"Le risorse destinate all'edilizia scolastica stanziate con il Decreto Pa potranno essere utilizzate anche dai comuni che hanno usufruito del Pnrr ma rischiano di non riuscire a completare i lavori a causa di cause esterne, come il fallimento delle imprese assegnatarie": è quanto dichiara la vicecapogruppo dei deputati Pd Simona Bonafè sul suo ordine del giorno approvato alla Camera.
"A seguito di comprovate cause non imputabili alla stazione appaltante l'ente che rischia di perdere le risorse comunitarie potrà ricevere il sostegno dello Stato. Si tratta di una possibilità che potrà aiutare i comuni come quello toscano di Barberino Tavarnelle, oggi in difficoltà per responsabilità del fallimento della ditta che aveva vinto la gara per i lavori, ed assicurare alle comunità territoriali le nuove scuole. E' ora necessario che i decreti interministeriali previsti dalla nuova legge per assegnare le risorse definiscano nel dettaglio queste casistiche": conclude Simona Bonafè.
“Da un governo che ambisce a giocare un ruolo mondiale ci saremmo aspettati ben altro che un Documento programmatico vago, frammentato e senza prospettiva. Lo affermano l’Ufficio parlamentare di bilancio e la Corte dei Conti: il Dfp è insufficiente e privo di dati chiave. È l’ennesima occasione mancata”.
Così Silvia Roggiani, deputata del Partito Democratico, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Dfp.
“Avete interrotto - ha aggiunto - una prassi virtuosa che dal 1988 consentiva al Parlamento di svolgere la sua funzione. Nessun vincolo europeo ve lo impediva: è stata una scelta politica, che rivela la vostra totale assenza di visione. Nel documento mancano risposte sui dazi americani, che già colpiscono l’export italiano, e sul Pnrr, unica leva di crescita che ormai è a rischio. Non c’è nulla su Industria 5.0. Il governo ignora le imprese e taglia fondi a sanità e comuni. E mentre gli altri paesi europei investono, la destra scarica i costi su famiglie, lavoratori e pensionati. Il diritto alla casa e alla salute sono negati. In un’Italia che invecchia, il governo sottofinanzia la sanità mentre le persone restano senza medico di base o attendono mesi per un esame. Questo Dfp - conclude Roggiani - non è all’altezza del nostro Paese”.
“Questo Documento di Finanza pubblica più che tracciare una direzione per il futuro del Paese, fotografa il fallimento delle politiche del governo. Un atto che non programma, non pianifica, che certifica l’incapacità della maggioranza di affrontare le crisi con strumenti adeguati. Le previsioni di crescita del Pil per il 2025 si dimezzano rispetto a quelle presentate sei mesi fa: dallo 1,2% previsto dal Psb, ci ritroviamo a un desolante +0,6%. Un dato che potrebbe aggravarsi se le politiche daziarie statunitensi dovessero essere confermato o addirittura inasprirsi. Questo Dfp è un documento vuoto. Manca un quadro programmatico, e non a caso la Corte dei Conti ha parlato di ‘indicazioni limitate’, di ‘mancanza di dettaglio informativo’. Il Ssn è gravemente sottofinanziato. Il concordato fiscale ha avuto un’adesione risibile e i disastri nel riformare aliquote e detrazioni Irpef si traducono in un flop totale. Sul Pnrr i ritardi si accumulano e gli obiettivi rischiano di non essere rispettati. Su Transizione 5.0 risultano prenotati solo 678 milioni su 6,3 miliardi disponibili. Rinominiamola ‘Stallo 5.0’. E mentre in Europa si discute di dazi, mentre gli Stati Uniti alzano barriere commerciali, l’Italia resta muta, appiattita, immobile”.
Così il capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano, intervenendo in Aula nella discussione generale sul Documento di Finanza pubblica.
"Il Toscana il maltempo non dà tregua: da ottobre a maggio ormai i cambiamenti climatici stanno flagellando la Regione in ogni provincia. In Versilia e Lunigiana si stanno verificando adesso i disagi maggiori con frane, strade interrotte e frazioni isolate. La Regione si è mossa subito dichiarando lo stato di emergenza regionale e stanziando le prime risorse mentre la macchina della Protezione Civile è già sui luoghi interessati. Chiediamo al governo di ripristinare le risorse contro il dissesto idrogeologico tagliate con il Pnrr e di farsi trovare pronto quando la Regione richiederà lo stato di emergenza nazionale. Non è francamente ammissibile perdere settimane o mesi di tempo come accaduto per le precedenti alluvioni di febbraio e marzo". Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati Emiliano Fossi, segretario dem della Toscana, e Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente.
“Le parole del ministro Giorgetti in audizione sul Documento di economia e finanza confermano ciò che denunciamo da tempo: i ritardi nella spesa del PNRR sono gravi e strutturali. A marzo 2025 è stato speso solo il 34% del budget totale, nonostante manchi poco più di un anno al termine del Piano. Un dato allarmante che smentisce ogni narrazione ottimistica del Governo.
Ora è urgente e necessario avviare un’operazione verità sullo stato di attuazione di tutti gli interventi e sulle eventuali ulteriori rimodulazioni che il governo intende fare. Per questo, chiediamo che il Parlamento venga pienamente coinvolto in questa fase, assicurando la massima trasparenza su scelte, priorità e risorse. È necessario sapere quali progetti, quali investimenti la destra intende cancellare. Il Piano è patrimonio del Paese intero non del governo, che ha il dovere invece di garantirne una gestione seria, partecipata e coerente con gli obiettivi europei e nazionali fissati”. Così il capogruppo democratico nella commissione affari europei della Camera, Piero De Luca.
"Il decreto liste d’attesa si è rivelato una grande presa in giro dei cittadini. L’ennesimo bluff di un governo che sulla sanità ha saputo solo tagliare le risorse, mettendo a rischio la sostenibilità stessa del sistema sanitario nazionale. Abbiamo denunciato subito l’inutilità di un provvedimento che non affronta in alcun modo il problema delle liste d’attesa, per cui occorrerebbero maggiori risorse, che ovviamente il governo non ha stanziato, un nuovo modello tecnologico e organizzativo e investimenti sul personale a partire dal superamento del tetto di spesa. Occorrerebbero investimenti significativi sul personale e riforme organizzative, che l’esecutivo non ha fatto e non ha intenzione di fare. Esecutivo che peraltro ha già tagliato anche 500 case ed ospedali di comunità dal Pnrr. La drammatica verità è che hanno usato un tema sensibile per i cittadini per consenso in vista delle elezioni europee e adesso che sta venendo giù il castello di carte delle loro bugie, se la prendono con le regioni provando a fare un braccio di ferro alla disperata ricerca di una capro espiatorio”. Così Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione politiche europee.
“Nel nostro Ordine del giorno non chiediamo al governo di affrontare soltanto il tema importante riguardo i bandi per le colonnine di ricarica elettrica nelle nostre città, sapendo che l’ultima relazione sullo stato di avanzamento Pnrr ci dice che grazie ai bandi 2024 ne saranno realizzate solamente 3.800 rispetto alle 18mila previste e saranno impegnati solo 96 milioni di euro rispetto ai 640 milioni disponibili. Il nostro Odg chiede al governo e al Parlamento di aprire gli occhi dinnanzi a un fenomeno allarmante: solo nella città di Roma oltre duecento colonnine sono state vandalizzate nel solo mese di marzo e sono state oggetto di furti di rame da parte della criminalità organizzata. Un fenomeno che sta accadendo ovunque nel nostro Paese. Dunque, non solo siamo in ritardo nel mettere le colonnine, e chiediamo a gran voce di non perdere queste risorse, ma non abbiamo neanche più la possibilità di utilizzare le colonnine che già ci sono. La vostra scelta di bocciare la nostra richiesta significa voltarsi dall’altra parte di fronte alla necessità di contrastare la criminalità organizzata e fermare l’aumento dei costi a carico degli utenti che questi continui attacchi stanno generando, soprattutto nelle periferie e nelle aree interne dove sono di meno”.
Così il deputato democratico Andrea Casu, della Presidenza del Gruppo, intervenendo in Aula sul Dl Bollette.
Il PD pone una questione di razionalità nell'organizzazione dei lavori in Aula che hanno, poi, una rilevante ricaduta politica. Quando i gruppi chiedono di calendarizzare delle mozioni che hanno un oggetto specifico, il criterio di abbinabilità che viene fatto su una valutazione della Presidenza, deve garantire la discussione di questi temi e che non si creino spazi di scappatoia per aggirare il dibattito. Ne approfitta infatti una maggioranza incapace di assumere una posizione unitaria su questioni fondamentali. Penso al PNRR, alla competitività europea e oggi nella discussione sul piano di riarmo europeo, che ha registrato una spaccatura dentro le forze di governo, che hanno presentato una mozione che di fatto non tratta l'argomento.
Così si compromette la qualità del dibattito democratico e il dovere dell'assunzione di responsabilità che ogni forza politica si assume su temi che hanno particolare rilevanza per le scelte che il nostro Paese è chiamato a fare.
Lo ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati intervenendo in Aula sull’ordine del giorno dei lavori.
“Sulla questione dei dazi statunitensi ci troviamo ancora una volta di fronte all’improvvisazione e all’isolamento internazionale del governo Meloni. Siamo stati per giorni a pietire un appuntamento con il presidente americano. Dopo averlo ottenuto, Giorgia Meloni si è fatta offendere dallo stesso Trump, peraltro con parole che offendono la dignità del popolo italiano”. Così il deputato Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio, commenta l’annuncio di Trump per una pausa di 90 giorni e una tariffa reciproca ridotta, durante i negoziati, al 10 per cento.
«Ancora una volta – prosegue Pagano – il governo sceglie l’isolamento, preferendo una trattativa ‘one to one’ con Washington invece di rafforzare un’azione europea comune, l’unica che può avere massa critica e autorevolezza. Serve una grande missione europea, con un piano organico condiviso tra tutti i partner dell’Unione. Meloni venga in Parlamento per costruire insieme una strategia utile per i Paese. Basta propaganda. Le imprese italiane stanno già pagando le conseguenze di una guerra commerciale folle, e il governo non ha previsto nulla di concreto per sostenerle. I fondi annunciati finora sono finti, soldi di cartone. Servono risorse vere, come fatto in Spagna, dove oltre metà del piano anti-crisi è stato finanziato con soldi freschi”.
“Non si può – conclude Pagano - lasciare solo il nostro tessuto produttivo. Serve un intervento straordinario, come quello messo in campo durante la pandemia: qualsiasi cosa serva per proteggere imprese, lavoratori e lavoratrici. Anche utilizzando i fondi del Pnrr non ancora impiegati. Ma quelli non bastano: servono nuovi stanziamenti per affrontare un’emergenza che rischia di travolgerci”.
“25 miliardi di euro è, di solito, il volume di una legge di bilancio. Oggi, invece, rappresenta la prima rata da pagare per mettere a riparo l’economia italiana dai contraccolpi dei dazi americani. Gli amici di solito ti invitano a cena, mentre gli ‘amici’ di Meloni, Salvini & Co. mangiano da soli ma poi ti presentano il conto”
Così il deputato dem della commissione Finanze, Claudio Stefanazzi.
“Se ciò che si apprende dai giornali è vero - aggiunge - cioè che il governo si prepara a mettere in campo risorse pubbliche per 25 miliardi di euro, allora abbiamo una prima dimostrazione pratica e molto dolorosa di quanto il sovranismo sia dannoso per le tasche dei cittadini. Non solo, infatti, saremo costretti a pagare a caro prezzo le follie di Trump per salvare imprese e lavoratori più esposti, ma addirittura dovremo rinunciare a progetti e piani per un uguale ammontare di risorse, visto che quei soldi verranno sottratti al Pnrr e ai fondi di coesione. Uno schiaffo in pieno volto - conclude - all’idea di rilancio del Paese e alle aspettative di tanti territori che avevano visto in questi programmi di spesa un’opportunità per finanziare opere attese da decenni”.
“Sui dazi giungono dal governo dichiarazioni assurde che vanno dal loro elogio come opportunità, al sostenere l’equidistanza tra Europa e Usa, alla minimizzazione degli effetti sull’economia italiana, all’invito a non scatenare guerre commerciali. Forse sfugge il fatto che la guerra commerciale c’è già e l’ha innescata Trump. La sua idea è quella di arrivare a trattative bilaterali per disintegrare le aggregazioni politico economiche degli Stati, che sono un freno alle sue mire imperialiste. Lo ha detto volgarmente denigrando la presidente Meloni e per suo tramite il nostro Paese e il suo tessuto economico. Sapere che la premier si recherà a Washington il prossimo 17 aprile non ci tranquillizza”.
Così in Aula il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della camera, Stefano Vaccari, replicando al ministro Lollobrigida durante il Question Time sul tema dazi.
“Quell’incontro - aggiunge - non favorisce la costruzione in Europa di una posizione ferma, unitaria, mirata, graduale e con quella andare ad un negoziato senza genuflessione. Ci aspettavamo e ci aspettiamo un coinvolgimento anche di opposizioni e sindacati, perché quando ci sono in ballo gli interessi nazionali si prova a condividere un indirizzo comune. Oggi il governo dice solo che rimodulerà risorse e interventi del Pnrr e dei Fondi di Coesione, ma come nel gioco delle tre carte risorse in più non ce ne sono. Non dice quali proposte porterà in Europa perché il governo non ha una linea comune. Noi le idee chiare le abbiamo su eventuali contro dazi per alimentare un fondo che protegga imprese e lavoratori, per chiedere all’Ue di accelerare i nuovi accordi commerciali e mettere più risorse sulle nuove Ocm a partire da quella sul vino per consentire di aprire nuovi mercati. E altre ancora. Lo torniamo a dire - conclude - con le parole delle imprese agricole: in ballo c’è l’interesse nazionale toglietevi la maglietta dei sovranisti e mettetevi assieme a noi quella degli italiani convinti europeisti”.
“La strage dei pulcini maschi continua e il governo fornisce generiche quanto poco rassicuranti “assicurazioni” a rispettare il divieto di uccisione di pulcini maschi che entrerà in vigore dal 31 dicembre 2026. Ma in concreto non dice nulla su cosa sta facendo per arrivare pronto a questo appuntamento. Il governo fa riferimento ad un tavolo tecnico con le associazioni di categoria da cui emergono diverse “criticità” tra cui quella delle dimensioni dei nuovi incubatoi e che sarebbero state avviate “interlocuzioni” con gli altri ministeri coinvolti, Imprese e Salute, per reperire i finanziamenti per la transizione tecnologica. Risposte vaghe che generano nuove domande come ad esempio quali, quante e dove sono le criticità, quale cronoprogramma per risolverle? Da quale programma recuperare le risorse necessarie dalla PAC? il PNRR? o la legge di bilancio? Eppure alcune realtà italiane hanno già provveduto ad adottare le tecnologie per il sessaggio in ovo. Monitoreremo che quanto affermato si trasformi in azioni concrete, perchè uccidere 35 milioni di pulcini maschi ogni anno solo perchè considerati uno “scarto di produzione” è qualcosa di crudele, insensato e inaccettabile e perchè il rischio che a colpi di proroghe il divieto rimanga una chimera è troppo alto e sarebbe l’ennesimo tradimento della fiducia dei cittadini”. Lo dichiara la deputata del Pd, Eleonora Evi.
“Finora la premier Meloni ha spiegato che i dazi non erano una catastrofe, poi Giorgetti ha proposto una sospensione del Patto di Stabilità mentre Salvini suggeriva di negoziare direttamente con Trump senza l'Europa. Dopo la confusione e l'immobilismo, il governo, ora, posto di fronte alla realtà dell’impatto devastante che i dazi avranno sulla nostra economia e occupazione, decide di annunciare una risposta nazionale rimodulando fondi del PNRR e sottraendo fondi di coesione. Si tratta di un annuncio vuoto e rischioso però. Anzitutto non si chiarisce da quali progetti si dovrebbero recuperare risorse pari ad 14 miliardi del Pnrr, superiori anche a quelle del programma Transizione 5.0. Ci dica Meloni quali interventi saranno cancellati, quante scuole, asili, ospedali, residenze universitarie, infrastrutture salteranno. Attenzione. La verità è che il governo non è stato in grado di spendere le risorse europee e adesso, nel tentativo di tappare la propria impreparazione e assenza sui Dazi, rischia di aprire inevitabilmente altre criticità. Lo stesso vale per i fondi delle politiche di coesione. Si faccia chiarezza e si lavori nel caso per prevedere a sostegno delle filiere produttive colpite risorse che siano aggiuntive, non sostitutive di interventi già destinati alle nostre famiglie e comunità, peraltro con vincoli specifici di destinazione territoriale. Altrimenti si tratterà solo di un gioco delle tre carte, che pagherà l'intero Paese”.
Così Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione politiche europee.
A pagarne sono le fasce più deboli, famiglie e lavoratori
“Eni Versalis, partecipata dal governo, ha fatto scelte contro i lavoratori e contro la logica del mercato.
Tra le cause scatenanti di questa crisi industriale di Ragusa, Priolo e Brindisi vi è certamente quello del costo dell’energia. Al sud costa molto di più. Fino ad ora le misure messe in campo dal governo sono state impercettibili. Per le famiglie ma anche per le imprese.
Decarbonizzare la chimica come affermato dal governo rischia di diventare un annuncio sterile, ma a pagarne le spese sono i più deboli: come le famiglie sulla famosa tassa Ets che dovrebbe colpire i colossi dei trasporti e, invece, si abbatte sulle famiglie delle due grandi isole, in questo caso invece colpisce l'ultimo anello della catena, il più debole, i lavoratori.
In questi mesi a discapito degli annunci è mancato proprio il confronto con i lavoratori: a fine febbraio siamo stati proprio sotto la sede dell’Eni a far sentire le nostre ragioni ma il nostro appello per un vero confronto è rimasto inascoltato. Ministro Urso assente”.
Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Anthony Barbagallo, presentando la sua interrogazione al Governo su Eni Versalis.
“Non siamo per nulla soddisfatti delle dichiarazioni del governo in Aula oggi - ha poi replicato Barbagallo - che confermano lo smantellamento della chimica di base in Italia.
Il rinvio a sedicenti tavoli di coordinamento, senza un utilizzo convinto delle risorse dell’Fsc e del Pnrr, sembrano misure per alimentare la melina e non avviare un confronto vero con le parti sociali, la politica e le regioni interessate.
La decisione di Eni incide sull’intero sistema industriale del Paese: un progetto che, con la chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo, metterà a rischio 20 mila posti di lavoro nei petrolchimici italiani e vedrà aumentare i costi di produzione per l’80 percento, in piena guerra commerciale con i dazi imposti da Trump e i crolli delle borse mondiali di queste ore.
Il governo e la politica devono assumersene la totale responsabilità e non voltarsi dall'altra parte come hanno fatto in questi mesi”, ha concluso Barbagallo.
Sui bandi per la realizzazione delle colonnine è lo stesso ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti a certificare il fallimento del suo governo, ammettendo che gli obiettivi stabiliti dal Pnrr sono da riprogrammare. La sesta relazione sullo stato di attuazione del Piano evidenzia infatti tutte le difficoltà per l’installazione delle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici. Con i bandi 2024 saranno realizzate poco più di 3.800 stazioni di ricarica rispetto alle oltre 18.000 previste, con un utilizzo dei fondi per poco più di 96 milioni di euro rispetto ai 640 disponibili, mentre si susseguono le rinunce dei soggetti che erano stato ritenuti idonei e ammessi al beneficio. Per garantire la copertura dei restanti punti di ricarica, il governo ha avviato interlocuzioni con Anas Spa e Rfi Spa, che si sono impegnate a valutare l'opportunità di contribuire alla costruzione delle colonnine, promuovendo una rete su tutto il territorio nazionale. A questo punto vorremmo conoscere quale sia il risultato di questa interlocuzione e quali siano le decisioni assunte. La nostra preoccupazione è che, viste le evidenti difficoltà dovute ad un mercato ancora immaturo ma anche ad una gestione molto approssimativa da parte del governo, l’Italia possa essere chiamata a restituire i fondi ricevuti dall’Europa. Continueremo a tenere alta l’attenzione perché non possiamo permetterci di sprecare questa opportunità.”
Così il deputato dem Andrea Casu, vicepresidente PD in Commissione Trasporti alla Camera, primo firmatario dell’interrogazione Pd al governo presentata insieme ai deputati dem Barbagallo, Peluffo, Simiani, Ghio e Morassut.