n. 126 - 7 agosto 2025

IL DECRETO ECONOMIA È SOLO UN CONTENITORE VUOTO

Misure generiche di nessun impatto

Approvato il 31 luglio dal Senato con un voto di fiducia e allo stesso modo, il 6 agosto dalla Camera dei deputati, questo decreto non contiene alcuna iniziativa dal punto di vista della programmazione economica: nulla che riguardi l’industria, nulla che affronti la questione dei salari, nulla che delinei la direzione da prendere rispetto alla risposta urgente da dare sui dazi.

La verità sconsolante è che siamo di fronte a un altro, l’ennesimo, decreto-legge omnibus, firmato da dodici Ministri e contenente venti articoli che si occupano delle cose più disparate.

Un insieme generico, eterogeneo e confuso di misure che non incidono affatto sui nodi che invece andrebbero sciolti per rilanciare la crescita economica del Paese e che nemmeno si pone lontanamente il problema di come affrontare la questione più urgente del momento, quella dei dazi. Insomma, un contenitore vuoto.

TEMI DELLA SETTIMANA

DL EVENTI SPORTIVI: POCO SPORT MOLTA OCCUPAZIONE DI POLTRONE

Maggioranza nel caos costretta all’ennesima retromarcia

Dopo essere stato approvato dalla Camera in data 29 luglio 2025, il disegno di legge per la conversione del decreto n. 96 del 2025, recante disposizioni urgenti per l’organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi, è stato approvato dal Senato con modificazioni nella seduta del 4 agosto. Il disegno di legge è stato, quindi, trasmesso nuovamente alla Camera e approvato in via definitiva nella seduta del 5 agosto 2025.

Anche in questo caso il PD ha votato contro.

Questa seconda lettura Camera si è resa necessaria per l’incapacità della maggioranza e del governo di procedere in maniera ordinata. La sete di potere, la volontà di non confrontarsi nel merito con le opposizioni, l’abuso sistematico della decretazione d’urgenza, hanno portato il centrodestra a continue correzioni e ripensamenti. Costretto all’ennesima giravolta, dopo che alcune norme – ampiamente criticate durante il dibattito parlamentare anche dal PD e dalle altre opposizioni – erano finite sotto la lente del Quirinale.

 

LA RIFORMA DELLO SPETTACOLO DAL VIVO RESTA FERMA AL PALO

Tre anni di promesse non mantenute e l'ennesima proroga

Tre anni di promesse, tre proroghe e zero risultati. La riforma dello spettacolo dal vivo, attesa da un intero settore in difficoltà, è ferma al palo. Intanto la maggioranza chiede ancora un anno di tempo, e approvando la proroga della delega in materia di spettacolo, rinvia tutto al 2026.

Un fallimento politico che il governo dovrebbe avere il coraggio di ammettere.

La riforma doveva mettere ordine, garantire diritti e dare stabilità a chi lavora nel settore. Invece, l’indennità di discontinuità è stata svuotata, il testo del Codice non è mai stato discusso, né con il Parlamento, né con le parti sociali.

Il metodo è sempre lo stesso: rinvii, assenza di trasparenza e nessun vero confronto. Nel frattempo assistiamo a esclusioni arbitrarie dal Fondo Nazionale, a tagli che penalizzano chi fa cultura nei territori e a nomine nelle istituzioni culturali guidate dalla logica della spartizione politica e mai dal merito.

 

A 80 ANNI DA HIROSHIMA LA MINACCIA NUCLEARE È PIÙ ATTUALE CHE MAI

Assumere impegni concreti perché quell’orrore non si ripeta

Il 6 agosto del 1945 gli Stati Uniti lanciarono una bomba atomica che rase al suolo la città giapponese di Hiroshima, uccidendo 140mila persone. Di lì a poco, il 9 agosto, anche la città di Nagasaki sarebbe stata colpita da un’altra bomba atomica, provocando quasi 80mila morti.

In Aula abbiamo ricordato quanto avvenne, non soltanto perché quell’orrore non deve essere dimenticato ma perché purtroppo il pericolo di una guerra nucleare è tornato più attuale che mai.

Oggi si contano 2500 testate nucleari e sono nove i Paesi che ne detengono la proprietà.

In questo contesto di tensioni, preoccupa che il Trattato di non proliferazione sia in una situazione di stallo. L’ultima «Conferenza di riesame» si è conclusa il 26 agosto del 2022 senza l’adozione di un documento finale condiviso.

Ricordare Hiroshima a distanza di ottant’anni significa anche lanciare un monito sul presente e sul futuro del nostro pianeta: basta armi nucleari.

Abbiamo chiesto al governo e a tutta l’Aula di assumere impegni concreti affinché quell’orrore non abbia più a ripetersi e il mondo si lasci alle spalle il pericolo dell’annientamento del nostro pianeta e di chi lo abita.

 

LA TRAGEDIA DI MARCINELLE FIGLIA DELLA MIGRAZIONE INDOTTA

Era l’8 agosto del 1956

Nel 1946 il ministero del Lavoro promosse una campagna a tappeto, con un manifesto rosa, che invitava a partire per il Belgio. Il 23 giugno di quell’anno un accordo tra l’Italia e il Belgio prevedeva uno scambio terribile: 50mila minatori italiani in cambio di carbone, 200 kg per ogni lavoratore.

Quell’8 di agosto del 1956 erano scesi nella miniera in 274, ben 262 non fecero più ritorno in superficie. ‘Tutti cadaveri’ furono le parole di Angelo Berti.

A Marcinelle si ritrovano i nomi di sempre: Antonio, Giuseppe, Angelo, e soprattutto i nomi del tempo: Primo, Secondo. Cinque furono i Rocco che perirono un chilometro sottoterra. Per cosa sono morti? Certamente non per il carbone. Già nel 1951 quello belga fu sostituito da quello americano che arrivò grazie al Piano Marshall. Morirono per produrre energia, come nove anni dopo a Mattmark (Svizzera), dove il 30 agosto del 1965 si consumò l’ultima tragedia dell’emigrazione italiana, della quale quest’anno ricordiamo i 60 anni.

 

SU ALMASRI MELONI SI AUTODENUNCIA

E conferma che il governo ha mentito al Parlamento

Sono gravissime le parole della presidente Meloni sul caso Almasri. Lamenta di non essere stata ritenuta responsabile penalmente, sostenendo di esserlo politicamente.

E così facendo se ne deduce: che sono state fornite al Parlamento informazioni false; che il governo italiano, con in testa la premier, si è adoperato per impedire alla Corte Penale Internazionale di consegnare alla giustizia un criminale; che il criminale in questione, torturatore e stupratore di bambini, è stato riaccompagnato a casa con il volo di Stato italiano con il benestare della Presidenza del Consiglio.

Autodenuncia gravissima, su cui deve essere fatta immediata chiarezza dalla presidente Meloni, e sconcerta che i fatti così descritti vengano dalla stessa addirittura rivendicati.

QUESTION TIME

NELLE MARCHE E UMBRIA SOLO PROMESSE E NEANCHE UN EURO

Il governo Meloni ha annunciato 9 miliardi per lo sviluppo delle Zone economiche speciali (Zes), ma ne ha spesi appena il 25%. Ad oggi non è disponibile nessun dato reale, nessun impatto misurabile, solo uno spot elettorale a reti unificate senza nessuna vergogna.

Bisognava estendere la Zes anche alle aree colpite dal sisma nelle Marche e in Umbria. Lo avevamo proposto, ma non è stato fatto. Urge stanziare subito le risorse, senza aspettare le elezioni, come questa destra ama fare.

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