“Tre anni di promesse, tre proroghe e zero risultati. La riforma dello spettacolo dal vivo, attesa da un intero settore in difficoltà, è ormai ferma al palo: oggi la maggioranza chiede ancora un anno di tempo, rinviando tutto al 2026. Questo significa che, realisticamente, se ne riparlerà soltanto nel 2027. Un fallimento politico che il Governo dovrebbe avere il coraggio di ammettere.” Lo dichiara Giovanna Iacono, intervenendo in aula alla Camera in occasione della dichiarazione di voto sulla proroga della delega al governo in materia di spettacolo. “La riforma doveva mettere ordine, garantire diritti e dare stabilità a chi lavora nel settore. Invece, l’indennità di discontinuità è stata svuotata, il testo del Codice non è mai stato discusso, né con il Parlamento, né con le parti sociali, e il metodo è sempre lo stesso: rinvii, assenza di trasparenza e nessun vero confronto. Nel frattempo – prosegue – abbiamo assistito a esclusioni arbitrarie dal Fondo Nazionale, a tagli che penalizzano chi fa cultura nei territori e a nomine nelle istituzioni culturali guidate dalla logica della spartizione politica, non dal merito.” “La cultura non è uno spazio da occupare, è un bene comune, un motore di sviluppo, un diritto di tutte e di tutti. Senza investimenti, visione e regole chiare tutte le forme di lavoro artistico non hanno futuro. Questa proroga non è garanzia di qualità, come sostiene la maggioranza, ma soltanto immobilismo mascherato da prudenza che sta facendo enormi danni al settore.” “Per tutte queste ragioni – conclude Iacono – il nostro voto è contrario: dopo tre anni non si può continuare a chiedere tempo senza aver fatto nulla. Il mondo dello spettacolo non può permettersi altri anni di attesa.”
"I nuovi dazi americani al 15 per cento rappresentano un duro colpo per l’export italiano e uno degli aspetti maggiormente preoccupanti e’ l’impatto energetico". E’ quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.
"L’Unione Europea si è infatti impegnata ad acquistare 750 miliardi di dollari di energia dagli Stati Uniti entro il 2028, soprattutto gas naturale liquefatto e combustibili fossili. Questo non solo aumenta la nostra dipendenza energetica da paesi terzi, ma mette a rischio gli obiettivi di decarbonizzazione e autonomia strategica dell’Europa. Nel 2024, l’Italia ha infatti già importato oltre 10 miliardi di metri cubi di GNL statunitense, con un costo in crescita del 18 per cento annuo. Impegni aggiuntivi di lungo termine ridurranno lo spazio per le fonti rinnovabili e per gli investimenti nelle infrastrutture verdi. Il governo italiano esce sconfitto da questo accordo: occorre ora massima trasparenza, tutela per le imprese colpite dai dazi, e una strategia energetica europea fondata su rinnovabili, innovazione e sicurezza nazionale": conclude Simiani.
“Indipendentemente dall’esito dell’inchiesta giudiziaria che mi auguro possa chiudersi senza gravami per un’amministrazione che sempre ha mostrato rigore, la vicenda di Milano richiama all’urgenza di una riforma nazionale della legge urbanistica. Da anni si procede per modifiche parziali, minimali ed equivoci come quello di evocare un’astratta rigenerazione urbana. Torna invece la centralità dell'urbanistica come disciplina generale che fissa anche criteri di equità nella riorganizzazione dello spazio fisico delle città e delle aree interne. Occorre che tutte le forme di contratto tra pubblico e privato, che oggi rispondono ad approcci diversi nelle varie aree del Paese e spesso troppo sbilanciate verso l’interesse privato, vengano inscritte dentro cornici di maggiore equità con indirizzi e strumenti nazionali fissati in legge. Questo è un banco di prova fondamentale per una politica riformista seria su cui il Pd dovrebbe impegnarsi con maggiore attenzione. È questa la chiave per affrontare efficacemente il tema dell’emergenza abitativa, per la quale non basta chiedere e rivendicare fondi. Quel che manca non sono le risorse ma le norme per avere localizzazioni adeguate e sostenibili economicamente e ambientalmente. Affrontare da sinistra la complessità di uno dei temi da sempre più gravi del nostro Paese è mezzo programma di governo. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“In riferimento all’articolo pubblicato oggi, 13 luglio 2025, su il Giornale con il titolo ‘L’ira della polizia sui dem: Appoggiano chi ci odia’, è doveroso smentire con fermezza come già fatto questa mattina dal Pd di Monza e dal Circolo Cooperativo.
Il Circolo 1 'Massimo D’Antona' del Partito Democratico di Monza non ha concesso né messo a disposizione alcuno spazio per l’evento citato. L’iniziativa si svolgerà infatti presso uno spazio del Circolo Cooperativo, realtà completamente autonoma e non appartenente al Partito Democratico che pure ha dichiarato di non aver mai ricevuto quella richiesta. Ci troviamo di fronte a un errore grave e strumentale, che alimenta polemiche infondate e colpisce ingiustamente una comunità politica che agisce nel rispetto delle istituzioni democratiche e delle forze dell’ordine. Ancor più grave è che, nonostante le smentite già rese pubbliche, esponenti del governo come Delmastro e Bignami continuino ad attaccare sulla base di un fatto palesemente falso. È inaccettabile che chi riveste incarichi istituzionali così rilevanti si presti a simili operazioni di mistificazione. Dal sottosegretario Delmastro, già condannato nel caso Cospito, e dal capogruppo alla Camera di Fdi Bignami, noto per aver indossato una divisa nazista, non accettiamo lezioni. Chi ha mortificato il senso delle istituzioni dovrebbe almeno avere il pudore di tacere. Forse ricorrono a questi mezzucci squallidi per nascondere il silenzio assordante della Presidente Meloni sui dazi imposti dagli Stati Uniti, che rischiano di colpire duramente le imprese e i lavoratori italiani. Quando non si hanno risposte sui problemi veri del Paese, si prova a distrarre l’opinione pubblica con falsità e propaganda”.
Così Silvia Roggiani, deputata e segretaria regionale Pd Lombardia.
“Mi auguro che da qui al primo agosto ci possa essere ancora spazio per una trattativa tra la UE e l’amministrazione americana per giungere ad un accordo commerciale equo e che non penalizzi pesantemente le imprese italiane ed europee come avverrebbe se l’annuncio odierno di Trump non venisse modificato. Un insuccesso significherebbe una guerra commerciale senza senso che avrebbe un peso enorme nelle relazioni transatlantiche e che quindi va scongiurato. Mi auguro si possa giungere ad un’intesa soddisfacente per entrambe le parti ma l’UE sia pronta a reagire con determinazione se ciò non avvenisse. E mi auguro che il governo italiano dia forza all’azione europea anziché inseguire ancora l’illusione di improbabili ruoli da pontieri solitari che è sempre più smentita dai fatti”. Così Lorenzo Guerini del Partito Democratico.
“La ricostruzione dell’Ucraina non può dirsi completa senza l’inclusione piena e significativa delle donne.” È questo il messaggio chiave emerso durante l’incontro promosso da WIIS (Women In International Security) Italy e dall’OSCE – Gender Issues Programme, ospitato dall’On. Lia Quartapelle presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. L’iniziativa ha visto la partecipazione di una delegazione di leader ucraine della società civile e di parlamentari italiane provenienti da diversi schieramenti politici, creando un prezioso spazio di confronto trasversale. L’evento si è svolto a margine della Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina ospitata dall’Italia.
«La ricostruzione non può limitarsi alla dimensione infrastrutturale, ma deve necessariamente includere anche il tessuto sociale, la fiducia, le relazioni interpersonali, la giustizia e il rafforzamento delle istituzioni democratiche – ha dichiarato Loredana Teodorescu, presidente di WIIS Italy –. Le donne ucraine hanno già dimostrato una leadership fondamentale, guidando la resilienza delle comunità, partecipando alla risposta umanitaria, promuovendo percorsi di pace e rappresentando il loro Paese a livello internazionale.»
«È fondamentale che queste voci femminili vengano ascoltate, riconosciute e coinvolte in ogni fase della ricostruzione – ha sottolineato Lara Scarpitta, rappresentante dell’OSCE Gender Issues Programme –. Integrare le donne nei processi decisionali non è solo una questione di equità, ma una condizione essenziale per costruire una pace duratura e una società più inclusiva.»
«Investire nella leadership femminile è una scelta strategica e necessaria – ha aggiunto l’On. Lia Quartapelle –. Le donne ucraine non sono solo vittime del conflitto: sono protagoniste della ricostruzione del loro Paese. Garantire loro spazio, ascolto e rappresentanza nei processi decisionali significa contribuire concretamente a un’Ucraina più forte, democratica e giusta.»
“Tanto tuonò che piovve. Alla fine, Geronimo La Russa – figlio del Presidente del Senato – è stato eletto presidente dell’Automobile Club d’Italia. Un esito annunciato, che si inscrive perfettamente nel solco di una stagione politica in cui le nomine rispondono più alle logiche dell’appartenenza che a quelle del merito. L’amichettismo è la regola al tempo del governo Meloni che in questo caso è arrivato addirittura a modificare la legge per agevolare il figlio del presidente del Senato. È un epilogo che lascia poco spazio all’immaginazione e molto all’amarezza: nell'anomalia tutta italiana di avere un ente che è federazione sportiva ma anche ente pubblico (usandone a piacere i rispettivi benefici) anche all'ACI il merito viene prima di tutto, ma solo dopo il cognome. Il processo di "occupazione di tutto" procede, con particolare attenzione al mondo dello sport. In un Paese che avrebbe bisogno di valorizzare competenze, professionalità e autonomia delle istituzioni, assistiamo invece all’ennesima conferma di un sistema in cui il potere si concentra nelle mani degli ‘amici degli amici’. Quella di oggi non è solo una nomina, è il simbolo di un metodo. Ed è un metodo che non accettaremo in silenzio.” Così Mauro Berruto, Deputato dem e Responsabile nazionale Sport del Partito Democratico.
“Il disegno di legge sulla montagna, così com’è stato approvato dalla maggioranza e ora destinato a un nuovo passaggio al Senato, rappresenta un'occasione sprecata. Un testo privo di visione, che più che rilanciare i territori montani, sembra sancirne l’abbandono». Lo dichiara il deputato del Pd Gian Antonio Girelli, che ieri in Aula ha annunciato il voto contrario dei Gruppo dem al provvedimento.
«Avevamo l’opportunità – aggiunge l’esponente Pd – di mettere in campo una vera politica per la montagna, intervenendo sulle tante fragilità che la caratterizzano: a partire da un serio governo del territorio, restituendo dignità e competenze alle comunità montane, potenziando la rete dei servizi come sanità, trasporti, scuola, cultura e affrontando con decisione il tema del dissesto idrogeologico. Non solo: servivano misure fiscali che incentivassero chi decide di restare o di investire in montagna, sia per acquistare una casa che per avviare un’attività economica. Ma di tutto questo, nel testo votato, non c’è traccia se non in qualche enunciazione generica. I fondi stanziati, 100 milioni il primo anno e 200 per gli anni successivi, sono del tutto insufficienti per garantire un reale impatto sulle comunità interessate”.
«Il nostro voto contrario è un no consapevole e responsabile – conclude Girelli – perché non si può prendere in giro chi vive in territori fondamentali non solo per la loro bellezza e identità, ma anche per la sicurezza dell’intero Paese. Ci auguriamo che al Senato si apra uno spazio per correggere questa impostazione. Il Partito Democratico continuerà a fare proposte serie e concrete, come già fatto con i nostri emendamenti, per superare questa pericolosa inerzia”.
“Sulla vicenda dell’emendamento relativo all’aumento dei pedaggi autostradali, stiamo assistendo al goffo tentativo di Fratelli d’Italia di prendere le distanze. Come riportato dalle agenzie di stampa, emergono "voci di disappunto" nella maggioranza. Ma il punto è semplice e non lascia spazio ad ambiguità: l’emendamento che ci è stato inviato oggi porta la doppia firma del Partito di Giorgia Meloni visto che è sottoscritto da tutti e 4 i relatori di maggioranza compresi gli onorevoli Milani e Baldelli di FDI. Non contano le voci ma i fatti: se vogliono esprimere il loro disappunto possono ritirare la loro firma. Il Partito Democratico è contrario a ogni ipotesi di aumento dei pedaggi che gravi su cittadini e pendolari”. Così il vicepresidente della commissione trasporti della camera, il deputato democratico Andrea Casu.
Oggi festeggiamo la vittoria di una battaglia importante. Grazie alla mobilitazione di tante donne, della Cgil di Torino e del Piemonte, di Se non ora quando e anche tanti uomini, la stanza dell’ascolto dell’Ospedale Sant’Anna di Torino deve chiudere: a sancirlo è il TAR del Piemonte”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, sulla sentenza del TAR che ha dichiarato che la stanza dell’ascolto all’ospedale Sant’Anna di Torino debba chiudere, in quanto la convenzione siglata tra la Città della Salute e l'associazione Pro-vita sarebbe illegittima.
“Uno sperpero di denaro pubblico, soldi che potevano essere investiti sulla sanità e che invece la giunta Cirio ha scelto di buttare in una stanza contro i diritti delle donne. Non c’è spazio negli ospedali pubblici per la propaganda antiabortista di Marrone e Cirio. Continuiamo a difendere la 194” conclude la deputata piemontese.
“La decisione annunciata da Luigi Maramotti di sospendere il progetto del Polo della Moda nell’area delle ex Fiere di Reggio Emilia ha generato preoccupazione e amarezza. Perché si è arrivati a compromettere un’iniziativa tanto strategica? Dare una risposta non è semplice, soprattutto di fronte a dinamiche complesse che richiedono una conoscenza approfondita della vicenda, in un tempo in cui tutti parlano di tutto, spesso senza i necessari approfondimenti. Di certo, non aiutano le reazioni a cui stiamo assistendo in queste ore: prese di posizione che esasperano il confronto e rischiano di allontanare – semmai fosse ancora possibile – una riapertura del dialogo e una soluzione positiva. Reggio Emilia ha costruito, nel tempo, un rapporto costruttivo e virtuoso con il proprio tessuto imprenditoriale, fondato su un’idea di sviluppo condiviso, responsabilità reciproca e fiducia. È una sinergia che ha permesso al territorio di crescere, innovare e affrontare insieme le sfide del cambiamento. L’Area Nord, ad esempio, è solo l’ultimo risultato concreto di questo dialogo. Proprio per questo oggi serve un’assunzione di responsabilità collettiva, che parta dal rispetto di tutti gli attori coinvolti. È necessario che si abbassino i riflettori dello scontro politico e che si lasci alle amministrazioni interessate – Comune e Regione – tutto lo spazio e l’agibilità per tentare di riannodare i fili del dialogo e della collaborazione. Solo così si potrà comprendere fino in fondo se esistano ancora margini per ricostruire un percorso condiviso. Max Mara è un’eccellenza che ha reso Reggio Emilia riconoscibile nel mondo. Con la sua storia e la sua capacità di innovazione, rappresenta un pilastro del made in Italy e un orgoglio per il nostro territorio. La rinuncia al Polo della Moda non è soltanto la perdita di un progetto: rischia di essere un’occasione mancata per lo sviluppo e la visione futura della città. Sarebbe un errore grave lasciare che malintesi portino al naufragio di un’iniziativa che avrebbe potuto rappresentare una svolta urbana ed economica per Reggio Emilia. Se davvero queste sono le ragioni dello stop, l’auspicio non può che essere uno: che prevalga il buon senso. Il dialogo può – e deve – essere riaperto”. Così Andrea Rossi e Ilenia Malavasi del gruppo parlamentare del Pd della Camera commentano l’annunciato dietrofront del colosso della moda emiliano sull’investimento nel Polo della Moda nell’area dell’ex Fiera di Reggio Emilia.
Presentata mozione in Parlamento con le forze d’opposizione
“La Commissione di Vigilanza Rai, di cui sono capogruppo per il Partito Democratico, è purtroppo bloccata da mesi. La maggioranza ha scelto di paralizzare di fatto un organo di garanzia fondamentale per il pluralismo e la trasparenza. Questo stallo è aggravato dal mancato rinnovo dei vertici aziendali della Rai, che riflette una volontà politica di mantenere il controllo sulla governance del servizio pubblico. È inaccettabile che, mentre l’Europa ci chiede più indipendenza e trasparenza, il governo italiano continui a occupare la Rai invece di occuparsene.
Per questo motivo, insieme ad altri colleghi delle opposizioni, ho promosso una mozione parlamentare che impegna il Governo a rispettare le scadenze previste dall’European Media Freedom Act (EMFA), entrato in vigore nel 2024 e pienamente applicabile in Italia dall’agosto 2025. Il regolamento europeo impone standard chiari: nomine trasparenti, indipendenza editoriale, finanziamenti pubblici non condizionati dal potere politico. La nostra mozione chiede l’avvio immediato dell’iter legislativo per adeguare la governance della Rai a questi principi, restituendo centralità al pluralismo dell’informazione e alla libertà di espressione.
Oggi la Rai rischia seriamente di non essere più un servizio pubblico, ma un megafono del governo di turno (TeleMeloni). Il canone pagato dai cittadini non può finanziare una televisione piegata alla propaganda. Per questo serve una riforma vera, coraggiosa, che garantisca autonomia e indipendenza, come previsto dalla Costituzione e ora anche dall’EMFA. Senza un cambiamento strutturale, ogni altro discorso è secondario. La Rai deve tornare a essere uno spazio di confronto libero, pluralista, al servizio della democrazia.
Il tempo delle ambiguità è finito. O si sceglie la trasparenza e l’indipendenza, o si tradisce la missione del servizio pubblico. Io ho scelto da che parte stare”. Lo ha detto Stefano Graziano capogruppo Pd in commissione di Vigilanza sulla Rai nel corso del suo intervento presso la Summer School “Tutta un’altra Europa” del Parlamento Europeo.
"La politica è morta e ha lasciato spazio al bullismo, all'umiliazione e alla sopraffazione.
Ieri Trump che diffonde un messaggio privato in cui il segretario generale della Nato Rutte manifesta un totale asservimento al presidente statunitense. Oggi il siparietto all'Aja in cui Trump parla della guerra tra Iran e Israele come di una lite tra bambini nel cortile della scuola e Rutte cerca di lusingare il tycoon definendolo il "papino" che usa "un linguaggio forte" per farli smettere. Come se non parlassimo di bombe, di morti anche civili, della destabilizzazione di un'intera regione. E se questo non fosse sufficiente, arriva il video pubblicato da Trump in cui si vedono i B-2 statunitensi mandati a colpire l'Iran accompagnati dalle note di una famosa canzone trasformata in un inno al bombardamento dell'Iran.
Queste modalità spregiudicate, rozze e muscolari cancellano la correttezza tra individui e il rispetto per i ruoli istituzionali che si ricoprono. Gli organismi internazionali diventano palcoscenici su cui allestire squallidi spettacolini che esaltano il proprio ego e degradano la politica. E intanto, nella stanza accanto, si decide un aumento della spesa militare al 5% del pil, ipotecando il futuro delle prossime generazione a discapito della sanità, della scuola, delle infrastrutture e anche della pace". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Celebriamo domani gli 80 anni dall'approvazione della Carta dell'Onu, anniversario che cade in uno dei momenti più bui e critici, in cui il diritto internazionale, in più circostanze, è stato violato per lasciare il posto all'uso della forza, alla sopraffazione, alle armi e allo spregio delle istituzioni multilaterali, dall’Onu alla Corte penale internazionale". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"I principi fondamentali del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale sono stati calpestati in Ucraina come anche a Gaza dove l’esercito israeliano ha bombardato indiscriminatamente abitazioni, scuole, ospedali, ambulanze, uffici dell’Onu e di ONG, uccidendo migliaia di civili - denuncia la deputata dem -. Abbiamo assistito al tentativo di normalizzare l'attacco di Israele all'Iran che viola ogni legge internazionale perché la legittima difesa preventiva non esiste".
"Mentre si condanna, giustamente, la Russia per i crimini commessi, non si fa altrettanto quando è Israele a violare la sovranità di altri paesi con le bombe, come ha fatto a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Siria, in Yemen e, infine, anche in Iran - aggiunge -. Il doppio standard minaccia la tenuta del diritto internazionale e degli strumenti che permettono di risolvere le controversie tra Stati con metodi diplomatici e pacifici. Si spalanca la porta alla guerra. Così come non reagire di fronte agli attacchi che taluni rivolgono all’Onu e alle sue emanazioni si traduce in complicità nello sfaldamento dell’intero sistema".
"La Carta dell'Onu, nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, mette le basi del sistema multilaterale che, con tutti i suoi limiti, è stato per decenni garanzia di giustizia dando alla comunità internazionale gli strumenti per incontrarsi e trovare le mediazioni giuste. Ora quelle regole vengono calpestate lasciando spazio solo alle armi, alle guerre, alla legge del più forte. E a farne le spese sono i popoli, che perdono le loro tutele, le possibilità di sviluppo e non ultima la pace" conclude Boldrini.
“La costruzione del maxi allevamento intensivo di galline ovaiole ad Arborio rischia di avere devastanti impatti sull’ambiente e sul territorio del vercellese. Penso che sia inconcepibile continuare a non agire per fermare questo modello di estremo sfruttamento e inquinamento che sono gli allevamenti intensivi: 300.000 animali rinchiusi in poco spazio, destinati ad una fine cruenta”. Lo dice la deputata Pd, Eleonora Evi presentando un'interrogazione al ministro dell'Agricoltura, Lollobrigida.
“Sarà costruito a poca distanza dalle prime case del centro abitato e dalla Riserva Naturale – sottolinea l'esponente dem - e comporterà un allarmante dispendio d'acqua, con immissione di circa 19 tonnellate di ammoniaca ogni anno. A pagarne le conseguenze sarà la salute delle persone per l'eccessiva presenza di PM 2,5 che si forma proprio anche a causa della presenza di ammoniaca, e per il rischio di zoonosi, l'influenza aviaria che in tali condizioni trova maggiore facilità di trasmissione del virus”, conclude Evi.