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SU GAZA PARLI IL PARLAMENTO. È IN ATTO UN PIANO DI STERMINIO
Richiesta di informativa urgente al Presidente del Consiglio
Abbiamo chiesto che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, venga in Aula a confrontarsi su Gaza. Meloni è sparita. È l’unica leader europea che non parla di Medio Oriente mentre il gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu ha annunciato la massiccia invasione della Striscia.
Netanyahu sta realizzando ciò che l’ultradestra messianica in Israele ha sempre chiesto: la vera occupazione della Striscia, la deportazione dei palestinesi, l’assedio totale, l’uso degli aiuti umanitari come arma di guerra, qualcosa che non ha precedenti nella storia recente. Questo è un piano di sterminio e va fermato.
Abbiamo il dovere di rompere il silenzio su Gaza. Per il popolo palestinese. E anche perché c’è un’altra Israele che ripudia la guerra infinita di Netanyahu, un’altra Israele che, per usare le parole di Liliana Segre, prova repulsione nei confronti di questo governo di estrema destra.
Il ministro Tajani ha trovato il tempo di invitare gli italiani a non partecipare ai referendum, ma non ha detto una parola su Gaza. Se il governo tace, parli il Parlamento. Parli ciascuno di noi. Abbiamo il dovere di assumerci la responsabilità di fare, o almeno di dire qualcosa per porre fine a questo inferno. Non possiamo chiudere gli occhi. Perché rimanere in silenzio su Gaza non è solo un’immorale omissione. È complicità.
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DL RISCHI CATASTROFALI: SI SCARICA IL PESO SULLE IMPRESE SENZA INVESTIRE NELLA PREVENZIONE
Perché la destra continua a negare i cambiamenti climatici?
Approvato alla Camera il decreto in materia di assicurazione dei rischi catastrofali. Si tratta di un provvedimento che interviene sull'obbligo, introdotto dalla Legge di Bilancio del 2024, di stipulare polizze assicurative contro i danni derivanti da eventi catastrofali. Obbligo che viene ora differito temporalmente: al 1° ottobre per le medie imprese e al 31 dicembre per le piccole e microimprese (confermato al 31 marzo 2025, invece, per le grandi imprese).
L’esigenza dalla quale nasce il decreto è indiscutibile: definire un sistema di gestione del rischio sostenibile ed equo, in grado di poter garantire la continuità delle attività economiche anche in caso di eventi naturali avversi. Un’esigenza tanto più forte in un Paese come il nostro. Questa esigenza, però, è accompagnata dall’evidente paradosso per cui è come se il Governo, di fronte a una casa che perde acqua dal tetto, decidesse di distribuire ombrelli ai proprietari, anziché riparare quel tetto.
Qui infatti si costruisce un sistema che scarica sulle spalle delle imprese private il peso, senza che lo Stato abbia compiuto la sua parte nella prevenzione. Si pretende, cioè, un atto di responsabilità da parte dei soggetti economici senza che ci sia un'assunzione di responsabilità pubblica nell'investimento strutturale e per la messa in sicurezza del territorio.
Una logica che capovolge il principio di sussidiarietà, chiamando i privati a colmare lacune che hanno origine in una linea politica che nega investimenti nelle infrastrutture di protezione civile, nella pianificazione territoriale, nel contrasto al dissesto idrogeologico. Una linea politica che, da una parte, nega i cambiamenti climatici, mentre, dall'altra, obbliga le imprese ad assicurarsi contro gli eventi catastrofali che sono dovuti proprio a quei cambiamenti climatici.
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DEPOTENZIATA LA LEGGE PER LA PREVENZIONE E LA CURA DELL’OBESITÀ
Persa ancora una volta una grande occasione
In Italia circa 6 milioni di cittadini, il 12 per cento della popolazione, versa in condizioni di obesità o di obesità grave, mentre oltre 23 milioni di cittadini sono in eccesso di peso. Il 18,2 per cento dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni è in sovrappeso e circa l'8,9 per cento risulta obeso, con dati in crescita.
Due ovviamente sono le ragioni principali di questa patologia tra i giovani: comportamenti alimentari scorretti e una scarsissima attività fisica. Anche per questo abbiamo cercato di sostenere le famiglie con sgravi fiscali.
Ogni anno sono circa 70.000 le persone che muoiono di obesità e di tutte le patologie correlate. Quindi, è una patologia grave.
Il provvedimento approvato è una legge che, partita sotto i migliori auspici, è stata purtroppo completamente svuotata e depotenziata dal governo. La maggioranza ha soppresso articoli sul sostegno all'attività sportiva; sull'aumento delle detrazioni a carico delle famiglie; sull'agevolazione delle iscrizioni per le attività sportive, per le palestre; sulla riduzione dell'uso di bevande gassate e alimenti contenenti sostanze dannose nelle scuole.
È stata persa una grande occasione per fare una buona legge.
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L’ATTUAZIONE DEL PNRR RISCHIA IL FALLIMENTO PER COLPA DEL GOVERNO
Stanno dilapidando un patrimonio economico
Sul Pnrr i conti non tornano e siamo sull'orlo di un fallimento totale che sta facendo precipitare l'Italia nel vuoto. Questo esecutivo sta dilapidando un patrimonio economico che rischia di non tornare più. Ma soprattutto sta distruggendo il simbolo della Next Generation EU, la nuova integrazione europea che accoglie l'ispirazione ideale di Ventotene verso il percorso federalista degli Stati Uniti d'Europa.
Se esistono i fondi del Pnrr è per merito del lavoro dei progressisti e democratici in Italia e in Europa perché la destra non ha mai votato a favore degli Eurobond e del Recovery Fund al Parlamento europeo e addirittura ha votato contro il mandato per negoziare il Next Generation Eu a Bruxelles.
Il Pnrr era e è ancora un'opportunità irripetibile di rilancio del sistema Paese e rafforzamento della coesione sociale. Oggi, però, rappresenta più un'occasione persa: è il Piano nazionale dei ritardi e dei rinvii. La spesa è ferma al 30% delle risorse complessive con ritardi in progetti strategici come asili, case e ospedali di comunità, residenze universitarie, infrastrutture, piani urbani. La verità è che il governo ha perso più tempo a modificare il Pnrr che ad attuarlo.
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PICCOLE E MEDIE IMPRESE DEL COMPARTO MODA IN GRAVE DIFFICOLTÀ
La risposta del governo è debole e tardiva
In Aula abbiamo dato voce al grido di dolore delle piccole e medie imprese del comparto moda, tessile, abbigliamento e calzaturiero, che rappresentano un'eccellenza del Made in Italy ma che oggi affrontano una crisi strutturale senza precedenti.
La crisi è determinata da una molteplicità di fattori: la turbolenza dei mercati internazionali, la minaccia dei dazi USA, il calo del potere d’acquisto delle famiglie italiane, il costo dell’energia sproporzionato rispetto ai competitor europei, il cambiamento climatico e la concorrenza sleale del fast fashion. Ma anche dalle scelte sbagliate di alcune grandi griffe del lusso, che hanno scaricato la crisi sugli anelli più deboli della filiera. Il governo è arrivato tardi e male su questa crisi, e l’unico provvedimento adottato, la cassa integrazione in deroga per le imprese sotto i 15 dipendenti, si è rivelato insufficiente e mal strutturato, con gravi penalizzazioni per le realtà più piccole.
Servono misure strutturali che accompagnino la transizione ecologica e digitale delle imprese. Serve sostenere il ricambio generazionale, incentivare le reti d’impresa e contrastare la concorrenza sleale. Da un governo che ha ribattezzato il ministero dello Sviluppo Economico in ministero del Made in Italy ci saremmo aspettati ben altro.
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SULLA SICUREZZA DAL GOVERNO SOLO PROPAGANDA
Un provvedimento pessimo nel merito e nel metodo
Nei prossimi giorni verrà discusso alla Camera il cosiddetto decreto Sicurezza: l’ennesimo atto di pura propaganda del governo Meloni, privo di qualsiasi reale urgenza o necessità per il Paese.
Si tratta di un decreto panpenalista, con ben 14 nuovi reati e un generale inasprimento delle pene, che però non producono alcun effetto reale sulla sicurezza dei cittadini. Anzi, si colpiscono fasce fragili, come le madri detenute, e si cerca di comprimere il diritto al dissenso, come dimostra la norma sul blocco stradale che prevede pene fino a 2 anni per chi protesta. Nel mirino anche le misure sulla canapa industriale: un settore che vale 2 miliardi di euro e dà lavoro a 30.000 persone, in gran parte giovani, viene sacrificato per una narrazione completamente falsa sugli stupefacenti. In realtà si mette in ginocchio un pezzo sano dell’economia italiana solo per ottenere un titolo di giornale.
Il Partito Democratico è contrario nel merito e nel metodo. Siamo al lavoro per contrastare il decreto in ogni sede possibile. Questo decreto va cambiato radicalmente: non c’è una sola norma che vada nella direzione giusta per aumentare davvero la sicurezza. Noi continueremo a chiedere soluzioni serie, non spot elettorali.
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IL DECRETO ALBANIA FOTOGRAFA IL FALLIMENTO DI MELONI
Lede i diritti fondamentali ed è uno spreco infinito di risorse pubbliche
Il Decreto Albania, che converte il centro di Gjadër in CPR, è stato approvato in commissione e la prossima settimana arriverà in Aula. Già di per sé il testo era una vergogna, perché esportava fuori dall’UE un modello fallimentare, quello dei CPR, che produce solo sofferenza e morte. Come se non bastasse, sono arrivati anche tre emendamenti della relatrice che rappresentano plasticamente il metodo utilizzato finora: si procede a tentoni, mettendo toppe su toppe nel tentativo disperato di far “funzionare” un modello che, per quanto è assurdo, ha del perverso.
La costruzione del centro albanese va a rilento, non senza problemi e opacità: dunque prorogano di un anno la possibilità di andare in deroga al codice dei contratti pubblici.
Il decreto rappresenta la fotografia del fallimento del progetto di Giorgia Meloni. Ciò che è stato presentato come un modello per la gestione dei flussi migratori si è rivelato un’idrovora di risorse pubbliche. L’accordo tra Italia e Albania non funziona e non funzionerà: lede i diritti fondamentali delle persone e ha già un costo per gli italiani superiore al miliardo di euro.
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GIORNATA ALLA MEMORIA DELLE VITTIME DEL TERRORISMO
L’eredità di Moro ci parla ancora
Nella Giornata dedicata alla memoria delle vittime del terrorismo, interno e internazionale, abbiamo ricordato con commozione chi ha pagato con la vita il prezzo dell'odio e della violenza.
Il 9 maggio 1978 l'Italia fu colpita da due ferite profonde. In quel giorno, a poche ore di distanza, furono assassinati Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo, statista e presidente della Democrazia Cristiana, fu ucciso dalle Brigate Rosse. Il secondo, attivista e giornalista, fu eliminato dalla mafia. Due storie diverse, due contesti diversi, due moventi diversi. Per troppo tempo questi due nomi sono stati ricordati separatamente, come se appartenessero a storie diverse, a mondi inconciliabili. E invece no. Moro e Impastato sono vittime della stessa stagione di violenza e terrore che ha cercato di spezzare la democrazia italiana.
Al termine della visita in via Caetani, Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, ha dichiarato che: "Democrazia, partecipazione, dialogo: l'eredità di Aldo Moro ci parla ancora. Oggi rendiamo omaggio alla sua lezione politica e umana. E alla risposta democratica che il Paese seppe dare alla violenza terrorista e a chi voleva colpire la libertà e la Costituzione”.
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IN MEMORIA DI MARCO CAUSI E PIETRO GASPERONI
Due lutti in queste ore colpiscono la comunità del Pd
Due lutti hanno colpito in queste ore il nostro Gruppo e tutta la comunità del Partito democratico.
La notizia della scomparsa di Marco Causi è un fulmine che squarcia i nostri pensieri e i nostri sentimenti e ci riempie di tristezza e di dolore profondi. Non è possibile dimenticare la sua competenza e il suo valore politico e di studioso, sempre unito all’ironia di siciliano buono e saggio. Marco Causi è stato un politico serio e preparato, un uomo concreto e sempre disponibile all’ascolto e alla condivisione.
Sempre in queste ore è venuto meno Pietro Gasperoni. È stato parlamentare della Camera dei deputati dal 1996 al 2006. Era il segretario generale della CGIL, prima di Fano e, poi, delle Marche; ha portato in Parlamento la lunga esperienza che aveva maturato come dirigente sindacale, con un contributo attivo e costante che ha dato, nella Commissione attività produttive, per due legislature, sui temi del lavoro. Un uomo capace di ascolto, che cercava sempre il punto di sintesi, di incontro, di mediazione, per far sì che gli interessi dei lavoratori e del mondo del lavoro potessero venire soddisfatti. Era mosso da uno spirito unitario e da una grande curiosità culturale e intellettuale. Ne abbiamo ricordato anche il suo tratto umano, il garbo, la gentilezza, l'apertura con cui sempre si predisponeva a discutere, a ragionare con qualsiasi interlocutore.
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ACCADE ALLA CAMERA
A cura del Gruppo Parlamentare del Partito democratico
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I CPR SONO UN MODELLO SBAGLIATO CON CONDIZIONI DRAMMATICHE
Durante il question time abbiamo espresso profonda preoccupazione per la situazione rilevata presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) di Brindisi, dove si registrano condizioni di vita drammatiche. Le persone lì trattenute versano in uno stato di degrado materiale e abbandono psicologico.
Particolarmente inquietante è quanto emerso sulla prassi di trasferimento verso il CPR in Albania. I trattenuti parlano di una lotteria: selezioni arbitrarie, senza preavviso né possibilità di contattare i propri legali, in totale violazione dei diritti alla difesa, all’informazione e alla dignità personale.
Ancora più grave è la notizia della morte di un uomo all’interno del CPR. Nessuna informazione è stata fornita dal personale del centro, né risulta alcuna comunicazione ufficiale da parte delle autorità competenti. Un fatto che pone interrogativi enormi sulla trasparenza e sulla legalità nella gestione di queste strutture.
Secondo la Presidente Meloni si tratterebbe di persone che si sono macchiate di reati molto gravi. Sono parole che mistificano la realtà e ignorano drammi umani come quello di Abel Okubor, bracciante agricolo in Italia per oltre 12 anni, mai condannato, finito nel CPR di Restinco solo per un errore burocratico legato alla morte del suo legale. Abel è morto imbottito di psicofarmaci, senza cure, senza voce, in un luogo dove si è semplicemente lasciato spegnere.
Abbiamo chiesto che venga fatta piena luce su quanto accaduto a Restinco e che siano garantiti i diritti fondamentali alle persone trattenute nei CPR.
Non si può governare con la paura. Non si può amministrare il Paese calpestando i diritti umani.
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IN AULA LA PROSSIMA SETTIMANA
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Informativa urgente del Governo Mercoledì 14 maggio alle ore 12 si svolgerà una informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, sulle conseguenze sul sistema produttivo italiano dell’introduzione dei dazi nei confronti dei Paesi europei e sulle iniziative di competenza a tutela delle imprese e dell’occupazione.
Consultazioni elettorali Da lunedì esame e votazioni sul disegno di legge recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025.
Dl Albania Da martedì esame e votazioni sul disegno di legge riguardante le disposizioni urgenti per il contrasto dell’immigrazione irregolare.
Protezione dati personali Da martedì esame e votazioni sulla Pdl inerente la protezione dei dati personali relativi al traffico telefonico e telematico.
Ratifiche All'esame dell'Aula anche i seguenti ddl di ratifica: accordo Repubblica di Moldova su sicurezza sociale: accordo con la Repubblica d'India in mageria di difesa; accordo con Repubblica araba d'Egitto su trasporto internazionale merci.
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