“Le analisi Gimbe confermano ciò che denunciamo da mesi: dietro l’apparente aumento delle risorse per la Sanità contenuto nella prossima legge di Bilancio si nasconde un vero e proprio definanziamento strutturale. Il gap di 17,5 miliardi tra quanto sarebbe necessario per mantenere il livello di finanziamento al 6,3% del Pil e quanto realmente stanziato nel periodo 2023-2026 certifica una scelta politica chiara: continuare a indebolire il Servizio sanitario nazionale”.
Così commenta il deputato del Pd Gian Antonio Girelli la proposta di bilancio aggiungendo, inoltre che “non basta sbandierare aumenti nominali. In rapporto al Pil, dopo un breve rialzo nel 2026, il finanziamento tornerà a scendere fino al 5,93% nel 2028, toccando un minimo storico. È un segnale gravissimo: meno risorse significa liste d’attesa più lunghe, più spesa privata per le famiglie, maggiori diseguaglianze di accesso alle cure e un sistema sanitario pubblico sempre più in affanno”.
“Il Governo – conclude Girelli - fermi questa deriva. Servono investimenti veri e strutturali, programmazione, personale e strumenti per garantire universalità, equità e qualità delle cure. La sanità pubblica è un pilastro della nostra democrazia: continuare a indebolirla significa mettere a rischio la coesione sociale e il diritto alla salute di milioni di cittadini”.
“Confindustria conferma ciò che il Partito Democratico denuncia da settimane. La manovra è a saldo zero, nessun impatto sulla crescita del Paese. Il Governo parla di “responsabilità” e “prudenza”, la realtà è che non c’è un euro per la competitività, per gli investimenti, per il lavoro e per l’innovazione. Come ha ricordato Tarquini in audizione, la crescita allo “zero virgola” non garantisce il futuro dell’Italia, e infatti senza le risorse del PNRR oggi il nostro Paese sarebbe già in recessione. Per rilanciare il Paese serve una politica industriale e fiscale che premi chi investe, chi innova e chi crea lavoro stabile, non un bilancio di mera sopravvivenza.” Così in una nota il capogruppo del Partito Democratico, in commissione bilancio alla camera, Ubaldo Pagano.
“Il costo delle case continua a crescere più dei salari e per tanti studenti e giovani lavoratori affittare o comprare casa è diventato impossibile. Sempre più famiglie vivono in spazi troppo piccoli o in condizioni difficili. Serve dunque una risposta immediata per aiutare le nuove generazioni a costruirsi un futuro e per rendere gli affitti più accessibili. L’Europa si sta muovendo contro la crisi abitativa, e anche l’Italia deve fare la sua parte. Il Governo deve passare dalle parole ai fatti, con un piano casa reale e finanziato, che in questa manovra purtroppo non si vede. La casa è un diritto, non un privilegio, e il Partito Democratico continuerà a battersi perché nessuno resti indietro”.
Così in una nota la Deputata del Partito Democratico, Rachele Scarpa.
“Il Governo indebolisce la sanità pubblica. Quest’anno la spesa sanitaria sarà intorno al 6% del PIL, il livello più basso degli ultimi decenni, e secondo le previsioni scenderà ancora, tanto da raggiungere il 5,93% nel 2028.
La riduzione dei fondi si traduce in meno investimenti negli ospedali, nel personale sanitario e nei servizi territoriali, con conseguenze che graveranno sui cittadini. Sempre più persone sono costrette a rivolgersi al privato o, peggio, a rinunciare alle cure, e ampie aree del paese vivono grandi difficoltà, con servizi tragicamente sotto pressione.
La situazione è evidente a tutti: il Governo non interviene né per ridurre le liste d’attesa, né per aumentare gli stipendi di medici e infermieri, ma continua con coerenza a spostare risorse verso il privato.
Questa manovra è insufficiente su tutti i fronti, a partire dalla sanità. Del resto, ne prendono le distanze loro stessi, come conferma l’incapacità dei partiti di governo anche di indicare un relatore di maggioranza.”
Così in una nota la Deputata del Partito Democratico, componente della commissione Affari Sociali della Camera, Ilenia Malavasi.
“Il governo vive nel caos. L’assenza di un relatore di maggioranza è la conferma della debolezza di una manovra da cui tutto i partiti che sostengono Meloni, in un modo o nell’altro, stanno prendendo le distanze. Siamo davanti al fallimento delle politiche economiche del governo Meloni che si confermano modeste, sbagliate e prive di visione e capacità di incidere sulle emergenze sociali. Mentre il Paese chiede risposte su salari, servizi e welfare, il governo si limita a misure tampone e ad annunci propagandistici.
È un esecutivo che non guarda al futuro, ma certifica la propria incapacità preferendo le chiacchiere e i litigi interni”.
Così in una nota il Vice Capogruppo alla Camera del Partito Democratico, Toni Ricciardi.
“Il 20 marzo è stato firmato un accordo chiaro tra governo, imprese e sindacati per garantire tutte le risorse necessarie a finanziare il rinnovo del contratto del Trasporto Pubblico Locale che riguarda oltre 100.000 lavoratori ogni giorno in prima linea per garantire il diritto alla mobilità di tutti noi. Ma come hanno denunciato le imprese del settore, la copertura attualmente prevista nella manovra economica è stimata in circa 150–180 milioni annui, a fronte di un costo complessivo pari a 270 milioni di euro nel 2025, 370 milioni nel 2026 e 510 milioni annui a regime dal 2027. Chiediamo al governo di ribadire l’impegno che ha sottoscritto non solo a parole in Aula ma anche nella manovra di Bilancio correggendo immediatamente il testo depositato al Senato per vincolare subito chiaramente tutte le risorse necessarie. Come Pd non permetteremo un nuovo rinvio: lavoratori, passeggeri e imprese meritano passi avanti, non passi indietro”. Lo dichiara il deputato e vicepresidente della Commissione Trasporti, Andrea Casu in replica all’interpellanza urgente presentata oggi. “Il Partito Democratico ha già denunciato che nella manovra economica da poco bollinata – sottolinea il parlamentare - non è presente alcuna traccia di tutti gli interventi necessari per risolvere la crisi che sta vivendo il comparto dei trasporti ma solo incomprensibili tagli come quelli alla Metro C di Roma, alle metropolitane di Milano e Napoli e ai fondi per la mobilità sostenibile e le ciclovie urbane. La preoccupazione è ancora più alta perché il governo non solo non ha chiaramente vincolato le risorse promesse per il rinnovo del contratto ma non ha tenuto in alcun conto nemmeno dell'aumento dei costi dovuto all'inflazione nel TPL, prevedendo gli 800 milioni necessari per garantire l'adeguamento dei servizi.”, conclude Casu.
"Il Ministro Giorgetti parla di fake news per i tagli alla Manovra sulle infrastrutture? Venga a spiegarlo ai cittadini della Toscana dove il suo governo ha tolto lo scorso anno centinaia di milioni di euro ad opere fondamentali come la Tramvia di Firenze e l'Interporto di Livorno mentre oggi ha cancellato ogni risorsa per la Tirrenica. Sicuramente non lo farà perché è ormai preoccupato soltanto di accreditarsi verso le agenzie internazionali di rating mentre ha completamente dimenticato i problemi reali delle famiglie e delle imprese": è quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio sulle dichiarazioni del titolare del dicastero dell'Economia.
“I dati della Ragioneria generale dello Stato, riportati oggi sulla stampa, fotografano una situazione impietosa: il Ministero della Cultura è tra i peggiori dicasteri italiani per capacità di utilizzo dei Fondi di Coesione 2021–2027.
Un risultato che conferma l’assoluta incapacità gestionale del ministro Giuli, che in un anno di mandato non è riuscito ad avviare una programmazione efficace né a spendere le risorse già assegnate: la Cultura rimane ferma, paralizzata da una gestione incerta e priva di visione.
Un ministero che dovrebbe essere motore di investimenti per tutto il Paese è invece bloccato, perché ogni iniziativa viene frenata o rinviata, in un clima di sospetto e di controllo interno che ha completamente immobilizzato l’amministrazione.
La situazione è aggravata dall’ennesima sforbiciata prevista nella manovra di bilancio: non solo il Ministero della Cultura dispone di fondi Fsc ridotti per sua irrilevanza politica (appena 170 milioni di euro contro 1,7 miliardi gestiti dal ministro Franceschini), ma non riesce nemmeno a utilizzare quelli disponibili che infatti gli vengono sottratti.
Un doppio fallimento che pesa sulle imprese culturali, sui lavoratori del settore e sulle comunità locali che attendono investimenti ormai da troppo tempo.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Mic é guidato da un ministro commissariato di fatto, incapace di incidere sulle politiche culturali e territoriali.
L’Italia della cultura non può essere ostaggio dell’inerzia e dell’improvvisazione.
Serve un cambio di passo immediato: il patrimonio culturale del Paese merita una guida capace di programmare, investire e costruire futuro — non di restare immobile davanti alle proprie responsabilità”. Così la capogruppo democratica in commissione cultura della Camera, Irene Manzi.
“Come denunciato dalle associazioni animaliste sembra che sia in corso l’ennesimo blitz sulla caccia da parte della maggioranza che, con una forzatura delle procedure, vorrebbe inserire parti del DDL Malan, oggi arenato in commissione da oltre 2.000 emendamenti e fortemente criticato da parte dell'opinione pubblica, sotto forma di emendamenti alla legge di bilancio. Se questo fosse confermato sarebbe un sotterfugio, un artificio per continuare il lavoro di deregolamentazione della caccia, una materia che non c'entra nulla con la manovra, senza alcun vero confronto, senza trasparenza, senza valutazioni scientifiche. La maggioranza agisce, ancora una volta anche in questa legge di bilancio come in quelle precedenti, per corrispondere agli interessi della lobby degli armieri e della parte più ambigua del mondo agricolo venatorio, in un clima che riduce il Parlamento a dare copertura a pratiche venatorie illecite e al bracconaggio e in cui aumentano i rischi di incidenti anche mortali, come dimostra il numero dei sinistri. L'unico emendamento in manovra su questo tema su cui convergere tutti dovrebbe riguardare l'aumento di risorse, di donne e uomini dei carabinieri forestali per il contrasto agli illeciti e per il sostegno ai centri di recupero della fauna selvatica. Il PD chiede di investire in conoscenza abbiamo infatti chiesto una dettagliata relazione sullo stato di applicazione della legge 157/92 ascoltando anche le richieste pervenute dall'associazionismo. Anche qui la destra promuove silenzio e ignoranza. Invece siamo di fronte ad una forzatura inaccettabile che denunciamo ai presidenti di Camera e Senato ai quali chiediamo di agire per fermare questa grave iniziativa lesiva dei principi costituzionali e delle procedure democratiche”. Lo dichiarano in una nota congiunta le deputate del Pd, Eleonora Evi e Patrizia Prestipino.
“La manovra del governo Meloni non incide né sulla vita delle persone né sulla crescita del Paese. È una legge di bilancio che non risponde ai bisogni reali di lavoratrici, lavoratori e famiglie. Gli aumenti promessi con il taglio dell’Irpef, tra 138 e 440 euro l’anno, sono irrisori rispetto ai 25 miliardi sottratti con il fiscal drag. Anche sulle pensioni, dopo tanta propaganda, l’aumento di 3,7 euro al mese per le minime si commenta da solo”. Così Silvia Roggiani, deputata del Partito Democratico e componente della commissione Bilancio.
“Sul fronte del pubblico impiego – prosegue l’esponente dem – il governo ha stanziato appena 50 milioni per il rinnovo dei contratti negli enti locali, una cifra del tutto insufficiente a riconoscere il valore del lavoro pubblico. Allo stesso tempo, ha operato tagli pesanti al trasporto pubblico locale, colpendo direttamente le grandi città e i cittadini che ogni giorno si spostano per lavorare o studiare”.
“Parliamo – conclude Roggiani – di 50 milioni tagliati alla metro C di Roma, 15 milioni in meno per la metro 4 di Milano e altri 15 milioni per i collegamenti tra Napoli e Afragola. Il governo che si proclama vicino alle città in realtà le penalizza, tagliando risorse strategiche per la mobilità sostenibile e per la transizione ecologica. Il Partito Democratico darà battaglia in Parlamento per cambiare questa manovra sbagliata, ingiusta e miope”.
“Oggi il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha promosso con enfasi i progetti del bando “Il cinema e l’audiovisivo a scuola”, parte del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola. Peccato che proprio le risorse di cui si vanta siano state cancellate dalla manovra di bilancio che porta la sua stessa firma. I dieci milioni di euro di cui oggi Giuli si vanta non esistono più: sono stati sforbiciati dall’articolo 110 della Legge di Bilancio depositata al senato, che interviene sui fondi previsti dalla lettera i) del secondo comma dell’articolo 27 della Legge Cinema. In questo modo è stata rimossa ogni certezza di finanziamento, anticipando di fatto un ulteriore taglio. Giuli continua così a dimostrarsi ridicolo: si vanta di progetti che la sua stessa politica sta affossando. Forse sarebbe opportuno che rivedesse la sua strategia di comunicazione — o quantomeno che facesse chiarezza tra annunci e realtà. Questi progetti, che portano il cinema e l’audiovisivo nelle scuole, sono fondamentali per la formazione culturale dei ragazzi, per educarli a un uso consapevole delle immagini, contro il bullismo, la violenza di genere e la dispersione scolastica. Non è comprensibile perché il Ministero della Cultura scelga di mettere a rischio un’esperienza così preziosa, che unisce creatività, educazione e partecipazione” così Matteo Orfini, Componente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
“Nella legge di bilancio 2026 il governo di Giorgia Meloni annuncia un rafforzamento della lotta alla criminalità nel settore dei giochi e delle scommesse. Bene figuriamoci, ma come sempre belle parole, e pessima coerenza: da un lato annunciano la lotta all’illegalità, dall’altro riconoscono alle Regioni una quota delle entrate del gioco d’azzardo senza alcun vincolo. È una scelta che svuota di senso ogni proclamato impegno contro la ludopatia e a tutela delle persone e delle famiglie. Non si possono finanziare la sanità pubblica o gli equilibri di bilancio degli enti locali con i proventi della dipendenza da gioco. È un paradosso etico e istituzionale vergognoso. Inoltre la Conferenza Stato-Regioni ha appena aggiornato i Livelli Essenziali di Assistenza per migliorare la prevenzione e l’accesso alle cure, e il Governo, invece di sostenerla, concretamente, ne mina la coesione aprendo alla logica del profitto sul disagio sociale.
È urgente ricostituire l’Osservatorio nazionale sul gioco d’azzardo patologico, invece di annacquare l’esperienza di 8 anni di progetti di prevenzione dentro ad un generico fondo sulle dipendenze, serve aumentare i fondi per la prevenzione e vietare definitivamente la pubblicità di giochi e scommesse nello sport e nelle piattaforme di streaming.
La legalità non si costruisce con gli annunci ma con la coerenza e la concretezza. Se davvero vogliamo un settore dei giochi trasparente e regolato, per tutelare le imprese sane, lo Stato non può e non deve speculare sulla fragilità dei cittadini”.
Lo dichiara Stefano Vaccari, deputato del Partito Democratico e Coordinatore dell’Intergruppo parlamentare sul gioco d’azzardo.
“C’è un Paese reale diverso da quello che ci racconta il Governo, secondo cui va tutto bene solo perché sopravvive da tre anni: gli italiani non stanno e non staranno meglio con questa Manovra”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta su RaiNews24.
“I dati Istat di cui si vanta Meloni sono legati, in parte, all’unico strumento che ha permesso un po’ di crescita: il Pnrr, su cui il suo partito era contrario - ha proseguito la deputata dem - L’altro dato, che volutamente il Governo continua a ignorare, è quello della povertà reddituale: abbiamo lavoratori poveri che non arrivano a fine mese”.
“Con questa Manovra non si fa nulla in tal senso: non c’è niente di nuovo, nessun riferimento ai redditi. Con questa Legge di Bilancio ci si limita a far galleggiare il Paese, senza alcuna redistribuzione della crescita o visione sul futuro, industriale ed economico. Del Governo Meloni ricorderemo solo la pressione fiscale più alta degli ultimi 10 anni e i continui tagli ai servizi, come mense scolastiche e asili nido, nei confronti dei Comuni.” ha concluso Gribaudo.
“I dati dell’Inps vanno letti bene, nella loro interezza. Aumentano gli assegni di disoccupazione (+2,6%), le ore di cassa integrazione (+19,2%) e il ricorso agli ammortizzatori sociali (+15%). Parliamo della vita di decine di migliaia di lavoratori. Questo conferma che i numeri di cui si vanta la presidente Meloni purtroppo ci parlano di un lavoro instabile e spesso povero. E la manovra che non mette un euro in investimenti peggiorerà questa situazione. Basta con la propaganda”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro, alla Camera, Arturo Scotto.
“In un vibrante post sui social Giorgia Meloni ha ringraziato Jacopo e Gaia, due agenti di Polizia del commissariato di Sant’Ippolito, che a Roma nei giorni scorsi a Via di Portonaccio hanno salvato una bambina che stava soffocando. Ha fatto bene perché sono effettivamente due eroi, che meritano di essere ringraziati da tutte le istituzioni, ed è importante che tutti riconoscano il prezioso lavoro quotidiano che portano avanti ogni giorno insieme a tutti i loro colleghi. Con l’occasione però, la Presidente Meloni apra finalmente gli occhi sull’assurda situazione che vive proprio il Commissariato di Sant’Ippolito, dove lavorano questi eroici agenti, che come ha denunciato più volte il Presidente del IV Municipio Massimiliano Umberti è stato definanziato dal suo stesso Governo. Un esempio concreto di come la destra sostenga la sicurezza solo con le chiacchiere: in Via Achille Tedeschi è già stata identificata da tempo la nuova sede del commissariato che è uno degli unici due in un territorio di circa 170 mila abitanti nel cuore del quadrante est della Capitale. Senza questa nuova sede, se succede qualcosa nell’area della stazione Tiburtina, gli agenti devono partire da San Basilio o da San Lorenzo. Prima che arrivasse la Presidente Meloni il nuovo commissariato era stato finanziato con 9 milioni di fondi CIPE e 4 del Ministero dell’interno. Adesso che la destra è al Governo questi fondi non ci sono più, il nuovo commissariato resta chiuso, i cittadini sono più insicuri e gli agenti fanno i salti mortali per garantire comunque la sicurezza: la Presidente Meloni con quale faccia si ricorda di loro solo per ringraziarli pubblicamente ma dimentica le donne e gli uomini in divisa quando scrive una manovra che non mette le risorse per sostenerli e tenere aperti i commissariati sul territorio? Perché il Ministro dell’interno Piantedosi non ha ancora mai risposto a nessuna delle interrogazioni parlamentari che abbiamo depositato a partire dal maggio 2023 per chiedere conto di questo ennesimo voltafaccia? Ma come si fa a essere dalla parte delle forze dell’ordine solo per alimentare la retorica sui social e poi voltargli le spalle nelle scelte concrete quando si governa?”. Lo scrive sulle sue pagine social Andrea Casu, della presidenza del gruppo Pd alla Camera.