"Un governo che non ha idea di cosa significhi "diritti", men che meno "diritti acquisiti". L'emendamento sulle pensioni presentato nottetempo è un attacco frontale al diritto acquisito da molti lavoratori e molte lavoratrici di andare in pensione anticipata grazie al riscatto degli anni di laurea. Un riscatto che non è un regalo: si paga cifre non indifferenti. Un tradimento del patto fra lo Stato e i cittadini che hanno fatto affidamento su regole scritte per programmare il proprio futuro. Un colpo bene assestato soprattutto ai giovani che hanno studiato.
In più ampliano le finestre di attesa dal momento in cui matura la pensione al momento in cui decorre veramente.
Insomma, le italiane e gli italiani devono andare in pensione il più tardi possibile. E' questo il disegno del governo Meloni.
Avevano promesso l'abolizione della legge Fornero, ma di fatto allungano ancora di più l'età pensionabile". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Meloni e Salvini avevano promesso di agevolare le pensioni, anche superando la legge Fornero. Oggi fanno l’opposto: con un blitz dell’ultimo minuto, senza confronto e senza trasparenza, l’esecutivo aumenta di tre mesi l’età per la pensione, irrigidisce l’accesso alla pensione anticipata e introduce penalizzazioni pesanti sul riscatto della laurea”.
È un tradimento politico netto, consumato contro lavoratrici, lavoratori e giovani” Lo dichiara Valentina Ghio vice presidente del gruppo PD alla Camera, commentando il maxi-emendamento del Governo alla legge di bilancio.
“Non bastava la cancellazione di Opzione Donna e Quota 103 – prosegue – con il contenuto del maxi emendamento si spinge sempre più in alto l’età pensionabile. Altro che riforma migliorativa: con questi interventi andare in pensione sarà molto più difficile e lontano”.
“Salari bassi, zero sostegno alla domanda interna e pensioni sempre più lontane: questo è il bilancio della manovra – conclude –Il Governo scarica sulle persone il costo delle proprie promesse mancate”.
Presentata interrogazione in commissione di vigilanza
I componenti della Commissione di Vigilanza RAI del Partito Democratico hanno presentato un’interrogazione al Presidente e all’Amministratore Delegato della RAI per fare luce su una recente assunzione segnalata dalla stampa. “Secondo alcuni articoli - sottolineano i democratici - la nomina riguarderebbe persone vicine alla famiglia del Presidente facente funzione.
Il servizio pubblico deve garantire selezioni basate solo su competenze e curricula, rispettando trasparenza, imparzialità e meritocrazia. Qualsiasi percezione di favoritismi rischia di danneggiare la fiducia dei cittadini. Stando alle notizie emerse - aggiungono i parlamentari - il Presidente facente funzioni avrebbe seguito con particolare interesse la procedura di selezione di Rai pubblicità per una persona a lui vicina per legami familiari. Circostanze che, se confermate, richiedono chiarimenti precisi. Con questa interrogazione, “il PD chiede alla RAI di spiegare i criteri adottati e eventuali interventi diretti dei vertici aziendali. La trasparenza non è un obbligo formale, ma un dovere verso i cittadini che finanziano il servizio pubblico”.
“Abbiamo presentato un’interrogazione alla Presidente del Consiglio per chiedere che venga fatta subito piena chiarezza sugli affidamenti diretti concessi dalla Presidenza del Consiglio a società riconducibili all’organizzatore di Atreju.” Lo dichiarano in una nota i deputati del Pd Andrea Casu e Stefano Vaccari primi firmatari dell’interrogazione parlamentare alla presidente del Consiglio depositata insieme alla capogruppo Chiara Braga e ad altri 25 parlamentari Pd.
“Secondo le inchieste giornalistiche del Domani e Fanpage, tra il 2023 e il 2024 queste società avrebbero ottenuto più commesse pubbliche sotto soglia per eventi istituzionali di Palazzo Chigi. Ogni giorno apprendiamo dalla stampa nuovi aggiornamenti, è doveroso che Giorgia Meloni risponda di tutti questi affidamenti. Parliamo di risorse pubbliche e di trasparenza nell’azione di governo. Il Parlamento ha il diritto e il dovere di vigilare. La Presidente del Consiglio venga in Aula a chiarire la sua posizione e quella di Palazzo Chigi”, concludono i deputati Dem.
"La Presidente Meloni deve fare chiarezza sulla linea internazionale dell'Italia: se vuole davvero la pace, deve rafforzare l'Unione Europea, non indebolirla con silenzi e ambiguità. Su un tema fondamentale come il sostegno all'Ucraina, non possiamo permetterci tentennamenti: abbandonare il riferimento al pieno supporto, anche militare, rappresenta un errore storico clamoroso che ci relega nelle retrovie della diplomazia. È inaccettabile che le posizioni apertamente filoputiniane di parte della sua maggioranza stiano prendendo il sopravvento sulla postura del Governo, minando la credibilità del nostro Paese agli occhi degli alleati europei e occidentali."
"Presidente, dobbiamo essere netti: non la imbarazza il plauso della Zakharova al Vice Premier Salvini? Come può continuare a governare con chi riceve l'apprezzamento del Cremlino per aver messo in discussione il sostegno a Kiev? Deve rispondere con altrettanta nettezza anche sulla questione degli asset russi congelati. Non possiamo più tollerare l'immobilismo: chiedo se il governo sia pronto a sostenere la battaglia per un utilizzo legalmente fondato di questi beni a favore dell'Ucraina. È una scelta decisiva per la nostra sicurezza e per la credibilità dell'Europa intera: non possiamo essere ambigui in questo momento storico."
Così Piero De Luca, capogruppo PD in Commissione Politiche Ue, intervenendo in Aula sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
«La scelta del Governo di sterilizzare il valore del riscatto della laurea è ingiusta e dannosa. Chi ha investito anni nella formazione e ha pagato migliaia di euro per riscattare i propri studi scopre ora che quei contributi varranno sempre meno: dal 2035 una triennale conterà appena 6 mesi e una magistrale 2 anni e mezzo ai fini pensionistici» – dichiara la deputata dem Rachele Scarpa.
«È inaccettabile che il costo del riscatto resti invariato mentre il suo valore viene drasticamente ridotto. Una misura retroattiva che colpisce chi si è fidato dello Stato e svilisce il valore stesso dell’istruzione, già minato da precarietà e fuga dei giovani all’estero» prosegue.
«Il Governo riveda immediatamente questa norma nella legge di bilancio: non si costruisce il futuro del Paese punendo chi ha scelto di studiare e contribuire alla crescita dell’Italia» conclude Scarpa.
"Bisogna riaccendere i riflettori sulla condizione del popolo saharawi e spingere la comunità internazionale a lavorare per una prospettiva di pace. E potrà essere una pace solida e duratura se si baserà sull’autodeterminazione dei saharawi, da 50 anni privati della loro terra.
È per questa ragione che oggi, al Comitato diritti umani della Camera, abbiamo audito la rappresentante in Italia del Fronte Polisario, Fatima Mahfud insieme a Nadia Conti e Valentina Roversi, rispettivamente presidente e vicepresidente della Rete Saharawi, Francesca Doria, Coordinatrice gruppo diritti umani della Rete Saharawi e Giulia Olmi, Coordinatrice di progetti per il popolo saharawi all’interno del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP).
Con le nostre interlocutrici abbiamo parlato della condizione del Sahara Occidentale, occupato dal Regno del Marocco fin dal 1975, e della situazione dei diritti umani sia dei 170mila rifugiati nei campi del deserto algerino, sia dei saharawi che vivono nel territorio occupato dal Marocco.
Dopo numerose prese di posizione sia delle Nazioni Unite che della Corte europea di giustizia a favore dell’autodeterminazione del popolo saharawi e di un referendum per decidere il futuro del territorio attualmente occupato dal Marocco, una recente Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu mette invece alla base dell’avvio di negoziati di pace la proposta unilaterale di Rabat che prevede semplicemente l’autonomia del Sahara Occidentale all’interno del Marocco. Una prospettiva che come è noto non è condivisa dal Fronte Polisario.
Nel frattempo, si aggravano le condizioni di vita nei campi profughi algerini, dove si vive soltanto grazie ad aiuti internazionali che si riducono sempre di più. Nel territorio occupato dal Marocco continuano a consumarsi discriminazioni e repressione verso le voci che chiedono il rispetto dei diritti del popolo saharawi, in particolare giornalisti e attivisti.
Purtroppo l’opinione pubblica mondiale è all’oscuro di questa realtà anche perché i mezzi di informazione non si occupano del Sahara Occidentale.
In un momento in cui il diritto internazionale è sotto attacco, principi come l’autodeterminazione dei popoli devono tornare al centro dei dibattiti. Vale per i palestinesi, per i curdi e vale anche per i saharawi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“L’abolizione della legge Fornero era uno dei cavalli di battaglia di Salvini e Meloni. Oggi, quelle promesse affondano definitivamente nella legge di bilancio in discussione al Senato. Con un emendamento dell’ultimo minuto, il Governo cancella Opzione Donna e Quota 103, allunga fino a sei mesi i tempi per l’accesso alla pensione e interviene in modo penalizzante sul riscatto della laurea ai fini pensionistici”.
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, sottolineando che “nel tempo di una notte, senza confronto e senza trasparenza, l’esecutivo scarica su lavoratrici e lavoratori il prezzo delle proprie inefficienze, smentendo clamorosamente gli impegni assunti davanti al Paese”.
“È l’ennesima dimostrazione – conclude Di Biase – di un Governo incapace di mantenere le promesse fatte agli italiani, che utilizza la legge di bilancio per smantellare diritti delle giovani generazioni e dei lavoratori ”.
"Il ministro Calderoli ancora una volta ha insultato migliaia di italiani. Affermare in Parlamento che vi sono comuni che hanno usufruito impropriamente di vantaggi previsti per la montagna è uno schiaffo a chi vive in territori che già oggi soffrono per la carenza di servizi e risorse. Il Pd chiede che la nuova classificazione dei comuni montani venga rivista e corretta e che questo percorso veda protagonisti gli enti locali che Calderoli ha voluto umiliare con una scelta inutilmente centralista. Per il ministro evidentemente esiste una montagna di serie A e una di serie B in piena coerenza con le sue scelte in tema di autonomia differenziata e con quelle del governo Meloni che da tre anni aumenta i divari territoriali in un paese già fortemente disuguale. Per il Pd la montagna sarà sempre una risorsa strategica da valorizzare non un’eccezione da ridimensionare, e ci auguriamo che nel confronto con la Conferenza delle Regioni in questi giorni si ascolti il grido di allarme dei territori". Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati PD Sarracino, Girelli, Curti, Ferrari, Fornaro, Ghio, Gribaudo, Marino, Roggiani, Simiani, Vaccari e Niccolai.
“Il ministro Calderoli passerà alla storia non solo per il maldestro tentativo di dividere l'Italia con l'Autonomia differenziata, ma per aver provato a dividere anche la montagna, le Alpi e gli Appennini. Ma oggi il ministro realizza anche un'impresa riuscita solo a pochi: fare unire tutto il Paese contro di lui. Tutti, da destra a sinistra, senza esclusioni, contestano la nuova riclassificazione dei comuni montani”. Così il deputato e responsabile Coesione territoriale del Pd, Marco Sarracino durante il Question time con il ministro Calderoli.
“Ci domandiamo – continua il parlamentare dem - come le è venuto in mente di tagliare risorse e servizi, dalla scuola alla sanità, a 1200 comuni italiani? La risposta è purtroppo ovvia: il governo Meloni è quello che se la prende con chi è più debole, che odia chi è più fragile, che trasferisce risorse dai poveri ai ricchi e che aumenta i divari territoriali”. “Il Paese intero e il Pd non consentiranno l'ennesima vergogna”, conclude Sarracino.
“Altro che miracolo occupazionale: i dati reali certificano che nel 2024 oltre l’80 per cento dei nuovi occupati ha più di 50 anni. È la fotografia di un paese che non offre futuro ai giovani, costretti a emigrare o a restare intrappolati nella precarietà, mentre il lavoro stabile e di qualità continua a mancare. Crescono i numeri, ma non cresce la prospettiva: l’Italia invecchia come popolazione e come economia, e il ricambio generazionale è fermo”, dichiara Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario del Pd Toscana, commentando la nuova indagine dell’I-AER, Institute of Applied Economic Research, sull’occupazione delle Pmi italiane.
“Questa è la realtà che smentisce la propaganda del Governo Meloni: un mercato del lavoro che si regge sui lavoratori più anziani, mentre centinaia di migliaia di giovani, spesso laureati, lasciano il Paese. Aspettiamo ora il prossimo post celebrativo della Presidente del Consiglio sui presunti successi dell’esecutivo, ma i dati parlano chiaro: senza investimenti su salari, diritti, formazione e politiche industriali, il lavoro in Italia resta povero e precario. E senza giovani non c’è futuro né per le imprese né per il paese”: conclude.
“Ci riteniamo offesi come esponenti della montagna dalla risposta del ministro Calderoli rispetto ad una lettura dell'uso improprio delle risorse negli ultimi anni per i comuni montani. L'azione del governo sulle aree montane è una presa in giro: si annunciano leggi a favore della montagna e nel frattempo si tagliano le risorse, eliminando molti comuni dall'annovero per far sembrare che i fondi stanziati siano maggiori per i rimanenti. Ci sono tanti comuni piccoli, come Preseglie in provincia di Brescia, che dai nuovi criteri annunciati dall'esecutivo saranno esclusi dalla classificazione di montagna solo in maniera statalista e secondo algoritmi o criteri di presunti esperti che non conoscono minimamente la storia della montagna, le sue aggregazioni e la sua dinamica legata alla sussidiarietà e alla ridistribuzione delle risorse”. Lo dichiara il deputato Pd Gian Antonio Girelli in replica al ministro Calderoli durante il Question time alla Camera.
“La risposta del ministro Calderoli è irrispettosa nei confronti dei comuni montani e del principio di autonomia. Bastava condividere la classificazione con gli stessi comuni per costruire dal basso le nuove regole, invece di investire solo nel centralismo regionale che si somma a quello statale di cui la montagna non ha alcun bisogno”, conclude Girelli.
“Salvini e Meloni avevano promesso di abolire la legge Fornero. Oggi fanno l’esatto contrario: la peggiorano e la rendono ancora più feroce. Passo dopo passo, tra nuovi paletti e tagli, questo governo spinge l’età pensionabile sempre più in alto. Altro che quota 100: sulle pensioni si va verso quota 110. Il governo ha sballato.
Il nuovo emendamento della manovra, è un tradimento. Salari più bassi, meno diritti, pensioni sempre più lontane. E a pagare sono ancora una volta le nuove generazioni, truffate anche sul riscatto della laurea, i lavoratori e i pensionati” Così la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga.
“Il ruolo dello Stato, sulla drammatica vicenda del Sin di Crotone, deve tornare ad essere forte, compiuto e garante dell’interesse pubblico, senza esitazioni e senza calcoli di opportunità”. Lo hanno sottolineato questa mattina i parlamentari Stefano Vaccari, capogruppo, e Nicola Irto, correlatore, annunciano il voto favorevole del Partito Democratico alla relazione sull’indagine sul sito di interesse nazionale Crotone, Cassano e Cerchiara approvata in Commissione Ecomafie.
“Dalla relazione sono emersi fatti e responsabilità chiare che hanno inciso sulla vita delle persone, costrette a subire conseguenze, anche nefaste, in termini di salute dopo aver dovuto per anni e anni subire la presenza di discariche, stabilimenti e suoli con suoli e falde avvelenate”.
“ La radice del problema risiede in una responsabilità industriale che conduce direttamente all’Eni unitamente a chi, comprese le istituzioni locali, regionali e nazionali, nonostante i pronunciamenti dei tribunali non hanno dato seguito alla necessità di bonificare con tempestività il sito inquinato e portare via i rifiuti tossici e pericolosi dalla Calabria”.
“La relazione approvata – sottolineano Stefano Vaccari e Nicola Irto – non è un atto amministrativo e burocratico. Deve segnare un momento di svolta. La Comunità di Crotone deve avere giustizia ambientale, tutela della salute e massimo rispetto. La parola bonifica deve significare sicurezza, futuro e possibilità di crescita per le nuove generazioni. I rifiuti devono uscire dalla Calabria e le risorse a disposizione devono essere vincolate in modo stringente, trasparente e tracciabile. Non devono essere tollerati ulteriori ritardi.
Bisogna tutelare la salute pubblica, garantire la sicurezza ambientale e il futuro dell’area, colpita da un inquinamento pesantissimo. La Regione Calabria lo aveva già stabilito nel Paur del 2019, nel quale aveva indicato l’esigenza di trasferire i rifiuti in impianti idonei, proprio a tutela delle popolazioni locali.
Il nostro contributo alla stesura della relazione e il nostro voto favorevole vanno in questa direzione e vigileremo perché ciò avvenga”.