Nel primo anno di Bologna città 30 la Polizia Locale ha riscontrato 0 pedoni uccisi negli scontri sulle strade del territorio comunale, cosa mai successa almeno negli ultimi trent'anni. Non serve aggiungere altro. W il coraggio dei Sindaci che mettono la difesa della vita al primo posto!” così il vicepresidente della commissione cultura della Camera, il deputato democratico, Andrea Casu.
PD, M5S, AVS e IV hanno respinto la riformulazione proposta dal governo all’ordine del giorno sulla separazione delle carriere, che chiedeva di garantire la parità di genere nel sistema elettivo dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).
“Riteniamo inaccettabile – sottolineano PD, M5S, AVS, IV – che la maggioranza non riconosca la centralità di questo tema e sminuisca questo obiettivo, affermando che potrà essere raggiunto attraverso una semplice legge ordinaria. Garantire un’equilibrata rappresentanza di donne e uomini nei luoghi decisionali non è solo una questione di giustizia e democrazia, ma rappresenta un passo indispensabile per superare le disuguaglianze che ancora persistono nella nostra società e nelle istituzioni. Per questo motivo, ribadiamo che il principio della parità di genere nel CSM debba essere riconosciuto come un principio di rango costituzionale. Questa non è una battaglia ideologica, ma una necessità per fare della parità di rappresentanza una pietra angolare del nostro ordinamento, a tutela di una giustizia equa e rappresentativa. Il governo e la maggioranza hanno perso oggi una grande occasione. Auspichiamo che, durante l’esame al Senato, ci sia un cambio di approccio, abbandonando soluzioni temporanee o di compromesso e sancendo finalmente la parità di genere come un diritto fondamentale di rango costituzionale”.
Dichiarazione di Emiliano Fossi, deputato Pd
“Dopo i continui tagli del Governo Meloni, che ha costretto milioni di italiani a rinunciare alle cure o a ricorrere al settore privato, le risorse del Payback sanitario sono oggi necessarie. Soltanto in Toscana mancano all’appello quasi 400 milioni di euro che potrebbero essere utilizzati per ridurre le liste d’attesa, assumere personale e migliorare la qualità dei servizi. Senza dimenticare che le amministrazioni pubbliche coinvolte potrebbero essere incolpate di danno erariale proprio per la mancata applicazione di una legge vigente”. E’ quanto dichiara il deputato Pd e segretario Dem della Toscana Emiliano Fossi depositando sulla vicenda una interrogazione parlamentare al Ministro Schillaci.
“Siamo perfettamente consapevoli che occorra tenere conto della sostenibilità economica delle aziende fornitrici di dispositivi medici, specialmente quelle di medie e piccole dimensioni ma è inaccettabile che questo governo continui a non applicare la legge vigente dopo aver ridotto le risorse per la sanità e dopo che la Corte Costituzionale si è già espressa sulla legittimità del Payback sanitario. Il Ministro deve prendersi le proprie responsabilità invece di scaricarle sulle Regioni che vengono private di finanziamenti essenziali, sui funzionari pubblici che rischiano di essere accusati di non applicare le norme e sui cittadini costretti a rinunciare ad un diritto garantito dalla Costituzione”, conclude il deputato Dem.
Anche l’Ufficio parlamentare di bilancio lancia l’allarme sui ritardi del governo nell’attuazione del Pnrr. Questa volta per l’incapacità di spendere le risorse del piano, l’Italia rischia di perdere 26mila nuovi posti negli asili nido. Un duro colpo per le famiglie, soprattutto nel Sud, e un ulteriore disincentivo per la natalità, che ha già un dato sempre più basso nel nostro Paese.
Il governo Meloni sta mettendo a rischio la crescita economica del nostro Paese e l’utilizzo di risorse cruciali per il futuro. Come Partito Democratico lo denunciamo da mesi e abbiamo chiesto al ministro Foti di venire a chiarire in Parlamento. Non si risolvono i problemi del Pnrr con revisioni continue, tagli e rinvii. È ora che il governo si dia una mossa, altrimenti si rischia un clamoroso fallimento.
Così il capogruppo del Pd in commissione Affari europei della Camera, Piero De Luca.
Lettera di 110 parlamentari all’ambasciatore iraniano
“Pakhshan Azizi è detenuta e condannata per punire il suo impegno in favore dei diritti umani. La pena di morte è il contrario della giustizia e viola il diritto alla vita, oltre che a essere usata come crudele strumento di discriminazione e di repressione del dissenso. Questa iniziativa conferma l’impegno dell’Italia per i diritti umani universali”.
Così la deputata democratica e vicepresidente della commissione Esteri della Camera, Lia Quartapelle, commentando la lettera indirizzata all’ambasciatore iraniano in Italia, nella quale si chiede la sospensione della condanna a morte dell’attivista curda, Pakhshan Azizi, e viene espressa grande preoccupazione per le sue condizioni di detenzione. L’iniziativa, promossa dalla stessa Lia Quartapelle, ha avuto l’adesione di 110 fra senatori e deputati. Tra loro, Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Giulio Tremonti, Giangiacomo Calovini, Angelo Bonelli, Chiara Braga, Stefania Craxi, Stefania Ascari. Arrestata nell’agosto 2023, Azizi è stata detenuta in isolamento per mesi e, secondo Amnesty International, sottoposta a torture e privata di un processo equo. I parlamentari denunciano le gravi violazioni dei diritti umani e ribadiscono il rifiuto della pena di morte, definita un ostacolo alla giustizia e alla dignità umana.
Al MiC da 130 giorni, il Ministro non ha fatto nulla
"130 giorni di governo per il Ministro Giuli, 130 giorni di nulla. Spiace che il Ministro, non sia ancora venuto in Commissione alla Camera per illustrare il contenuto del primo decreto che porta la sua firma". Così Irene Manzi, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Cultura della Camera, in una nota. Manzi sottolinea che "questo provvedimento si limita, di fatto, a contenere i danni causati dai tagli degli ultimi tre anni operati dal governo Meloni, senza offrire alcuna visione complessiva o strategia efficace per il sistema culturale italiano. Arriva, inoltre, dopo l'approvazione della terza manovra di bilancio consecutiva che – prosegue Manzi – ha colpito duramente i settori culturali con tagli feroci. E lo stesso atteggiamento sembra ripetersi ora con l'esame del Decreto Cultura, con un Piano Olivetti dal titolo giustamente ambizioso ma senza alcun fondo a disposizione e a costo zero" conclude Manzi.
Il nostro sistema ferroviario è al collasso: ritardi, cancellazioni, sospensioni di treni, addirittura Trenitalia che invita il cittadino a non mettersi in viaggio, come in una catastrofe. Il ministro Salvini, con il più patetico degli scaricabarile, la smetta di attribuire la responsabilità a improbabili cause e venga in Parlamento a riferire come intende restituire il diritto alla mobilità ai cittadini, ai pendolari, agli studenti”. Cosi Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera e componente della commissione Trasporti.
“La notizia dell'ammissibilità dei ricorsi presentati al Tar del Lazio dal Comune di Villa San Giovanni e dalla Città metropolitana di Reggio Calabria contro il parere positivo della commissione Via Vas al progetto di Ponte sullo Stretto era una possibilità che avevamo anticipato ed evidenziato da tempo. Questo è un progetto approvato sulla sabbia, fa acqua da tutte le parti e non regge. Il notevolissimo rischio di impugnative incidentali davanti la Corte Costituzionale rafforzano l’idea che questo progetto sia soltanto lo specchio per le allodole per le campagne elettorali di Salvini e del centrodestra, che continua a speculare sulle infrastrutture del Mezzogiorno. Il progetto del Ponte sullo Stretto è appeso ad un filo e quello di oggi è solo il primo ricorso di una lunga serie che arriveranno è sveleranno il progetto per quello che è: una colossale presa in giro per il Sud, portata avanti dal peggior ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture dal dopo guerra ad oggi”. Così il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti.
“Il giudizio del Partito Democratico in merito al ddl costituzionale sulla separazione delle carriere è pessimo. Ci siamo opposti e continueremo ad opporci a un provvedimento che è sbagliatissimo. La maggioranza ha assunto un atteggiamento punitivo nei confronti della magistratura. Non è un sospetto: sono le parole degli esponenti di governo a dirlo. Basti ricordare le parole di Matteo Salvini che dopo le sentenze dei giudici sul caso Albania, disse che occorreva mettere mano alla Costituzione e fare la separazione delle carriere. La verità è che è sgradita l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Tuttavia, non esiste una democrazia al mondo che non riconosca il principio e il valore dell'autonomia e dell’indipendenza della magistratura”. Così il deputato dem Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia.
“Questa destra – ha aggiunto l’esponente dem - è ossessionata dal furore ideologico. Continua a riproporre battaglie vecchie di 30 anni, mentre tutto il mondo è cambiato. Poiché è assolutamente incapace di guardare al futuro, si rifugia nella bandiera ideologica, in presenza di un comparto della Giustizia che è fragilissimo e che avrebbe bisogno, non di ideologia ma di fatti e azioni concrete. La destra ha appena approvato la manovra di Bilancio che taglia 500 milioni di euro per la giustizia dal 2025 al 2027. Il processo telematico è in tilt, i giudici di pace rinviano le udienze al 2023, il carcere e’ al collasso e di fronte a tutti i problemi della Giustizia il governo si volta dall'altra parte”.
“Questo provvedimento – ha concluso Gianassi - è pericoloso perché cancella il quadro che, sulla Giustizia, avevano saputo fare con grande saggezza i costituenti, ricostruendo l'Italia democratica. Questa riforma cambia norme, che garantivano equilibrio, e introduce una traiettoria molto pericolosa che oggi inizia e che domani può concludersi con la sottomissione del Pubblico Ministero all'esecutivo. Scenari davvero gravi che dobbiamo contrastare. Continueremo la nostra battaglia anche fuori dall'Aula di Montecitorio”.
“La spesa per realizzare i nidi è clamorosamente in ritardo. Fallire questo obiettivo vuole piantare in asso decine di migliaia di mamme e papà che lavorano. Dal governo ci aspettiamo un impegno raddoppiato per un obiettivo irrinunciabile che non può essere rimodulato” così su X la vicepresidente della commissione esteri della camera, la deputata democratica, Lia Quartapelle.
“Chiedevamo da tempo questa tregua. È un percorso difficilissimo: gli ostacoli saranno presenti a ogni passo e, anche in queste ore, all’interno del governo israeliano c’è chi sta lavorando per far saltare l’accordo raggiunto. Dobbiamo essere tutti uniti affinché la tregua sia preservata e rappresenti una via per la pace. C’è chi vuole affermare l’idea che la pace si affermi con la forza. Per noi la pace ha bisogno invece di politica e di giustizia. Per questo chiediamo al ministro Tajani di venire in Parlamento a riferire". Così in Aula alla Camera il responsabile nazionale Esteri del PD, Peppe Provenzano, che nel corso del suo intervento ha stigmatizzato le dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro Tajani, il quale ha assicurato l’immunità a Netanyahu. “A che titolo il ministro Tajani ha fatto quelle dichiarazioni? Sta forse dicendo che l’Italia, davanti a un mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale, si sottrarrà agli obblighi di legge e al diritto internazionale? Serve un chiarimento immediato”, ha concludo Provenzano.
Non un emendamento, non un intervento su un provvedimento che mette mano alla Costituzione è stato possibile alle opposizioni, ma neppure alla maggioranza: il ddl di riforma costituzionale oggi approvato in prima lettura, è stato votato a colpi di maggioranza senza un vero confronto su un tema delicatissimo come la giustizia. Non si è affrontato nessun vero problema che interessa i cittadini come la durata dei processi o le risorse per il funzionamento. Però con la separazione delle carriere dei magistrati si attacca la loro autonomia e la loro indipendenza, si apre la strada all’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo, si persegue un modello che oggi è superato e messo in discussione in molti Paesi. Un altro provvedimento mosso da ideologia e da intento punitivo verso la magistratura. È così che si avvicina l’Italia ai peggiori modelli illiberali amici della Meloni”.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Ma c’era proprio bisogno di questa riforma? Già la Corte Costituzionale aveva chiarito che per prevedere due concorsi differenti, la modalità per non transitare da un ruolo all’altro, era sufficiente una legge ordinaria, purché rimanesse un unico ordine e un unico CSM. Allora perché fare una legge di riforma costituzionale? A noi sembra chiaro l’intento punitivo di questa riforma, come chiaro ci appare il furore ideologico che l’accompagna. Al di là dell’affermazione di principio sulla unitarietà dell’ordine giudiziario, non ci si limita a separare le carriere, ma si fanno due distinte magistrature governate da due distinti CSM. Si prende quindi un potere unico per farne due mezzi poteri, indebolendo in questo modo l’ordine giudiziario ed intaccandone autonomia ed indipendenza. E questo è un fatto.
Si dice che la riforma serva per limitare lo strapotere del Pm nel processo. Ebbene, cosi come scritta determinerà esattamente il contrario. Indebolimento dell’ordine giudiziario e rafforzamento del pm che, già dotato di un proprio apparato di polizia giudiziaria, avrà anche di un proprio CSM con cui si autogovernerà. Non era meglio occuparsi del sovraffollamento delle carceri, o del processo telematico penale che non funziona, o del piano strategico delle assunzioni per il sistema giustizia ormai al collasso per evitare che le udienze vangano fissate al 2030? O delle richieste di maggiori investimenti che i giudici chiedono per fare le indagini sempre più complesse e combattere la criminalità organizzata? Questi sono i problemi che interessano i cittadini e gli operatori del diritto. Ma a voi non interessa costruire un servizio pubblico di giustizia per i cittadini. Del resto, cosi come state smantellando il servito pubblico sanitario, così smantellate il servizio della giustizia penale.
Così la deputata democratica e responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, intervenendo in Aula durante la dichiarazione di voto.
Dichiarazione di Maria Stefania Marino, deputata Pd
“Per valorizzare il sito archeologico di Noto Antica (in provincia di Siracusa) e proseguire il programma degli scavi servono risorse certe" e per questo ho presentato un emendamento al Decreto Cultura, attualmente in discussione a Montecitorio".
“Quello di Noto è un Parco Archeologico straordinario, che fa parte del patrimonio Unesco e dove gli scavi, seppur parziali, hanno portato alla luce straordinari reperti di numerose epoche storiche e di enorme valenza artistica e culturale. Recentemente, sono stati avviati nuovi lavori, finanziati con il Pnrr, ma sono necessarie nuove risorse anche per il prossimo triennio al fine di recuperare pienamente tutti i reperti presenti e restituire alla fruibilità pubblica l’intera area”.