08/09/2025 - 18:34

*È arretramento democratico e presenta diversi elementi di incostituzionalità*

Le audizioni promosse dal gruppo parlamentare del Pd della Camera hanno registrato una bocciatura unanime della riforma costituzionale voluta dal Governo. Sono intervenuti Christian Ferrari (CGIL), Cesare Parodi (ANM), Margherita Cassano (Prima Presidente della Corte di Cassazione), Ugo De Siervo (Presidente emerito della Corte Costituzionale), Mitja Gialuz (Università di Genova), Gaetano Azzariti (Università Sapienza Roma), Italo Sandrini e Valerio Martinelli (ACLI), Emilio Ricci (ANPI), Franco Coppi (Avvocato e giurista), Ivana Veronese (UIL). Voci diverse, provenienti dal mondo della giustizia, del diritto e delle parti sociali, che hanno evidenziato come la riforma presenti “gravi profili di incostituzionalità e non risponda alle reali emergenze del sistema giudiziario, rischiando invece di minarne l’equilibrio democratico e l’indipendenza”.

Secondo il Pd, il quadro che emerge è netto: la riforma non nasce per rafforzare la giustizia, ma per stravolgere la Costituzione. Come ha ricordato la capogruppo Pd Chiara Braga, si tratta di “un intervento ideologico costruito per punire la magistratura e portato avanti nel silenzio dei partiti di maggioranza, con un Parlamento ridotto a pura ratifica”. Una denuncia che si intreccia con quella della responsabile nazionale giustizia Debora Serracchiani, che ha sottolineato come “non ci sia nulla di tecnico in questo provvedimento che è il frutto di una scelta tutta politica che chiude ogni spazio di confronto e mina le garanzie dei cittadini, segnando un ulteriore arretramento democratico”.

La gravità del metodo è stata ribadita anche dal deputato Federico Fornaro, che ha parlato di “una maggioranza che tratta la Costituzione come fosse un decreto legge, ricordando che è il primo caso nella storia repubblicana in cui un testo costituzionale uscito dal Consiglio dei ministri arrivi in Parlamento blindato, senza possibilità di modifica, riducendo di fatto le Camere a semplici ratificatori”.

Sul merito della riforma, la capogruppo in Commissione Affari Costituzionali Simona Bonafè ha messo in evidenza come essa venga “venduta come risposta ai problemi della giustizia, ma non intervenga su nulla: né sui tempi lunghissimi dei processi, né sulla carenza di personale, né sull’efficienza del processo telematico. È un grave strappo istituzionale che tradisce i cittadini”.

Un giudizio condiviso dal capogruppo Pd in Commissione Giustizia Federico Gianassi, che ha aggiunto: “La separazione delle carriere non accelera i procedimenti né migliora l’efficienza, lo ha ammesso lo stesso ministro Nordio. Serve solo a indebolire la magistratura e a piegare il pubblico ministero all’influenza dell’esecutivo, avviando un percorso pericoloso di stravolgimento della Costituzione repubblicana”.

Molti degli auditi hanno sottolineato, inoltre, l’importanza di questo ulteriore momento di ascolto promosso dal Pd, non solo per denunciare i gravi rischi della riforma, ma anche per contribuire a costruire nel Paese una coscienza sociale più consapevole. Un passaggio decisivo in vista del referendum confermativo, che sarà lo strumento con cui i cittadini potranno difendere l’equilibrio dei poteri e i principi fondamentali della democrazia. Le audizioni di oggi hanno dunque confermato un punto: a fronte di una riforma ideologica, isolata e priva di soluzioni ai problemi concreti della giustizia italiana, può crescere un’ampia mobilitazione che coinvolge forze politiche e rappresentanti del mondo giuridico a difesa della Costituzione e dell’indipendenza della magistratura.

 

 

08/09/2025 - 13:38

“La riforma costituzionale sulla cosiddetta separazione carriere, portata avanti dalla maggioranza senza alcun coinvolgimento delle opposizioni, rappresenta un grave strappo istituzionale. Si relega il Parlamento al ruolo di semplice ratificatore dei patti di governo come se fossimo davanti a un decreto legge. Una riforma venduta come risposta ai problemi della giustizia, ma che non interviene sulle vere emergenze del sistema, a partire dalla lentezza dei processi”, ha dichiarato Simona Bonafè, capogruppo democratica in Commissione Affari costituzionali, intervenendo al ciclo di audizioni promosse dal Pd. “Mentre il governo rifiuta qualsiasi confronto in Parlamento, il Partito Democratico ha scelto di aprire uno spazio di ascolto con il mondo della giustizia e della società civile attraverso una giornata di audizioni informali, che stanno mettendo in luce le molte criticità e preoccupazioni suscitate da questa riforma. Ancora più grave, proprio in queste ore, è l’invito del ministro Nordio a non schierarsi sul referendum, un segnale che appare come un tentativo di limitare ulteriormente ogni forma di dissenso e critica verso questa pessima riforma” conclude Bonafè.

28/08/2025 - 12:53

Stamattina sono stato al Carcere della Dozza. Il numero dei detenuti è aumentato molto. Su una capienza di 500, ad oggi i reclusi sono 796. Questi numeri non permettono più di svolgere efficaci attività di rieducazione e di reinserimento. Il personale in organico effettivo è di 455 unità su una pianta organica prevista di 510. Si ammassano corpi senza prospettiva e solo grazie al personale e ai volontari la situazione è in qualche modo alleviata. Ho visto le attività dei volontari e le attività di reinserimento al lavoro, poche ma preziose. Così il carcere è solo pena, con la sola prospettiva di continuare a delinquere. I tossicodipendenti sono 364. In carceri così non escono dalla dipendenza, ma sono destinati a uscire ancora come spacciatori. La manutenzione, quando ci sono i soldi per farla, non si può fare perché non c’è spazio. Alla polizia penitenziaria mancano ispettori e sostituti. Alla direttrice del carcere , al personale e ai volontari va tutto il mio apprezzamento. Al governo dei proclami della Meloni rivolgo una richiesta di umanità minima: perché non applicare la liberazione speciale anticipata? Già oggi è previsto - solo per chi è certificato di buona condotta - uno sconto di pena di 45 giorni ogni semestre. Se si porta lo sconto a 60 giorni ogni semestre, persone detenute con meno di un anno potrebbero uscire. E ripeto solo con buona condotta certificata. Non farlo, significa peggiorare una situazione di grave emergenza e di negazione della dignità umana. Se i Comuni lavorano per ridurre i danni, con iniziative per togliere dallo spaccio i tossicodipendenti, il carcere li moltiplica. La destra si vanta di aumentare le pene contro la droga, ma non fa nulla per prevenire, e ridurre il problema che assilla i Comuni.

Così il deputato Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.

 

13/08/2025 - 11:28

Mauro Berruto promotore dell’appello: “Non è vendetta, ma responsabilità”. Da oggi si può firmare su https://chng.it/WzNSSQbVzR Consenso trasversale auspicato alla vigilia di Italia–Israele a Udine

Alla vigilia della partita di calcio Italia–Israele, in programma a Udine il prossimo 14 ottobre, si accende il dibattito sul ruolo dello sport davanti a gravi crisi umanitarie e politiche. Il responsabile nazionale sport del Partito Democratico, Mauro Berruto, insieme a 44 parlamentari del PD eletti alla Camera, al Senato e al Parlamento europeo, ha promosso un appello che riguarda tutte le discipline sportive per chiedere ai membri italiani del Comitato Olimpico Internazionale, al Presidente del CONI e al Presidente della FIGC di farsi portavoce, presso CIO, FIFA e UEFA, della sospensione di Israele da tutte le competizioni sportive internazionali.
«Non si tratta di un gesto di vendetta – si legge nel testo – ma di un atto di responsabilità. Non per punire un popolo, ma per affermare che lo sport non può restare neutrale davanti a una politica di annientamento». L’appello sottolinea come, da quasi due anni, la Striscia di Gaza sia teatro di uno sterminio che ha già cancellato decine di migliaia di vite civili, tra cui almeno 636 atleti e atlete palestinesi. Il Comitato Olimpico Palestinese denuncia inoltre che oltre il 90% delle infrastrutture sportive a Gaza è stato distrutto, rendendo impossibile ogni attività per almeno un decennio.
Secondo i promotori, la distruzione dello sport non è un effetto collaterale, ma una scelta politica per colpire un popolo anche nello spirito e nella speranza. L’appello ricorda i precedenti storici in cui la comunità sportiva internazionale ha scelto la sospensione di federazioni e comitati nazionali: dalla Germania e Giappone del dopoguerra alla Jugoslavia, dall’Iraq all’Afghanistan, dal Sudafrica dell’apartheid (escluso per 24 anni dai Giochi) fino alla Russia, oggi sospesa per l’aggressione all’Ucraina.
Berruto in un intervista oggi su La Stampa si è fatto portavoce dell’auspicio di tutti i firmatari che chiedono un consenso trasversale, al di là delle appartenenze politiche, affinché lo sport resti coerente con i valori di pace, uguaglianza e dignità umana sanciti nelle Carte e negli Statuti olimpici e federali.

Ecco il testo dell’appello e i firmatari

Ai membri italiani attivi e onorari del Comitato Olimpico Internazionale:
Giovanni Malagò, Ivo Ferriani, Federica Pellegrini, Franco Carraro, Mario Pescante, Manuela Di Centa, Francesco Ricci Bitti

Al Presidente del Comitato Olimpico Italiano:
Luciano Buonfiglio

Al Presidente delle Federazione Italiana Giuoco Calcio: Gabriele Gravina

Lo sport, fin dagli albori della sua esistenza ai tempi dell’antica Olimpia, ha avuto la capacità di essere linguaggio universale e un potente strumento politico ed etico, nel senso più alto di questi termini.
C’è, nello sport, un principio inderogabile: l’idea che scendere in campo significhi riconoscere l’altro come avversario, non come nemico. È un principio fragile e prezioso, che ha retto nei momenti più difficili e che continua a ricordarci che l’essere umano può scegliere le regole e il rispetto, anche nel conflitto.
Oggi, tuttavia, siamo davanti a una ferita aperta che mette in discussione la credibilità stessa dello sport come spazio di pace. Da quasi due anni la Striscia di Gaza è teatro di uno sterminio che ha già cancellato decine di migliaia di vite civili. Tra queste, ci sono almeno 636 atleti e atlete palestinesi, uomini e donne che avevano dedicato la propria vita allo sport, che l’hanno persa, insieme alle loro famiglie, in case bombardate e sbriciolate o nei centri di distribuzione degli aiuti alimentari. Il Comitato Olimpico palestinese denuncia che oltre il 90% delle infrastrutture sportive nella Striscia di Gaza sono state rase al suolo e che per almeno dieci anni non sarà immaginabile ripristinare nessuna attività sportiva. Distruggere lo sport non è un effetto collaterale, ma una precisa scelta politica orientata a cancellare un popolo, colpendolo a morte anche nello spirito, nel senso di appartenenza, nella speranza che lo sport regala.
Il governo guidato da Benjamin Netanyahu porta avanti, giorno dopo giorno, politiche che negano il diritto stesso di esistere di un popolo. La Corte internazionale di giustizia ha avviato un procedimento per genocidio nei confronti di Israele, mentre la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per Netanyahu e Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità. Non è solo una questione geopolitica, ma una questione etica che riguarda tutti e tutte noi, se vogliamo che lo sport continui a essere credibile quando proclama di difendere la pace, l’uguaglianza, la dignità umana, così come scritto nell’articolo 3 della Carta Olimpica, nell’articolo 3 dello statuto FIFA e nell’articolo 2 dello statuto UEFA.
Per questo, ci rivolgiamo a voi e vi chiediamo di farvi portavoce, presso il CIO, la FIFA e l’UEFA della richiesta di sospendere Israele da tutte le competizioni sportive internazionali. Non come gesto di vendetta, ma come atto di responsabilità. Non per punire un popolo, ma per dire che lo sport non può restare neutrale davanti a una politica di annientamento.
Lo sport ha già conosciuto queste scelte. Gli organismi sportivi internazionali hanno sospeso federazioni e Comitati Olimpici quando hanno visto calpestare i principi fondanti della convivenza: dal 1948 ad oggi sono state bandite dalle competizioni sportive internazionali, Germania, Giappone, Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Kuwait, Indonesia, Guatemala, Corea del Nord, Rhodesia, Pakistan, Chad, Myanmar, Congo; il Sudafrica per 24 anni è stato fuori dai Giochi Olimpici per l’apartheid, la Russia è fuori oggi per l’aggressione all’Ucraina. In tutti quei momenti, il messaggio è stato chiaro: chi trasforma lo sport in strumento di propaganda o chi, per gli stessi motivi, lo distrugge non può essere partecipe della comunità sportiva mondiale.
Non agire, oggi, significherebbe rinunciare alla forza politica ed etica che lo sport ha sempre avuto, essendo capace, con le sue battaglie, di conquiste in termini di diritti umani, civili, sociali.
Vi chiediamo di usare la vostra voce e il vostro ruolo nelle sedi delle tre più importanti organizzazioni sportive internazionali per far capire che, in questo silenzio globale, non vogliamo essere complici.
Vi chiediamo di restituire allo sport il coraggio di essere, ancora e più che mai, coscienza viva della nostra umanità, perché se lo sport non saprà difendere la vita di chi lo onora, allora quei 636 atleti morti e quelle decine di migliaia di giovani vite spezzate a Gaza non saranno solo nomi cancellati. Saranno il silenzio eterno di un campo sportivo vuoto di cui tutti, attori e spettatori, saremo colpevoli.


I e le parlamentari del Partito Democratico - Italia democratica e progressista.
Mauro Berruto, Ouidad Bakkali, Anthony Barbagallo, Lorenzo Basso, Brando Benifei, Laura Boldrini, Susanna Camusso, Annalisa Corrado, Gianni Cuperlo, Augusto Curti, Cecilia D’Elia, Eleonora Evi, Sara Ferrari, Rosanna Filippin, Antonella Forattini, Marco Furfaro, Gianni Girelli, Stefano Graziano, Chiara Gribaudo, Valentina Ghio, Giovanna Iacono, Silvio Lai, Francesca La Marca, Ilenia Malavasi, Stefania Marino, Antonio Nicita, Matteo Orfini, Alberto Pandolfo, Luca Pastorino, Vinicio Peluffo, Fabio Porta, Vincenza Rando, Silvia Roggiani, Nadia Romeo, Sandro Ruotolo, Rachele Scarpa, Arturo Scotto, Marco Simiani, Cecilia Strada, Nico Stumpo, Bruno Tabacci, Marco Tarquinio, Stefano Vaccari, Ylenia Zambito

 

06/08/2025 - 17:41

“Tre anni di promesse, tre proroghe e zero risultati. La riforma dello spettacolo dal vivo, attesa da un intero settore in difficoltà, è ormai ferma al palo: oggi la maggioranza chiede ancora un anno di tempo, rinviando tutto al 2026. Questo significa che, realisticamente, se ne riparlerà soltanto nel 2027. Un fallimento politico che il Governo dovrebbe avere il coraggio di ammettere.” Lo dichiara Giovanna Iacono, intervenendo in aula alla Camera in occasione della dichiarazione di voto sulla proroga della delega al governo in materia di spettacolo. “La riforma doveva mettere ordine, garantire diritti e dare stabilità a chi lavora nel settore. Invece, l’indennità di discontinuità è stata svuotata, il testo del Codice non è mai stato discusso, né con il Parlamento, né con le parti sociali, e il metodo è sempre lo stesso: rinvii, assenza di trasparenza e nessun vero confronto. Nel frattempo – prosegue – abbiamo assistito a esclusioni arbitrarie dal Fondo Nazionale, a tagli che penalizzano chi fa cultura nei territori e a nomine nelle istituzioni culturali guidate dalla logica della spartizione politica, non dal merito.” “La cultura non è uno spazio da occupare, è un bene comune, un motore di sviluppo, un diritto di tutte e di tutti. Senza investimenti, visione e regole chiare tutte le forme di lavoro artistico non hanno futuro. Questa proroga non è garanzia di qualità, come sostiene la maggioranza, ma soltanto immobilismo mascherato da prudenza che sta facendo enormi danni al settore.” “Per tutte queste ragioni – conclude Iacono – il nostro voto è contrario: dopo tre anni non si può continuare a chiedere tempo senza aver fatto nulla. Il mondo dello spettacolo non può permettersi altri anni di attesa.”

28/07/2025 - 12:52

"I nuovi dazi americani al 15 per cento rappresentano un duro colpo per l’export italiano e uno degli aspetti maggiormente preoccupanti e’ l’impatto energetico". E’ quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.

"L’Unione Europea si è infatti impegnata ad acquistare 750 miliardi di dollari di energia dagli Stati Uniti entro il 2028, soprattutto gas naturale liquefatto e combustibili fossili. Questo non solo aumenta la nostra dipendenza energetica da paesi terzi, ma mette a rischio gli obiettivi di decarbonizzazione e autonomia strategica dell’Europa. Nel 2024, l’Italia ha infatti già importato oltre 10 miliardi di metri cubi di GNL statunitense, con un costo in crescita del 18 per cento annuo. Impegni aggiuntivi di lungo termine ridurranno lo spazio per le fonti rinnovabili e per gli investimenti nelle infrastrutture verdi. Il governo italiano esce sconfitto da questo accordo: occorre ora massima trasparenza, tutela per le imprese colpite dai dazi, e una strategia energetica europea fondata su rinnovabili, innovazione e sicurezza nazionale": conclude Simiani.

 

18/07/2025 - 13:49

“Indipendentemente dall’esito dell’inchiesta giudiziaria che mi auguro possa chiudersi senza gravami per un’amministrazione che sempre ha mostrato rigore, la vicenda di Milano richiama all’urgenza di una riforma nazionale della legge urbanistica. Da anni si procede per modifiche parziali, minimali ed equivoci come quello di evocare un’astratta rigenerazione urbana. Torna invece la centralità dell'urbanistica come disciplina generale che fissa anche criteri di equità nella riorganizzazione dello spazio fisico delle città e delle aree interne. Occorre che tutte le forme di contratto tra pubblico e privato, che oggi rispondono ad approcci diversi nelle varie aree del Paese e spesso troppo sbilanciate verso l’interesse privato, vengano inscritte dentro cornici di maggiore equità con indirizzi e strumenti nazionali fissati in legge. Questo è un banco di prova fondamentale per una politica riformista seria su cui il Pd dovrebbe impegnarsi con maggiore attenzione. È questa la chiave per affrontare efficacemente il tema dell’emergenza abitativa, per la quale non basta chiedere e rivendicare fondi. Quel che manca non sono le risorse ma le norme per avere localizzazioni adeguate e sostenibili economicamente e ambientalmente. Affrontare da sinistra la complessità di uno dei temi da sempre più gravi del nostro Paese è mezzo programma di governo. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.

13/07/2025 - 17:26

“In riferimento all’articolo pubblicato oggi, 13 luglio 2025, su il Giornale con il titolo ‘L’ira della polizia sui dem: Appoggiano chi ci odia’, è doveroso smentire con fermezza come già fatto questa mattina dal Pd di Monza e dal Circolo Cooperativo.
Il Circolo 1 'Massimo D’Antona' del Partito Democratico di Monza non ha concesso né messo a disposizione alcuno spazio per l’evento citato. L’iniziativa si svolgerà infatti presso uno spazio del Circolo Cooperativo, realtà completamente autonoma e non appartenente al Partito Democratico che pure ha dichiarato di non aver mai ricevuto quella richiesta. Ci troviamo di fronte a un errore grave e strumentale, che alimenta polemiche infondate e colpisce ingiustamente una comunità politica che agisce nel rispetto delle istituzioni democratiche e delle forze dell’ordine. Ancor più grave è che, nonostante le smentite già rese pubbliche, esponenti del governo come Delmastro e Bignami continuino ad attaccare sulla base di un fatto palesemente falso. È inaccettabile che chi riveste incarichi istituzionali così rilevanti si presti a simili operazioni di mistificazione. Dal sottosegretario Delmastro, già condannato nel caso Cospito, e dal capogruppo alla Camera di Fdi Bignami, noto per aver indossato una divisa nazista, non accettiamo lezioni. Chi ha mortificato il senso delle istituzioni dovrebbe almeno avere il pudore di tacere. Forse ricorrono a questi mezzucci squallidi per nascondere il silenzio assordante della Presidente Meloni sui dazi imposti dagli Stati Uniti, che rischiano di colpire duramente le imprese e i lavoratori italiani. Quando non si hanno risposte sui problemi veri del Paese, si prova a distrarre l’opinione pubblica con falsità e propaganda”.

Così Silvia Roggiani, deputata e segretaria regionale Pd Lombardia.

 

12/07/2025 - 16:44

“Mi auguro che da qui al primo agosto ci possa essere ancora spazio per una trattativa tra la UE e l’amministrazione americana per giungere ad un accordo commerciale equo e che non penalizzi pesantemente le imprese italiane ed europee come avverrebbe se l’annuncio odierno di Trump non venisse modificato. Un insuccesso significherebbe una guerra commerciale senza senso che avrebbe un peso enorme nelle relazioni transatlantiche e che quindi va scongiurato. Mi auguro si possa giungere ad un’intesa soddisfacente per entrambe le parti ma l’UE sia pronta a reagire con determinazione se ciò non avvenisse. E mi auguro che il governo italiano dia forza all’azione europea anziché inseguire ancora l’illusione di improbabili ruoli da pontieri solitari che è sempre più smentita dai fatti”. Così Lorenzo Guerini del Partito Democratico.

11/07/2025 - 18:10

“La ricostruzione dell’Ucraina non può dirsi completa senza l’inclusione piena e significativa delle donne.” È questo il messaggio chiave emerso durante l’incontro promosso da WIIS (Women In International Security) Italy e dall’OSCE – Gender Issues Programme, ospitato dall’On. Lia Quartapelle presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. L’iniziativa ha visto la partecipazione di una delegazione di leader ucraine della società civile e di parlamentari italiane provenienti da diversi schieramenti politici, creando un prezioso spazio di confronto trasversale. L’evento si è svolto a margine della Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina ospitata dall’Italia.

«La ricostruzione non può limitarsi alla dimensione infrastrutturale, ma deve necessariamente includere anche il tessuto sociale, la fiducia, le relazioni interpersonali, la giustizia e il rafforzamento delle istituzioni democratiche – ha dichiarato Loredana Teodorescu, presidente di WIIS Italy –. Le donne ucraine hanno già dimostrato una leadership fondamentale, guidando la resilienza delle comunità, partecipando alla risposta umanitaria, promuovendo percorsi di pace e rappresentando il loro Paese a livello internazionale.»

 «È fondamentale che queste voci femminili vengano ascoltate, riconosciute e coinvolte in ogni fase della ricostruzione – ha sottolineato Lara Scarpitta, rappresentante dell’OSCE Gender Issues Programme –. Integrare le donne nei processi decisionali non è solo una questione di equità, ma una condizione essenziale per costruire una pace duratura e una società più inclusiva.»

 «Investire nella leadership femminile è una scelta strategica e necessaria – ha aggiunto l’On. Lia Quartapelle –. Le donne ucraine non sono solo vittime del conflitto: sono protagoniste della ricostruzione del loro Paese. Garantire loro spazio, ascolto e rappresentanza nei processi decisionali significa contribuire concretamente a un’Ucraina più forte, democratica e giusta.»

 

09/07/2025 - 19:56

“Tanto tuonò che piovve. Alla fine, Geronimo La Russa – figlio del Presidente del Senato – è stato eletto presidente dell’Automobile Club d’Italia. Un esito annunciato, che si inscrive perfettamente nel solco di una stagione politica in cui le nomine rispondono più alle logiche dell’appartenenza che a quelle del merito. L’amichettismo è la regola al tempo del governo Meloni che in questo caso è arrivato addirittura a modificare la legge per agevolare il figlio del presidente del Senato. È un epilogo che lascia poco spazio all’immaginazione e molto all’amarezza: nell'anomalia tutta italiana di avere un ente che è federazione sportiva ma anche ente pubblico (usandone a piacere i rispettivi benefici) anche all'ACI il merito viene prima di tutto, ma solo dopo il cognome. Il processo di "occupazione di tutto" procede, con particolare attenzione al mondo dello sport. In un Paese che avrebbe bisogno di valorizzare competenze, professionalità e autonomia delle istituzioni, assistiamo invece all’ennesima conferma di un sistema in cui il potere si concentra nelle mani degli ‘amici degli amici’. Quella di oggi non è solo una nomina, è il simbolo di un metodo. Ed è un metodo che non accettaremo in silenzio.” Così Mauro Berruto, Deputato dem e Responsabile nazionale Sport del Partito Democratico.

09/07/2025 - 15:25


“Il disegno di legge sulla montagna, così com’è stato approvato dalla maggioranza e ora destinato a un nuovo passaggio al Senato, rappresenta un'occasione sprecata. Un testo privo di visione, che più che rilanciare i territori montani, sembra sancirne l’abbandono». Lo dichiara il deputato del Pd Gian Antonio Girelli, che ieri in Aula ha annunciato il voto contrario dei Gruppo dem al provvedimento.

«Avevamo l’opportunità – aggiunge l’esponente Pd – di mettere in campo una vera politica per la montagna, intervenendo sulle tante fragilità che la caratterizzano: a partire da un serio governo del territorio, restituendo dignità e competenze alle comunità montane, potenziando la rete dei servizi come sanità, trasporti, scuola, cultura e affrontando con decisione il tema del dissesto idrogeologico. Non solo: servivano misure fiscali che incentivassero chi decide di restare o di investire in montagna, sia per acquistare una casa che per avviare un’attività economica. Ma di tutto questo, nel testo votato, non c’è traccia se non in qualche enunciazione generica. I fondi stanziati, 100 milioni il primo anno e 200 per gli anni successivi, sono del tutto insufficienti per garantire un reale impatto sulle comunità interessate”.

«Il nostro voto contrario è un no consapevole e responsabile – conclude Girelli – perché non si può prendere in giro chi vive in territori fondamentali non solo per la loro bellezza e identità, ma anche per la sicurezza dell’intero Paese. Ci auguriamo che al Senato si apra uno spazio per correggere questa impostazione. Il Partito Democratico continuerà a fare proposte serie e concrete, come già fatto con i nostri emendamenti, per superare questa pericolosa inerzia”.

 

04/07/2025 - 16:16

“Sulla vicenda dell’emendamento relativo all’aumento dei pedaggi autostradali, stiamo assistendo al goffo tentativo di Fratelli d’Italia di prendere le distanze. Come riportato dalle agenzie di stampa, emergono "voci di disappunto" nella maggioranza. Ma il punto è semplice e non lascia spazio ad ambiguità: l’emendamento che ci è stato inviato oggi porta la doppia firma del Partito di Giorgia Meloni visto che è sottoscritto da tutti e 4 i relatori di maggioranza compresi gli onorevoli Milani e Baldelli di FDI. Non contano le voci ma i fatti: se vogliono esprimere il loro disappunto possono ritirare la loro firma. Il Partito Democratico è contrario a ogni ipotesi di aumento dei pedaggi che gravi su cittadini e pendolari”. Così il vicepresidente della commissione trasporti della camera, il deputato democratico Andrea Casu.

 

02/07/2025 - 16:35

Oggi festeggiamo la vittoria di una battaglia importante. Grazie alla mobilitazione di tante donne, della Cgil di Torino e del Piemonte, di Se non ora quando e anche tanti uomini, la stanza dell’ascolto dell’Ospedale Sant’Anna di Torino deve chiudere: a sancirlo è il TAR del Piemonte”.

Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, sulla sentenza del TAR che ha dichiarato che la stanza dell’ascolto all’ospedale Sant’Anna di Torino debba chiudere, in quanto la convenzione siglata tra la Città della Salute e l'associazione Pro-vita sarebbe illegittima.

“Uno sperpero di denaro pubblico, soldi che potevano essere investiti sulla sanità e che invece la giunta Cirio ha scelto di buttare in una stanza contro i diritti delle donne. Non c’è spazio negli ospedali pubblici per la propaganda antiabortista di Marrone e Cirio. Continuiamo a difendere la 194” conclude la deputata piemontese.

 

02/07/2025 - 12:41

“La decisione annunciata da Luigi Maramotti di sospendere il progetto del Polo della Moda nell’area delle ex Fiere di Reggio Emilia ha generato preoccupazione e amarezza. Perché si è arrivati a compromettere un’iniziativa tanto strategica? Dare una risposta non è semplice, soprattutto di fronte a dinamiche complesse che richiedono una conoscenza approfondita della vicenda, in un tempo in cui tutti parlano di tutto, spesso senza i necessari approfondimenti. Di certo, non aiutano le reazioni a cui stiamo assistendo in queste ore: prese di posizione che esasperano il confronto e rischiano di allontanare – semmai fosse ancora possibile – una riapertura del dialogo e una soluzione positiva. Reggio Emilia ha costruito, nel tempo, un rapporto costruttivo e virtuoso con il proprio tessuto imprenditoriale, fondato su un’idea di sviluppo condiviso, responsabilità reciproca e fiducia. È una sinergia che ha permesso al territorio di crescere, innovare e affrontare insieme le sfide del cambiamento. L’Area Nord, ad esempio, è solo l’ultimo risultato concreto di questo dialogo. Proprio per questo oggi serve un’assunzione di responsabilità collettiva, che parta dal rispetto di tutti gli attori coinvolti. È necessario che si abbassino i riflettori dello scontro politico e che si lasci alle amministrazioni interessate – Comune e Regione – tutto lo spazio e l’agibilità per tentare di riannodare i fili del dialogo e della collaborazione. Solo così si potrà comprendere fino in fondo se esistano ancora margini per ricostruire un percorso condiviso. Max Mara è un’eccellenza che ha reso Reggio Emilia riconoscibile nel mondo. Con la sua storia e la sua capacità di innovazione, rappresenta un pilastro del made in Italy e un orgoglio per il nostro territorio. La rinuncia al Polo della Moda non è soltanto la perdita di un progetto: rischia di essere un’occasione mancata per lo sviluppo e la visione futura della città. Sarebbe un errore grave lasciare che malintesi portino al naufragio di un’iniziativa che avrebbe potuto rappresentare una svolta urbana ed economica per Reggio Emilia. Se davvero queste sono le ragioni dello stop, l’auspicio non può che essere uno: che prevalga il buon senso. Il dialogo può – e deve – essere riaperto”. Così Andrea Rossi e Ilenia Malavasi del gruppo parlamentare del Pd della Camera commentano l’annunciato dietrofront del colosso della moda emiliano sull’investimento nel Polo della Moda nell’area dell’ex Fiera di Reggio Emilia.

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