n. 63 -  29 marzo 2024

 

RAFFORZATA LA DITTATURA DELLE AUTO, MENO TUTELE PER CICLISTI E PEDONI

È il codice della strage

I numeri relativi alle vittime della strada disegnano uno scenario inquietante, da teatro di guerra: nel 2022 ci sono stati 3.159 morti e oltre 220mila feriti. Questo vuol dire nove morti ogni giorno per tutti i giorni dell’anno, e circa 600 feriti al giorno.

Le morti in strada sono la prima causa di morte tra i giovanissimi e il 70% degli incidenti avvengono in ambito urbano. Anche per il 2023, purtroppo, i dati della sicurezza stradale confermano che l'Italia è uno dei Paesi europei con il peggiore tasso di mortalità. Dietro questi numeri terribili ci sono vite spezzate, famiglie distrutte, sogni e speranze persi per sempre. È necessario un cambiamento radicale del modo stesso di concepire e vivere le strade urbane ed extraurbane.

Purtroppo questo cambiamento radicale è totalmente assente dal nuovo codice della strada voluto dal centrodestra.

Il Partito democratico si era detto favorevole ad affrontare il tema della sicurezza stradale con spirito costruttivo, mettendo al centro la tutela della vita dei cittadini. Perché un tema come questo andava affrontato senza divisioni ideologiche. In quest’ottica il Pd ha presentato oltre 250 emendamenti in commissione Trasporti, e molti in Aula, per tentare di migliorare il testo. Alcuni emendamenti sono stati accolti, o riformulati dai relatori, ma nell’insieme il testo è rimasto insufficiente. Ed è per questo che il Pd ha votato contro.

Il nuovo codice della strada, più che una riforma, appare una vera e propria controriforma: più velocità, meno controlli, meno tutele dai pericoli, meno tutele per i più fragili, più tolleranza per chi ignora i divieti, più punizioni per chi sceglie mezzi meno inquinanti e meno autonomia per i sindaci. Il nuovo codice della strada, infatti, riduce l'azione e l'autonomia dei Comuni, limita i controlli della velocità e diminuisce radicalmente lo sviluppo della mobilità ciclistica, sia con interventi di natura tecnica, come la cancellazione della segnaletica orizzontale, sia frenando la progettualità delle amministrazioni locali nel tracciare nuove piste ciclabili.

 

TEMI DELLA SETTIMANA

GIOCHI OLIMPICI INVERNALI: GOVERNO INCAPACE DI FAR FRONTE AGLI IMPEGNI

Ascoltare le voci critiche dei territori

I Giochi olimpici e paralimpici invernali per noi erano e rimangono un'opportunità di crescita economica, di sviluppo infrastrutturale, di rafforzamento dell'immagine dell'Italia all'estero.

Anche in occasione dell’approvazione del decreto n. 10 del 5 febbraio 2024 abbiamo lavorato con responsabilità, perché è anche nostro l'obiettivo di garantire all'Italia di essere pronta per accogliere uno degli eventi sportivi più prestigiosi e seguiti a livello internazionale. Ed è anche in virtù di questa volontà che abbiamo voluto rappresentare le preoccupazioni e le forti criticità sollevate da territori, associazioni, società civile, che non sono anti-italiani, sono le persone che abitano quei territori, territori che verranno direttamente interessati dagli interventi anche molto pesanti e dalle opere che verranno realizzate in vista di questi giochi. Prendere queste voci e ignorarle, anzi, peggio, trasformarle tutte nel demoniaco partito del “no” è il torto più grande che si possa fare all'occasione rappresentata dai Giochi olimpici invernali.

Questo decreto, di fatto, certifica e rende palese il fallimento del governo nel far fronte agli impegni assunti, così come certifica il fallimento del nuovo codice degli appalti, che avrebbe dovuto risolvere, a sentire gli annunci mirabolanti di ministri ed esponenti della maggioranza, qualsiasi problema. Ma così non è stato. È a causa di questi fallimenti che il decreto-legge all’esame del Parlamento deve adottare misure straordinarie per accelerare i lavori e per garantire che tutte le infrastrutture necessarie siano pronte in tempo utile per i Giochi.

 

80° ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE

Pace, libertà, democrazia hanno un prezzo altissimo che spesso ricade sul popolo

Quel 24 marzo di 80 anni fa, Roma, l'Italia e l'Europa subirono una ferita così profonda che non si è mai rimarginata. La lista delle vittime fu stilata da Kappler e dal questore Caruso, dai nazisti e dai fascisti italiani, attingendo tra gli antifascisti reclusi a via Tasso e a Regina Coeli e tra gli ebrei. Erano italiani, sì, ma che si opponevano all'occupazione nazista e straniera, sostenuta dai fascisti.

La Presidente del Consiglio, purtroppo, per la seconda volta in due anni, ha voluto sfuggire questa verità storica. La Resistenza non fu la lotta di una parte politica contro un'altra, ma una lotta nazionale per la democrazia e la libertà, animata da espressioni politiche diverse (liberali, comunisti, cattolici, socialisti, monarchici) e da diverse classi sociali (operai, artigiani, commercianti, religiosi, militari, professionisti, intellettuali, imprenditori). Quelle 335 vittime furono messe sulla bilancia della giustizia razziale: per ogni soldato tedesco ucciso, 10 italiani morti. Sulla genesi di quella bestiale decisione, il tempo e le sentenze hanno fatto giustizia, anche se c'è ancora chi gioca sul filo della mistificazione.

Gli ottant'anni delle Fosse Ardeatine ci ricordano, oggi, una sola cosa: la pace, la libertà e la democrazia hanno un prezzo altissimo, che ricade sempre sul popolo. L'eroismo sta nel popolo, più raramente nelle élite. E alle nuove generazioni noi non vogliamo nuovamente far pagare il prezzo della pace, della libertà e della democrazia, conquistate anche grazie al sacrificio dei martiri delle Ardeatine e dei milioni di morti delle guerre del secolo scorso.

 

ACCADE ALLA CAMERA

 
A cura del Gruppo Parlamentare del Partito democratico

 

 

QUESTION TIME

SU AGI MAGGIORANZA COME OLIGARCHI RUSSI, SPOLPANO PEZZI DI STATO

Giorgetti ha responsabilità su operazione concepita a Palazzo Chigi

La possibile vendita di Agi agli Angelucci è un’operazione politica, concepita su un banco vuoto dell'Aula, quello dell’On. Angelucci, e nelle alte stanze di Palazzo Chigi, e che farà passare il ministro Giorgetti come l’autore di una svendita dell’interesse economico del Paese e di un pezzo di democrazia. È quanto abbiamo dichiarato durante il question time.

È infatti responsabilità del ministro dell’economia non permettere che una grande azienda partecipata come l’ENI si riduca a fare favori alla maggioranza attuale e al governo in carica. Magari alla vigilia di tornate di nomine di altre partecipate. Così come è sua responsabilità non assecondare una concentrazione editoriale senza precedenti ed evitare una svendita in un coacervo di conflitti di interessi. Perché il ministro Giorgetti è Vice Segretario del Partito di cui farebbe parte l’acquirente: una pratica da oligarchi alla fine della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Pezzi di partito che spolpano pezzi di Stato.

 

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IN AULA LA PROSSIMA SETTIMANA

Teatri italiani
Mercoledì 3, esame e votazioni sulla proposta di legge sulla Dichiarazione di monumento nazionale dei Teatri italiani.

Prodotti agroalimentari
Da mercoledi, anche l'esame e le votazioni sul provvedimento riguardante i
contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al governo per la disciplina delle filiere di qualità.

Terzo settore
Da mercoledì, esame e votazioni sul provvedimento in materia di disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore.

Mozioni
Mercoledì, inizio della discussione e  votazioni di due mozioni di sfiducia: una nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini; e l'altra nei confronti del Ministro del turismo, Daniela Garnero Santanché.