“La decisione del Governo Meloni di rigettare formalmente gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è grave e irresponsabile. Un passo indietro che mina la cooperazione globale nella lotta alle pandemie e contraddice in modo palese i proclami sulla centralità della prevenzione nel Servizio Sanitario Nazionale.” Lo afferma Silvio Lai, deputato del Pd in Commissione Bilancio della Camera, commentando la lettera ufficiale inviata dal Ministro Schillaci all’OMS.
“La posizione italiana – sottolinea Lai – ricalca quella degli Stati Uniti di Donald Trump, ma è in aperto contrasto con l’appello di oltre 75 Società scientifiche cliniche italiane, riunite nel FoSSC, che hanno definito questa scelta miope e pericolosa. L’Italia è stato uno dei Paesi più colpiti dal Covid: rifiutare oggi regole comuni per prevenire le pandemie significa dimenticare in fretta i sacrifici, i morti, la pressione sugli ospedali, la paralisi del Paese. In questi giorni, durante il Forum Politico di Alto Livello delle Nazioni Unite (HLPF) e la sessione dell’ECOSOC dedicata alla salute globale, esperti come il prof. Ibrahim Abubakar hanno ribadito che “la prossima pandemia non accadrà tra 100 anni, ma molto prima”, invitando i governi a rafforzare la cooperazione e a dotarsi di sistemi flessibili e transnazionali per anticipare le crisi sanitarie.
“Il paradosso – prosegue Lai – è che, mentre esponenti della maggioranza parlano pubblicamente della necessità di rafforzare la prevenzione e di costruire un nuovo equilibrio tra spesa sanitaria e salute pubblica, il Governo che essi sostengono rifiuta proprio quegli strumenti internazionali che renderebbero possibile questo cambiamento. Anzi, il loro partito arriva perfino a vantarsi sui social del rifiuto delle procedure con lo slogan ‘mai più limitazioni delle libertà personali’. Il Governo ascolti l’appello delle 75 Società scientifiche italiane e torni sui propri passi, accettando il nuovo Regolamento sanitario internazionale e aprendo un confronto serio con la comunità scientifica e con il Parlamento. Non si può parlare di prevenzione nei convegni – conclude Lai – e poi boicottare le uniche vere regole globali che ci preparano alla prossima emergenza sanitaria. Il Governo smetta di cedere alla propaganda sovranista e scelga la scienza, la responsabilità e la cooperazione.”
“La decisione del Partito Repubblicano americano, e in particolare di Donald Trump, di ritirare nuovamente gli Stati Uniti dall’UNESCO non è nuova, ma rappresenta oggi un segnale ancora più preoccupante. Non è la prima volta che accade: anche Reagan e Bush avevano compiuto lo stesso passo, ma in un contesto geopolitico molto diverso. Oggi, nel pieno di una stagione di nazionalismi crescenti, la scelta di Trump si inserisce in una strategia di chiusura, isolamento e rifiuto di valori fondamentali come il multiculturalismo e la cooperazione internazionale, che sono alla base del mandato dell’UNESCO”. Così Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera.
“Questo passo indietro – aggiunge l’esponente dem - si accompagna ad altri segnali allarmanti: i tagli all’istruzione, i dazi, e più in generale una visione che considera cultura, educazione e informazione come elementi marginali, se non ostili. È un modello che mina le fondamenta delle democrazie moderne”.
“Di fronte a questa deriva – conclude Manzi - l’Europa e l’Italia hanno il dovere di rispondere con forza. Non basta vantarsi del numero di siti UNESCO presenti nel nostro Paese. Il governo Meloni e il ministro Giuli dovrebbero assumere una posizione chiara, ribadendo l’impegno dell’Italia nella cooperazione culturale internazionale e sollecitando gli Stati Uniti a non abbandonare un’organizzazione cardine come l’UNESCO. I temi della cultura, dell’educazione e della libertà di espressione devono restare centrali nell’agenda democratica europea”.
"Secondo il governo, i due italiani rinchiusi nel centro di detenzione chiamato Alligator Alcatraz, il carcere voluto da Donald Trump circondato da un fossato pieno di alligatori, sarebbero in "difficili” condizioni detentive. Oltre trenta persone chiuse in gabbie come polli, costrette ad andare in bagno in spazi aperti sotto gli occhi di tutti, senza poter vedere un avvocato, per il governo sarebbero "difficili condizioni detentive". E' così che la sottosegretaria agli Esteri Tripodi ha risposto oggi all'interrogazione del collega Peppe Provenzano che ho illustrato durante il question time.
Condizioni umilianti, indegne, non ammissibili un paese democratico che per il nostro governo sono appena "difficili".
Fino a quando Meloni e Tajani saranno così supini di fronte a Trump da accettare qualsiasi cosa arrivi da Washington, compreso il trattenimento degradante di due connazionali? Non sono loro i patrioti? Quelli di "prima gli italiani"? O questo non vale più quando bisogna avere il polso fermo con un alleato potente?
Per quanto ancora sono disposti perfino a giustificare le inaccettabili uscite di Trump come la Riviera del Mediterraneo a Gaza, i dazi, il 5% del pil in armi e addirittura che i patriot promessi dagli Usa a Zelensky li paghi la Nato e, quindi, gli europei?
Meloni sta sacrificando la dignità dell'Italia sull'altare del tycoon: Trump ordina, Meloni esegue. Davvero non ci sono più parole". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Mentre le due principali economie europee si muovono per gestire la minaccia dei dazi americani, l’Italia viene tenuta fuori. Macron e Merz si incontrano a Berlino per definire la linea comune sul fronte UE-USA. Il tavolo è ristretto, le strategie si affinano, le scelte si fanno. Ma l’Italia non c’è. Non invitata. Non ascoltata. Non rilevante. Il governo Meloni è assente dai luoghi in cui si decide il futuro economico del continente. E non per caso. Sarà scetticismo o forse vera e propria sfiducia, ma la realtà è che l’Italia oggi non è considerata un interlocutore credibile in Europa. Troppo schiacciata sulle posizioni di Donald Trump, troppo allineata a logiche nazionaliste per essere ritenuta in grado di difendere davvero l’economia europea.
Un atto di sfiducia politico, concreto, che pesa come un macigno. Il prezzo di questo isolamento lo pagheranno le imprese italiane, i lavoratori, il Made in Italy già sotto pressione” così il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Toni Ricciardi.
"Oggi alla Camera dei deputati abbiamo presentato la proposta di legge per introdurre il codice dei crimini internazionali nell'ordinamento italiano. Se avessimo avuto questa legge qualche mese fa, l'Italia avrebbe potuto processare Almasri e le vittime delle sue torture, dei suoi stupri, delle sue violenze avrebbero avuto giustizia. Senza sotterfugi, senza aerei di stato che lo riportano in patria a continuare a torturare e violentare bambini, senza alibi". Lo dichiara, a margine della conferenza stampa, Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Con il codice dei crimini internazionali, che molti altri paesi dell'Ue già hanno, chiunque, di qualsiasi nazionalità, sia sospettato di avere commesso crimini di guerra o contro l'umanità ovunque nel mondo, nel momento in cui si trova in Italia può essere indagato, arrestato e processato nel nostro paese. Vladimir Putin, Benjamin Netanyahu, Yoav Gallant tutti accusati di crimini di guerra e contro l'umanità, se venissero in Italia, dovrebbero rispondere dei loro crimini davanti a un giudice italiano. Un importante cambio di paradigma che introduce nel nostro ordinamento il principio di giurisdizione universale - spiega Boldrini -. In un momento in cui il diritto internazionale è sotto attacco così come i tribunali internazionali, in cui Trump emette sanzioni ai giudici della Corte Penale internazionale come se fossero dei narcotrafficanti, in cui Netanyahu continua a commettere crimini di guerra e contro l'umanità indisturbato, il Partito Democratico manda un segnale chiaro in difesa del diritto internazionale e dell’impianto multilaterale che dalla fine della seconda guerra mondiale ha consentito che non prevalesse la legge della giungla ma il diritto".
"All'inizio del suo mandato il Ministro Nordio aveva annunciato l'introduzione del codice dei crimini internazionali. Poi, però, a questa promessa non è stato dato seguito e di quel provvedimento si sono perse le tracce - prosegue la deputata dem -. Perché il codice dei crimini internazionali è sparito dall’orizzonte di governo e maggioranza? Adesso che la proposta di legge l'abbiamo presentata noi, ci aspettiamo il sostegno della maggioranza. Altrimenti Nordio dovrà spiegare cosa o chi gli ha fatto cambiare idea".
"Ringrazio Amnesty International per avere ispirato questa proposta di legge, la professoressa Alessandra Annoni e i professori Triestino Mariniello e Antonio Marchesi le cui competenze giuridiche in tema di diritto internazionale sono state fondamentali per la stesura del testo. E ringrazio la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga, la responsabile giustizia del Pd Debora Serracchiani e il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Federico Gianassi per avere fatto loro questa proposta fin da subito" conclude.
“La scelta comunicata dal ministro della Salute con cui il governo ha rifiutato gli emendamenti al regolamento sanitario internazionale del OMS è qualcosa di particolarmente grave. Un passo irresponsabile e pericoloso, solo per inseguire una scelta scellerata in coda dell'amministrazione Trump. Una decisione miope e ideologica che ci allontana sempre di più dall'Europa e ci allinea a posizioni negazioniste e populiste che nulla hanno a che fare con la scienza e la ricerca”. Lo dichiara la deputata Pd Ilenia Malavasi chiedendo al governo di riferire in Aula sul rifiuto agli emendamenti del OMS.
“Non sono bastati i 200mila morti durante la pandemia del Covid – sottolinea l'esponente dem - e il governo ci viene a dire che l'Italia può fare da sola, meglio e di più della comunità scientifica internazionale. Tutto sbagliato. La prevenzione, la vaccinazione e la profilassi sono interventi imprescindibili per la salvaguardia delle nostre politiche pubbliche ma, alla prova dei fatti, il governo sceglie di isolarsi”. “Il ministro Schillaci venga in Aula a spiegare il perché di una decisione così pericolosa che ci conferma come il governo ci porti ad essere uno Stato vassallo degli USA. Il diritto alla salute non è in vendita”, conclude Malavasi.
“Apprendiamo con profonda preoccupazione la notizia del ritiro, annunciato dal presidente Donald Trump, degli Stati Uniti d’America dall’Unesco. Si tratta di una scelta grave, miope e profondamente ideologica, che rappresenta un ulteriore attacco al principio di multilateralismo su cui si fondano le relazioni internazionali e la cooperazione culturale globale. L’Unesco svolge un ruolo insostituibile nella tutela del patrimonio culturale dell’umanità, nella promozione del dialogo interculturale e nella valorizzazione della cultura come strumento di pace e comprensione reciproca – valori oggi più che mai essenziali in un mondo attraversato da nuove tensioni e conflitti. Le accuse rivolte all’Unesco appaiono non solo strumentale, ma profondamente lesive del lavoro imparziale e coraggioso condotto dall’Agenzia nel corso degli anni a difesa della diversità culturale e della memoria collettiva. Sarebbe importante e doveroso, a questo punto, conoscere con chiarezza la posizione del Governo italiano. Da che parte sta l’Italia? Riteniamo indispensabile una presa di posizione netta della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Ribadiamo il nostro sostegno pieno e convinto all’Unesco, alla sua missione e ai suoi operatori in tutto il mondo” così la capogruppo democratica in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi.
Tariffa al 30% sarà devastante per intera filiera agroalimentare, per pasta sarà addirittura del 46%
“La tariffa doganale al 30% sarà devastante, per il nostro sistema agroalimentare in primis e per altri comparti strategici come la chimica e la farmaceutica, l'automotive,
la meccanica e la metallurgia, la moda. Il racconto di "Meloni amica di Trump" è caduto e il Made in Italy è esposto a una crisi senza precedenti. I formaggi pagano già dazi del 15%, che salirebbero al 45%. La pasta oggi paga il 16%, salirebbe al 46%. E non dimentichiamo le ricadute su un settore strategico come quello del vino. L'Europa deve continuare a trattare, in maniera meno timida, e Meloni deve uscire dalla sua torre d'avorio e dimostrare di avere l'autorevolezza necessaria per tutelare il Made in Italy. Se ai dazi aggiungiamo l'ipotesi di tagli alla nuova Politica agricola comunitaria, è bene che il ministro Lollobrigida smetta di fare il passacarte e agisca, insieme al collega Fitto, per scongiurare questo scenario”. Così la capogruppo democratica nella commissione agricoltura della Camera, Antonella Forattini.
"Chiusi in gabbia come polli", senza sapone, senza alcun materiale igienico, con 3 bagni per 32 persone e, per di più, aperti, senza vedere la luce del sole per giorni e giorni ma con la luce accesa 24 ore al giorno che rende impossibile anche dormire. Sono queste le drammatiche condizioni in cui sono costrette a vivere le persone detenute ad Alligator Alcatraz, il centro di detenzione voluto da Trump a Miami e circondato da fossati pieni di alligatori. Una forma inumana e degradante di detenzione che mai dovrebbe essere adottata, tanto più in un paese democratico.
Tra loro, da qualche giorno, anche due italiani Gaetano Mirabella Costa e Fernando Artese che stanno denunciando il trattamento da campo di concentramento che subiscono e la totale privazione dei diritti e della dignità.
Tutto questo, per Giorgia Meloni, è normale e accettabile? Cosa intende fare per tirare fuori i due italiani da quell'inferno? Se non hanno titolo a restare negli Usa, si proceda al rimpatrio, ma sottoporli a queste brutali condizioni è inaccettabile. Mi auguro che Meloni e Tajani non accondiscendano ancora una volta alle scelte scellerate del loro amico e alleato Trump e chiedano l’immediato rilascio dei due italiani". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Se chiedessimo oggi a un normale cittadino italiano se, dopo mille giorni di governo Meloni, vive meglio o peggio, la risposta sarebbe una sola: si sta peggio. Le tasse non sono diminuite e il carrello della spesa è sempre più caro. E rischia di esserlo ancora di più se entreranno in vigore i dazi del 30 per cento minacciati da Trump contro l’Europa”. Lo dichiara Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del Gruppo Pd alla Camera.
“I dazi – prosegue l’esponente dem – avrebbero un impatto gravissimo su alcuni dei settori più competitivi del nostro export, a partire dalla moda e dalla farmaceutica, colonne portanti del Made in Italy. Per questo chiediamo alla Presidente Meloni di sostenere senza ambiguità il negoziato europeo. I dazi non sono un’opportunità, come sostiene Salvini, ma un danno certo alla nostra economia”.
“È proprio questa ambiguità – conclude Bonafè – il vero problema: l’Italia non può indebolire il negoziato europeo per compiacere gli Stati Uniti come per la cancellazione della tassa minima globale al 15 per cento sulle grandi multinazionali, un favore ai giganti digitali Usa e un danno alle nostre imprese, che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo”.
“I dazi annunciati dal presidente Trump rappresentano un attacco diretto al nostro sistema industriale e in particolare al comparto automotive, settore strategico per l’Italia e per l’Europa intera. È in gioco non solo la competitività del Made in Italy, ma l’identità produttiva di interi territori e migliaia di posti di lavoro”. Così Alberto Pandolfo, capogruppo del Partito Democratico in commissione Attività Produttive della Camera.
“Secondo le stime – prosegue l’esponente dem – l’impatto sui fatturati potrebbe superare i 3 miliardi di euro. A rischio tra i 10 e i 15 mila posti di lavoro, in gran parte legati a piccole e medie imprese che basano la loro sopravvivenza sull’export. È un colpo durissimo, che può mettere a rischio stabilimenti e filiere fondamentali in regioni dove l’automotive è motore economico e sociale. Anche i consumatori subiranno gravi conseguenze. Il costo di un’auto nuova potrebbe aumentare fino a 3 mila euro. Una spesa insostenibile per tante famiglie italiane già schiacciate dal caro vita”.
“Di fronte a questo scenario – conclude Pandolfo - servono misure straordinarie: un piano nazionale di salvaguardia dell’occupazione, con sostegno mirato alle PMI, incentivi fiscali per l’innovazione, investimenti in ricerca e sviluppo, e una rete solida di politiche attive per i lavoratori. L’Italia non può permettersi di restare a guardare. È indispensabile che con l’Unione Europea reagisca con fermezza. L’Europa ha la forza per contrastare il protezionismo e tutelare il lavoro. Ma il governo Meloni deve uscire dall’ambiguità e sostenere con chiarezza il negoziato europeo, senza strizzare l’occhio a chi mette in ginocchio la nostra economia”.
“La decisione del presidente americano Donald Trump di aumentare i dazi al 30 per cento a partire dal 1° agosto rappresenta un serio rischio per il settore agroalimentare italiano,” dichiara Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera. “Parliamo di misure che colpiscono prodotti simbolo del Made in Italy – dai formaggi alla pasta, fino al vino – in un contesto già segnato dalla svalutazione del dollaro. Il mercato americano è tra i principali sbocchi per le nostre esportazioni agroalimentari, e questa escalation tariffaria rischia di generare pesanti ricadute economiche”.
“La questione – sottolinea l’esponente dem - non riguarda solo l’Italia. Anche altri Paesi europei, con cui condividiamo un sistema commerciale integrato, si trovano nella stessa condizione. Le conseguenze di questi dazi potrebbero quindi riflettersi sul PIL di diverse economie dell’Unione e sull’intero sistema dell’export agroalimentare europeo. È necessario attivare con urgenza un confronto a livello comunitario”.
“In questa fase delicata – conclude Forattini - riteniamo fondamentale che il governo italiano assuma un’iniziativa politica chiara. Abbiamo chiesto che la Presidente del Consiglio venga a riferire in Parlamento su quanto sta accadendo e sulle azioni che l’esecutivo intende intraprendere. È importante che l’Italia faccia sentire la propria voce, anche in sede europea, per difendere un comparto chiave della nostra economia e tutelare migliaia di imprese e lavoratori coinvolti”.
E’ in atto una vera e propria persecuzione verso chi difende i diritti umani, le vittime dei conflitti e il diritto internazionale. La logica è che nessuno può mettere in discussione l’operato del governo israeliano né quello del governo statunitense che pensano di potere operare al di sopra di qualsiasi legge, di qualsiasi organismo internazionale, perfino di qualsiasi principio di umanità". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, dalle pagine de "L'Unità".
"Bisogna opporsi a tutto questo perché se prevale la forza invece che il diritto internazionale, sarà il caos globale. Significa lasciare campo libero alle guerre e alle armi, alla violenza e alla sopraffazione - denuncia Boldrini -. Chi è potente, chi ha arsenali imponenti e, addirittura, l’arma nucleare, avrà carta bianca, chiunque sia il suo nemico. Ed è questo l’intento di Trump: creare il caos globale. Ma Meloni non può, per assecondare il suo alleato politico, trascinare il Paese su questa deriva".
"L'annuncio delle sanzioni contro Albanese da parte del segretario di Stato statunitense Rubio è una vergogna assoluta, il mondo alla rovescia, che, però, ha scatenato reazioni in tutto il mondo - sottolinea la deputata dem -. L’opinione pubblica, così come molti di noi parlamentari dell’opposizione, non sopporta più da tempo questo atteggiamento di quei governi occidentali che continuano a chiudere gli occhi, quando non a sostenere direttamente (come nel caso degli Usa), i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dal governo di Israele. Invece di sanzionare chi commette quei crimini, come Netanyahu e il suo governo, si sanziona chi li denuncia e li documenta. Fioccano le petizioni per candidare Albanese al Nobel per la pace, ad esempio, e tantissime persone, in tutto il mondo, si stanno mobilitando in sua difesa. Anche parlamentari dell’Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, tra cui io stessa, hanno avanzato la candidatura di Francesca Albanese scrivendo una lettera formale al Comitato norvegese".
"Inutile dire che, invece, i governi tacciono" conclude Boldrini.
Netanyahu continua la sua politica di aggressione degli altri paesi del Medio Oriente spingendosi perfino a bombardare la capitale della Siria, Damasco, dove l'Idf ha colpito il palazzo presidenziale e il ministero della Difesa: un morto e 18 feriti è, al momento, il bilancio dell'azione.
Una mossa che niente ha a che vedere con la difesa dei drusi che Israele ha dichiarato di volere portare avanti. Tanto più che proprio i drusi avevano appena annunciato un accordo con le forze governative che li avevano attaccati nei giorni scorsi.
Benjamin Netanyahu si conferma la figura più destabilizzante per l'intera regione perché continua a violare la sovranità nazionale di altri paesi.
Pur di raggiungere l'obiettivo della "Grande Israele", che prevede l'invasione di territori di altri stati, è disposto anche ad andare contro i propri alleati. Come Trump, che aveva appena tolto le sanzioni alla Siria e aveva da poco incontrato a Ryad il leader siriano Al Jolani.
Come già successo con la guerra contro l'Iran, Netanyahu manipola Trump per renderlo funzionale ai suoi disegni espansionistici: Gaza, la Cisgiordania, il Libano, parte della Siria, dell'Iraq, oltre alla Giordania e a parte dell’Egitto devono diventare territorio israeliano.
Un piano folle che va fermato prima che sia troppo tardi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Siamo tornati a rapporti di lavoro servili dove contratti pirata, appalti selvaggi e caporalato, sembrano scandire più i tempi di una giungla che di una economia moderna e solidale. Mille giorni di deregulation, questa è l’eredità del governo Meloni. Voucher, somministrazione, eliminazione delle causali sui contratti a termine, subappalti a cascata: ecco le misure che confermano che i salari bassi e la precarietà diffusa sono figli della stessa politica. Noi continuiamo a pensare, a costo di apparire ripetitivi, che i contratti a termine debbano costare di più di quelli stabili”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, intervenendo in Aula per annunciare il voto favorevole del Gruppo alla mozione Pd, M5S e Avs sul lavoro povero.
“Riguardo i dazi di Trump - ha aggiunto - servirebbe uno scudo d’acciaio per salvaguardare l’occupazione di qualità. Invece assistiamo al silenzio stampa di Palazzo Chigi. Destino cinico e baro quello della Meloni: da ‘underdog’, capace di ribaltare i pronostici della vita, a ‘little dog’ della Casa Bianca. Con una visione politica così claustrofobica che il ministro degli Esteri è riuscito addirittura ad affermare che il salario minimo lo adottano solo i Paesi non democratici. Forse Tajani ritiene Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, delle dittature. Propongo una moratoria nel dibattito pubblico italiano per favorire un miglior collegamento tra lingua e cervello quando si discute della vita di chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. La verità è che il salario minimo fa paura alla destra perché tra sfruttati e sfruttatori, l’inchiesta Loro Piana è emblematica, fa fatica a schierarsi. Noi - ha concluso - chiediamo il salario minimo perché premia sviluppo responsabile, qualità, innovazione e disincentiva la rincorsa verso produzioni a basso valore aggiunto”.