“Esprimo la mia piena solidarietà al sindaco di Roma Roberto Gualtieri per le gravi minacce ricevute in seguito agli interventi di demolizione di immobili abusivi a Rocca Cencia. Quelle immagini e quelle parole di violenza sono inaccettabili e vanno condannate con la massima fermezza. Lo Stato e le istituzioni non si fanno intimidire: il lavoro di ripristino della legalità nei quartieri della nostra città è un segnale di civiltà e di rispetto per i cittadini onesti, che va sostenuto senza esitazioni.
A Gualtieri e alla sua famiglia va la mia vicinanza umana e politica.”
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase.
“Sabato mattina mi sono recata per una visita ispettiva all’interno del carcere femminile di Rebibbia, dove ho potuto incontrare otto donne in stato di gravidanza: un numero enorme, conseguenza diretta dello scellerato decreto sicurezza fortemente voluto da questa destra, che ha riportato in carcere madri con figli sotto l’anno di età e detenute in gravidanza”. Lo dichiara Michela Di Biase, capogruppo Pd in commissione Infanzia e Adolescenza.
“Fra queste donne – conclude Di Biase – tre versano in condizioni di salute gravissime, tali da mettere a rischio la loro stessa vita e quella dei nascituri. Ho presentato un’interrogazione scritta per sapere cosa intendano fare il ministro Nordio e il ministro della Salute per garantire l’incolumità di queste detenute. Non possiamo permettere che neppure una donna sia messa in pericolo quando si trova sotto la tutela dello Stato”.
“Il Partito Democratico si asterrà sul ddl in materia di minori in affidamento, per un atteggiamento di responsabilità ma anche per una valutazione critica di un testo che, pur nascendo con buone intenzioni, rischia di produrre più burocrazia che tutela”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata Michela Di Biase, capogruppo Pd in commissione Infanzia e Adolescenza, nel corso delle dichiarazioni di voto finali.
“Condividiamo pienamente l’obiettivo di migliorare il monitoraggio dei minori collocati fuori dal nucleo familiare, ma la costruzione normativa approvata dalla maggioranza – spiega l’esponente dem – rischia di appesantire un sistema già complesso. I nuovi registri e osservatori istituiti dal provvedimento duplicano banche dati già esistenti, come il sistema informativo del ministero del Lavoro, creando sovrapposizioni e disallineamenti che non aiutano i Comuni né gli operatori del settore. Preoccupa inoltre la vaghezza della norma sui cosiddetti ‘collocamenti impropri’, che rischia di generare confusione sulle competenze tra servizi sociali, Tribunali e amministrazioni locali. E soprattutto, ancora una volta, non ci sono risorse: la clausola di invarianza finanziaria rende questo intervento un’operazione solo formale”.
“Per il Pd – conclude Di Biase – la vera priorità resta il rafforzamento delle famiglie, la prevenzione, il sostegno economico e psicologico ai nuclei fragili, e un fondo nazionale per l’affido. Continueremo a vigilare perché la tutela dei minori resti al centro delle politiche pubbliche, non della burocrazia”.
“La sentenza di Macerata che ha visto l'assoluzione di un uomo accusato di stupro dice una cosa chiara: in Italia manca una legge sul consenso. Se una donna dice no, è no, senza bisogno di ulteriori interpretazioni, senza che la vittima debba dimostrare di essersi opposta. È inaccettabile che nel 2025 si continui a valutare la violenza sessuale sulla base della reazione fisica della donna e non sull’assenza di un consenso esplicito.
Il Governo continua a intervenire solo sulle pene, dimenticando che il vero passo avanti di civiltà è cambiare le norme per introdurre finalmente il principio del consenso. C'è una proposta in commissione su cui dobbiamo accelerare: l’Italia deve allinearsi agli standard europei e dire con forza che senza consenso è sempre violenza.” Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase, relatrice in commissione giustizia della proposta di legge sul consenso.
«Le condizioni in cui versano le donne incinte detenute nella Casa circondariale femminile di Rebibbia sono allarmanti e non più tollerabili». Lo dichiara la deputata Michela Di Biase (Pd), che ha presentato un’interrogazione al Ministro della Giustizia e al Ministro dopo la visita ispettiva effettuata presso l’istituto romano.
«Durante la visita – spiega Di Biase – ho potuto constatare personalmente la presenza di otto donne in stato di gravidanza, alcune affette da gravi patologie incompatibili con la detenzione, tra cui diabete gestazionale e tromboflebiti. In tre casi la situazione sanitaria è apparsa particolarmente critica. Si tratta di condizioni che mettono a rischio non solo la salute delle detenute, ma anche quella dei nascituri».
Nell’interrogazione si sottolinea inoltre la presenza di cinque madri con cinque bambini nella sezione Nido. «Le recenti modifiche introdotte dal cosiddetto decreto sicurezza hanno reso non obbligatorio il rinvio della pena e ristretto la possibilità di accedere a misure alternative alla detenzione, aggravando ulteriormente una realtà già fragile e drammatica. L’articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – prosegue Di Biase – impone di considerare l’interesse superiore del minore come criterio prioritario in ogni decisione che lo riguarda. È dovere dello Stato garantire che né le donne in gravidanza né i bambini trascorrano mesi o anni in un ambiente carcerario inadeguato, privo delle cure e dell’assistenza necessarie».
«Per questo – conclude la deputata dem – chiediamo al Ministro Nordio di disporre verifiche immediate sulle condizioni sanitarie e sociali delle detenute incinte e delle madri con bambini a Rebibbia e di adottare misure urgenti affinché siano garantiti il diritto alla salute, alla dignità e alla maternità, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e delle convenzioni internazionali».
“L’episodio avvenuto a Pomezia, dove un’esplosione ha distrutto le auto del giornalista Sigfrido Ranucci e di sua figlia, è un fatto gravissimo e inaccettabile. Si tratta di un chiaro atto intimidatorio che colpisce la libertà di informazione. È un segnale che non può essere minimizzato e che richiede una risposta ferma e immediata da parte delle istituzioni. A Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia rivolgo la mia solidarietà e la mia vicinanza.”
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico, Michela Di Biase.
"Nel giorno in cui un’altra donna, Pamela, è stata uccisa, questo Governo ha scelto di togliere l’educazione sessuale dalle scuole. È una decisione grave e miope, che va nella direzione opposta rispetto a ciò che servirebbe davvero per prevenire la violenza di genere».
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, commentando l’emendamento approvato in Commissione Cultura alla Camera al disegno di legge sul consenso informato, che vieta di affrontare i temi della sessualità nelle scuole secondarie di primo grado e limita tali percorsi nelle superiori al solo consenso dei genitori.
«Una legge sul femminicidio non basta se non si affronta il problema in modo complessivo – prosegue Di Biase –. Il contrasto alla violenza maschile contro le donne non passa solo dalle misure penali: è prima di tutto una questione culturale ed educativa. Serve educare al rispetto, al consenso, all’affettività sana fin dall’età più giovane. Togliere l’educazione sessuale dalle scuole significa togliere ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze gli strumenti per capire, per proteggersi e per costruire relazioni libere e paritarie».
«Chiediamo di tornare indietro su questa norma sbagliata – conclude la deputata dem – e di impegnarsi invece a introdurre percorsi obbligatori di educazione alla sessualità. Solo partendo dalla scuola possiamo davvero cambiare le cose».
“E’ compito dello Stato italiano e dell’Unione Europea difendere la Global Sumud Flotilla e tutto l’equipaggio. Le notizie di questa notte destano preoccupazione: polveri urticanti e bombe sonore hanno colpito le imbarcazioni che battono bandiera italiana. Quelle imbarcazioni trasportano medicinali e beni di prima necessità destinati a Gaza, è un’operazione umanitaria non un atto ostile. Siamo in pensiero per le sorti dei volontari, per i nostri colleghi di partito Arturo Scotto, Annalisa Corrado e Paolo Romano. È un fatto grave e inaccettabile che impone un intervento immediato del governo”. Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase.
“Le parole del sottosegretario Ostellari sono gravissime. Non contenti di aver varato un decreto Sicurezza punitivo e securitario, aggravando le pene detentive per le detenute madri, ora la destra vuole addirittura costruire un ordinamento giuridico fondato sulla sottrazione dei minori ai propri genitori. Un approccio che non ha nulla a che fare con la prevenzione, con l’inclusione sociale o con la tutela dei bambini, ma che alimenta soltanto una logica securitaria e repressiva, spesso piegata a facili slogan contro comunità già stigmatizzate. Ricordo al sottosegretario che già esistono leggi chiare e già oggi i minori, in determinate condizioni, possono essere allontanati dalle famiglie”. Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
“Il protocollo ‘Liberi di scegliere’, nato per sottrarre i ragazzi all’influenza diretta delle famiglie mafiose, non può essere piegato a un utilizzo ideologico e discriminatorio. I minori – evidenzia - vanno accompagnati con strumenti educativi, sostegno scolastico, servizi sociali, e non trasformati in vittime di nuove marginalizzazioni per mano dello Stato. La proposta di Ostellari – conclude Di Biase - rappresenta una deriva che mina i principi di civiltà giuridica e che scarica sulle famiglie più fragili la responsabilità di politiche sociali inesistenti.”
“La scelta di presentare una candidata come “detta del Marcheschi” sembra cancellare con un tratto anni di battaglie per l’autodeterminazione delle donne. Non si tratta solo di parole: è il segnale che in troppi faticano a riconoscere le donne come soggetti politici autonomi, titolari di voce e identità proprie.” Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase commentando la notizia di una candidata alle regionali in Toscana che ha scelto di entrare in lista con l’alias “detta del Marcheschi”, riferito al senatore e collega di partito Paolo Marcheschi (Fdi).
“Non è solo una questione di genere grammaticale, ma di cultura politica. Lavorare in squadra è una cosa: significa cooperazione, rispetto, pari dignità. L’appartenenza, invece, richiama l’idea di possesso, di dipendenza, di un ruolo definito da qualcun altro. E questa – sottolinea la deputata - è un’idea che pensavamo di aver superato da tempo”.
“Chi oggi usa certe espressioni dovrebbe riflettere: le parole contano, perché raccontano come vediamo i rapporti di potere e di genere nella nostra società” conclude Di Biase.
«La vicenda del giovane Paolo, lo studente che si è tolto la vita nella provincia di Latina, ci lascia sgomenti, senza parole. Un dolore che tocca tutti, che interroga le coscienze e che non può restare senza risposte. Dobbiamo continuare a investire su modelli di inclusione e di ascolto, rafforzando il sostegno psicologico nelle scuole e costruendo una rete sempre più solida tra scuola e famiglia. Solo così possiamo prevenire e contrastare il bullismo e la violenza psicologica che, come in questo caso, rischiano di diventare insostenibili per i nostri ragazzi. La comunità scolastica deve essere un luogo sicuro, dove ogni studente si senta accolto e protetto. Per questo serve un impegno corale delle istituzioni, degli insegnanti e delle famiglie. A Paolo e alla sua famiglia va la nostra vicinanza e il nostro impegno affinché la sua storia non venga dimenticata e possa servire a rendere più forti le politiche di prevenzione e tutela dei minori.» Lo dichiara la deputata Michela Di Biase, capogruppo Pd in commissione Infanzia e Adolescenza, commentando la notizia dello studente morto suicida a Santi Cosma e Damiano, comune della provincia di Latina.
Il drammatico suicidio di una donna detenuta di 52 anni avvenuto a Rebibbia nelle scorse ore è l’ennesimo campanello d’allarme che il Governo continua a ignorare. Il sovraffollamento carcerario e la mancanza di un’adeguata assistenza psicologica e sanitaria sono problemi strutturali che non si affrontano con provvedimenti emergenziali e dichiarazioni di circostanza, ma con scelte politiche serie e lungimiranti." Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
"Da mesi denunciamo come la situazione negli istituti penitenziari del Lazio e di tutta Italia sia diventata insostenibile: celle sovraffollate, personale penitenziario costretto a turni impossibili, servizi sanitari insufficienti e un supporto psicologico pressoché inesistente. È un contesto - sottolinea la deputata Pd - che genera disperazione e moltiplica i gesti estremi."
"Il Governo ha la responsabilità politica di intervenire, ma continua a voltarsi dall’altra parte, scegliendo la propaganda securitaria invece delle riforme necessarie. Servono misure concrete - conclude Di Biase - per ridurre il numero dei detenuti, potenziare i percorsi di reinserimento sociale, rafforzare la presenza di psicologi, medici e operatori specializzati dentro le carceri."
“Il fermo dell’attrice Anna Foglietta e dell’artista Laika al Lido di Venezia mentre stavano presentando la nuova opera della street artist «We Are Coming» a sostegno della Global Sumud Flotilla è un fatto grave e inaccettabile. Siamo di fronte a un gesto che colpisce la libertà di espressione artistica e politica, e che assume un sapore intimidatorio proprio in uno dei luoghi simbolo della cultura internazionale. L’arte non è un crimine, la solidarietà non è reato. Piantedosi venga in Parlamento a riferire su quanto accaduto.” Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase.
“Quanto accaduto nelle ultime ore, con l’ennesima ondata di insulti e commenti sessisti scoperti online e rivolti a colleghe e rappresentanti delle istituzioni, è un fatto gravissimo che non può lasciarci indifferenti. Alle donne coinvolte va tutta la mia solidarietà. Non possiamo accettare che il web diventi terreno fertile per la diffusione di odio e sessismo”.
Lo dichiara Michela Di Biase, deputata del Partito Democratico.
“Di fronte a episodi così inquietanti, non basta la condanna. Serve un cambio di paradigma culturale che parta proprio dalle istituzioni. Per questo è urgente che il Parlamento acceleri sull’approvazione della legge che introduce il principio del consenso nei casi di violenza sessuale, ancora ferma in commissione alla Camera. Non si tratta soltanto di una modifica normativa - sottolinea Di Biase, che è relatrice del provvedimento - ma di una scelta che afferma con chiarezza che il corpo delle donne non è mai disponibile senza un sì esplicito e consapevole. È la strada per costruire una società fondata sul rispetto, sulla parità e sulla libertà delle persone. Il contrasto alla violenza sulle donne – aggiunge la deputata Pd – non si gioca soltanto sul piano repressivo, ma soprattutto sulla capacità di costruire una cultura diversa, che parta dal linguaggio e arrivi fino ai comportamenti quotidiani, online e offline. È un dovere che riguarda tutti - conclude Di Biase -e che il Parlamento deve assumersi senza ulteriori rinvii”.