"La crisi di Beko Europe è una delle peggiori crisi industriali degli ultimi anni, con il rischio concreto di trasformarsi in un vero e proprio terremoto sociale. Dietro i licenziamenti annunciati ci sono lavoratori, famiglie e un intero territorio, e mi riferisco non solo allo stabilimento di Siena ma anche alle aree interne, che rischia di subire un colpo durissimo". Così il deputato Pd Augusto Curti, sulla difficile situazione del settore elettrodomestico in Italia, intervenendo sui canali social dei deputati dem.
"Il piano industriale presentato dall’azienda – ha evidenziato l’esponente Pd - è inaccettabile, e per questo ci siamo opposti con fermezza. Si è riaperto un tavolo di confronto, ma è fondamentale che tutti, istituzioni, parti sociali e forze politiche, lavorino insieme per trovare soluzioni concrete. Dobbiamo muoverci su un doppio binario: da un lato, la salvaguardia dell'occupazione; dall'altro, il rilancio della produttività e dell’indotto, che rappresenta una parte fondamentale dell’economia locale. Serve unità per difendere il lavoro e il tessuto produttivo, ognuno deve fare la sua parte. Purtroppo, invece, assistiamo a divisioni e a polemiche sterili. Il nostro impegno resta fermo: siamo e saremo sempre al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, affinché questa crisi non si traduca in un dramma sociale irreversibile".
"Questa crisi – ha concluso Curti - dimostra l’assenza di una politica industriale seria e lungimirante da parte del governo Meloni. Il settore degli elettrodomestici è in ginocchio, così come l’automotive e altre filiere strategiche. Senza un piano chiaro di rilancio e di tutela del lavoro, il nostro Paese rischia di perdere interi comparti produttivi. Lavoreremo senza sosta per trovare soluzioni concrete e per difendere i diritti dei lavoratori. Il Partito Democratico continuerà a essere in prima linea per una politica industriale che metta al centro il lavoro, la dignità delle persone e il futuro delle imprese italiane".
"Seppure con molto ritardo, finalmente la prossima settimana la Camera discuterà delle condizioni delle carceri italiane. Sono mesi che il PD parla di una situazione di emergenza non più sostenibile: sovraffollamento, condizioni disumani per persone private dei loro diritti e mancanza di operatori sono solo alcune della gravi carenze delle carceri in Italia. Ora è il momento che il governo agisca e prenda in esame le proposte delle opposizioni presentate nelle diverse mozioni parlamentari”. Così in una nota la deputata dem, Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico.
Per la parlamentare PD, che da mesi è in prima linea con l'iniziativa 'Emergenza carcere, la svolta necessaria', “serve un netto cambiamento culturale e politico. Non bastano nuove norme che autorizzano la realizzazione di ulteriori spazi di detenzione o nuove pene. Occorre rimettere al centro della politica il tema della rieducazione civica nei nostri penitenziari: se il carcere non fa anche questo, il carcere non serve a niente e peggiorerà le condizioni dei detenuti”, conclude Serracchiani.
“Esprimiamo la nostra piena solidarietà al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ancora una volta oggetto di attacchi infondati e strumentali provenienti dalla disinformazione russa. È inaccettabile che il nostro Capo dello Stato venga trascinato in una campagna di disinformazione che mira a destabilizzare le istituzioni democratiche. Questo clima avvelenato è il risultato di un contesto politico in cui si è tollerato, se non addirittura alimentato, un dibattito sempre più aggressivo e divisivo. La difesa delle nostre istituzioni democratiche non è una questione di parte, ma un dovere collettivo per la tutela della credibilità dell’Italia nel contesto internazionale” così una nota del capogruppo democratico in commissione Difesa della Camera, Stefano Graziano.
“Chiediamo un intervento urgente del governo sulla situazione dei campi Flegrei. Il governo sta sottovalutando l’entità della catastrofe ma siamo molto preoccupati per quanto sta accadendo. I cittadini sono molto scossi, il ministro Musumeci venga a riferire in parlamento. Occorre verificare che tutte le infrastrutture non siano state danneggiate, occorre verificare l’entità di eventuali danni ed intervenire prontamente. Soprattutto non possiamo lasciare sole le amministrazioni locali. Un ringraziamento a tutte le forze dell’ordine intervenute sul campo, alla protezione civile, e a tutti i concittadini colpiti dal sisma va la mia più sentita vicinanza”. Lo dichiara Piero de Luca della presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
“La scelta del Ministro Giuli di nominare Marco Corsini presidente della Fondazione museo Ginori appare oggettivamente incomprensibile, sia nel metodo che nel merito: si tratta di una assegnazione non concertata e che di fatto sostituisce una figura di indubbia competenza nel settore, con una persona che, pur avendo assunto incarichi prestigiosi in altri comparti della pubblica amministrazione e nel settore privato, non ha però alcun titolo, formazione, esperienza e conoscenza in ambito culturale ed artistico. Queste non sono minuzie ma componenti essenziali per guidare una istituzione dalla rilevanza internazionale e dall’eccezionale interesse storico-artistico e archivistico. Per fare chiarezza ho quindi depositato una interrogazione parlamentare con la quale chiedo formalmente al ministro per quali giustificati motivi non sia stato confermato Tomaso Montanari e grazie a quali esperienze pregresse in ambito culturale e museale venga nominato Marco Corsini, peraltro in aperto contrasto con le indicazioni degli altri soci istituzionali come Regione Toscana e Comune di Sesto Fiorentino”. E’ quanto dichiara il deputato Pd e segretario Dem della Toscana Emiliano Fossi.
Domani la Camera discuterà un’interpellanza urgente rivolta al Ministro degli Esteri Tajani per chiedere quali iniziative intenda assumere affinché Paesi alleati, come Francia e Stati Uniti, forniscano tutte le informazioni utili a fare piena luce sulla strage di Ustica.
A oltre quarant’anni dai fatti, il diritto alla giustizia per le 81 vittime innocenti e i loro familiari resta ancora negato. La recente richiesta di archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Roma, motivata dall’impossibilità di ottenere risposte da Paesi amici dell’Italia, conferma la necessità di un impegno chiaro e determinato per arrivare alla verità e difendere la dignità nazionale.
L’interpellanza a Tajani è firmata dai deputati e dalle deputate del Pd: De Maria, Schlein, Braga, Merola, Fornaro, Manzi, Berruto, Stefanazzi, Vaccari, Toni Ricciardi, Gianassi, Ascani, Roggiani, Malavasi, De Luca, Girelli, Lai, Simiani, Orfini, Filippin, Tabacci, Porta, Graziano, Forattini, Romeo, Andrea Rossi, Gribaudo, Carè, Bakkali, Fassino, Ghio, Serracchiani, Gnassi, Cuperlo.
“È stata depositata oggi alla Camera dei Deputati una mozione per il riconoscimento del “Diritto a Restare” a prima firma dalla deputata democratica, Giovanna Iacono (PD), con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento delle aree interne del Sud e del Nord, promuovendo uno sviluppo equo ed inclusivo nei territori più fragili del Paese.
“La mozione è il risultato di mesi di confronto con colleghe e colleghi di Camera e Senato, associazioni, e realtà locali tra cui il Centro Studi Giuseppe Gatì, che hanno offerto un contributo prezioso nella stesura di questo testo – dichiara Iacono - che presiede l’Intergruppo per il Diritto a Restare. Il fenomeno dello spopolamento, unito al calo demografico, sta creando una frattura sempre più ampia tra diverse aree del Paese, con conseguenze drammatiche per la coesione sociale ed economica.”
I dati recenti sono allarmanti: negli ultimi dieci anni, le aree interne hanno registrato un calo demografico medio del 10%, con punte del 20%, mentre il Mezzogiorno ha visto la fuga di 200.000 giovani laureati. Il divario nei servizi essenziali, dall’istruzione alla sanità, costringe migliaia di cittadini a spostarsi per ricevere cure adeguate o trovare opportunità lavorative.
“Lo Stato non può abbandonare intere comunità – prosegue Iacono –. È necessario un intervento strutturale che garantisca ai cittadini il diritto di poter costruire il proprio futuro nel territorio in cui sono nati, senza dover emigrare per necessità e dando loro l’opportunità di tornare.”
La mozione impegna il Governo, tra le altre cose, a istituire un Osservatorio Nazionale per il Diritto a Restare, a potenziare le politiche giovanili e gli investimenti in infrastrutture, sanità e trasporti, a incentivare le imprese che assumono giovani laureati e a promuovere il recupero di aree inutilizzate per creare opportunità abitative e lavorative.
“La lotta allo spopolamento deve diventare una priorità per le istituzioni – conclude Iacono –. Vogliamo garantire a tutti i cittadini la possibilità di scegliere se restare nel proprio territorio senza essere costretti ad abbandonarlo per mancanza di opportunità.”
NO a madri incinte e bambini in carcere: norma sbagliata va riscritta
"Guardando le immagini del reportage di Gaia Mombelli ho riconosciuto molto degli istituti in cui sono stata. Da quando come Partito democratico ci siamo dati come obiettivo quello di entrare in carcere e negli istituti minorili per ispezionarlo e poi fare qualcosa qui in Parlamento, il luogo più alto della democrazia. Sbagliare può capitare, ma non si può sottovalutare il fatto che quell'errore può portarti molto più facilmente in carcere. Purtroppo oggi, grazie anche ad alcune decisioni di questo Governo, è più facile entrare in carcere rispetto a prima, ma anche molto più difficile uscirne. Sono aumentati i reati per i quali si entra in carcere anche per un minore. Noi abbiamo un processo minorile che è invidiato da moltissimi paesi europei: per un minore, prima di finire in carcere, vi è tutta una serie di possibilità per evitarlo. Questo Governo lo sta peggiorando. Rassegnazione, assenza di speranza, questi sono i sentimenti che emergono dai ragazzi intervistati dal carcere. E noi dobbiamo ricordare l'art. 27 della Costituzione ribadisce che abbiamo anche il dovere della rieducazione. Dobbiamo preoccuparci che il tempo che il ragazzo trascorre in carcere non sia un tempo perso, ma che sia un tempo che lo aiuta non soltanto a riflettere, ma anche a migliorarsi, a capire gli errori, ad avere delle regole. Se il carcere non fa questo, il carcere non serve a niente e peggiorerà le condizioni di quel detenuto.
Negli istituti penitenziari minorili oggi c'è il 200 per cento di sovraffollamento e quindi non pensate che siano come degli hotel dove ti portano da mangiare e da bere e si passa il tempo. Ricordo che in alcuni istituti minorili i ragazzi hanno il materasso per terra per dormire; i ragazzi di Nisida non hanno più il teatro a disposizione, quello che era stato donato loro da Eduardo De Filippo, e passano il loro tempo, se
fortunati, a riparare le loro celle.
Noi in Parlamento abbiamo il dovere di scrivere le regole e bene. Una di quelle regole scritte male riguarda le madri detenute in carcere. Nei primi mille giorni di vita si forma la vita di un bambino, che vita si forma un bambino che trascorre i primi mille giorni della sua vita in carcere? Allora noi tutti dobbiamo cambiare quella regola che è sbagliata. Non vogliamo bambini piccoli e donne incinta in carcere. La pena non è colpa del bambino, va scontata, ma in altri luoghi. I bambini non hanno colpa". Lo ha detto Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd, intervenuta alla conferenza stampa di presentazione del reportage di Skytg24 sulle carceri minorili.
Qualcosa si muove. La prossima settimana come richiesto da tutte le opposizioni, la Camera discuterà delle condizioni delle carceri italiane: siamo dovuti arrivare a dati preoccupanti per il sopraffollamento e lo stato delle persone private di libertà e degli operatori, ma ora anche la maggioranza riconosce che il tema non è più rinviabile. Le mozioni presentate incalzeranno il Governo a dire come intende agire con misure concrete e urgenti. È anche su questo che si misura il grado di civiltà di un paese.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“Un altro provvedimento in materia di giustizia che non sana affatto i problemi della giustizia. Metter mano alle intercettazioni senza ripensare nel complesso le norme che regolano la fase delle indagini preliminari, favorendo un riequilibrio tra parte pubblica e privata, significa voler soltanto esibire una bandiera, senza alcuna reale intenzione di migliorare la giustizia.”
Così Marco Lacarra, deputato PD e componente della Commissione Giustizia di Montecitorio, a commento del disegno di legge in materia di intercettazioni in esame alla Camera.
“Introdurre il limite di 45 giorni per la durata delle intercettazioni vuol dire, di fatto, legare le mani agli inquirenti. La riforma voluta dal Governo Meloni e dalla sua maggioranza non risolve nemmeno parzialmente tutte le questioni legate ad eventuali abusi dello strumento o alle lesioni del diritto della privacy dei cittadini. Molto più semplicemente questi ‘effetti collaterali’ sono stati utilizzati come giustificazione per depotenziare la capacità operativa della magistratura. Le conseguenze saranno gravissime, come abbiamo cercato di spiegare durante tutto il corso della discussione. Da una parte, sarà molto più difficile indagare sui responsabili di reati gravissimi come l’omicidio o tutti i reati legati, ad esempio, alla violenza di genere. Dall’altro, si stende un tappeto rosso ai criminali di professione, a cui basterà aspettare pazientemente il decorso dei 45 giorni per riprendere in tutta tranquillità ogni attività illegale. Insomma – conclude Lacarra – siamo di fronte all’ennesimo pasticcio di questo Governo. E a farne le spese, in termini di sicurezza e legalità, saranno come al solito i cittadini.”
“Questa notte c’è stata una scossa di terremoto molto forte nella zona dei campi Flegrei, ci sono stati dei crolli che hanno colpito le popolazioni di quella zona. Voglio innanzitutto esprimere la mia più sentita solidarietà ai cittadini coinvolti e un ringraziamento a tutte le forze dell’ordine, ai vigili del fuoco e protezione civile, che sono intervenuti prontamente sul posto. Ma voglio anche esprimere grandissima preoccupazione per quanto sta accadendo perché il governo sta lasciando soli questi cittadini. Il governo si è dimenticato di questo territorio. Chiediamo pertanto al ministro Musumeci e a tutto il governo di intervenire immediatamente e di venire a riferire in Parlamento su quanto sta accadendo; Fratelli d’Italia sottovaluta quella che è un’emergenza nazionale ma noi non abbandoneremo i nostri concittadini e i nostri territori”. Lo dichiara Stefano Graziano capogruppo PD in commissione difesa di Montecitorio.
Le istituzioni devono aiutare i ragazzi ad uscirne fuori
“Ringrazio il presidente Fontana e la giornalista Gaia Mombelli per questa iniziativa, la volontà di approfondire un tema delicatissimo, che tocca profondamente tutta la società nel suo insieme e soprattutto chi ha la responsabilità politica.
L’argomento ci sottopone a pensare alla pena, capire dove è il giusto nel rispetto del dettato costituzionale e le leggi che dobbiamo fare. Riuscire a coniugare la giusta condanna a chi commette un reato e l’assunzione di responsabilità che ti fa pensare al diritto di riscatto di chi commette il reato. Accogliere chi commette un reato in strutture adeguate e pensare ad un loro reinserimento è la prima responsabilità che una istituzione ha. Proprio perché il diritto di infliggere una pena coincide con il dovere di recuperare la persona soggetta a quella pena. E questo assume una valenza ancora maggiore quando si parla dei giovani e quando la pena e il conseguente recupero dalla pena riguarda i giovani, i minori che commettono un reato.
E qui parliamo del secondo aspetto importante di oggi, quello di prevenire molte situazioni. È importante e fondamentale intercettare quelle sacche di disagio sociale e familiare che molti giovani vivono loro malgrado, intercettare dei segnali di pericolo che mandano questi giovani. È un contesto che riguarda la scuola, la famiglia, il mondo del lavoro in cui molti di questi ragazzi sono già inseriti, l’associazionismo, il mondo dello sport. E noi dobbiamo trasmettere principalmente due valori, il primo quello della speranza, c’è sempre una mano, c’è sempre qualcuno che ti può aiutare ad uscire da una situazione di disagio sociale e di difficoltà. E il secondo, spetta a noi qui in parlamento creare delle leggi e delle condizioni per cui la pena non deve essere inflitta come una punizione, come qualcosa che fa paura, ma deve comprendere al suo interno i reinserimento, il riscatto sociale, il ritorno all’amore e alla normalità”. Lo ha detto il deputato del PD e membro della commissione affari sociali di Montecitorio, Gian Antonio Girelli, in apertura della conferenza stampa di presentazione del reportage di sky Tg24 sui carceri minorili.
"Niente deroga ai 45 giorni di limite per le intercettazioni neanche durante le indagini per violenza, stalking a altri reati del Codice rosso. E sappiamo bene cosa significhi per una donna essere vittima di questi reati e in cosa possono sfociare. Ma le deputate di destra hanno preferito non votare il nostro emendamento che chiedeva di allungare i tempi delle intercettazione, che in molti casi per le donne sono dei vere e proprie salva vita. Hanno preferito accontentarsi di un ordine del giorno che non modifica la legge. 45 giorni di intercettazioni sono pochi per tutte le indagini, per quelle sui reati previsti dal codice rosso sono sicuramente insufficienti.
Alle colleghe della destra ho chiesto di votare l’emendamento per rafforzare la prevenzione dei femminicidi, ma purtroppo non hanno voluto unire le forze con noi. Nelle legislature precedenti le deputate, a prescindere dal partito di appartenenza, collaboravano insieme sui temi della violenza di genere e della tutela delle donne. Ma nella prima legislatura che vede una donna presiedere il Consiglio dei ministri, questo non succede più: se l’emendamento è presentato dalle opposizioni non deve passare. Questo è l'ordine.
Davvero l'appartenenza di partito viene prima della lotta contro la violenza sulle donne?". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Coordinatrice dell'Intergruppo della Camera per le donne, i diritti e le pari opportunità.
“Dopo più di quattro mesi dalla nomina in Consiglio dei ministri dell’onorevole Mario Pepe al vertice della Covip ancora tutto è fermo. Abbiamo segnalato con un’interrogazione l’8 gennaio scorso alla ministra Calderone l’inadeguatezza del profilo di Pepe alla guida di una Commissione che si occupa della vigilanza sui fondi pensione. Un curriculum vuoto che la stessa ministra ha fatto fatica a difendere arrampicandosi ripetutamente sugli specchi. Se dopo tanto tempo la Covip resta ancora senza vertice e in regime di prorogatio, significa che avevamo colto nel segno. E che si è evidentemente aperto qualche problema nel governo. E non sanno come uscire dall’imbarazzo. Diano subito una spiegazione al Paese perché parliamo di un organismo che deve vigilare su una montagna di miliardi. I soldi dei lavoratori non possono essere oggetto di operazioni di lottizzazione così spudorate”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Artuto Scotto.
Giuli, Borgonzoni e Sangiuliano sono i responsabili di questo disastro
“Il governo è direttamente responsabile del tracollo dell’industria cinematografica e audiovisiva italiana. Ed è gravissimo che, di fronte a una situazione confermata oggi dai dati diffusi dagli operatori del settore, l’esecutivo continui a negare l’evidenza. Sempre più professionisti stanno abbandonando il comparto audiovisivo per migrare in altri settori economici, segno di un declino che il governo si ostina a ignorare. Serve un drastico cambio di rotta. Giuli, Borgonzoni e Sangiuliano sono i responsabili di questo disastro: davanti ai loro fallimenti servono adesso misure urgenti che restituiscano fiducia e rilancio delle produzioni” così una nota dei componenti democratici della commissione cultura della Camera commentano l’allarme lanciato dalle associazioni del settore che chiedono al governo di "fare presto" e di varare tempestivamente i decreti correttivi del tax credit e la documentazione richiesta dai giudici del Tar del Lazio sempre sulla relativa normativa.
“Le produzioni italiane – aggiungono i democratici - sono ferme, come certificato persino dal sito del Ministero della Cultura, mentre quelle internazionali hanno abbandonato il nostro Paese, preferendo investire altrove. Il settore è ormai in ginocchio: oltre il 70% delle maestranze, attori e autori è senza lavoro, molti da più di un anno, senza alcuna prospettiva occupazionale stanno migrando in altri settori. Serve un immediato cambio di rotta, non c’è più tempo da perdere: il settore ha bisogno di risposte efficaci per superare l'emergenza e evitare il collasso definitivo”.