno espresso un impegno costante contro il progetto del Ponte sullo Stretto e per un modello di sviluppo reale, sostenibile e fondato sui bisogni dei territori. Durante la conferenza stampa saranno illustrati i contenuti politici della mobilitazione, alla luce anche dei recenti rilievi e dinieghi della Corte dei Conti, che hanno messo in evidenza criticità rilevanti del progetto:
* assenza di coperture finanziarie certe,
* rischi di squilibrio nella spesa pubblica,
* elementi progettuali non definiti o incoerenti,
* timori fondati sui potenziali impatti economici, ambientali e sociali,
* incertezza sui tempi, sulla sicurezza e sulla governance dell’opera.
Si tratta di osservazioni che confermano quanto comitati, cittadini ed esperti denunciano da anni: il Ponte non è una priorità, non è una soluzione ai problemi strutturali del Sud e rischia di assorbire risorse fondamentali per infrastrutture realmente necessarie – dalla messa in sicurezza del territorio al trasporto pubblico, dai collegamenti ferroviari alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il corteo del 29 novembre sarà dunque una grande manifestazione nazionale, aperta a tutti e tutte, per ribadire una visione alternativa: sviluppo, lavoro, mobilità, tutela dell’ambiente e sicurezza del territorio non si costruiscono con mega-opere irrealistiche, ma con investimenti concreti, verificabili e sostenibili.
Abbiamo vinto! Siamo molto soddisfatti”, lo afferma su Facebook Piero De Luca, deputato e segretario del PD Campania, commentando l’elezione di Roberto Fico a Presidente della Regione.
“Sono congratulazioni e auguri di buon lavoro a Roberto Fico, nuovo Presidente della Regione Campania. Una vittoria netta che premia il lavoro politico e il buon governo dell'amministrazione regionale in questi 10 anni”.
De Luca sottolinea anche “lo sforzo unitario del Partito Democratico e dell'intera coalizione progressista”, ricordando che il risultato “ci dà fiducia”. E aggiunge: “Dalla Campania e dalla Puglia, con l'elezione di Antonio Decaro come Presidente di Regione, arriva un messaggio forte e chiaro di opposizione a un governo di destra che ha fortemente politicizzato la competizione, un governo nemico del Mezzogiorno e dannoso per l'intero Paese”.
L’esponente dem rivolge inoltre “un abbraccio a Giovanni Manildo per la generosità dell'impegno profuso in Veneto”, segnando l’unità del campo progressista anche nelle regioni dove l’esito è stato diverso. “Dal risultato di queste elezioni regionali parte la sfida per costruire un'alternativa di governo credibile e seria alla destra a livello nazionale”, prosegue De Luca, indicando il percorso che si apre dopo il voto. “La strada è quella giusta. Avanti insieme, con determinazione, verso le prossime elezioni politiche del 2027”, conclude.
C’è un’alleanza e una squadra. Ora anche un voto popolare dice che l’alternativa può vincere. Oggi nelle regioni, domani nel paese. Il Partito Democratico è forte nell’unità e nel farsi perno della coalizione.
Grazie a Giovanni Manildo per una campagna preziosa. E buon lavoro a Antonio Decaro e a Roberto Fico.
Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Sala stampa della Camera dei deputati, martedì 25 novembre – ore 13:00
Si terrà domani, 25 novembre, alle ore 13:00, presso la Sala stampa della Camera dei deputati, la conferenza stampa di presentazione del Corteo Nazionale NO PONTE in programma a Messina il 29 novembre.
L’iniziativa è promossa da un fronte ampio e trasversale: oltre 80 associazioni, comitati, partiti e movimenti che negli anni hanno espresso un impegno costante contro il progetto del Ponte sullo Stretto e per un modello di sviluppo reale, sostenibile e fondato sui bisogni dei territori. Durante la conferenza stampa saranno illustrati i contenuti politici della mobilitazione, alla luce anche dei recenti rilievi e dinieghi della Corte dei Conti, che hanno messo in evidenza criticità rilevanti del progetto:
* assenza di coperture finanziarie certe,
* rischi di squilibrio nella spesa pubblica,
* elementi progettuali non definiti o incoerenti,
* timori fondati sui potenziali impatti economici, ambientali e sociali,
* incertezza sui tempi, sulla sicurezza e sulla governance dell’opera.
Si tratta di osservazioni che confermano quanto comitati, cittadini ed esperti denunciano da anni: il Ponte non è una priorità, non è una soluzione ai problemi strutturali del Sud e rischia di assorbire risorse fondamentali per infrastrutture realmente necessarie – dalla messa in sicurezza del territorio al trasporto pubblico, dai collegamenti ferroviari alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il corteo del 29 novembre sarà dunque una grande manifestazione nazionale, aperta a tutti e tutte, per ribadire una visione alternativa: sviluppo, lavoro, mobilità, tutela dell’ambiente e sicurezza del territorio non si costruiscono con mega-opere irrealistiche, ma con investimenti concreti, verificabili e sostenibili.
Tre morti in Polesine in meno di un mese e’ agghiacciante
“Tre morti sul lavoro in meno di un mese in una realtà di dimensioni limitate come il Polesine costituiscono un dato semplicemente agghiacciante. Indignarsi non basta, serve mobilitarsi e andare a mettere in atto tutte le contromisure necessarie ad affrontare questa vera e propria strage”.
Così Nadia Romeo, rodigina, deputata del Pd. Dopo l’ennesimo infortunio sul lavoro, con esito mortale, avvenuto ieri a Rovigo.
“Leggiamo di un lavoratore - aggiunge Romeo - che ha perso la vita e che lascia una moglie e quattro figli, minori. Ancora una volta un marito e un padre che, uscito per andare al lavoro, non tornerà mai più. Non è più possibile andare avanti così. Occorre in primo luogo un aumento del personale ispettivo degli Spisal, l’ufficio delle aziende sanitarie che si occupa di sicurezza sul lavoro. Ma non solo. E’ necessario promuovere una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro, fare capire a tutti gli attori che non stiamo parlando di fastidiose ‘pastoie’ normative, ma di accorgimenti e disposizioni che salvano la vita, perché, a volte, basta un attimo perché accada l’irreparabile, perché si spenga una vita e perché una famiglia resti senza punti di riferimento e, spesso, senza reddito. E’ necessario puntare sulla formazione e su un costante aggiornamento – conclude la deputata dem polesana – non è pensabile che, nel nostro ‘piccolo’ Polesine, in meno di un mese tre vite siano andate perse nel corso di quella che dovrebbe essere una attività ordinaria e, soprattutto, sicura come lavorare”.
"Loris Rispoli ha dedicato gran parte della sua vita per la ricerca della verità sulla strage della Moby Prince. Esprimiamo le più sentite condoglianze alla sua famiglia, ai parenti e a tutti i sopravvissuti e familiari delle 140 vittime che Loris ha rappresentato con coraggio e dedizione per decenni. La sua perdita lascia un vuoto immenso nella comunità di Livorno e in chi, come lui, ha fatto della memoria e della giustizia la propria battaglia quotidiana". È quanto riporta una nota congiunta dei deputati Dem in Commissione di Inchiesta sulla Moby Prince Simona Bonafè, Matteo Mauri, Andrea Casu e Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.
"Il suo impegno è stato fondamentale per mantenere viva l’attenzione sul caso e per sostenere le istanze dei familiari. Abbiamo il dovere di seguire il suo esempio, perché il dolore delle famiglie merita risposte e giustizia: la Commissione d’inchiesta parlamentare sulla Moby Prince deve proseguire il suo lavoro e va sostenuta concretamente la realizzazione, in tempi rapidi e certo, del Museo della Strage a Livorno — un luogo della memoria che onori le vittime e le loro famiglie e che mantenga viva la testimonianza delle nuove generazioni", conclude la nota.
“I nuovi dati sull’andamento dei prezzi mostrano rialzi senza precedenti che rodono sempre di più il potere d’acquisto dei cittadini.
Il costo dei generi alimentari che non smette di salire rappresenta un’emergenza che colpisce in particolare le famiglie più fragili e il ceto medio, che è già schiacciato da anni di stagnazione dei redditi e dall’aumento della pressione fiscale.
Dal governo non arriva nessuna risposta, mentre servirebbero subito interventi reali per contenere l’inflazione: dalla sterilizzazione del fiscal drag, indispensabile per tutelare i redditi da lavoro, all’approvazione della legge sul salario minimo e a politiche sociali forti e strutturali.
La spesa alimentare non è un lusso: è il termometro dello stato reale del Paese. Continuare a ignorare questi segnali significa condannare le famiglie a ulteriori sacrifici e frenare la ripresa dei consumi”.
Così la deputata Silvia Roggiani, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
"L’istituzione di un assessorato alla felicità è una scelta innovativa che riconosce il diritto di ogni persona a realizzarsi e a vivere in un contesto capace di favorire benessere individuale e collettivo. Parlare di felicità non significa indulgere in concetti astratti, ma considerarla un vero indicatore di sviluppo sociale, al pari di economia, istruzione e salute. L’obiettivo è costruire una comunità più accogliente, capace di ascoltare i bisogni, rafforzare i legami comunitari, promuovere opportunità culturali ed educative e sostenere chi affronta difficoltà quotidiane": è quanto dichiara Marco Simiani, deputato Pd, sulla delega nella nuova giunta della Regione Toscana.
"Questo nuovo assessorato può divenire un luogo di dialogo e integrazione tra diverse politiche, orientando in modo trasversale le scelte amministrative verso coesione sociale, cultura, educazione e sviluppo del territorio. È una presa di responsabilità concreta: affermare che la politica deve occuparsi della qualità della vita delle persone. In questo spirito, rivolgo i miei auguri di buon lavoro a Cristina Manetti, nuovo assessore alla Cultura della Regione Toscana, certa che la sua visione contribuirà a rafforzare questo percorso condiviso di crescita e benessere": conclude.