“Il Documento programmatico di finanza pubblica 2025 non è un piano economico: è una dichiarazione di sopravvivenza. Un bilancio costruito sull’inflazione e non sulla crescita, dove i conti tornano solo perché i prezzi restano alti, mentre il potere d’acquisto delle famiglie continua a cadere”. Lo dichiara il deputato del Partito Democratico Silvio Lai nel suo intervento in Aula sul Dpfp 2025.
“Oggi - continua il parlamentare dem - il Governo si vanta dei conti in ordine, dello spread in discesa e del giudizio positivo delle agenzie di rating, come se fossero loro a dover certificare la giustizia sociale di un Paese. Ma non era questo il tono delle promesse elettorali quando si gridava contro l’austerità e oggi si rifugia nella prudenza. Una prudenza che non è responsabilità, ma assenza di coraggio, paura di scegliere, paura di cambiare. Quella che il governo definisce stabilità è solo conservazione di interessi consolidati, difesa di chi ha già vinto. Non si toccano le rendite, non si tocca chi ha di più senza merito, non si tocca chi si è arricchito nelle crisi, durante la pandemia e con la guerra". "Il governo che si è presentato come quello della discontinuità è diventato il governo dell’immobilismo che rinvia e si limita a galleggiare mentre il Paese arretra", conclude Lai.
“Dopo dieci mesi di annunci, il Governo Meloni mette la parola fine alla produzione di zinco e piombo a Portovesme. Non ci sono investitori, non ci sono soluzioni sull’energia, non ci sono garanzie occupazionali. È l’ennesimo fallimento industriale di un esecutivo che non ha una politica, né per la Sardegna né per il Paese”.
Lo afferma il deputato e segretario del PD della Sardegna, Silvio Lai.
“Il tavolo al Mimit - aggiunge- ha dimostrato che il Governo è incapace di affrontare una crisi industriale: nessuna capacità di interlocuzione con i grandi player internazionali, nessuna innovazione nelle politiche energetiche, solo mesi di illusioni e promesse vuote. A pagare sono ancora una volta i lavoratori del Sulcis, già segnati da anni di crisi e incertezze. In un momento in cui l’Europa spinge per l’autonomia sulle materie prime critiche, l’Italia non è in grado nemmeno di salvaguardare ciò che resta dei suoi poli industriali. La Sardegna diventa così il simbolo di un Paese senza rotta: zero energia competitiva, zero strumenti di politica industriale, zero garanzie per l’occupazione. La Regione ha fatto ogni sforzo per garantire un contesto adeguato a innovare e completare le infrastrutture ma questo non è sufficiente quando si devono cercare player internazionali e relazioni con sistemi statali. Altro che centralità dell’Italia della Meloni, anche ieri è emerso il contrasto tra propaganda e realtà. Chiediamo che il Governo venga immediatamente a riferire in Parlamento e che si apra una discussione seria su una politica industriale nazionale, perché non è più accettabile che ogni crisi si trasformi in un epilogo di abbandono e rassegnazione. La Sardegna - conclude - non può essere la cartina di tornasole del vuoto strategico di questo Governo”.
Dichiarazione di Silvio Lai, deputato Pd
«Mentre il Governo Meloni racconta un’Italia di successi, i numeri ufficiali restituiscono un Paese che si impoverisce e si divide. secondo gli ultimi dati ISTAT nel 2023 vivevano in povertà assoluta circa 5,7 milioni di persone (9,7% della popolazione) e in povertà relativa quasi 8,5 milioni (14,5%). Il contrasto con la narrazione governativa è lampante: mentre la premier si vanta di presunti successi il calo dello spread lo pagano i dipendenti e il ceto medio, il Paese reale è schiacciato dal peso fiscale, dal caro-vita e dalla mancanza di servizi pubblici accessibili. La prossima manovra economica non può essere l’ennesimo esercizio di propaganda: servono misure concrete e immediate per ridurre le disuguaglianze. Ci sono priorità chiare se non si vuole mentire: Progressività fiscale vera, come chiede la Costituzione: rimodulare l’Irpef alleggerendo redditi bassi e medi, chiedendo di più a grandi patrimoni e rendite; Salario minimo legale e rinnovo dei contratti bloccati, per dare potere d’acquisto ai lavoratori e alle famiglie; Accesso gratuito o calmierato ai servizi essenziali (sanità, scuola, trasporti) per le fasce fragili; Stop a condoni e sanatorie, che premiano evasori e sottraggono risorse a chi le tasse le paga sempre; Razionalizzazione della spesa fiscale, eliminando bonus e detrazioni distorsive che oggi vanno in misura sproporzionata a chi ha redditi alti. Ci chiediamo - conclude Lai- se il ministro Giorgetti avrà il coraggio di mettere queste scelte in legge di bilancio o se assisteremo all’ennesimo condono e alla protezione di chi fa extraprofitti. E se la priorità del Governo sarà ancora una volta premiare chi evade e proteggere i grandi interessi”.
“L’Assestamento 2025 viene presentato come una manovra tecnica, ma in realtà fotografa la paralisi del governo: rafforza stanziamenti per difesa e incentivi alle imprese; non destina risorse straordinarie alla sanità; e congela Poste in attesa della Legge di bilancio 2026. Ci troviamo di fronte a un atto difensivo, che rinvia ogni scelta, scaricando i problemi sulle prossime sessioni di bilancio”.
Così il deputato democratico della commissione Bilancio, Silvio Lai, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo.
“Il Partito Democratico - ha aggiunto - nel denunciare queste criticità, chiede una chiara e netta inversione di rotta: sulla sanità, occorre portare la quota statale almeno a 100 miliardi per coprire davvero i Lea; su istruzione e ricerca, è necessario invertire i tagli e finanziare stabilmente scuola, università e giovani ricercatori; sul debito, servono politiche di gestione attiva, per ridurre la spesa per interessi; sull’Europa, sono necessarie risorse certe per i programmi comunitari, evitando crolli come quello della missione ‘Italia in Europa e nel mondo’; sul metodo, dobbiamo affrontare i ritardi nei pagamenti della Pa, perché ogni giorno di ritardo è un costo per imprese e lavoro. Il Rendiconto 2024 certifica una verità: i conti tornano solo sulla carta, non nella realtà. L’Assestamento 2025 non corregge nulla: ma rinvia e difende l’indifendibile. Noi diciamo con chiarezza: non serve un bilancio che vive di inflazione e scarica i costi sui cittadini. Serve un bilancio - ha concluso - che investa su sanità, scuola, ricerca, lavoro e che riporti trasparenza nel sistema bancario”.
“Ora il Parlamento si assuma le sue responsabilità”
Il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la legge che disciplina procedure e tempi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. La Sardegna è la seconda Regione, dopo la Toscana, a dotarsi di una normativa attuativa delle sentenze della Corte costituzionale (n. 242/2019 e successive). “È una legge giusta e necessaria: accompagna il malato senza imporre nulla, nel pieno rispetto di dignità e libertà, seguendo rigorosamente i quattro requisiti fissati dalla Consulta”, dichiara Silvio Lai (PD), che sottolinea “il lavoro decisivo della Commissione Sanità e della sua presidente Carla Fundoni (PD), che hanno condotto l’istruttoria e rafforzato la tenuta giuridica del testo”.
Il provvedimento garantisce assistenza sanitaria gratuita, verifica delle condizioni tramite commissione multidisciplinare e Comitato etico territorialmente competente, oltre a un passaggio obbligato per le cure palliative e tempi certi per le aziende sanitarie.
“Ora un’altra Regione segue l’esperienza della Toscana—prima ad approvare una legge analoga l’11 febbraio 2025, poi impugnata dal Governo. Il testo sardo Peraltro recepisce le criticità emerse in Toscana e riduce il rischio di contenzioso con verifiche cliniche, tempistiche e ruolo dei Comitati etici più puntuali. Con questa approvazione il PD e il centro sinistra difendono i diritti e danno attuazione alle sentenze costituzionali. La maggioranza in Parlamento continua a eludere un vuoto legislativo che va colmato. Il Parlamento la smetta di rinviare e chiuda il cantiere nazionale: lasciare cittadini e servizi sanitari nel limbo è viltà politica e strumentalizzazione sulla pelle di chi soffre”, conclude Lai.
“Con la riforma che separa le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti il Governo Meloni non affronta i veri problemi della giustizia, ma indebolisce l’autonomia della magistratura e concentra ancora più potere nell’esecutivo.”
Lo dichiara in Aula il deputato Silvio Lai, annunciando il voto contrario del PD alla riforma.
“Non c’è nulla sui temi reali che i cittadini attendono: processi troppo lunghi, giustizia amministrativa lenta, incertezza del diritto, carceri al collasso. Non c’è un rigo sulle altre critiche al sistema: abusi delle intercettazioni, spettacolarizzazione dei processi o porte girevoli tra politica e magistratura. Al contrario – sottolinea Lai – la maggioranza, rallentando e riducendo i finanziamenti, sceglie di alimentare la crisi del sistema per dire che non funziona e giustificare così una riforma che ha come unico obiettivo intimidire la magistratura e ridurne l’autorevolezza. Si muovono sulla magistratura come si muovono su insicurezza e immigrazione, generando dubbi e paure nei cittadini con i loro stessi interventi”.
Secondo Lai, la riforma “smonta l’unitarietà del Consiglio Superiore della Magistratura, organo costituzionale presieduto dal Presidente della Repubblica che rappresenta anche l’unità del Paese, per sostituirlo con due CSM più deboli e autoreferenziali, ridotti alla sola autogestione disciplinare”.
“E non dite la verità – aggiunge – la separazione delle funzioni già esiste con la riforma Cartabia del 2022, perché un magistrato può effettuare un solo passaggio da requirente a giudicante o viceversa. Non c’è dunque alcun bisogno di stravolgere la Costituzione. Con questa riforma non si risolvono i problemi ma si minano i contrappesi democratici, cancellando di fatto la tripartizione dei poteri”. Per Lai, “La giustizia non può diventare terreno di propaganda o vendetta personale. Deve restare presidio dei diritti e garanzia per i cittadini. Per questo dico no a una riforma ideologica, incoerente persino con la storia di chi oggi la difende, sbagliata nel merito e pericolosa nel metodo”.
«Il Rally Italia Sardegna non è solo una gara sportiva: è un evento che da oltre vent’anni porta turismo, economia e prestigio internazionale alla nostra isola. Dal 5 all’8 giugno si è svolta l’edizione 2025 con grande successo, eppure per il 2026 il futuro è incerto. Il calendario Wrc prevede una tappa in Italia, ma la scelta della sede è sospesa tra la Sardegna e Roma. Secondo fonti giornalistiche, il promoter internazionale sarebbe, non si sa quanto spontaneamente se non si rendessero evidenti elementi oggettivi di confronto, orientato verso Roma, sostenuta dal Governo e dalla Regione Lazio, mentre la Sardegna rischia di essere esclusa dopo vent’anni di esperienza e risultati positivi”.
Così il deputato Pd, Silvio Lai.
“I numeri - aggiunge - parlano chiaro: nelle ultime edizioni il Rally in Sardegna ha portato oltre 80 milioni di euro di ricadute economiche dirette e indirette, con punte di 200mila presenze turistiche aggiuntive nelle settimane della manifestazione e una copertura televisiva mondiale in più di 150 Paesi. Un indotto che ha fatto crescere alberghi, ristorazione, trasporti e servizi locali, con effetti fondamentali per un’isola che soffre già di isolamento e costi aggiuntivi. Roma non ha bisogno di questo evento per essere conosciuta e valorizzata: gode già di un turismo internazionale permanente, di eventi sportivi e culturali globali e di un’attenzione mediatica quotidiana. La Sardegna invece ha bisogno di occasioni come il Rally per superare i limiti dell’insularità e costruire opportunità concrete di sviluppo. La sostituzione recente dei vertici di Aci rende ancora più forte il sospetto che si stia consumando un’operazione politica, funzionale agli equilibri della maggioranza, più che una valutazione basata su criteri tecnici, sportivi ed economici. Per questo ho presentato un’interrogazione alla presidente del Consiglio e al ministro Abodi: vogliamo chiarezza e trasparenza. Non si può sacrificare la Sardegna sull’altare delle convenienze politiche. Chiedo ai parlamentari sardi della maggioranza di uscire dal silenzio e di assumersi le proprie responsabilità. Difendere il Rally significa difendere un pezzo importante di economia, di immagine e di identità dell’isola. Se il Rally venisse spostato a Roma - conclude - sarebbe uno scippo politico ingiustificato, che impoverirebbe la Sardegna senza dare nulla in più a Roma e al Lazio”.
«Manovra alle porte e Salvini come sempre torna in modalità venditore di pentole: oggi a Cernobbio ha promesso flat tax anche per i lavoratori dipendenti, pace fiscale con rottamazione delle cartelle e altri improbabili regali. Tutte misure prive di coperture, che non faranno altro che gonfiare il deficit e scaricare il peso sui cittadini onesti, quelli che le tasse le pagano davvero.
Salvini recita la parte di Robin Hood al contrario: annuncia condoni e sconti a pioggia per chi evade, mentre lascia sulle spalle delle famiglie e dei lavoratori i costi reali di bilancio, senza veri interventi per restituire capacità di spesa alle famiglie. E per giustificarsi delle favole che racconta, invece di assumersi le proprie responsabilità accusa Bruxelles, dimenticando che è lui stesso vicepresidente del Governo Meloni e non un passante.
Chissà cosa penserà del suo collega il ministro dell’Economia Giorgetti, che sia al Meeting di Rimini sia oggi a Cernobbio ha richiamato alla prudenza, alla sostenibilità dei conti pubblici, al rispetto delle regole europee e alla necessità di misure concrete per famiglie e imprese.
Intanto l’economia italiana rallenta da mesi, aumenta il lavoro precario e insicuro, diminuiscono le entrate pubbliche. Servirebbero investimenti pubblici in scuola e sanità, interventi strutturali e un piano industriale nazionale, lotta all’evasione e aumento dei salari, contrasto alle politiche dei dazi americani e rafforzamento dell’Europa. Salvini invece propone invece fantasie e promesse inconciliabili.
Lo dichiara Silvio Lai, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Bilancio della Camera.
“Oggi la Regione Sardegna ha deciso di mettere 25 milioni di euro per affrontare l’emergenza della dermatite nodulare bovina. Bene. Ma ora non si può più attendere: il governo Meloni deve fare la sua parte, come ha fatto per tutte le altre zoonosi e calamità che hanno colpito altre regioni d’Italia”.
Lo dichiara Silvio Lai, deputato PD, dopo la notizia dell’intesa bipartisan raggiunta in Consiglio regionale sardo per una legge d’emergenza a favore degli allevatori.
“L’epidemia in corso - aggiunge - ha causato e causerà abbattimenti di massa, blocco della movimentazione dei capi, perdite economiche ingenti. La risposta non può essere lasciata solo alla Regione. Esiste un fondo nazionale Pac, da 450 milioni di euro, anche per la dermatite nodulare, che il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida deve attivare e non ha ancora proceduto. E questo è inaccettabile. Il governo Meloni deve spiegare perché ha messo fondi straordinari per altre epizoozie e invece tace quando si tratta della Sardegna. Forse considera l’isola fuori dal territorio nazionale? Un’enclave da trattare a parte, come sta facendo con il 41 bis, negando lo Stato di diritto? Non lo accetteremo. La Sardegna - conclude - non mendica elemosine, pretende giustizia e rispetto”.
"Più che un decreto Economia è un decreto per le rendite, per continuare a proteggere le posizioni dominanti e scaricare sui cittadini, lavoratori e contribuenti, i costi delle inefficienze, delle rinunce politiche e dei ritardi del Governo. I miglioramenti apportati grazie agli emendamenti dell'opposizione non sono sufficienti per dare il nostro voto favorevole al provvedimento".
Così Silvio Lai, deputato Pd della commissione Bilancio, intervenendo in Aula sul decreto Economia.
"Nel decreto - aggiunge - non c'è nessuna misura riferibile alla programmazione economica, dall'industria al lavoro, dai salari ai dazi, nel mentre si è aggravata la fase della decrescita come segnalato dall'Istat. Peraltro sotto il profilo dell’urgenza e della sua regolarità il decreto è un omnibus che la Corte Costituzionale ha già denunciato ed è stato bocciato dagli organismi superpartes del Senato, perché non è chiaro cosa abbia indirizzato le scelte normative del Governo nel provvedimento. Siamo alla confusione totale. Quando ci sono soluzioni, queste sono inique e pericolose come quelle sul payback dei dispositivi medici. È stata presentata come una mediazione, ma il risultato finale è che pagano le piccole aziende (quanto le grandi) che hanno fornito prodotti al Servizio Sanitario Nazionale per errori di programmazione. Sulle opere pubbliche fuoriuscite dal Pnrr, ora ammesse al fondo per le opere indifferibili, siamo davanti a un paradosso: si usano risorse ordinarie per coprire fallimenti straordinari, senza alcuna analisi pubblica su chi ha sbagliato, quali enti hanno perso tempo, quali gare non sono partite. Nel decreto ci sono anche disposizioni sulle cripto-attività, fintech, startup. Bene. Ma tutto si riduce a modifiche formali e strumenti di incentivo senza visione. Nessuna connessione con il sistema scolastico, l’università pubblica, la formazione dei giovani. E poi emerge il modo con cui il lavoro viene trattato da questo Governo che voleva aumentare a 4 anni la precarietà e dare il via ai contratti di zona. Per l’esecutivo Meloni il lavoro è solo merce come fossimo nell’800. Sulla Sugar tax ennesimo rinvio. Ormai siamo ad 800 milioni di costi che hanno pagato i cittadini per far risparmiare le grandi aziende come Coca-Cola e Pepsi. La sintesi è: rendita privata, costo pubblico. Il nostro voto contrario è la coerente conseguenza dell'ennesimo scadente decreto. Di economia - conclude - speriamo di occuparcene la prossima volta".
“Il Governo Meloni e l’Inps parlano di ‘welfare generativo’, ma intanto lasciano migliaia di famiglie e operatori nel caos del nuovo Home Care Premium: piattaforme che non funzionano, accreditamenti bloccati per i dipendenti delle cooperative, educatori respinti in violazione del regime transitorio di legge, servizi storici come OSS, sollievo, centri diurni, trasporto e ausili cancellati o fortemente ridimensionati. Il tutto con una evidente avversione nei confronti del sistema della cooperazione sociale che non manca di denunciarlo costantemente”.
Lo dichiarano i deputati Silvio Lai (PD) e Francesca Ghirra (AVS), annunciando un’interrogazione urgente al ministro del Lavoro.
“Dai territori arrivano denunce circostanziate – spiegano –: i professionisti dipendenti di cooperative non riescono a completare l’accreditamento, i beneficiari non possono selezionarli, non sono visibili budget e dati necessari alla pianificazione degli interventi, regnano incertezza su fatture e pagamenti, e non ci sono regole chiare per la sostituzione durante ferie o malattia. È un corto circuito che scarica sui più fragili i costi dell’improvvisazione. L’INPS ha detto di aver reintrodotto OSS/OSA e promesso soluzioni informatiche, più un +25% del budget individuale come compensazione per i servizi eliminati. Ma sul campo le criticità permangono e quel +25% non sostituisce un centro diurno o un trasporto assistito per un ultra-ottantenne. Lo dicono chiaramente anche gli Ambiti e i Sindaci – come a Nuoro – che chiedono di ripristinare le prestazioni e di mantenere il ruolo degli ATS e delle cooperative sociali. Sugli educatori socio-pedagogici – incalzano Lai e Ghirra – il bando va allineato alla legge 15/2025: finché gli Albi non sono operativi, chi ha presentato domanda può lavorare. Chiediamo una circolare immediata per evitare esclusioni illegittime e interruzioni dei progetti educativi. Vogliamo risposte con date: quando saranno abilitati direttamente gli enti del Terzo Settore per l’inserimento dei propri dipendenti? Quando saranno ripristinate le prestazioni integrative essenziali? Quali indicatori si useranno per verificare gli effetti reali del nuovo schema? E perché non rendere obbligatoria la piattaforma SICARE per la rendicontazione di tutti, come proposto dalle organizzazioni? Il Governo smetta di fare propaganda e metta in sicurezza l’assistenza domiciliare: tavolo immediato con ANCI, Regioni e Terzo Settore, ripristino dei servizi essenziali, tutela dell’occupazione e rispetto dei CCNL e della sicurezza sul lavoro. Il welfare - concludono - si fa con le persone e con regole chiare, non con slogan”.
«Il comparto zootecnico sardo è ad altissimo rischio a causa dell’epidemia di dermatite nodulare bovina, e non può essere lasciato solo. La destra, in Sardegna, propone di stanziare oltre 30 milioni di euro a carico della Regione. Ma le norme europee parlano chiaro: è il Governo, e in particolare il Ministro dell’Agricoltura, che può attivare il fondo nazionale previsto dalla PAC per queste emergenze. E deve farlo subito».
È quanto dichiarano il deputato sardo Silvio Lai, con i colleghi Antonella Forattini e Stefano Vaccari della Commissione Agricoltura, firmatari di un’interrogazione parlamentare indirizzata al Ministro Francesco Lollobrigida.
«Il Regolamento (UE) 2021/2115 – spiegano – mette a disposizione oltre 450 milioni di euro per l’Italia, anche per casi come la dermatite nodulare. Ma per sbloccare queste risorse servono atti formali: una delibera della Regione, una ricognizione dei danni, una richiesta ufficiale del MASAF a Bruxelles. Vogliamo sapere se il Ministro si è già attivato, e in che tempi intenda farlo».
L’interrogazione chiede anche chiarezza su quali siano i tempi previsti per l’attivazione del fondo e l’erogazione degli aiuti, se siano state attivate le procedure previste o se si stia pensando ad altri fondi ordinari e, infine, se siano in corso le necessarie modifiche ai parametri ISMEA troppo bassi che oggi stabiliscono i ristori.
«Le tariffe attuali – denunciano i parlamentari PD – non coprono minimamente i costi reali dei capi abbattuti o dichiarati improduttivi. Così si scarica il peso della crisi direttamente sugli allevatori».
«Chiediamo al Governo, in questo caso al Ministero dell’agricoltura – concludono Lai, Forattini e Vaccari – di assumersi la propria responsabilità e di agire con la massima urgenza non solo nell’accompagnamento alla dimensione epidemiologica ma anche sul piano economico delle imprese. L’emergenza è nazionale, non regionale. E l’Europa ha già previsto gli strumenti per affrontarla anche in Italia. Non si perda altro tempo».
“La decisione del Governo Meloni di rigettare formalmente gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è grave e irresponsabile. Un passo indietro che mina la cooperazione globale nella lotta alle pandemie e contraddice in modo palese i proclami sulla centralità della prevenzione nel Servizio Sanitario Nazionale.” Lo afferma Silvio Lai, deputato del Pd in Commissione Bilancio della Camera, commentando la lettera ufficiale inviata dal Ministro Schillaci all’OMS.
“La posizione italiana – sottolinea Lai – ricalca quella degli Stati Uniti di Donald Trump, ma è in aperto contrasto con l’appello di oltre 75 Società scientifiche cliniche italiane, riunite nel FoSSC, che hanno definito questa scelta miope e pericolosa. L’Italia è stato uno dei Paesi più colpiti dal Covid: rifiutare oggi regole comuni per prevenire le pandemie significa dimenticare in fretta i sacrifici, i morti, la pressione sugli ospedali, la paralisi del Paese. In questi giorni, durante il Forum Politico di Alto Livello delle Nazioni Unite (HLPF) e la sessione dell’ECOSOC dedicata alla salute globale, esperti come il prof. Ibrahim Abubakar hanno ribadito che “la prossima pandemia non accadrà tra 100 anni, ma molto prima”, invitando i governi a rafforzare la cooperazione e a dotarsi di sistemi flessibili e transnazionali per anticipare le crisi sanitarie.
“Il paradosso – prosegue Lai – è che, mentre esponenti della maggioranza parlano pubblicamente della necessità di rafforzare la prevenzione e di costruire un nuovo equilibrio tra spesa sanitaria e salute pubblica, il Governo che essi sostengono rifiuta proprio quegli strumenti internazionali che renderebbero possibile questo cambiamento. Anzi, il loro partito arriva perfino a vantarsi sui social del rifiuto delle procedure con lo slogan ‘mai più limitazioni delle libertà personali’. Il Governo ascolti l’appello delle 75 Società scientifiche italiane e torni sui propri passi, accettando il nuovo Regolamento sanitario internazionale e aprendo un confronto serio con la comunità scientifica e con il Parlamento. Non si può parlare di prevenzione nei convegni – conclude Lai – e poi boicottare le uniche vere regole globali che ci preparano alla prossima emergenza sanitaria. Il Governo smetta di cedere alla propaganda sovranista e scelga la scienza, la responsabilità e la cooperazione.”
"Il governo Meloni decide in solitaria e impone alla Sardegna l’arrivo di 92 detenuti sottoposti al regime del 41‑bis nella casa circondariale di Uta, senza alcun confronto con il territorio, senza trasparenza e, soprattutto, senza un piano di rafforzamento delle strutture e del personale penitenziario". Lo dichiara Silvio Lai, deputato del Partito Democratico e componente della commissione Bilancio della Camera, annunciando la presentazione di una interrogazione urgente al ministro della Giustizia, cofirmata dai deputati Debora Serracchiani (responsabile Giustizia del Pd) e Federico Gianassi (capogruppo PD in commissione Giustizia).
"Siamo di fronte a una decisione gravissima che colpisce un’isola già penalizzata dal punto di vista logistico e infrastrutturale, e - prosegue l'esponente dem - che rischia di trasformare il carcere di Uta in un hub nazionale della detenzione di massima sicurezza, senza le necessarie garanzie sanitarie, organizzative e di sicurezza, aggiungendosi ai detenuti in 41‑bis presenti nelle altre carceri isolane, a partire da Bancali. Con l’arrivo dei 92 nuovi detenuti, la Sardegna si avvia a ospitare quasi un quarto dell’intera popolazione detenuta in regime di 41-bis in Italia, a fronte di appena il 2,6% della popolazione nazionale. È evidente che siamo davanti a una scelta di comodo da parte del governo, che tratta la Sardegna come un’area di servizio per le emergenze penitenziarie del Paese. Tutto questo avviene senza alcun confronto istituzionale, né con la Regione né con i Comuni interessati. Non esiste un piano per il potenziamento del personale, per il rafforzamento dei presidi sanitari, né per garantire il rispetto delle prescrizioni costituzionali e giurisprudenziali che riguardano il trattamento dei detenuti più pericolosi".
“E tutto questo – conclude Lai – avviene nel silenzio dei sostenitori sardi del governo Meloni mentre alla Sardegna viene scaricato un fardello enorme senza alcuna contropartita né riconoscimento. L’istituto di Uta è già in sovraffollamento, con 700 detenuti su una capienza regolamentare di 561 posti. Il regime 41‑bis richiede sorveglianza continua, celle singole, trattamenti sanitari adeguati e personale altamente formato. Il governo non ha previsto nulla di tutto ciò: solo ordini calati dall’alto e il solito scaricabarile verso i territori più deboli. È inaccettabile. Nell’interrogazione chiediamo: chi ha deciso questo trasferimento massiccio? Da dove provengono i detenuti? Come si pensa di garantire legalità, sicurezza e diritti in queste condizioni? Il governo risponda davanti al Parlamento e alla Sardegna".
«Sul virus della dermatite nodulare contagiosa che ha colpito duramente gli allevamenti bovini in Sardegna, le rassicurazioni ricevute oggi dal Ministero della Salute, in risposta a un’interrogazione a mia prima firma, vanno nella giusta direzione, ma non sono sufficienti. Occorre fare molto di più e con maggiore tempestività».
Lo dichiara Silvio Lai, deputato del Partito Democratico, che ha sollecitato oggi in Commissione Sanità alla Camera al sottosegretario Marcello Gemmato una strategia più ampia e incisiva.
«Ho chiesto al Governo – prosegue Lai – di interagire con decisione con l’Unione Europea, affinché si tenga conto delle peculiarità dell’allevamento estensivo sardo, profondamente diverso da quello intensivo su cui si basano i protocolli europei. Servono misure più flessibili, adatte alla realtà territoriale dell’isola, senza che questo metta in discussione le procedure sanitarie previste».
«È inoltre indispensabile garantire – aggiunge – ristori immediati, adeguati e certi per i capi abbattuti, deceduti o dichiarati improduttivi dopo la vaccinazione, che deve essere attuata senza tentennamenti. Le attuali tariffe ISMEA sono assolutamente inadeguate e non riflettono il reale valore economico degli animali, danneggiando ulteriormente gli allevatori. Il Governo deve agire subito per aggiornare questi criteri, perché non è tollerabile che le aziende sarde vengano risarcite in modo parziale».
«Nella mia replica – sottolinea Lai – ho inoltre chiesto al Ministero di chiarire subito quali sono i tempi e i criteri per il recupero dello status di indennità sanitaria della Sardegna. È fondamentale sapere quanti mesi privi di nuovi focolai dovranno trascorrere dopo la vaccinazione per dichiarare l’isola esente dalla malattia. Solo così si potrà garantire una piena condivisione dell’obiettivo da parte di tutti gli operatori e riportare il comparto bovino alla normalità».
«Il Ministero ha evidenziato, nella sua risposta, i ritardi nella vaccinazione e la moltiplicazione dei focolai, aggravati dall’impossibilità di procedere tempestivamente agli abbattimenti a causa dell’assenza di un impianto di smaltimento di categoria 1 nell’isola. Una situazione che richiede un coordinamento molto più efficiente tra Stato, Regione e portatori di interesse».
«Serve una vera strategia nazionale – conclude Lai – e una gestione trasparente e condivisa dell’intera emergenza. La Sardegna non può essere lasciata sola».