“Giorgia Meloni, impugnando la legge toscana sul Salario minimo, attacca i diritti di 4 milioni di lavoratori poveri. Sotto i 9 euro non è lavoro, ma sfruttamento. E chi blocca una legge di civiltà è complice degli sfruttatori. Porteremo il salario minimo nelle piazze e in Parlamento”. Così il capogruppo del Pd in commissione lavoro della Camera, Arturo Scotto.
“Il gruppo del PD ha votato a favore della relazione sugli orfani di femminicidio, perché riconosce il lavoro plurale fatto in questi mesi, con audizioni e approfondimenti che ci hanno consentito di maturare indicazioni e proposte che tengono conto di quanto ci chiedono i familiari delle vittime di femminicidio, in termini di attenzione, tutela, accompagnamento, vicinanza. Crediamo che le differenze che esistono tra le forze politiche su questi temi, su queste battaglie, debbano trovare una ragione comune per far fare al nostro paese passi avanti sulla strada della lotta alla violenza di genere; lotta che è fatta di concretezza, di cura, di ascolto, di risposte perché non ci siano più morti di donne in quanto donne per mano di uomini. Come gruppo del Partito Democratico abbiamo partecipato attivamente ai lavori, elaborando contenuti che sono stati raccolti nella relazione come contributi di arricchimento del testo, anche con il riconoscimento del tema di genere all’origine dei femminicidi”. Lo dice la deputata Sara Ferrari capogruppo PD in commissione femminicidio.
"Apprendiamo che e stata revocata la circolare che limitava la consultabilità delle sentenze presso gli archivi di stato. Una circolare giustamente fortemente criticata dalla Associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto. Avevo presentato in merito una interpellanza parlamentare. La revoca rappresenta una scelta giusta, anche se tardiva, di trasparenza, che corregge un grave errore che era stato compiuto e che certamente andava evitato". Così Andrea De Maria, deputato PD
La bomba sul Giappone fu una scelta. Come lo sono le guerre, le invasioni, le violenze contro i bambini. Possiamo scegliere la distruzione e la morte. Ma come esseri umani abbiamo il dovere di lavorare per il dialogo, il rispetto, la convivenza e la tolleranza. Hiroshima non ha futuro. La pace ne ha sempre.
Alle vittime di Hiroshima e Nagasaki, alle vittime di tutte le guerre, i pensieri e le preghiere di queste ore.
Lo ha scritto sui social Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"Non possiamo restare in silenzio davanti a un progetto che calpesta ambiente, sicurezza, norme europee e buon senso. Quest’opera del Ponte sullo Stretto di Messina è sbagliata, pericolosa e nasce su presupposti infondati".
Così la deputata Pd, Maria Stefania Marino.
"Il governo ha ignorato completamente le prescrizioni ambientali della Commissione VIA VAS e ha costruito una narrativa artificiosa per evitare il parere vincolante dell’UE. Si invocano motivi di sicurezza militare, sanitaria e di protezione civile, senza alcun fondamento concreto, mentre si minimizzano o si ignorano del tutto gli impatti certi e irreversibili sull’ambiente, già ammessi perfino dai proponenti dell’opera. Senza dimenticare che per un'opera di tali dimensioni non sono stati richiesti i pareri di enti fondamentali come l'Ingv, mentre l'Ispra ha sollevato perplessità e dubbi e le penali a carico dello Stato in caso di stop ai lavori sarebbero enormi. Occorre fermare tutto prima che si traduca in un danno irreparabile per il nostro territorio e per il futuro delle prossime generazioni": conclude.
La scelta di Giuli di nominare Macciardi a seguito di una indicazione illegittima di tre membri del consiglio di indirizzo del teatro san Carlo è gravissima. Ci aspettavamo dal ministro almeno il rispetto delle regole. E invece l'ossessione per occupare il potere prevale ancora una volta. Ma davvero al ministero pensano di potere occupare istituzioni culturali la cui storia e funzione è indissolubilmente legata ai comuni che le ospitano e di gestirle da Roma contro i sindaci di quelle città? Bene fa il sindaco Manfredi a pretendere quello che dovrebbe essere scontato: il rispetto delle regole, della città di Napoli e del suo teatro” così il deputato democratico componente della commissione cultura della Camera, Matteo Orfini
“Durigon oggi spiega che l’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile di tre mesi avverrà nel 2029. Ovvero - guarda caso - dopo le elezioni politiche del 2027. Nel frattempo, cercheranno i soldi per sospendere l’incremento nella prossima manovra di bilancio. Una toppa, non una riforma strutturale. Nei fatti la Lega firma un assegno postdatato ai lavoratori che hanno diritto di andare in pensione a 67 anni impegnando i prossimi governi e non il suo. Basta con la propaganda elettorale sulla pelle dei lavoratori: votino la nostra proposta di legge che elimina definitivamente lo scatto dei tre mesi in base all’aspettativa di vita, senza andare avanti di deroga in deroga”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Paolo Mieli lo sa perché, a differenza di quelli fascisti, nessuno etichetta come ‘comunisti’ i reati dei terroristi di sinistra, come invece il direttore chiedeva l’altra sera a In Onda su La7? Per un motivo molto semplice. Perché di fronte alla nascita delle Brigate Rosse e ai loro vili e sanguinari attentati il Partito Comunista Italiano per primo contrastò con ogni mezzo, nelle istituzioni, nelle piazze e nelle fabbriche, quell’attività criminale, ergendo un muro ideale e democratico. E pagò anche un prezzo altissimo subendo l’assassinio dell’operaio e sindacalista Guido Rossa che seguendo le indicazioni denunciò le infiltrazioni brigatiste nella fabbrica in cui lavorava. Di contro le stragi neofasciste come rilevano anche le sentenze dei tribunali, ultima delle quali riferita alla strage della stazione di Bologna, dimostrano contiguità tra esponenti e formazioni politiche di destra, come il Movimento Sociale, con quella deriva eversiva. La storia ci parla di silenzi, omissioni, coperture. Semmai bisognerebbe domandarsi perché oggi vivono rigurgiti neofascisti nella società e nella politica”.
Così il segretario di presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Ecoreati, Stefano Vaccari.
“La decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare la legge approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, che garantisce la presenza di personale non obiettore nelle strutture pubbliche, rappresenta un segnale gravissimo. Un chiaro passo indietro sul terreno dei diritti, che mostra la deriva ideologica e reazionaria di questo Governo.”
Così Anthony Barbagallo, deputato del Partito Democratico e segretario regionale del PD Sicilia, commenta la scelta dell’esecutivo Meloni di bloccare la norma siciliana promossa dal democratico Dario Safina.
“In una regione dove l’obiezione di coscienza supera l’80%, la legge regionale rappresentava un tentativo concreto e ragionevole per garantire alle donne l’accesso effettivo a un diritto sancito dalla legge dello Stato. Impugnare quella norma significa voltare le spalle alla realtà sanitaria del Sud e mettere ancora una volta a rischio il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. È una scelta che non possiamo accettare e che contrasteremo in ogni sede.”
“La Sicilia non può diventare il laboratorio di un ritorno al passato, in cui i diritti delle donne vengono messi in discussione nel nome di un’impostazione ideologica e minoritaria. Difenderemo questa legge e continueremo a batterci affinché ogni donna, in ogni parte del Paese, possa esercitare liberamente e concretamente i propri diritti.”
“La decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare la legge approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, che garantisce la presenza di personale non obiettore nelle strutture pubbliche, rappresenta un segnale gravissimo. Un chiaro passo indietro sul terreno dei diritti, che mostra la deriva ideologica e reazionaria di questo Governo.”
Così Anthony Barbagallo, deputato del Partito Democratico e segretario regionale del PD Sicilia, commenta la scelta dell’esecutivo Meloni di bloccare la norma siciliana promossa dal democratico Dario Safina.
“In una regione dove l’obiezione di coscienza supera l’80%, la legge regionale rappresentava un tentativo concreto e ragionevole per garantire alle donne l’accesso effettivo a un diritto sancito dalla legge dello Stato. Impugnare quella norma significa voltare le spalle alla realtà sanitaria del Sud e mettere ancora una volta a rischio il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. È una scelta che non possiamo accettare e che contrasteremo in ogni sede.”
“La Sicilia non può diventare il laboratorio di un ritorno al passato, in cui i diritti delle donne vengono messi in discussione nel nome di un’impostazione ideologica e minoritaria. Difenderemo questa legge e continueremo a batterci affinché ogni donna, in ogni parte del Paese, possa esercitare liberamente e concretamente i propri diritti.”
La decisione del governo Meloni di impugnare la legge siciliana, a prima firma dell’on. Dario Safina, deputato regionale del PD, che garantisce la presenza di medici non obiettori negli ospedali pubblici, è un atto grave, miope e profondamente ideologico.
Invece di affrontare un problema reale — in Sicilia, in molte strutture, oltre l’80% dei medici è obiettore e l’interruzione volontaria di gravidanza è di fatto impossibile — il governo sceglie di difendere lo status quo e voltare nuovamente le spalle alle donne.
Quella approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, su iniziativa dell’on. Dario Safina, non è un’iniziativa parlamentare contro qualcuno, ma una legge finalizzata a garantire ciò che già la 194 prevede da oltre quarant’anni: libertà di scelta, tutela della salute, rispetto della dignità femminile.
Il Consiglio dei Ministri ha deciso di colpire una norma di civiltà per inseguire una linea politica che sacrifica i diritti sull’altare della propaganda e del consenso ideologico. Questo non è governare: è usare le donne come terreno di scontro politico.
La Sicilia ha avuto il coraggio di guardare in faccia un’emergenza e provare a risolverla. Roma, invece, si gira dall’altra parte e blocca chi lavora per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza.
Manifesto pieno sostegno all’iniziativa parlamentare di Dario Safina. I diritti non si toccano, la legge 194 si deve applicare, e nessuna impugnativa ci farà arretrare di un passo.
"Il primo governo guidato da una donna vuole cancellare 50 anni di conquiste e di diritti delle donne. Ci troviamo davanti a un atto gravissimo: si tenta di depotenziare una legge che ha l’unico obiettivo di tutelare la salute e la libertà. Non possiamo permettere che il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito dalla Legge 194, non venga applicato": è quanto dichiara Maria Stefania Marino, deputata del Partito Democratico, intervenendo dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare la legge regionale che prevede l’assunzione di personale non obiettore nelle strutture pubbliche.
"La norma approvata dall’Ars non impone nulla a nessuno, ma colma un vuoto inaccettabile: in troppi ospedali della nostra regione l’obiezione di coscienza supera l’80 per cento, e ciò impedisce alle donne di esercitare un diritto riconosciuto dalla legge. La nostra non è una battaglia ideologica, è una battaglia di civiltà. Il governo regionale ha il dovere di difendere la legge approvata dal Parlamento siciliano, che non discrimina nessuno ma garantisce ciò che è già previsto dallo Stato. Non possiamo arretrare. Dobbiamo resistere e far valere il principio secondo cui i diritti non si toccano"' conclude.
Bocciato Odg con bonus per lavoratrici
“Dopo aver bocciato l'emendamento, governo e maggioranza bocciano anche l'ordine del giorno con cui abbiamo chiesto di riconoscere anche alle lavoratrici domestiche il cosiddetto bonus mamme: un trasferimento di 480 euro per il 2025 a tutte le mamme lavoratrici, dipendenti o autonome, a tempo determinato o indeterminato, che hanno due o tre figli e soddisfano alcune altre condizioni. A tutte le lavoratrici fuori che alle lavoratrici domestiche. Perché? Colf e badanti sono mamme di serie B?”.
Così la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
“Solo 9,3 milioni di euro spesi su 500 stanziati per l’innovazione e la meccanizzazione in agricoltura. Una cifra che equivale all’1,89% delle risorse disponibili e che racconta, meglio di qualsiasi slogan, il fallimento di questa misura strategica del PNRR.” Lo dichiarano in una nota congiunta le deputate e i deputati del Partito Democratico Antonella Forattini, Stefano Vaccari, Enzo Romeo, Irene Marino e Andrea Rossi, che hanno presentato un’interrogazione al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
“La Corte dei Conti, nella sua ultima relazione, ha certificato i gravi ritardi nell’attuazione di questo investimento, destinato a sostenere 15.000 aziende agricole per l’acquisto di macchinari innovativi, la sostituzione dei vecchi trattori, l’introduzione di tecniche di precisione e tecnologie Agricoltura 4.0. Un’occasione fondamentale per rendere il settore più sostenibile, efficiente e competitivo – aggiungono – che rischia di andare perduta per l’inadeguatezza gestionale di questo Governo.”
“È inaccettabile che uno strumento pensato per accompagnare la transizione ecologica e valorizzare il Made in Italy alimentare resti impantanato tra ritardi burocratici e piattaforme digitali obsolete. Il Ministro venga in Commissione a riferire con chiarezza: quali misure intende adottare per sbloccare i fondi? Quali interventi saranno rimodulati o, peggio, cancellati?”
“Il comparto agricolo non può più aspettare. Ogni ritardo danneggia le imprese, compromette gli obiettivi ambientali e mina la credibilità del nostro Paese in Europa. È ora che il Governo Meloni si assuma le proprie responsabilità.”
“È inaccettabile che, ancora una volta, la maggioranza abbia fatto mancare il proprio impegno sulle nomine delle Autorità di Sistema Portuale lasciando numerosi scali strategici del nostro Paese senza una guida. Parliamo di infrastrutture centrali per la competitività dell’Italia, per la logistica, per l’economia del mare, ma anche per l’occupazione e lo sviluppo dei territori. L’inerzia del Governo sta bloccando decisioni cruciali e ostacolando una programmazione efficiente, in un momento in cui la portualità italiana dovrebbe invece essere protagonista delle sfide europee e internazionali legate alla transizione ecologica e digitale. L’assenza di queste figure compromette la capacità dei porti italiani di attrarre investimenti, coordinarsi con le politiche europee e rispondere alle esigenze del sistema produttivo nazionale. Chiediamo al Governo di uscire dall’impasse e di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità istituzionali, procedendo senza ulteriori ritardi alla nomina dei presidenti delle Autorità Portuali ancora vacanti. L’Italia non può permettersi di lasciare in sospeso il futuro di nodi logistici così rilevanti”. Lo dichiara Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo PD alla Camera e componente Commissione trasporti
"Come ha giustamente affermato più volte il collega Mauro Berruto, la partita Italia-Israele, valida per la qualificazione ai mondiali di calcio e prevista per il prossimo 14 ottobre, non dovrebbe disputarsi e Israele dovrebbe essere escluso dalle competizioni sportive internazionali a causa del genocidio in corso a Gaza, com'è stato fatto per la Russia a seguito dell'aggressione all'Ucraina e per il Sudafrica finché vigeva il regime di apartheid. Gli organismi sportivi internazionali non possono usare due pesi e due misure. Nel malaugurato caso che ciò accadesse, rivolgiamo un appello alla Federcalcio perché in quella giornata la nazionale azzurra dia almeno un segnale chiaro e inequivocabile di condanna del massacro e di vicinanza al popolo palestinese". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.