12/08/2025
Gian Antonio Girelli
Braga, Furfaro, Stumpo, Ciani, Lai, Ubaldo Pagano, Roggiani, Andrea Rossi, Lacarra, Filippin, Forattini, Ferrari, Ghio, Peluffo, Merola, Stefanazzi, De Maria, Berruto, Simiani, Manzi, Carè, Romeo, Gianassi, Serracchiani, Fassino, Marino, Porta, Pandolfo, Gribaudo, Toni Ricciardi, Casu, De Luca, Boldrini, Gnassi, Curti, Iacono, Laus, Cuperlo, Malavasi
1-00485

La Camera,

   premesso che:

    il nuovo Patto di stabilità e crescita europeo, riformato con l'obiettivo di garantire la sostenibilità dei conti pubblici e al contempo favorire gli investimenti strategici, introduce regole più flessibili rispetto al passato, fondate principalmente sul monitoraggio della spesa primaria netta;

    nell'ottica dell'indispensabile aumento dell'intero Fondo sanitario nazionale, la spesa pubblica per la prevenzione sanitaria rappresenta uno degli strumenti più efficaci per la promozione della salute, la riduzione delle disuguaglianze sociali e la sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari, contribuendo in modo determinante a ridurre la domanda futura di cure più costose;

    numerosi studi, compresi quelli promossi dalle istituzioni europee e dall'Organizzazione mondiale della sanità, dimostrano che ogni euro investito in prevenzione genera benefici economici e sociali fino a 14 euro, grazie alla riduzione dei costi sanitari diretti, delle ospedalizzazioni e delle perdite di produttività;

    l'Osservatorio sull'economia della salute pubblica dell'università Cattolica (Altems) stima che interventi mirati su fumo, alcol, sedentarietà e cattiva alimentazione potrebbero generare, per il solo Servizio sanitario nazionale italiano, risparmi superiori a 1 miliardo di euro all'anno. In particolare, la sola riduzione del tabagismo attraverso il passaggio a prodotti alternativi potrebbe determinare risparmi per oltre 700 milioni di euro annui, mentre la promozione dell'attività fisica potrebbe garantire un beneficio economico di circa 223 milioni di euro l'anno;

    nonostante ciò, l'Italia continua a destinare una quota insufficiente della propria spesa sanitaria alla prevenzione, pari al 6,04 per cento nel 2022, contro una media europea del 6,5 per cento con una spesa pro capite di 180 euro, ben al di sotto di quella di Paesi come la Germania (458 euro) e l'Austria (411 euro);

    il persistente sottofinanziamento delle politiche di prevenzione non solo compromette gli obiettivi di salute pubblica, ma rischia di generare nel medio-lungo termine una crescita dei costi sanitari, con effetti negativi anche sulla sostenibilità dei conti pubblici;

    in un contesto post-pandemico segnato dall'invecchiamento della popolazione e dall'aumento delle malattie croniche, risulta ancora più urgente favorire un cambio di paradigma che consenta di considerare la spesa per la prevenzione non come un costo, ma come un investimento ad alto rendimento sociale ed economico;

    un Paese anziano come il nostro, dove un quarto della popolazione ha più di 65 anni di età e la metà di questi convive con almeno due malattie croniche, la prevenzione dovrebbe essere una priorità assoluta. Nella realtà, però, le adesioni agli screening oncologici restano basse, le coperture vaccinali sotto la soglia raccomandata;

    è necessario, quindi, nel campo degli investimenti in prevenzione, ad esempio nelle vaccinazioni, ma anche nei programmi di screening, che questi vadano affiancati da vincoli di bilancio in modo da riuscire a ottenere facilmente le risorse necessarie ad implementare i programmi di prevenzione affinché questi diventino veramente globali, universali e raggiungano tutta la popolazione;

    la prevenzione è la chiave strategica per garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Tutti gli interventi preventivi, le vaccinazioni, i programmi di screening, ma anche l'impegno negli stili di vita adeguati e nel contrasto alla sedentarietà, sono investimenti per la salute che fanno in modo che la malattia venga compressa, ci sia meno impegno per i servizi sanitari e tutto il sistema diventi più sostenibile;

    i tassi di adesione ai programmi di prevenzione secondaria dei tumori sono ancora insufficienti e molto lontani dagli obiettivi richiesti dalle istituzioni internazionali;

    lo stesso vale per le immunizzazioni verso gravi patologie;

    secondo la Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce), solo un over 50 su tre si è sottoposto nel 2023 al test del sangue occulto nelle feci, mentre le coperture per mammografia e Pap test si fermano rispettivamente al 53 per cento e al 46 per cento. E questo nonostante gli screening per il tumore alla mammella, al colon-retto ed alla cervice uterina siano offerti nell'ambito dei Livelli essenziali di assistenza. Da soli questi tre tumori nel 2024 anno hanno colpito più di 104 mila persone: il più diffuso è quello della mammella, quasi 54 mila casi, seguito dal colon-retto, con oltre 48 mila;

    in alcune regioni del Sud le percentuali di adesione agli screening sono ancora più basse, lontanissime in ogni caso dall'obiettivo del 90 per cento fissato dall'Unione europea entro il 2025;

    non va meglio sul fronte delle vaccinazioni: nel 2022 la copertura dell'esavalente pediatrico si è fermata al 91 per cento sotto la soglia raccomandata del 95 per cento, mentre il vaccino anti-Hpv resta lontanissimo dagli obiettivi dell'Organizzazione mondiale della sanità. Per quello contro l'influenza stagionale siamo poco sopra il 50 per cento, mentre meno del 30 per cento delle persone adulte si immunizza contro lo pneumococco, e circa il 5 per cento contro l'Herpes Zoster. Secondo i dati diffusi dalla Società italiana di malattie infettive e tropicali, solo grazie al raggiungimento delle soglie minime previste per questi tre vaccini si potrebbero evitare costi fino a 10 miliardi di euro;

    ma per migliorare le performance della prevenzione in Italia non basta aumentare gli investimenti nel settore, ma occorre anche un impegno sul piano culturale, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione;

    è necessario, quindi, superare l'idea che le spese sanitarie siano una spesa e fare in modo che si superino le problematiche relative alla stabilità economica;

    la promozione della salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti rappresenta un fondamentale investimento per lo sviluppo e il benessere della società nella sua interezza, da realizzare con un approccio orientato all'equità e alla riduzione delle diseguaglianze, in coerenza con i princìpi dell'Agenda 2030 for Sustainable development dell'Onu e con quelli della «Global strategy for women's, children and adolescents (2016-2030)» dell'Organizzazione mondiale della sanità;

    nell'atto d'indirizzo Ministero della salute – Atto di indirizzo per l'anno 2025, 14 gennaio 2025 – in più punti si parla di prevenzione e della necessità di rafforzarla come primo elemento di «un percorso di rafforzamento dell'assistenza sanitaria, finalizzato al superamento delle asimmetrie e delle frammentazioni territoriali, nonché alla creazione di un assetto complessivo più omogeneo sul territorio nazionale, in grado di affermare una più equa proporzionalità di intervento nei macro-livelli di assistenza»;

    in particolare, l'atto esplicita che nel prossimo triennio, in termini di prevenzione la politica sanitaria sarà orientata a:

     a) rafforzamento del sistema di prevenzione a garanzia del benessere delle cittadine e dei cittadini, con particolare riguardo alla popolazione a rischio;

     b) implementare il sistema di sorveglianza epidemiologica e della prevenzione e del contrasto alle emergenze sanitarie;

     c) accrescere la conoscenza degli utenti sui temi prevalenti di salute pubblica, con la promozione di apposite campagne informative rivolte alla prevenzione primaria e secondaria e al contrasto della disinformazione;

    per quanto sopra esposto appare necessario giungere ad un ripensamento dei criteri della nuova governance economica, in modo da raggiungere gradualmente l'obiettivo di escludere, ai fini del rispetto del riformato Patto di stabilità e crescita, la spesa pubblica destinata alla prevenzione sanitaria, riconoscendone il carattere di investimento strategico per la sostenibilità sociale, sanitaria ed economica degli Stati membri,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per aumentare, anche alla luce delle evidenze scientifiche ed economiche che dimostrano la prevenzione sia un investimento e non un costo, le risorse stanziate in sanità per quel che riguarda, in particolare, la prevenzione, tenendo conto del fatto che così facendo si favorisce il benessere delle cittadine e dei cittadini, e nel contempo si genera un ritorno economico diretto – fino a 14 volte superiore per ogni euro investito per quel che riguarda l'Italia – potendo anche ridurre la spesa sanitaria corrente di oltre un miliardo di euro l'anno, attivandosi nel contempo ad agire a livello europeo per giungere gradualmente all'esclusione delle spese per la prevenzione dal Patto di stabilità e crescita;

2) a potenziare, per quanto di competenza, i servizi territoriali, in particolare i dipartimenti di prevenzione, i consultori, i centri di salute mentale e i servizi di medicina scolastica;

3) a sostenere campagne nazionali di sensibilizzazione rivolte alla popolazione su temi come vaccinazioni, screening oncologici, corretta alimentazione, attività fisica, salute mentale e lotta alle dipendenze quali punti focali di una corretta prevenzione;

4) a valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza presso le istituzioni europee e in particolare presso la Commissione europea, al fine di proporre e sostenere l'esclusione delle spese relative alla prevenzione sanitaria dal Patto di stabilità e crescita;

5) a rafforzare il sistema di prevenzione a garanzia del benessere delle cittadine e dei cittadini, con particolare riguardo alla popolazione a rischio;

6) a proseguire le iniziative di informazione e comunicazione dirette alle operatrici e agli operatori sanitari, alla popolazione, per costruire una cultura sul buon uso degli antibiotici e sull'importanza di alcune misure comportamentali per la prevenzione delle infezioni, soprattutto in ambito assistenziale;

7) a predisporre programmi di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali anche in considerazione delle indicazioni del Piano nazionale della prevenzione (PNP) 2020-2025 e quelle della Strategia europea salute e sicurezza sul Lavoro 2021-2027, base di riferimento per l'identificazione e l'attuazione della Strategia nazionale per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro;

8) promuovere il benessere psicofisico delle adolescenti e degli adolescenti, anche attraverso la tutela della salute sessuale e riproduttiva;

9) a rafforzare, per quanto di competenza, il ruolo dei consultori familiari e la valorizzazione dell'accessibilità e della prossimità dei servizi di base garantiti dal Servizio sanitario nazionale, anche attraverso l'implementazione dei flussi informativi e la partecipazione alle attività del Comitato di coordinamento del Programma nazionale equità nella salute;

10) a promuovere la formazione delle operatrici e degli operatori nell'ambito della prevenzione della violenza di genere e della violenza sui minori, in collaborazione con le altre Istituzioni e le reti regionali.