“Con la riforma dei porti che viene portata oggi in Consiglio dei ministri, Salvini e Rixi introducono un modello che non esiste in nessun Paese e che solleva fortissime perplessità. Il Disegno di legge interviene in modo profondo sulla legge 84 del 1994, stravolgendone l’impianto e concentrando poteri e funzioni in Porti d’Italia Spa, a discapito delle Autorità di sistema portuale e del rapporto con i territori”, così la vice presidente del Gruppo PD alla Camera Valentina Ghio, insieme al capogruppo PD alla Commissione Trasporti Anthony Barbagallo e ai deputati Pd Ouidad Bakkali, Andrea Casu e Roberto Morassut
“Si introduce un modello di governance centralistico e poco razionale, che non trova riscontro nei principali sistemi portuali europei e che si allontana anche da esperienze, come quella spagnola, che pure avevano offerto spunti interessanti senza indebolire i livelli locali. Le AdSP vengono svuotate di competenze e risorse, con il rischio concreto di comprometterne la sostenibilità finanziaria e la capacità di pianificazione”.
“Colpisce inoltre una visione riduttiva della politica portuale: la nuova società sembra concentrarsi esclusivamente sulle infrastrutture, senza una reale funzione di indirizzo strategico, senza una visione sul posizionamento dei porti, sulle transizioni ambientali e digitali, né sulla soluzione di nodi strutturali come quello dei dragaggi. Altro che semplificazione: il settore chiedeva procedure più snelle e risposte rapide, ma la riforma aggiunge nuovi livelli decisionali, confusi passaggi burocratici e una struttura centrale che si sovrappone a strumenti già esistenti di programmazione e coordinamento nazionale.”
“Preoccupanti anche le modalità di finanziamento della nuova società, che sottraggono risorse alle Autorità portuali, incidendo su canoni e avanzi di amministrazione, senza ridurre gli oneri che restano in capo agli enti territoriali, come la manutenzione e la protezione delle opere portuali. Si rischia di scaricare sui porti e sui territori il costo di una riforma sbilanciata.”
“Come Partito Democratico riprenderemo il dialogo costruttivo con tutte le rappresentanze sociale ed economiche del settore e contrasteremo in Commissione Trasporti e in Aula le diverse storture contenute nel testo attuale. Lavoreremo a proposte che rafforzino il coordinamento nazionale ma senza commissariare i porti, che semplifichino davvero e che rispondano alle esigenze di chi nei porti lavora e investe, non alla logica della creazione di un nuovo carrozzone per attribuire incarichi e gestire risorse che non serve allo sviluppo dei nostri porti”, concludono i deputati PD
“Di fronte all’aumento delle morti, degli infortuni e delle malattie professionali, la sicurezza sul lavoro non può essere ridotta a un esercizio retorico. Servono atti politici chiari e scelte strutturali”. Lo dichiarano le deputate del Partito Democratico Valentina Ghio e Ouidad Bakkali, presentando l’atto di indirizzo sul decreto sicurezza in discussione alla Camera. “Il lavoro portuale è oggettivamente un lavoro usurante – affermano Ghio e Bakkali – per le condizioni in cui si svolge: turni notturni, lavoro in quota, esposizione a condizioni climatiche estreme, ritmi pressanti e rischi elevati. Continuare a negarne il riconoscimento previdenziale significa voltare le spalle a migliaia di lavoratori e lavoratrici”. Con l’atto di indirizzo, le deputate impegnano il Governo a riconoscere le prestazioni portuali come attività usuranti e a sbloccare immediatamente il fondo per l’anticipo del pensionamento, per il quale da anni vengono accantonate risorse senza alcuna attuazione concreta. “È una scelta di giustizia sociale – spiegano – e una condizione indispensabile per garantire sicurezza, salute e ricambio generazionale nei porti. È paradossale – proseguono – che mentre il Governo annuncia per lunedì 22 dicembre l’approvazione in Consiglio dei ministri di una riforma dei porti, attesa da oltre due anni tra stop and go, annunci e retromarce, continui a ignorare il tema centrale del lavoro. Questa legislatura sta perdendo l’occasione di aprire una vera riforma partendo dalle persone, da chi ogni giorno tiene in piedi i porti con il proprio lavoro, la propria fatica e, troppo spesso, mettendo a rischio la propria vita. Senza il riconoscimento della gravosità del lavoro portuale, senza tutele previdenziali e senza investimenti seri sulla sicurezza – concludono Ghio e Bakkali – ogni riforma resterà un’operazione di facciata. Il Partito Democratico non si accontenterà di annunci: continueremo a incalzare il Governo perché metta al centro il lavoro, la sicurezza e la dignità delle persone”.
“In campagna elettorale avevano annunciato che ‘la prima legge che andremo ad abolire sarà la Fornero’. Dopo tre anni di governo sulle pensioni hanno tradito tutte le promesse: dal rafforzamento di Opzione Donna all’innalzamento delle minime, dallo stop all’aumento dell’età pensionabile a nuove misure per tutelare gli assegni pensionistici dei più giovani. Nulla di tutto questo. Anzi, l’esatto opposto. E tentano perfino di mettere le mani anche nelle tasche di chi ha già pagato il riscatto della laurea: nei fatti una punizione in piena regola verso chi ha studiato”.
Così Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera.
“Meloni e Salvini avevano promesso di agevolare le pensioni, anche superando la legge Fornero. Oggi fanno l’opposto: con un blitz dell’ultimo minuto, senza confronto e senza trasparenza, l’esecutivo aumenta di tre mesi l’età per la pensione, irrigidisce l’accesso alla pensione anticipata e introduce penalizzazioni pesanti sul riscatto della laurea”.
È un tradimento politico netto, consumato contro lavoratrici, lavoratori e giovani” Lo dichiara Valentina Ghio vice presidente del gruppo PD alla Camera, commentando il maxi-emendamento del Governo alla legge di bilancio.
“Non bastava la cancellazione di Opzione Donna e Quota 103 – prosegue – con il contenuto del maxi emendamento si spinge sempre più in alto l’età pensionabile. Altro che riforma migliorativa: con questi interventi andare in pensione sarà molto più difficile e lontano”.
“Salari bassi, zero sostegno alla domanda interna e pensioni sempre più lontane: questo è il bilancio della manovra – conclude –Il Governo scarica sulle persone il costo delle proprie promesse mancate”.
“Mentre il Ministro Salvini si dice “orgoglioso” della situazione ferroviaria e invita l’Ad Donnarumma a “farlo arrabbiare il meno possibile nel 2026”, milioni di cittadini continuano a subire ritardi, soppressioni e disservizi quotidiani. Il Ministro invece di fare ‘battute all’Ad di Ferrovie dello Stato lavori per ottenere risultati tangibili. La realtà è ben diversa dalla narrazione del governo e sono gli stessi dati e chi viaggia quotidianamente a smentirlo. Gli Intercity registrano ritardi significativi per oltre il 40% e in alcune tratte, come la Bari–Milano, si supera addirittura il 70%. Dati che parlano chiaro: il sistema ferroviario non funziona come Salvini sostiene e il Ministro continua a non prendersi le sue responsabilità. Invece di battute, i cittadini meritano trasparenza sui dati, oltre che puntualità e investimenti risolutivi sulle tratte più critiche. Il Ministro dovrebbe spiegarci perché ancora non si è arrivati a indennizzi automatici e più equi per chi subisce ritardo, ma questo richiederebbe un ministro che risolve i problemi, non che scherza mentre i pendolari restano bloccati. La mobilità è un diritto: Salvini lo rispetti”, così la vicecapogruppo PD alla Camera Valentina Ghio, componente Commissione Trasporti.
“Poche settimane fa il ministro Urso è venuto a Genova per annunciare un accordo che lui stesso ha definito 'storico' sul rilancio dell'ex Ilva ma l'annuncio si è dimostrato un bluff. Oggi i lavoratori di Genova sono in presidio permanente in strada, preoccupati per il loro futuro e la protesta è estesa anche ai dipendenti degli stabilimenti di Novi Ligure, Racconigi oltreché a Taranto. In Aula il ministro Urso continua a rispondere con parole vaghe e non dà certezza sulla ripresa della piena operatività degli stabilimenti ex Ilva e su come il governo voglia intervenire per garantire produzione e occupazione”. Così la deputata ligure e vicepresidente del Gruppo Pd, Valentina Ghio intervenendo durante il Question time con il ministro Urso.
“Lo stabilimento di Genova Cornigliano è da sempre un presidio strategico per la Liguria ma oggi gli impianti di zincatura sono sottoutilizzati, così come è assente un nuovo piano industriale. Gli scenari sono sempre più preoccupanti: si parla di 'ciclo corto' e tagli alla produzione. Rimane anche oscuro il passaggio in cui il Ministro durante l’intervento al Question time alla Camera dichiara che ci saranno nuove iniziative di reindustrializzazione nelle aree non più in uso e che ha programmato incontri sul territorio sul tema. Chiediamo che il Ministro precisi il significato delle sue parole. Cosa ha voluto dire? Che ci saranno aree sottratte a Ilva? Questo governo si decida a fare chiarezza e soprattutto a rilanciare la produzione siderurgica in Italia in modo serio e trasparente e dia risposte ai lavoratori e al territorio.
Perché’ anche oggi dal Governo Meloni non e’ arrivata alcuna risposta concreta”, conclude Ghio.
“Con questo provvedimento levate di fatto ai giovani il diritto ad una formazione affettiva e sessuale, libera e consapevole, con un fondamento scientifico ma che possa consentire loro di vivere al meglio una vita basata sul rispetto e sulla conoscenza dell’altro. Con questo provvedimento voi state dicendo che parlare a scuola di corpo, emozioni, consenso è una minaccia. E’ un grande arretramento culturale che rivela la paura profonda di una scuola che emancipa, che fa pensare, che mette in discussione gli stereotipi. Di fatto con questo provvedimento, condannate il paese ad un analfabetismo relazionale”. Lo ha detto intervenendo in aula Valentina Ghio vicepresidente del gruppo pd alla Camera, sul ddl sul consenso informato in ambito scolastico.
“Oggi, Martedì 2 dicembre alle ore 11.00
presso la sala Berlinguer della Camera dei deputati
si terrà una conferenza stampa promossa dalla delegazione dei deputati del Pd appena rientrati dalla missione in Cisgiordania.
Interverranno Mauro Berruto, Laura Boldrini, Ouidad Bakkali, Sara Ferrari, Valentina Ghio e Andrea Orlando
Sono stati quattro giorni intensi di visite e interlocuzioni dai più alti rappresentanti istituzionali ad associazioni, a persone che hanno subito torture e prevaricazioni, espropri di terre e demolizioni di case.
Una situazione drammatica messa in atto dal governo israeliano con l’obbiettivo di annientare e scacciare il popolo palestinese dalla propria terra. È necessario raccontare per denunciare quanto sta accadendo e contrastarlo con le azioni che la politica mette a disposizione.
Sarà presente Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Partito Democratico.
La violenza contro le donne continua a essere un’emergenza: nei primi mesi del 2025, sulla base dei dati di alcune associazioni, si contano 70 femminicidi. Numeri che ci ricordano quanto sia urgente intervenire, oltreche' con modifiche del codice penale, con un cambiamento profondo della nostra cultura.
Il Parlamento, oltre ad aver definito giuridicamente il femminicidio, ha compiuto un passo storico con il voto unanime che inserisce finalmente nel nostro ordinamento il principio che senza consenso è stupro.
Una legge attesa, che mette al centro la volontà della donna e allinea l’Italia alla Convenzione di Istanbul, evitando che nei processi si giudichino ancora comportamento, abbigliamento o resistenza delle vittime.
È un risultato frutto di un lavoro condiviso e trasversale, che oggi rappresenta un punto fermo. Ma non basta. Per prevenire davvero la violenza servono educazione sessuo-affettiva, formazione degli operatori e sostegno concreto alle vittime. Educare non è un’opzione: è la condizione per costruire una società più giusta e la cultura del rispetto.
“Con il voto unanime della Camera compiamo un passaggio decisivo: senza consenso è stupro. La legge proposta da Laura Boldrini e di cui sono cofirmataria introduce finalmente nel codice penale il consenso esplicito, libero ed attuale come criterio centrale nei reati sessuali.
È un cambiamento atteso, che allinea l’Italia agli standard europei, nel rispetto della Convenzione di Istanbul e mette al centro la volontà della donna, evitando che nei processi si torni a valutare il suo comportamento, l’abbigliamento o il suo grado di resistenza. Non dovranno più esserci sentenze che rendono le donne abusate vittime due volte.
Questo risultato nasce da una proposta del Partito Democratico e da un lavoro condiviso portato avanti dalla Segretaria Elly Schlein con la Presidente Meloni e dalla condivisione tra parlamentari di diverse forze politiche, a partire dall’emendamento promosso dalle relatrici Michela Di Biase e Carolina Varchi.
Dobbiamo proseguire su questo percorso e dopo la legge sul consenso dare risposte su formazione operatori e un investimento serio sull’educazione sessuo affettiva e al rispetto.
Ma il messaggio che esce dal Parlamento è già un punto fermo: senza consenso e’ stupro. Ed e’ un passo storico”. Lo dichiara Valentina Ghio, vicepresidente del gruppo Pd alla camera e componente della commissione parlamentare Femminicidio.
“Oggi è accaduto qualcosa di inaudito in Aula: il ministro Valditara, quello che dovrebbe sovrintendere l'educazione e la formazione pubblica, ha insultato i parlamentari dell'opposizione. Poi se n'è andato via da Montecitorio dopo una pseudo lezione sbagliando su tutta la linea su un provvedimento, il suo, che è molto chiaro laddove parla del divieto 'in ogni caso' di educazione sessuale nella scuola primaria e dell'infanzia. Chi è che non ha mai letto questo provvedimento? Valditara dovrebbe tornare in Aula e scusarsi con il Parlamento per le gravi offese rivolte, esca dalle ossessioni ideologiche e inizi ad ascoltare i bisogni della scuola e fornire le risposte di cui i ragazzi hanno bisogno”. Così in una nota la deputata e vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Valentina Ghio.
“Con il consenso informato per l'educazione sessuale il governo vuole introdurre un obbligo generalizzato che va esattamente nella direzione contraria rispetto ai principi della nostra Costituzione. È un meccanismo burocratico, e soprattutto ideologico, che limita la libertà di insegnamento e svuota l'autonomia delle scuole negando alla scuola pubblica la sua funzione di luogo laico, aperto e democratico. Nonostante la maggioranza sia tornata indietro rispetto al divieto dell’educazione sessuale alle scuole medie, rimane un provvedimento sbagliato e dannoso che rende l’accesso all’educazione condizionato e comunque vietato fino alla scuola primaria, proprio nel giorno in cui Gino Cecchettin ha raccontato in audizione in Commissione Femminicidio la necessità di iniziare percorsi educativi fin dalla scuola dell’infanzia, per avere la speranza di cambiare in meglio la società.”. Così la deputata e vicepresidente del Gruppo Pd, Valentina Ghio in dichiarazione sulla pregiudiziale sul consenso preventivo sull'educazione affettiva.
“Invece di dare ai ragazzi gli strumenti per crescere con consapevolezza – sottolinea la parlamentare - il governo li lascia soli mentre prolifera l'utilizzo della rete come prevalente mezzo informativo di educazione sessuale, inclusi i modelli tossici e violenti. Un pericoloso arretramento culturale oltre che pedagogico, che colpisce quella fascia d'età dove si costruiscono le prime forme di consapevolezza relazionale ed emotiva”.
“Altro che tutela della famiglia, questo governo mette in atto un vero abbandono educativo di Stato in contrasto con gli articoli 33 e 117 della Costituzione, sulla libertà di insegnamento e l'autonomia della scuola e con l'articolo 3 dove si legge che la scuola è lo strumento con cui si rimuovono gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini”, conclude Ghio.
“La legge sulla montagna così come è stata impostata non affronta i problemi peculiari delle aree interne a partire dai servizi necessari ad evitare lo spopolamento. Durante il percorso parlamentare abbiamo presentato diversi emendamenti a supporto dei servizi essenziali, sanitari, scolastici, di trasporto e mobilità, per rendere più vivibili i comuni montani, ma nessuno di questi è stato accolto, così come abbiamo criticato fin da subito il fatto che non fossero espliciti e chiari i criteri di riclassificazione dei territori. E le notizie che stanno emergendo, anche da preoccupazioni espresse da Anci, fanno temere che tanti comuni delle aree interne, in questo modo, rischiano di essere esclusi dalla classificazione senza che nel frattempo il governo abbia messo in campo alcun provvedimento di supporto e sostegno. La Liguria, per la sua conformazione e per le sue peculiarità, rischia di essere particolarmente danneggiata, visto anche la mancanza di intervento dell’amministrazione regionale. Chiediamo alla Regione Liguria di far sentire la sua voce e al Governo di coinvolgere ancora di più i territori, per non lasciare fuori territori che presentano problemi di servizi, viabilità, trasporto e che vanno sostenuti”, così la vicecapogruppo PD alla Camera Valentina Ghio sulla legge per i comuni montani
“Sabato sera un gruppo di persone, a volto coperto, ha fatto irruzione all'interno del liceo Da Vinci di Genova che in quei giorni era in autogestione. Diversi studenti si sono trovati davanti a un vero e proprio assalto: arredi devastati, muri imbrattati con svastiche, cori inneggianti il duce e ragazzi inseguiti con spranghe e terrorizzati con violenza. Vedere svastiche sui muri del luogo educativo per eccellenza unite ad atti di grande e pianificata violenza è inaccettabile”. Lo dichiara la deputata e vicepresidente del Gruppo Pd, Valentina Ghio per chiedere un'informativa urgente del ministro Piantedosi su quanto accaduto a Genova nel liceo scientifico Leonardo Da Vinci.
“A rendere più grave la vicenda – sottolinea la parlamentare - sono le testimonianze secondo cui l'intervento delle forze dell'ordine sarebbe avvenuto solo dopo un'ora e mezza dalla tempestiva richiesta d'aiuto. Un ritardo che ha consentito agli aggressori di proseguire l'opera di devastazione e di allontanarsi indisturbati. È necessario che il ministro dell'Interno venga in Aula a chiarire le dinamiche dell’accaduto e, soprattutto, a dire cosa il governo intenda fare per contrastare la diffusione di comportamenti violenti, spesso con connotazioni di violenza politica. che continuano a trovare terreno fertile”, conclude Ghio.
“Con il ddl Valditara questo Governo continua a trattare la scuola come una voce di spesa da tagliare, non come una comunità da valorizzare. Ancora una volta si interviene a colpi di decreti legge, senza confronto e senza visione. Cambiare nome all’esame di Stato e ridurre i commissari non è una riforma pedagogica, ma un taglio mascherato da semplificazione, che vale quasi trenta milioni di euro in meno per l’istruzione.
Dietro la retorica del merito si nasconde un modello di scuola sempre più verticistica e dove la partecipazione democratica degli organismi collegiali perde valore.
Il Partito Democratico dice no a un modello che accentra poteri e taglia risorse, che ignora la voce di studenti e docenti. La scuola non ha bisogno di maquillage o propaganda, ma di investimenti veri, stabilità e fiducia.
Il Governo non può continuare a trattare l’istruzione come un costo o un adempimento burocratico: la scuola è il cuore della Repubblica e come tale merita dignità ”. Lo ha detto in Aula Valentina Ghio, della presidenza del gruppo Pd alla Camera, in discussione generale sul ddl Valditara.