• 14/10/2020

“C’è una questione di giustizia sulla quale sarebbe bello vedere un protagonismo diverso dell’Italia. Di tutte le ingiustizie ce n’è una particolarmente odiosa, perché coinvolge la maggioranza della popolazione, le donne: è la questione del divario tra le opportunità degli uomini e delle donne. E’ una questione europea, ed è una questione italiana. Il Recovery Fund è una grande occasione per superare questo divario, e l’Italia, proprio perché è così in ritardo, può a livello europeo far diventare questo un tema politico prioritario.  L’Islanda è oggi il miglior Paese al mondo in cui nascere donna, lo ha ricordato l’Ispi pochi giorni fa; poi ci sono Norvegia, Finlandia, Svezia. L’Italia è 76esima su 150 Paesi. Ultimi in Europa e superati da tanti Paesi con molti meno mezzi dei nostri, ma che riescono a far vivere una vita più giusta e meno faticosa alle loro cittadine”.

Così la deputata dem, Lia Quartapelle, intervenendo in Aula per le comunicazioni del presidente del Consiglio sul Consiglio europeo.

“Sappiamo bene - ha aggiunto Lia Quartapelle - che i Paesi crescono quando le donne lavorano e i figli nascono quando le donne guadagnano. Le società prosperano quando le donne partecipano. Eppure in Italia non è una ancora questione prioritaria. Le donne italiane sono abituate a trovare lavoro meno che in Germania o in Francia, e persino meno che in Spagna. Sono abituate a guadagnare il 30% degli uomini. A svolgere i due terzi del lavoro di cura non pagato. Sono abituate, ma questo non vuol dire che non siano arrabbiate, stanche, deluse e oggi ancora più in difficoltà a causa del covid. Questa volta il governo ha una occasione storica. Non si troverà solo. C’è un lavoro svolto dall’Intergruppo donne. Ma c’è anche una grande mobilitazione di donne e uomini. C’è una petizione popolare, il Giusto Mezzo, che ha raccolto 40mila firme. Al presidente del Consiglio si sono rivolti in tante e tanti. Tutti chiedono una cosa sola, che io ribadisco: destinare metà delle risorse del Recovery Fund per le donne. Non il 20% o il 30%. La metà. Il governo - ha concluso la deputata dem - lo faccia perché fa bene all’Italia e perché è giusto”.