“Questo Decreto Pubblica amministrazione è l’ennesima occasione persa che governo e maggioranza portano al voto del Parlamento. Sarebbe stata necessaria una riforma per innovare e rendere efficiente la Pa, che vuol dire avere servizi migliori per i cittadini, e non invece l’ennesimo decreto confuso, dove purtroppo c’è dentro di tutto. Mancano gli investimenti per affrontare l’arretratezza tecnologica e un piano straordinario di assunzioni per colmare il gap rispetto agli altri Paesi. La maggioranza non si è occupata di rendere la Pa efficiente, ma solo di occupare posti. Vengono aumentati a dismisura consulenti, consiglieri e gli uffici di diretta collaborazione dei ministri. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio clientelismo di governo in un decreto di cui contestiamo metodo e merito”.
Così la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Simona Bonafé, spiega le ragioni del voto contrario del Partito democratico al Dl Pa.
“Noi - aggiunge - abbiamo un’idea diversa della pubblica amministrazione. Una Pa dove il criterio costituzionale di imparzialità e indipendenza valgono più della fedeltà politica e dove il concorso resta lo strumento ordinario di accesso; dove gli idonei non sono ‘bocciati’, come dice il ministro Zangrillo; dove se vuoi una Pa di qualità devi prevedere anche stipendi adeguati. Poi - conclude - ci sono anche alcuni punti qualificanti che giungono grazie al contributo del Pd, come ad esempio i 20 milioni destinati all’edilizia scolastica e la stabilizzazione dei precari”.
"Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) è stato chiaro: la flat tax non solo è ingiusta, ma danneggia l’economia e ostacola la crescita. Serve ampliare la base imponibile e tornare a un sistema fiscale equo e progressivo. Lo dice un organismo internazionale, non un presunto complotto della sinistra, come questa destra ama raccontare". Così il deputato Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
"Il governo - conclude Merola - continua a difendere uno strumento sbagliato, ideologico, che tutela pochi a scapito di molti. È appiattito sugli interessi delle proprie corporazioni di riferimento, tra condoni e privilegi. Ma la verità è che un fisco giusto e progressivo è nell'interesse di tutti, non solo di chi ha già molto".
“Alla luce dell'appello di Pupi Avati e della proposta di legge, a prima firma Elly Schlein, per istituire un'agenzia specializzata per il cinema e l'audiovisivo, il Pd vuole sapere dal ministro Giuli quali siano le azioni concrete per far fronte alla crisi del settore e non continuare a negarla. Non si può proseguire nell'indifferenza su una situazione così drammatica”. Così la deputata Pd, Irene Manzi, capogruppo in commissione Cultura, illustrando l'interrogazione urgente al ministro Giuli durante il Question time alla Camera.
“Già da molti mesi - continua l'esponente dem - ci troviamo di fronte al grido d'allarme rivolto al governo da parte del settore cinematografico italiano. Basta leggere i dati presenti nell'indagine del movimento 'Siamo ai titoli di coda', che evidenziano la drammatica situazione in termini di lavoro e occupazionali. C'è una grande incertezza sulle risorse a disposizione per l'industria cinematografica e, più in generale, incertezza sul quadro normativo. Ma tutto questo sembra non importare al governo Meloni. Le risposte date finora dal ministro Giuli sono purtroppo deludenti e non efficaci”, conclude Manzi.
“Abbiamo posto al ministro Giuli più o meno le stesse domande sette mesi fa e ci accorgiamo che nel frattempo non è successo nulla. Anzi la situazione è peggiorata e il ministro continua a negare la crisi del settore cinematografico e audiovisivo. Lo fa lui ancora oggi, lo fa la sottosegretaria Borgonzoni e insieme lo fanno ad ogni incontro con le parti. Viene da domandarsi chi siano quelle migliaia di lavoratori che continuano a manifestare in questi mesi: artisti, attori, autori, produttori, spesso con le lacrime agli occhi perché ridotti alla fame dalle scelte di questo governo. Per il ministro Giuli, queste persone non esistono. Siamo davanti al nulla che prosegue e che aumenta una crisi drammatica”. Così il deputato del PD, Matteo Orfini, in replica al ministro Giuli durante il question time alla Camera sulla crisi dell'industria cinematografica italiana.
“La crisi che il governo nega – continua l'esponente dem - è confermata dal fatto che l'esecutivo ha dovuto fare, in fretta e furia, un decreto correttivo sulla tax credit, per evitare di perdere i ricorsi presentati al Tar. Evidentemente, non era vero che andava bene quello che l'esecutivo aveva fatto. Ci saremmo aspettati da Giuli l'eventuale annuncio di un ristoro per tutte le aziende del mondo cinematografico danneggiate dalle politiche del governo o magari azioni per salvare l'anno contributivo per chi l'ha perso nel perdurare dello stallo lavorativo e produttivo. Invece ci troviamo davanti alle solite frasi di circostanza”, conclude Orfini.
“E’ davvero stupefacente la capacità del deputato di Fdi, Dario Iaia, di negare e distorcere la realtà dei fatti. Ugualmente sorprendente è la conversione del commissario Ferrarese, che si riscopre nel ruolo di paciere dopo due anni di protagonismo e passerelle, che hanno regalato alle cronache tante foto e interviste e pochissimi fatti”.
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Innanzitutto - aggiunge - va ricordato che se i Giochi del Mediterraneo si terranno a Taranto il prossimo anno, lo si deve esclusivamente alla Regione Puglia e al presidente Emiliano, che oggi non si perde occasione di offendere e provocare. Quella candidatura è stata pensata e proposta all’interno di un’ampia strategia di rinascita della città di Taranto che già da qualche anno ha iniziato a dare i suoi frutti. L’assegnazione è stata una vittoria per tutti, per la classe dirigente che ci ha creduto sin dall’inizio e per tutta la comunità di Taranto, che ha risposto nella manifestazione tante speranze di veder riqualificato il territorio a partire dalle sue infrastrutture sportive. Oggi quelle aspettative rischiano di infrangersi sul muro di una serie di decisioni sbagliate prese dal Governo Meloni. Nel 2022 era già pronta una prima tranche di risorse pubbliche. 150 milioni di euro stanziati dal governo Draghi che avrebbero consentito a tutti i comuni coinvolti di avviare le progettazioni esecutive ed i lavori di adeguamento degli impianti sportivi necessari per i Giochi. Eppure, il collega Iaia dovrebbe ricordarlo, si scelse un’altra strada, si scelse di bloccare tutto. Uno stop non di certo sostenuto dalla necessità di accelerare le opere, come hanno poi dimostrato i fatti visti finora. Ma una decisione dettata dal misero bisogno di protagonismo del nuovo Governo, testardamente determinato ad estromettere il Comune di Taranto, i territori e la Regione Puglia dalla cabina di regia per appropriarsi interamente della gestione della manifestazione. È su queste basi che i Giochi vengono commissariati. Il commissariamento, però, non è affatto servito a sveltire le procedure e realizzare prima le opere. Al contrario, si è perso inutilmente più di un anno per approvare, alla fine, un masterplan identico per il 95% a quello già pronto nel settembre 2022. Nell’ultimo anno abbiamo visto avviare cantieri solo per stralci, grazie a deroghe al codice appalti generosamente offerte dal Governo e, nonostante ciò, decine di opere restano ancora sulla carta. Quella dello sperpero di denaro per noleggiare le navi da crociera è solo l’ultimo degli errori gravissimi che si stanno compiendo. I Giochi del Mediterraneo devono essere un’opportunità per lasciare un’eredità importante al territorio e alle giovani generazioni e non per arricchire qualche armatore, peraltro con tante strutture alberghiere che avrebbero potuto essere utilizzate. Tutte le opere che dovevano essere realizzate per Taranto e per la Puglia - conclude Pagano - ora sembrano appannaggio di un commissario che ancora non riesce ad ammettere i suoi fallimenti. E quando l’ultima nave da crociera andrà via, dei Giochi del Mediterraneo rischia di restare nulla o quasi. Una vergogna”.
“È necessario che il governo venga a riferire in Aula sulla crisi idrica che sta colpendo la Basilicata. Le risposte fornite in Commissione, in particolare sulle dighe del Rendina e del Camastra, sono profondamente insoddisfacenti. Non vengono forniti né dati chiari, né impegni precisi da parte dell'esecutivo, ma solo un elenco di buoni propositi o interventi dannosi, senza un crono-programma ed effettive risorse assegnate”. Così i deputati Mauro Laus e Enzo Amendola, a nome del Gruppo Pd, chiedono al governo di riferire sulla crisi idrica lucana. “La Basilicata è ora allo stremo, abbandonata dal governo mentre milioni di metri cubi d'acqua si disperdono in una rete idrica ormai obsoleta. La comunità lucana non può più assistere a questo immobilismo: la Basilicata merita rispetto, interventi immediati strutturali e non dichiarazioni di facciata”, concludono Laus e Amendola.
Se guardiamo a questo decreto, la sobrietà che tanto in questi giorni di lutto chiede il governo, difficilmente si concilia con gli aumenti degli uffici di collaborazione diretta dei ministeri. Una sobrietà che si scontra con i numeri di un clientelismo di Stato che delinea un'idea della PA come luogo da occupare e non da riformare. Il ministro Zangrillo parla di merito mentre mette nelle mani dei dirigenti la sola possibilità di promuovere o meno i dipendenti. Merito e fedeltà non sono sinonimi”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, intervenendo sulla fiducia posta dal governo sul cosiddetto Dl Pa”. Questo – continua l'esponente dem - è un provvedimento che non prevede un piano di nuove assunzioni per il turn-over, né una spinta sui salari che incida sulla perdita del potere d'acquisto per i lavoratori a seguito dell'aumento dell'inflazione. Inoltre congela il tetto del 20% sulle graduatorie degli idonei non vincitori dei concorsi per soli due anni, contrariamente a quanto voluto dallo stesso ministro. Le contraddizioni nell'esecutivo sono enormi: il ministro Zangrillo è lo stesso che, con il favore delle tenebre, è venuto a spiegare che chi è idoneo ai concorsi, in realtà è bocciato, insultando i sacrifici di migliaia di ragazze e ragazzi. La presidente del Consiglio va in gita alla Casa Bianca per regalare un pezzo della nostra sovranità energetica a Trump, per riscattare l'opinione diffusa di un Paese degradato a una colonia servile”, conclude Scotto.
Oggi, 23 aprile 2025, alle ore 14.30 presso la Sala “Giacomo Matteotti” della Camera dei Deputati, verrà presentato “Il sangue mai lavato”, il documentario di Luciano Toriello sulla storia di Francesco Marcone, il direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia ucciso dalla criminalità organizzata il 31 marzo 1995.
Alla presentazione, su iniziativa dell'On. Claudio Stefanazzi che introdurrà l’incontro, interverranno: Daniela e Paolo Marcone, figli di Francesco; Luciano Toriello, regista e autore del documentario; Felice Sblendorio, autore; Giovanni Dello Iacovo, giornalista e la senatrice Vincenza Rando.
Modererà il dibattito Gennaro Pesante, giornalista dell’Ufficio Stampa e Comunicazione della Camera dei Deputati.
Per accreditarsi si prega di scrivere a fabio.mancini@camera.it, indicando, se del caso, la presenza di dispositivi per video e foto.
"Finalmente ieri il governo pare abbia risolto la questione degli acconti Irpef per il 2025, che saranno calcolati correttamente in base alle tre aliquote attualmente in vigore e non più secondo le quattro precedenti. Un intervento necessario e atteso, previsto dal decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che corregge una stortura evidenziata prima dai Caf Cgil e successivamente dal Partito Democratico in un question time presentato in Commissione Finanze lo scorso 26 marzo”. Così il deputato Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
“Rimane ancora aperta e urgente - prosegue l’esponente dem - la questione dei redditi più bassi, in particolare quelli compresi tra 8.500 e 9.000 euro, che a causa delle modifiche fiscali introdotte da questo governo rischiano una perdita secca di 1.200 euro all’anno. Il 29 gennaio scorso, la rappresentante del governo aveva annunciato un impegno all’estensione del trattamento integrativo, attraverso una revisione dei criteri di spettanza per garantire un sostegno maggiore ai lavoratori a più basso reddito”.
“Ora attendiamo - conclude Merola - che a quell’impegno seguano atti concreti: non possiamo accettare che le fasce più fragili vengano lasciate indietro da una riforma fiscale che dovrebbe invece tutelarle”.
“Oggi è la giornata nazionale della salute della donna. Data scelta nel 2015 non a caso, ma coincidente con il giorno in cui, nel 1909, nacque Rita Levi-Montalcini. Partendo dal contributo fondamentale delle donne alla ricerca e alla medicina rimane da affrontare, non solo formalmente, ma concretamente la perdurante diseguaglianza, anche in sanità tra uomini e donne. Esiste il ritardo del Servizio Sanitario nell’organizzarsi, tenuto conto della diversità biologica, spesso si pensa solo “al maschile”, esiste la necessità di superare le tante difficoltà di genere che spesso condizionano le donne nell’intraprendere adeguati percorsi di prevenzione e cura, con notevole pregiudizio per la loro salute. È tempo di impegni ben precisi nell’attuazione di norme a suo tempo approvate, nel tradurle in regolamenti e protocolli vincolanti, è un dovere farlo, è un diritto per le donne ottenerlo, è una necessità dello Stato per essere una vera democrazia”. Lo dichiara Gian Antonio Girelli, deputato Pd e vicepresidente della commissione parlamentare d’inchiesta Covid, a proposito della giornata nazionale della salute della donna.
“Immediata revisione dell’articolo 18 del Decreto Sicurezza per evitare il collasso del comparto della canapa industriale che incarna una visione moderna, legale e sostenibile dell’agricoltura italiana. Un divieto imposto senza prevedere deroghe o flessibilità applicative e nessun tipo di ristoro o ammortizzatore sociale”.
Questo il messaggio inviato al governo e alla maggioranza da promotori ed esperti che hanno partecipato oggi alla Camera alla conferenza stampa: “Salviamo la filiera della canapa industriale”.
Il capogruppo dem in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari, promotore dell’iniziativa, ha definito la norma “ingiustificabile sul piano della salute e della Sicurezza ed un attacco incomprensibile a un settore che è volano di economia sostenibile e occupazione giovanile”, sottolineando la “necessità di una sua revisione urgente della durante la discussione parlamentare”. Raffaele Desiante, presidente di Imprenditori Canapa Italia, ha evidenziato le conseguenze occupazionali: “Oltre 3mila aziende e più di 30mila lavoratori rischiano di trovarsi senza futuro. Senza ammortizzatori sociali, migliaia di famiglie potrebbero rimanere senza reddito da un giorno all’altro”. Dal mondo accademico, il professor Alfonso Celotto ha denunciato i profili di incostituzionalità e incompatibilità con il diritto Ue: “La norma è sproporzionata e non supportata da evidenze scientifiche, oltre a violare i principi di libera circolazione delle merci e della Costituzione art. 3 e 41”. Anche Stefano Masini di Coldiretti ha richiamato i vincoli europei: “La canapa è riconosciuta come coltura agricola legittima se il Thc è sotto lo 0,3%. Il divieto italiano discrimina le imprese nazionali e danneggia l’intera organizzazione economica della filiera. Occorre tenere aperto un tavolo di lavoro con il governo e il Parlamento per trovare soluzioni utili alla salvaguardia degli interessi economici della filiera”. Dal punto di vista economico e occupazionale, Ivan Nardone (Cia - Agricoltori Italiani) ha ricordato che “la filiera genera oltre 2 miliardi di euro l’anno, bloccarla significa interrompere un’esperienza di successo anche sul fronte del ricambio generazionale”.
“Il governo sceglie di tagliare il turn-over, di umiliare gli idonei dei concorsi pubblici, sia a quelli in attesa sia quelli che già lavorano, considerandoli come testualmente detto dal Ministro Zangrillo in commissione come fossero bocciati, con un unico obiettivo: accrescere il numero di figure di diretta dipendenza politica e di diretta nomina all'interno dei ministeri e delle pubbliche amministrazioni. Se vuole continuare a moltiplicare le nomine dei fedelissimi e umiliare le persone veramente idonee, il PD continuerà a votare contro i suoi provvedimenti”. Così il deputato Andrea Casu, segretario d'Aula PD, intervenendo in Aula di Montecitorio nella discussione sul decreto PA.
“Rifiutando gli emendamenti del PD – continua l'esponente dem - questo governo continua a discriminare le persone che sono entrate nella PA attraverso lo scorrimento delle graduatorie: oggi ci sono lavoratrici e lavoratori che hanno superato lo stesso concorso, fanno lo stesso lavoro ma che non guadagnano lo stesso salario. Una tremenda ingiustizia etica e politica che non viene sanata perché il Governo Meloni divide le persone tra lavoratori pubblici di serie A e serie B”, conclude Casu.
Domani, 23 aprile 2025, alle ore 14.30 presso la Sala “Giacomo Matteotti” della Camera dei Deputati, verrà presentato “Il sangue mai lavato”, il documentario di Luciano Toriello sulla storia di Francesco Marcone, il direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia ucciso dalla criminalità organizzata il 31 marzo 1995.
Alla presentazione, su iniziativa dell'On. Claudio Stefanazzi che introdurrà l’incontro, interverranno: Daniela e Paolo Marcone, figli di Francesco; Luciano Toriello, regista e autore del documentario; Felice Sblendorio, autore; Giovanni Dello Iacovo, giornalista e la senatrice Vincenza Rando.
Modererà il dibattito Gennaro Pesante, giornalista dell’Ufficio Stampa e Comunicazione della Camera dei Deputati.
Per accreditarsi si prega di scrivere a fabio.mancini@camera.it, indicando, se del caso, la presenza di dispositivi per video e foto.
Si svolgerà oggi, martedì prossimo, 22 aprile, alle ore 13.00, nella Sala Stampa della Camera, in via della Missione 4, su iniziativa del capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari, la conferenza stampa dal titolo: “Salviamo la filiera della canapa industriale”. Il nuovo decreto Sicurezza ha bloccato un comparto che impiega da 10mila a 30mila persone ed è esposto a numerosi profili di incostituzionalità e contrasto al diritto europeo.
Dopo l’introduzione di Stefano Vaccari, interverranno: Alfonso Celotto, avvocato e professore di Diritto Costituzionale; Stefano Masini, professore di Diritto Agrario e responsabile Area Ambiente e territorio di Coldiretti; Ivan Nardone, dell’Area Economica della Cia; Raffaele Desiante, presidente di Imprenditori Canapa Italia; Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italia; Piero Manzanares, presidente di Sardinia Cannabis; Francesco Vitabile, presidente di Resilienza Italia Onlus.
L’evento sarà in diretta web sulla Web Tv della Camera.
Per partecipare accreditarsi scrivendo a:
segreteria.vaccari@camera.it.
“Papa Francesco ha rappresentato un momento di cambiamento nella Chiesa. Ha saputo guidare la Chiesa in modo autorevole, ma ancor di più ha saputo parlare alla contemporaneità. Su Ambiente e rapporto tra uomo e ambiente ha avuto parole forti ed indicative; 'Laudato si', lettera enciclica di una straordinaria serietà scientifica e di una incredibile profondità etica, rappresenta il più importante richiamo sul tema lanciato in questi anni; sul rapporto fra gli uomini con la 'Fratelli tutti' ha detto parole chiare sul concetto di fraternità, che suona come dura condanna ad ogni forma di ingiustizia, da quelle che generano guerre a quelle che provocano fratture e inaccettabili diseguaglianze nella società”. Così in una nota il deputato dem Gian Antonio Girelli e vicepresidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid.
"I suoi richiami in difesa dello ‘scarto' - ha aggiunto l’esponente Pd - la sua volontà di una Chiesa aperta al confronto interreligioso, ma anche al confronto con la modernità, suonano come un monito per la politica tutta, riguarda le differenze sociali, riguarda le politiche dell’accoglienza, riguarda i diritti civili, riguarda la necessità di sentirsi davvero 'tutti sulla stessa barca'”.
"Non potrò mai dimenticare - ha concluso Girelli - durante il Covid, l’immagine di Papa Francesco pregare in una piazza San Pietro vuota, così come ieri, in modo del tutto inatteso, in una piazza San Pietro piena di pellegrini ha voluto lasciare il suo ultimo saluto. Oggi il mondo, in un momento di grande difficoltà, ha perso una delle sue voci più autorevoli, un riferimento che non deve essere dimenticato, ma che deve continuare ad essere un riferimento non solo per chi ha fede”.